TANGENTI E RIFIUTI, IL
PROCESSO LA REGIONE GRANDE ASSENTE
La Regione
Siciliana e il governatore Crocetta non sono
costituti parte civile al processo che vede imputati Gianfranco Cannova (nella foto), funzionario
dell'assessorato al Territorio e ambiente, e 4 imprenditori. Sono tutti
accusati di corruzione.
PALERMO - C'è un tempo per le
conferenze STAMPA e gli annunci. E c'è un tempo
in cui alle parole possono seguire i fatti. Oggi la Regione e il suo governo
hanno perso l'occasione per un gesto concreto. Non si sono costituti parte
civile, tramite l'Avvocatura dello Stato, al processo che vede imputati
Gianfranco Cannova, funzionario dell'assessorato regionale Territorio Ambiente,
e quattro imprenditori. Sono tutti accusati di corruzione.
Oggi il processo ha preso il via. Si è costituito parte civile il Comune
di Motta Sant'Anastasia. Respinta, invece, la RICHIESTA del Comune di Misterbianco e di due
associazione onlus: “Centro per i diritti del CITTADINO” e “Codici Sicilia”. La grande assente
era la Regione che, in soldoni, non potrà chiedere i danni qualora gli imputati
venissero condannati al termine del dibattimento.
Il funzionario palermitano, nel CORSO di un interrogatorio, ammise di
avere intascato tangenti per facilitare le pratiche degli
imprenditori. Bastava pagare per evitare i controlli nelle discariche
e le possibili chiusure. Il prezzo della corruzione sarebbero stati migliaia di
euro in contanti - diecimila euro o forse più - televisori ultramoderni e
soggiorni in alberghi di lusso. Fatti gravi tanto che oggi il Tribunale ha
respinto la RICHIESTA di Cannova che avrebbe voluto
patteggiare quattro anni di carcere.
Fatti gravi COME sottolineò lo stesso governatore
Rosario Crocetta,
nel corso di una conferenza stampa pochi giorni dopo il blitz: "Il caso
Cannova? Potrebbe essere solo l'inizio. Stiamo vagliando l'ipotesi della
confisca o dell'esproprio per pubblica utilità delle discariche private".
Ed ancora: "Da quando c'è questa AMMINISTRAZIONE, però, non ci sono più coperchi. Forse,
quando siamo intervenuti con le rotazioni, dovevamo essere più incisivi ancora.
La frequenza di queste inchieste mi fanno pensare: altro che tangentopoli... .
Dopo la Formazione, il Ciapi, i Beni culturali, la sanità...".
Sono TUTTI temi caldissimi, diventati
materia dei dossier consegnati in questi mesi da Crocetta in Procura per
denunciare il malaffare che si annida nella pubblica AMMINISTRAZIONEregionale. Un via vai negli uffici
giudiziari, quello del governatore. Per raggiungere le stanze dei procuratori
Crocetta è transitato a pochi metri dala stessa aula dove oggi la Regione e il
suo governo erano i grandi assenti.
Assenza reiterata, per la verità. La REGIONE avrebbe potuto costituirsi parte
civile già quattro mesi in sede di udienza preliminare quando Cannova e
gli altri furono rinviati a giudizio sulla base della richiesta della Procura.
Una richiesta che indicava la Regione siciliana come parte offesa del processo.
La stessa Regione, grande assente del processo.
magnafranco 19-01-2015 - 18:15:53
la REGIONE avrebbe dovuto dare mandato per
costituirsi parte civile e chiedere i danni che sono derivati dal comportamento
infedele ed a delinquere del cannavo, ma evidentemente la magistratura deve
ancora scavare a fondo, perchè non si costituisce parte civile e il solo
funzionario avrebbe potuto ordire a tutto quanto accaduto. chi stà coprendo
cannavo', sicuramente gli avranno promesso indulgenza e quindi occorre fargli
dire quello che sa' e come si svolgevano i fatti realmente.
rabbit 19-01-2015 - 19:38:47
Concordo, certamente da solo il funzionario non poteva
gestire i rilasci di queste delicate e complesse autorizzazioni e il non
costituirsi parte civile da parte della REGIONE è uno scandalo nello
scandalo. ECCO perché il cannova non ha mai fatto
nomi ma si è limitato solamente a riconoscere le proprie responsabilità, forse
ha avuto fatta qualche promessa. Che buffoni!!!
Cico (l'originale) 19-01-2015 - 18:33:29
La Regione avrebbe dovuto costituirsi parte civile per un
danno di qualche decina di migliaia di euro nei confronti di un suo dipendente
infedele? Ma se non lo ha mai fatto contro suoi ex deputati, ex assessori ed ex
presidenti per danni praticamente incalcolabili?
lux 19-01-2015 - 18:58:34
COME siete malpensanti su scurdaru
!!!!!!
dani 19-01-2015 - 19:31:44
Solo una PAROLA ripetuta tre volte: vergogna
vergogna vergogna
marco68 19-01-2015 - 20:48:00
Trovata la spiegazione: in tema di balli sud-americani
Cannova non balla la samba di Pappagone, ma solo il tango col casquè, quindi
forse è per questo che Pappagone non si è costituito. A parte gli scherzi, ma
l'assessore-avvocato Caleca, che ha licenziato un funzionario che intascava
tangenti, che ci dice di QUESTA disparità di trattamento, ovvero di
questa vergogna pappagoniana e della giunta di cui è componente?
dipende 19-01-2015 - 20:49:29
Cari siciliani, dovete capire che costituirsi parte civile
non fa odiens, quindi perche perderci TEMPO. Ormai siamo all'isola dei famosi,
quindi se non tira al presidente ed ai suoi cuccioli (dirigenti generali ed
assessori) non conta. Che schifo... ma ormai visto che fanno schifo sempre
neanche li tocca un aggettivo del genere.
Pippo BIANCO 19-01-2015 - 20:53:55
Hanno paura che racconti TUTTO il magna magna dei burattinai del
governo crocetta...e se lo provocano può far saltare il governo.
Argo 19-01-2015 - 21:59:21
Concordo appieno.
antimafia a gogo' 19-01-2015 - 23:22:38
Caro Lo Verso, indaga indaga che andrai lontano....... tanto
da qualcun ALTRO che avrebbe l'obbligo di indagare......
non ci possiamo aspettare nulla........
Si va facendo sempre più tormentato e incomprensibile il
cammino del governo regionale che non riesce a compiere un solo passo partendo
dalle sue eccellenti risorse naturali e umane. Il presidente Crocetta prima
concede una proroga ai termini di SCADENZAdegli ATO confermandoli fino a giugno.
Poi non si costituisce parte vivile nel processo dove è imputato di corruzione
il funzionario pubblico che distribuiva permessi a suo piacimento personale. Mi
sembrano due decisioni, prese in questo difficile momento, che lungi dal
contrastare poteri e interessi criminali, li alimenta e li ravviva.
scettico 20-01-2015 - 12:03:50
Il nostro caro Presidente non manca di stupirci, lui che si
vanta di essere un paladino della legalità e poi al MOMENTO di dimostrarlo si nasconde.
Vergogna anzichè ANDARE in procura vattene a casa per il
bene di chi lo ha votato.
hiro 20-01-2015 - 16:07:00
Inquietante il comportamento del governo.
o
Mazzette e rifiuti alla Regione Territorio, funzionario
a giudizio
08 Ottobre 2014
Gianfranco Cannova avrebbe
intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per
lo smaltimento dei rifiuti. Il processo al via il 15 gennaio. Con lui a
giudizio anche 4 imprenditori.
PALERMO - Il gup di
Palermo ha rinviato a giudizio un funzionario dell'assessorato regionale
Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova, e quattro imprenditori. Sono tutti accusati di
corruzione. Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel
rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Oltre a Cannova,
andranno a giudizio, il 15 gennaio davanti alla terza sezione del Tribunale,
Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà
Sant'Andrea (Me), Domenico Proto, titolare della discarica, i fratelli Calogero
e Nicolò Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento.
Secondo l'accusa,
sostenuta dal sostituto procuratore Alessandro Picchi, il funzionario avrebbe
agevolato gli imprenditori preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e
monitoraggio imposte a chi gestisce le discariche e previste per lo smaltimento
dei rifiuti e avrebbe consentito loro di bypassare indenni tutti i controlli. Tutti
i personaggi coinvolti vennero arrestati a luglio. (ANSA).
"Mazzette dagli
imprenditori" Chiesto il giudizio per Cannova
18
Settembre 2014
L'indagine sulle
autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Chiesto il processo, oltre che
per il funzionario della Regione, anche per Giuseppe Antonioli, Domenico Proto
e i fratelli Calogero e Nicolò Sodano.
PALERMO - La Procura di
Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di un funzionario dell'assessorato
regionale Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova, e di quattro imprenditori. Sono tutti accusati di
corruzione. Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel
rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. L'indagine, iniziata
nel 2011 e durata due anni, e' stata condotta dalla polizia di Palermo e
Agrigento avendo coinvolta anche due imprenditori agrigentini. Oltre a Cannova,
il processo è stato chiesto per Giuseppe Antonioli, amministratore delegato
della discarica di Mazzarra' Sant'Andrea (Me), Domenico Proto, titolare della
discarica, i fratelli Calogero e Nicolo' Sodano, proprietari della discarica
Soambiente di Agrigento.
Anche muovendosi nel
complicato groviglio delle procedure amministrative, il funzionario avrebbe
agevolato gli imprenditori preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e
monitoraggio imposte a chi gestisce le discariche e previste per lo smaltimento
dei rifiuti e avrebbe consentito loro di bypassare indenni tutti i controlli.
Tutti i personaggi coinvolti vennero arrestati a luglio. Secondo le indagini i
titolari di grossi impianti di smaltimento avrebbero pagato svariate migliaia
di euro per ottenere i favori di Cannova. Ma non solo. Al funzionario infedele
sarebbero state messe a disposizioni escort, viaggi e impianti televisivi da
oltre 17 mila euro.
Mazzette e discariche, aperta un'indagine
interna all'assessorato Ambiente: "Si cercano complicità"
Nelle carte dell'inchiesta i dubbi degli
inquirenti sul sistema dei controlli. Una commissione al dipartimento
"Accertamenti affidati a esterni". Nel mirino i contatti del
funzionario regionale arrestato con altri burocrati e politici. I rapporti con
i big del settore rifiuti
di ANTONIO
FRASCHILLA
Davvero un semplice
funzionario poteva influenzare e a volte prendere decisioni su discariche,
rifiuti e autorizzazioni milionarie? Davvero Gianfranco Cannova, arrestato
perché secondo gli inquirenti avrebbe intascato mazzette dai titolari delle
principali discariche private siciliane, ha fatto tutto da solo? A queste
domande proverà a dare una risposta una commissione che sarà nominata dal
dirigente del dipartimento Territorio e ambiente Gaetano Gullo, che sulla vicenda
delle discariche dell'Oikos e della Tirreno ambiente vuole vederci chiaro.
Specie dopo che lui stesso lunedì scorso ha firmato un verbale che alle
contestazioni mosse dall'ex assessore Nicolò Marino e dal dirigente Rifiuti
Marco Lupo sull'Oikos risponde che tutto è a posto e la discarica può
continuare a lavorare: "Convocherò subito i dirigenti del mio dipartimento
per capire perché hanno dato parere favorevole e mi hanno fatto firmare questo
atto su una discarica nell'occhio del ciclone", dice. Il funzionario
del servizio
autorizzazioni Via-vas deve rispondere al dirigente dell'Unità operativa, al
dirigente del servizio, al dirigente generale del dipartimento e, a volte,
anche all'assessore al ramo. Come faceva Cannova a garantire il risultato agli
imprenditori in piena solitudine? Insomma, sull'assessorato Territorio e
ambiente, ma anche sui dirigenti che hanno lavorato all'assessorato Energia,
ancora ci sono zone d'ombra sulle quali fare luce. Da qui la decisione del neo
dirigente generale Gullo di nominare una commissione d'inchiesta esterna:
"Voglio nominare professionisti che non hanno alcun rapporto con
dipendenti dell'amministrazione ", dice Gullo.
Una cosa è certa: dalle
carte dell'indagine che ha portato all'arresto del funzionario e di quattro
imprenditori (tra i quali i re delle discariche siciliane, il catanese Domenico
Proto e Giuseppe Antonioli) emergono dubbi degli inquirenti sul coinvolgimento
di altri dirigenti, quanto meno superficiali in alcuni atteggiamenti e
decisioni. A esempio nelle carte dell'indagine si cita un pranzo avvenuto tra
Proto, Cannova e un altro alto dirigente del settore Rifiuti in un noto
ristorante di Palermo. Gli inquirenti sottolineano "l'atipicità" di
questo incontro in ambienti non istituzionali tra i funzionari pubblici e
"un soggetto privato" interessato in un procedimento amministrativo
gestito da quegli stessi funzionari. Ma c'è di più. Dalle intercettazioni
emerge anche che il Cannova avrebbe proposto a Proto di pagare anche questo
alto dirigente del Rifiuti che, a suo dire, era vicino al Partito democratico.
In un'altra
intercettazione, invece, Cannova tranquillizzava gli imprenditori sull'esito di
una conferenza di servizio grazie ai "suoi canali e amicizie"
all'interno della macchina burocratica. Non solo, dalle carte
emerge poi come Cannova
entrava in contrasto con alcuni dirigenti dei dipartimenti Territorio e
Rifiuti, questi magari erano mossi da altri motivi politici perché parenti di
deputati catanesi che sponsorizzavano altre iniziative a scapito della Oikos.
E, ancora, Cannova
dimostra di avere rapporti diretti anche con ispettori dell'Arpa, che invitava
a pranzo per discutere di iniziative su alcune discariche. Ad altri dirigenti
del dipartimento, invece, Cannova chiedeva "informazioni" riservate:
come ad esempio sulla situazione burocratica riguardante la società Osmon,
riconducibile all'imprenditore Antonioli, ottenendo "dettagliate
informazioni nonché l'apparente disponibilità dello stesso dirigente contattato
ad aiutare l'Antonioli e la sua società". Il dirigente in questione
provava poi a convincere della bontà dell'iniziativa presentata dalla Osmon
l'allora responsabile del dipartimento Energia Gianluca Galati.
Insomma, le complicità,
più o meno volontarie, ci sono state, eccome. E proprio su queste si baserà
adesso l'indagine interna al dipartimento Ambiente: "Ci saranno
trasferimenti, qui dobbiamo cambiare proprio aria", assicura l'attuale
dirigente generale Gullo, che denuncia come il caso Cannova riguardi anche il
sindacato. "Avevamo trasferito il dipendente ben prima degli arresti di
ieri, proprio perché ci era sembrato che qualcosa non quadrava -
dice Gullo - a esempio vedevamo troppi politici venire in
dipartimento a parlare direttamente con lui. Ma la Uil ci ha fatto opposizione
perché in quanto rappresentante sindacale Cannova non poteva essere trasferito.
Così è tornato nello stesso ufficio della Via-Vas e delle autorizzazioni. Anche
questo un paradosso sul quale andrebbe fatta chiarezza". Intanto i
grillini chiedono di revocare l'autorizzazione alla discarica di Motta
Sant'Anastasia dell'Oikos, nonostante proprio lunedì scorso Gullo abbia firmato
il verbale che invece sostiene che nel sito tutto è in regola. Una bella
matassa che sarà difficile da districare.
CHI SONO I DIRIGENTI E FUNZIONARI DELL'ASSESSORATO TERRITORIO E
AMBIENTE DELLA REGIONE SICILIA ANCHE DIVERSI DA QUELLO ARRESTATO?
CHI SONO I DIRIGENTI E
FUNZIONARI DELL'ASSESSORATO TERRITORIO E AMBIENTE DELLA REGIONE SICILIA ANCHE
DIVERSI DA QUELLO ARRESTATO?
Fermo restando il
quadro accusatorio nei confronti del funzionario dell'assessorato territorio e
ambiente, arch.Cannova, & relativi soci attualmente individuati. quello che viene
riportato dalla stampa e, stranamente, anche dal virgolettato degli inquirenti
non può non apparire poco verisimile ed incongruo.
A quanto è dato
conoscere :
Cannova è un
funzionario e come tale, ovviamente, non era nei suoi poteri rilasciare, come invece
erroneamente riportato, alcuna autorizzazione.
Cannova è stato, al
più, il responsabile dei procedimenti amministrativi a lui affidati dal dirigente
dell'unità operativa o dal dirigente del Servizio VIA-VAS, e tra l'altro è stato per anni fino a poco
tempo fa il segretario di conferenze dei servizi, spesso per il rilascio delle
AIA, ma la sua funzione non poteva andare oltre.
Cannova, in quanto funzionario,
non poteva che svolgere le sue funzioni o incardinato in una Unità Operativa
retta da un dirigente o alle dirette dipendenze funzionali del dirigente
responsabile del Servizio VIA-VAS deputato al rilascio anche delle AIA; ci risulta che era il
segretario delle conferenze dei servizi indette dal Servizio VIA-VAS e colui che andava a
seconda dei casi a rendere i pareri nelle conferenze dei servizi per il rilascio
di autorizzazioni di competenza di altri dipartimenti, pareri tuttavia predisposti
non da lui ma dai responsabili gerarchici a lui superiori.
Quindi, Cannova
poteva sì fornire "consigli" o qualcos'altro agli imprenditori
"amici", ma poteva "condizionare" il rilascio delle
autorizazioni solo ed esclusivamente se chi stava gerarchicamente sopra di lui
- in
prima battuta il dirigente dell'Unità Operativa doveva condividere il
procedimento e trasmetterlo al responsabile del servizio,
- in
seconda il responsabile del servizio se condivideva la proposta dell'U.O.
rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua competenza,
- in
terza il dirigente generale del dipartimento se condivideva la proposta del
servizio rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua competenza
- ed
in quarta se l'assessore condivideva la proposta del dipartimento, vagliata dal
suo gabinetto, rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua
competenza,
non si accorgeva
di nessuna
eventuale irregolarità o faceva parte della rete del
"condizionamento".
Quindi, ai vari
livelli,
o Cannova, dal basso superava tutte le varie maglie e
faceva fessi dirigenti di unità operativa e responsabile del servizio, dirigente
generale, segreteria tecnica dell'assessore e l'assessore,
o nessuno controllava gli atti e le autorizzazioni erano
firmate senza neppure leggere i decreti che si firmavano
o...Cannova era
soltanto il primo anello della catena.
Ecco perchè la
versione così come riportata dalla stampa fa acqua da tutte le parti, le
autorizzazioni rilasciate da Cannova sono inesistenti e se Cannova
condizionava, chi erano i condizionati lungo i vari passaggi amministrativi che
portavano al rilascio delle autorizzazioni o alla fornitura dei pareri del
servizio VIA-VAS nelle conferenze dei servizi presso altri dipartimenti?
Può darsi, anzi
speriamo, che lo dirà Cannova meditando nelle patrie galere.
Un'ultima perla.
Ricordiamo tutti
quando "scoppia" al dipartimento ambiente la bomba Crocetta-Lo Bello
delle 3500 pratiche inevase al servizio VIA-VAS.
Stante il numero
esorbitante è logico pensare che si siano accumulate quantomeno nel corso degli
ultimi anni.
Chi sono stati i dirigenti responsabili di questo Servizio negli
ultimi anni, i dirigenti generali del dipartimento ambiente, i dirigenti
responsabili del controllo di gestione ed i dirigenti responsabili della
valutazione delle attività dirigenziali?
I nomi sono tutti
arcinoti e si trovano nel sito dell'ARTA, ma ci limitiamo solo a
rilevare, perchè sono dati pubblicati sempre nel sito dell'ARTA, che i
responsabili del Servizio di quel periodo, hanno avuto attestato di avere raggiunto
negli stessi anni dell'accumulo tutti gli obiettivi previsti (???) ed
hanno di
conseguenza intascato le relative indennità (circa 9300 euro/anno per gli obiettivi e oltre 23340
euro/anno in quanto a indennità d'incarico).
Quindi, per
attestazione della stessa amministrazione, il Servizio VIA-VAS ha funzionato al
meglio, nonostante che, a detta della stessa amministrazione, avesse accumulato
3500 pratiche inevase.
Qualcuno dei
dirigenti del Servizio VIA-VAS ha ricevuto dall'amministrazione denunciante, in primis Crocetta, Lo
Bello e Arnone (dirigente generale) qualche contestazione, qualche
provvedimento di responsabilità dirigenziale? Manco a parlarne.
Anzi, come
"botto" della bomba, i dirigenti responsabili del Servizio VIA-VAS
non solo non sono stati chiamati a rispondere delle responsabilità dell'enorme
accumulo, ma anzi, uno dei dirigenti è stato trasferito ad altro dipartimento
sempre come capo servizio, l'altro è stato addirittura promosso da Crocetta a
dirigente generale, prima nello stesso dipartimento ambiente e dopo in un altro (il dipartimento
regionale tecnico).
E' notizia di qualche
giorno che quest'ultimo si è appena messo in pensione con almeno 7000 euro al mese ed una buonauscita che assommerebbe di diverse centinaia di
migliaia di euro.
Come si dice in
siciliano, chi ddici?
Vabbè, tanto
c'è...Cannova !!!
Comitato Cittadino
isola Pulita
di Isola delle
Femmine sede dello Stabilimento Italcementi
a cui è stato
concessa Autorizzazione Integrata Ambientale decreto 693 18 luglio
2008 a firma dell'ing. Vincenzo Sansone, responsabile del Servizio
VIA-VAS, con segretario della relativa conferenza dei servizi arch. Gianfranco
Cannova.
MARKEZ
Gianfranco Cannova, funzionario regionale
all’assessoratoTerritorio Ambiente, faceva da consulente agli imprenditori
dello smaltimento dei rifiuti. Dava le dritte su quanto avvenivano le ispezioni
a “sorpresa”, consigliava gli adeguamenti della tariffa di smaltimento dei rifiuti
dando anche le motivazioni delle richieste....e vacanze, viaggi, bella vita.
“…Mimmo…Mimmo…una
cosa una cosa sola. – diceva Cannova a Domenico Proto titolare della
discarica di Motta Sant’Anastasia – La tariffa di 5 anni fa. ma tu lo sai il
gasolio a quanto era 5 anni fà?”. Per questi servigi veniva ripagato e bene.
Sono stati almeno 20 i soggiorni per il funzionario e tutta la sua famiglia al
prestigioso Baja Verde di Acicastello. Viaggi anche a Rimini tutto pagato
dall’azienda di Proto.
Sempre
Cannova nel corso di un’intercettazione spiegava al figlio il suo
rapporto di “collaborazione” con Domenico Proto, titolare del mega impianto nel
catanese. “Quello che io guadagno in un anno, lui lo guadagna in un mese”.
E il figlio gli chiede perché non gli dà un po’ soldi. “Se io
lavoro mi da… mi da soldi pe… non regala nessuno niente. Se tu li meriti
perché sei bravo e lavori, te li danno”. Il figlio a questo punto chiede se il
padre collabora con Domenico Proto. “Certo! Non lo vedi che abbiamo lav… abbiamo
parlato di lavoro?” E quanto ti dà chiede il figlio. “Dipende quello che
faccio, se guadagno 10.000 mi da 10.000, se guadagno 5.000 mi da 5.000″.
Un
dialogo (alla cui lettura si rinvia) i cui termini e i cui contenuti davvero
non meritano altri commenti dal momento che il Cannova si esprimeva
come se fosse stato lui l’imprenditore interessato alla pratica amministrava e
non il funzionario pubblico dell’ufficio regionale.
C’erano
alcuni problemi nella gestione della discarica di Motta Sant’Anastasia e
Gianfranco Cannova organizzò un pranzo al ristorante “Papoff” di via
Isidoro La Lumia. Al tavolo si sedettero il 6 marzo 2012 Domenico Proto,
Gianfranco Cannova, Domenico Michelon e Roberto Li Causi, questi ultimi
funzionari del Dipartimento Acque Rifiuti.
Un consesso “atipico” sottolineano gli investigatori in ambienti
non istituzionali tra i funzionari pubblici e un soggetto privato interessato
in un procedimento amministrativo gestito da quegli stessi
funzionari. Michelon svolgeva il ruolo di sub-commissario delegato
all’emergenza rifiuti ed il Dipartimento Acque e Rifiuti era soggetto
istituzionale coinvolto nelle Conferenze dei Servizi.
“Prima dell’incontro
Cannova, – spiera prima dell’arrivo del Proto, aveva incontrato brevemente
nella sua autovettura Michelon e Li Causi “preparandoli”, per così dire, sulle
tematiche di interesse di “Mimmo” (cioè di Domenico Proto) in specie
mostrandosi contrariato per la procedura di annullamento in autotutela del precedente decreto di
autorizzazione a favore della società Oikos, che l’ingegnere Natale Zuccarello,
avrebbe messo alla firma del Dirigente Arnone Giovanni, all’insaputa del
Cannova stesso”
Rifiuti e
corruzione, arrestato Mimmo Proto
In manette 4 imprenditori e un funzionario
Di Carmen Valisano | 18
luglio 2014
L’operazione, denominata Terra mia, ha portato all’individuazione
di un complesso sistema di procedure ambientali non seguite e controlli evitati
grazie al presunto pagamento di tangenti. Coinvolti quattro titolari di
discariche, tra i quali il proprietario dell’impianto di contrada Tiritì, a
Motta Sant’Anastasia. Il dipendente regionale «rilasciava le autorizzazioni Aia
e gestiva l’ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di
consigli anche per fregare l’amministrazione
pubblica».
Un funzionario della Regione e quattro imprenditori legati alla gestione
dei rifiuti sono stati arrestati stamattina dagli uomini della squadra mobile
di Palermo. Tra
loro spicca il nome di Domenico
Proto, titolare della Oikos spa, la ditta proprietaria del mega-impianto
di contrada Tiritì-Valanghe
d’inverno. Secondo le accuse, Gianfranco Cannova (dipendente
dell’assessorato regionale Territorio e ambiente) avrebbe avuto un
ruolo nella gestione delle procedure più importanti, quelle
legate al rilascio delle
autorizzazioni all’attività delle discariche. In cambio di
regali e viaggi, avrebbe agevolato gli iter d evitato agli impiantiamici controlli e monitoraggi ai
quali avrebbero dovuto invece sottostare. Un quadro di corruzione definito dagli inquirenti molto grave nel
quale sono coinvolti, oltre a Proto, gli imprenditori Giuseppe Antonioli (amministratore
della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina) e i
fratelli Calogero (ex
senatore della Casa delle libertà) e
Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento.
L’operazione, denominata Terra mia, ha avuto inizio nel 2011
ed è durata oltre due anni. I titolati delle indagini hanno messo in rilievo
come «questo settore amministrativo è caratterizzato da unastratificazione normativa e da
un complesso e macchinoso
apparato burocratico». Elementi che hanno facilitato l’azione
contestata al presunto funzionario infedele. «La corruzione e i corrotti sono un rifiuto speciale e pericolosi -
dichiara il procuratore aggiungo di Palermo Dino Petralia - L’imprenditore
del Catanese (Domenico Proto, ndr) aveva bisogno di ampliare la discarica a tre
milioni di metri cubi. Aveva bisogno dell’Autorizzazione integrata ambientale.Sembra che l’azione per ottenerla in modo illegale
sia la regola». A lui fa eco il collega Leonardo Agueci: «Il funzionario
regionale rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l’ufficio come suo feudo.
Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l’amministrazione
pubblica». Nessuna remora di controlli. «Poteva svolgere una attività illecita
con la massima disinvoltura».
Sia il sito di contrada Tiritì-Valanghe d’inverno che
l’impianto messinese di Mazzarrà Sant’Andrea sono sotto inchiesta
da parte della dirigenza regionale all’Ambiente per presunte violazioni compiute
nella gestione dei rispettivi impianti. Un’inchiesta avviata qualche mese fa
dall’ex assessore regionale Nicolò
Marino. Soambiente gestisce i siti agrigentini di Siculiana e contrada Monserrato e a Noto
(in provincia di Siracusa) quello di contrada Stallaini.
A poche ore
dall’arresto di Proto, intanto, Confindustria
Catania ha sospeso la ditta Oikos, interrompendo il suo
rapporto con l’associazione. «Il provvedimento è stato adottato d’urgenza,
in ottemperanza del codice etico di Confindustria, spiegano.
Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli Sodano traditi dalle
intercettazioni
„
Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli Sodano traditi dalle
intercettazioni
Gli inquirenti hanno disegnato il quadro accusatorio grazie alle
discussioni, tra le altre, dei fratelli Sodano, inizialmente sottoposti ad
intercettazione per confermare un sospetto rapporto con la criminalità
organizzata. LE INTERCETTAZIONI
Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli
Sodano traditi dalle intercettazioni
„
LE intercettazioni telefoniche nei
confronti dei fratelli Nicolò e
Calogero Sodano, arrestati stanotte nell'ambito dell'indagine sulle
mazzette alla Regione Sicilia, partirono inizialmente per acquisire elementi di prova che confermassero
presunti rapporti tra i Sodano con ambienti della criminalità organizzata.
Ma durante l'ascolto dei loro
telefoni e delle microspie piazzate tra auto e uffici, i poliziotti
hanno sentito tutt'altro.
Sin
dalle fasi iniziali dell'indagine, infatti, venivano intercettati assidui contatti telefonici con il funzionario
regionale Gianfranco Cannova, in qualità di responsabile
del procedimento funzionale al
rilascio del provvedimento di autorizzazione. Così gli inquirenti
avrebbero appurato come lo
stesso Cannova si sarebbe ripetutamente attivato ogniqualvolta
gli imprenditori Sodano ne
caldeggiavano un intervento. Ma non solo: talvolta è stato proprio lui stesso a sollecitare i due
fratelli agrigentini, nel corso delle diverse fasi dei
procedimenti amministrativi, ad assumere
più iniziative; sollecitazioni che si sarebbero concretizzate
in incontri anche a stretto giro, per i quali Cannova avrebbe più volte dato la
disponibilità di raggiungere i
due imprenditori ad Agrigento.
„
Sotto
la lente d'ingrandimento degli investigatori è finito, in particolare, un incontro avvenuto il 2
maggio del 2011, quando i Sodano incontrarono Cannova nei suoi
uffici a Palermo. Poco prima che i fratelli giungessero nel capoluogo di regione,
però, i poliziotti
intercettarono una telefonata in cui Calogero Sodano chiede ad un
proprio collaboratore di quantificare
la disponibilità di soldi contanti in azienda; una richiesta
alla quale il dipendente ha riferito l'ammontare di 3mila e 585 euro che
Calogero Sodano - pur lamentato la scarsità della liquidità - avrebbe chiesto di avere il prima possibile,
in quanto doveva recarsi
urgentemente a Palermo. Una richiesta che per gli inquirenti
trova spiegazione nella consolidata pratica di portare, di volta in
volta, delle
"mazzette" al funzionario regionale.
Ma
per gli investigatori la dimostrazione forse più eloquente del rapporto
delittuoso viene fornita una
discussione tra i due fratelli Sodano, intercettata nel
settembre del 2011 grazie ad una
microspia piazzata sulla loro auto, nella quale Nicolò e Calogero commentano
tra loro il "costo
esagerato" del funzionario regionale, ricordando il fatto
che lo stesso aveva già ricevuto circa cinquantamila euro.
C = a CANNOVA lo faccio chiamare tramite l'avvocato ora...
G = si!
C = …inc…
G = perchè non ha ancora convocato la conferenza dei servizi
C = Ah?
G = gli devi dire, avvocato, ...inc..., avvocato...e noi non lo chiamiamo
più ! Cioè, deve capire che siamo offesi noi con lui...
C = perciò, se noi gli facciamo capire che siamo offesi con lui, a questo il
culo sai come gli diventa ? Dice non credo che mi denunciano... non credo
che... minchia!
G = qualche trenta.. qualche trentamila euro (30.000) gli abbiamo dato...
C = ma che fa! ma che dici!
G = qualche cinquantamila euro (50.000) gli abbiamo dato.. Lì (diminutivo di
Calogero)
C = ma che minchia dici ! E poi quando all'ultimo ci ha chiesto tutti quei
soldi... hai visto che ci ha detto "accontentatevi con questa
discarica"
G = si! bello chiaro...
C = bello chiaro... “per ora questo... prendetevi questo per ora...”
G = eh,infatti...
C = da lui dipende... tutte cose lui manovra...
G = si, tutte cose lui...
C = però ha di sopra la politica, capito?
G = la mafia politica...
C = no ! Lui è... lui è...
G = per dargli un incarico di questo... Li (diminutivo di Calogero)
C = lui è...
G = inc. per dargli un incarico di questo... inc. deve fare quello che dicono
gli altri...
C = se c'è la politica ...inc... vanno secondo legge, secondo... qua la
legge...inc.
G = ...inc... non solo i grana (soldi, n.d.r.), ma è diventato anche di
prestigio, pure.
http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/intercettazioni-fratelli-sodano-villaseta-agrigento.html
“
Tutto
parte dall'esposto di Gullo
"Sospensione per Cannova"
Venerdì
18 Luglio 2014 - 11:46 di Claudio Reale
La
vicenda che ha portato agli arresti di stamattina è quella finita al centro
dello scontro fra Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Il dirigente del
Territorio: "Da lunedì il funzionario non sarà più in servizio"
PALERMO
– Mentre è in corso la conferenza stampa sugli arresti, Gaetano
Gullo aspetta notizie. “Ma chi è, Cannova?”. Sì, è Gianfranco Cannova il funzionario
arrestato stamattina dalla
polizia nell'ambito dell'inchiesta su rifiuti e mazzette. Non indica un nome a caso, Gullo: era stato proprio
il dirigente dell'assessorato al Territorio a segnalare alla Procura una strana
vicenda che aveva appreso alla fine del 2013, una storia di presunte mazzette
legate alle autorizzazioni per le discariche. Adesso, per Cannova scatta la
sospensione, un provvedimento immediato: “Da lunedì – spiega Gullo – il
funzionario arrestato non sarà in servizio per tutta la durata delle esigenze
cautelari”.
La vicenda che ha
portato al blitz di stamattina era esplosa a marzo. E si era trasformata in uno scontro politico fra
l'allora assessore all'Energia Nicolò Marino e la titolare del Territorio
Mariella Lo Bello: oggetto del contendere, l'autorizzazione per una discarica
pubblica bloccata da una lettera che lo stesso Gullo aveva firmato “senza
leggerla fino in fondo”, come spiegò il dirigente a LiveSicilia. “Quella
lettera – dice Gullo – era stata materialmente predisposta da Cannova”. È così
che si accesero i riflettori sul funzionario: Cannova fu trasferito al servizio
Parchi, e intanto Gullo e Lo Bello raccontarono ai magistrati la storia appresa
pochi giorni dopo la lettera. Il funzionario arrestato oggi ha gestito le
autorizzazioni ambientali per la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea e - secondo
la tesi, tutta da dimostrare, raccontata da Gullo ai magistrati - poi avrebbe
acquistato un'auto in Lombardia da un'azienda riconducibile a un altro degli
indagati.
Sospensione
immediata, dunque. Ma non solo. “In questi casi –
prosegue Gullo – si avvia un procedimento disciplinare che potrebbe portare al
licenziamento. Quando ci sono profili di carattere penale la conclusione del
procedimento è però successiva all'eventuale condanna. Insomma: prima si deve
concludere l'eventuale processo e poi la commissione di disciplina prenderà una
decisione”.
Vacanze
extralusso e soldi in contanti
Sms e intercettazioni svelano le mazzette
Secondo
gli inquirenti, tra il funzionario regionale Gianfranco Cannova e
I'imprenditore catanese Domenico Proto c'era un “consolidato, stratificato e
articolato rapporto criminoso". Le intercettazioni che inchioderebbero gli
indagati.Una foto degli arresti del
blitz tratta dal video.
PALERMO - Soggiorni in
hotel di lusso - più di venti vacanze - e mazzette in contanti. C'è
tutto questo alla base di quello che i magistrati definiscono “il consolidato,
stratificato ed articolato rapporto criminoso instaurato dal funzionario
pubblico Gianfranco Cannova con l'imprenditore catanese Domenico Proto, detto
Mimmo”.
Proto è presidente
della Oikos, la società che gestiva lo smaltimento di rifiuti nella discarica
di contrada Tiritì, a Motta Sant'Anastasia. Cannova aveva presentato all'assessorato
regionale al Territorio e ambiente la richiesta per ampliare la discarica nella
vicina contrada Valanghe d'Inverno. La Oikos è un colosso del settore. Nel 2011
ha fatturato 30 milioni di euro, saliti a 45 nel 2012. Il previsto ampliamento
aveva scatenato la reazione di alcuni comitati “No discarica”, preoccupati per
la salute pubblica.
Un affare milionario
che Proto non poteva rischiare di mandare all'aria e si sarebbe “servito” della
collaborazione di Cannova. E così quando, il 12
settembre 2011, Proto gli chiedeva informazioni (“Sai se domani è stato
organizzato una visita in discarica da Palermo”), il funzionario lo metteva in
guardia: “... domani l'ing Michelon (Domenico Michelon dell'Arpa ndr) domani
alle ore 09:00 vengono a fare un controllo con ing Polizzi (Alberto Polizzi,
dipendente del Dipartimento ndr) e un consulente dell'Assessore per le
problematiche del comitato no discarica”. Cannova non sembrava preoccupato, ostentava
sicurezza: “Per quanto riguarda domani, domani c'è questa riunione e tra
l'altro Michelon e Pulizzi... che non gliene fotte niente di questa cosa. la
stanno facendo soltanto perché gli lo ha ordinato l'assessore... non sono
interlocutori che vengono per fare casino o per fare danno anche perché io gli
l'ho detto a Michelon acquisisci i verbali dell'Arpa... prendendoti i verbali
dell'Arpa non hai bisogno di fare niente... perché sta facendo queste cose.
Perché l'assessore praticamente ha letto i giornali e sulla scorta dei giornali
che hanno scritto che non sono state risposte... non sono state date risposte
all'interrogazione di Burtone”.
Onde evitare di
farsi trovare impreparati, però, Cannova decide di acquisire lo stesso delle
informazioni. Tre giorni
dopo contattava dopo Federico Vagliasindi (allora consulente dell'assessore
regionale all'Energia Giosuè Marino) che era stato designato per partecipare
all'ispezione: “Le ripeto la questione non è urgentissima… volevo concordarla
con lei per studiare una linea comune tutto qua… per vedere se lei concordava
con il mio pensiero”.
In ballo c'era un
affare enorme, visto che la Oikos si era portata avanti con i lavori,spendendo 28 dei 31 milioni di euro necessari per
l'ampliamento della discarica. E così il 10 ottobre Cannova passava a Proto una
nuova notizia riservata: “Il fascicolo è in mano a Mimmo e stasera mi dice se
va bene”. Alle 20 e 36 dello stesso giorno scriveva. “I documenti vanno bene.
Domani mi faccio spedire da veronica la firma digitale e presento il tutto”.
Veronica era una collaboratrice di Proto. Cannova, dunque, scrivono i pm, “ si
è interessato di seguire, passo passo, tale pratica amministrativa addirittura
concordando con il Proto le fasi successive”.
Più che un
funzionario pubblico, dunque sarebbe stato al soldo di Proto. In cambio di
cosa?Innanzitutto di viaggi e
soggiorni. Tutti extra lusso. Nel novembre 2011 l'imprenditore catanese ha
pagato al dipendente la trasferta a Rimini in occasione della fiera Ecomondo
sul riciclo di rifiuti. “Ti ho messo partenza da Catania, vedi... perché se no
dovevi... - diceva proto a Cannova -. Fai una cosa, parla con Veronica....
dagli l'input qual è la disponibilità e ti faccio cambiare tutte cose”. E
Cannova ricambiava con informazioni preziose: “Senti, vedi che è arrivato
l'altro documento che praticamente parla di nuovo di e... annullamento del
decreto AIA nei confronti di Oikos... ora faccio i fax e glieli faccio arrivare
a Veronica, quindi questa cosa continua, è quella del direttore, pensavo fosse
finita e invece continua"
Proto temeva il
ritiro dell'autorizzazione: Da parte di chi arriva questo documento?”. Risposta: “ Da parte del direttore, che,
praticamente, gli ha scritto l'ufficio di gabinetto dell'assessore, perché ha
avuto la richiesta da parte della Prefettura. Ufficio di presidenza, segreteria
tecnica, da parte del presidente... della... della Regione... Scrive Arnone
perché vuole risposta la Monterosso, Patrizia Monterosso, ch'è il capo di
gabinetto di Lombardo... te lo faccio arrivare tramite fax.. ehm... stasera
vattelo a prendere in ufficio”. Cannova è partito per Rimini, portandosi dietro
il “documento in originale” e ha alloggiato al Grand Hotel. Cinque stelle
lusso. Il conto - 717 euro - è stato pagato con carta di credito di Proto. E
non è l'unico soggiorno.
Dal 3 al 7 gennaio
2012 Cannova, con tutti i suoi familiari, ha dormito all'Hotel Baja Verde di Acicastello. Sempre a spese della Oikos. È
stato lo spunto investigativo per andare a ritroso nel tempo e scoprire che tra
il 2008 ed il 2012 i Cannova hanno soggiornato venti volte nello stesso
albergo. Le fatture erano tutte intestate, tranne una, alla Oikos per un totale
di 31.152. D'altra parte, secondo i poliziotti della Sezione reati contro la
pubblica amministrazione della Suadra mobile di Palermo, i servigi di Cannova
sarebbero stati decisivi per gli affari dell'imprenditore.Era, ad esempio, lo
stesso Cannova a suggerire al Proto di chiedere l’aumento della tariffa per il
conferimento dei rifiuti in discarica: “Quindi, se tu vuoi, la revisione della
tariffa, non della TIA (Tariffa Igiene Ambientale ndr), della tariffa la puoi
chiedere a me direttamente... Mimmo... Mimmo... una cosa una cosa sola. La
tariffa di 5 anni fa, ma tu lo sai il gasolio a quanto era 5 anni fà?... ti do
un'altra chiave di lettura, un'altra soluzione. E...io sto mettendo avanti
l'aggiornamento... ora a febbraio programmo la prima conferenza... in occasione
dell'approvazione dell'AIA dell'aggiornamento... e tutto questo incide, incide
tantissimo. Ecco perché non si può tenere quella tariffa. Infatti la questione
va rivista, però la camuffiamo, come AIA. Capisci?”.
Viaggi, ma anche
soldi in contanti. Come
emergeva da una conversazione fra Cannova e il figlio che, sostengono gli
aggiunti Agueci e Petralia e il sostituto Picchi, si commenta da sola: “Se io
lavoro mi da… mi da soldi pe… non regala nessuno niente”; “Se tu li meriti
perché sei bravo e lavori, te li danno”; “Ma tu con Mimmo ci collabori?”,
“Certo”; “E quindi te li da i soldi?”; “Certo”; “Quanti soldi ti ha dato?”,
“Dipende quello che faccio, se guadagno 10.000 mi da 10.000, se guadagno 5.000
mi da 5.000”.
“Bustarelle”,
viaggi e sesso
http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/intercettazioni-fratelli-sodano-villaseta-agrigento.html
“
Tutto
parte dall'esposto di Gullo
"Sospensione per Cannova"
Venerdì
18 Luglio 2014 - 11:46 di Claudio Reale
La
vicenda che ha portato agli arresti di stamattina è quella finita al centro
dello scontro fra Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Il dirigente del
Territorio: "Da lunedì il funzionario non sarà più in servizio"
In
cambio di denaro, viaggi, regali costosi un funzionario regionale dell’Assessorato Ambiente della Regione siciliana,
Gianfranco Cannova, avrebbe rilasciato autorizzazioni
richieste per lo smaltimento dei rifiuti nell’Isola. Ma il dipendente
‘infedele’ è stato scoperto e arrestato. Con il funzionario regionale sono
finiti in carcere quattro imprenditori, tre siciliani e uno del Nord. Si
tratta di Domenico Proto 48 anni di Catania, Giuseppe Antonioli, novarese
di 53 anni e gli agrigentini Calogero e Niccolò Sodano rispettivamente di
54 e 53 anni.
L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato che all’alba di
oggi ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare nei confronti dei
cinque arrestati, accusati, a vario titolo di corruzione nell’ambito dei
procedimenti amministrativi volti al rilascio/rinnovo delle
autorizzazioni richieste per lo smaltimento dei rifiuti.
Il provvedimento è stato emesso dal locale ufficio gip, su richiesta
della Procura della Repubblica di Palermo. L’indagine, iniziata nel 2011
e protrattasi per due anni, è stata condotta dagli agenti di polizia di
Palermo, con l’ausilio dei colleghi di Agrigento, in considerazione del
coinvolgimento nell’indagine di due imprenditori nativi e operanti
nell’Agrigentino e di altra attività investigativa, insistente in quel territorio,
dalla quale si è tratto spunto.
Nel corso delle indagini, la Polizia di Stato ha acclamato che
questo settore amministrativo è caratterizzato da una “stratificazione
normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico. Tali
peculiarità hanno permesso al funzionario infedele, nelle diverse fasi
della procedura amministrativa, di ‘giostrare’ nella gestione delle
procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli
imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e
monitoraggio della PA circa le modalità di gestione delle discariche e
dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di
bypassare indenni tutti i controlli”.
Il quadro di corruttela venuto alla luce è, per gli
inquirenti “senza ombra di dubbio caratterizzato da estremi di rilevante
gravità, in quanto strettamente connessi alla salute pubblica e alla
preservazione del territorio da gravi danni ambientali”.
Le indagini hanno fatto emergere l’illecita attività del
funzionario regionale “che forniva i propri servizi ‘a
pagamento’ anteponendo agli interessi pubblici mere logiche di guadagno e
arricchimento personale”. Era lui il destinatario di sistematiche regalie
ed ingenti somme di denaro da parte degli imprenditori che necessitavano
della connessione di indispensabili autorizzazioni amministrative
rilasciate dall’uffcio a cui era preposto Cannova.
Secondo gli inquirenti il funzionario finito in carcere sarebbe
stato “a disposizione” degli imprenditori rilasciando o
rinnovando i provvedimenti autorizzativi, o comunque “garantiva una corsia
prefenziale al procedimento, nell’attività di consulenza tecnica degli aspetti
amministrativi”. In sostanza il funzionario avrebbe rilasciato delle
autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti in cambio di ‘mazzette’.
Alcune delle tangenti sono state carpite in diretta dagli investigatori.
Ricostruiti invariati benefit e regalie di cui beneficiava: dai soggiorni
gratis in prestigiose strutture
alberghiere per sè e la sua famiglia e il pagamento e
l’uso di una autovettura a nolo, ma anche prestazioni sessuali a
pagamento.
“Cannova faceva della corruzione un lavoro, una regola di
vita”, ha spiegato Silvia Como, dirigente della sezione per i reati
contro la pubblica amministrazione alla Squadra mobile di Palermo. “C’è una
intercettazione – spiega Como – in cui Cannova si trova in auto e
spiega al figlio: ‘se io
lavoro mi danno i soldi’, riferendosi agli imprenditori,
insomma un padre dà un’educazione al figlio alquanto inquietante, sul suo
modo di affrontare una funzione pubblica”. Tra le tangenti intascate ci
sono anche soggiorni in alberghi lussuosi, nel Catanese “per un valore di 30
mila euro almeno”, dice Como. Oltre a un impianto tv e stereo ad altissimo
livello.
“Le norme oscure e complicate sono il sogno di ogni corrotto, ha detto il
procuratore capo di Palermo, Francesco
Messineo, commentando gli arresti di oggi – non basta
l’azione repressiva per combattere la corruzione. È più importante
semplificare le norme ed eliminare le facoltà discrezionali, ma anche
tempi e scadenze certi”.
Smaltimento rifiuti in
Sicilia, arrestato funzionario della Regione e 4 imprenditori per corruzione
PALERMO. Un funzionario pubblico e quattro imprenditori, accusati a
vario titolo di corruzione nell'ambito dei procedimenti amministrativi volti al
rilascio e rinnovo delle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti, sono
stati arrestati questa mattina nel corso dell'operazione Terra Mia condotta
dalla Polizia di Stato. Il provvedimento è stato emesso dal Gip, su richiesta
della Procura della Repubblica di Palermo. L'indagine, iniziata nel 2011 e
protrattasi per due anni, è stata condotta dagli agenti di polizia di Palermo,
con l'ausilio dei colleghi di Agrigento, in considerazione del coinvolgimento
nell'indagine di due imprenditori agrigentini. Nel corso delle indagini, la
Polizia di Stato ha constatato che "questo settore amministrativo è
caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso
apparato burocratico". Un complesso di norme che ha consentito al
funzionario infedele - dicono gli investigatori - nelle diverse fasi della
procedura amministrativa, di "giostrare" nella gestione delle
procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli
imprenditori e preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e
monitoraggio della pubblica amministrazione circa le modalità di gestione delle
discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di
bypassare indenni tutti i controlli. Il quadro di corruzione emerso è molto
grave, secondo gli investigatori, in quanto ha messo a repentaglio la salute
pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali. I
dettagli dell'operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si
terrà alle 11 nella sala stampa della Procura a Palermo.
Gli
arrestati sono Giuseppe Antonioli 53 anni, amministratore delegato della
discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Me), Gianfranco Cannova, 56 anni,
funzionario regionale dell'assessorato territorio e ambiente, Domenico Proto,
48 anni, titolare discarica di Motta Sant'Anastasia (Ct), i fratelli Calogero e
Nicolò Sodano, 54 anni e 53 anni, titolari della discarica Soambiente ad
Agrigento.
NEL
MARZO DELL'ANNO IN CORSO............
Carmelo Catania
Mazzette ad un funzionario
regionale: ecco come avrebbe ottenuto l’Aia l’ecomostro, mentre al processo
Vivaio regge l’impianto accusatorio. La discarica era “cosa” loro
L’assessorato siciliano all’Ambiente – dopo
un’indagine interna avviata a seguito della segnalazione di “strani” ritardi
nell’iter autorizzativo della nuova (sic) discarica di Gela – ha scoperchiato
un giro di mazzette che coinvolgerebbe funzionari del dipartimento, con
conseguente denuncia alla procura, firmata dall’assessore Mariella Lo Bello.
Nel mirino è finito un funzionario, non solo
per il caso della discarica di Gela, ma anche per altre procedure autorizzative
rilasciate in passato. In particolare per la convocazione, nel settembre 2008,
di una conferenza dei servizi, dallo stesso presieduta, che ha rilasciato
l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento di una discarica nella
Sicilia orientale, omettendo la vicinanza a un centro abitato. Il Tar ha poi
annullato questa autorizzazione ma, guarda caso, nell’ottobre del 2008 il
funzionario ha acquistato un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che
faceva riferimento a un amministratore della discarica in questione.
«Così è stato nel caso di un
funzionario del Dipartimento ambiente – riferisce l’assessore Lo Bello – che
subito dopo aver presieduto una conferenza di servizi che procedeva al rilascio
dell’autorizzazione, è diventato proprietario di un’automobile acquistata
presso una concessionaria del novarese, il cui amministratore delegato risulta
essere anche l’amministratore delegato della società alla quale era stata
rilasciata l’autorizzazione, autorizzazione che poi il Tar, con due diverse
sentenze nel 2012, ha annullato. Abbiamo così trasferito il
funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per
oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per
le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», dice Mariella Lo Bello.
Vi dice niente? A quale discarica si
riferisce l’indagine dell’assessore Lo Bello? Chi presiedette quella conferenza
dei servizi?
Per chi avesse avuto modo di leggere il mio
La collina della munnizza (2012) ricorderà che nel riportare la cronaca
relativa al secondo ampliamento della discarica di Mazzarrà scrivevo (pag. 61):
«La seconda conferenza dei servizi si tenne il 12 settembre del 2008 […] dal
verbale della riunione risulta che nell’occasione fu chiesto alla
Tirrenoambiente dai rappresentanti dell’Arpa di spiegare l’incongruenza di
informazioni circa la quantità di abbancamento dei rifiuti rilasciato sulla
precedente Aia nei confronti della ditta stessa. Il punto doveva essere di una
certa rilevanza visto che, come risulta sempre dal verbale, sull’argomento ci
fu un’ampia discussione sul quale si erano bloccati i lavori della conferenza.
L’intervento del presidente Cannova [che evidentemente aveva fretta di
concludere i lavori, N.d.A.] con la dichiarazione che sull’argomento in questione
avrebbe preparato una memoria, pose fine al dibattito».
Presunte mazzette o meno, sta di fatto che
la decisione “d’imperio” del presidente diede il via definitivo all’Aia.
In questi stessi giorni è stata inoltre
emessa l’attesa sentenza al processo d’appello scaturito dall’operazione Vivaio
del 2008. Al centro dell’indagine gli illeciti interessi del clan di Mazzarrà
dal 2003 in poi: il business rifiuti, con lo smaltimento e le assunzioni alle
società che gestivano le discariche di Mazzarrà e Tripi, Tirrenoambiente e
l’Ato comprensoriale, lo smaltimento illecito del pastazzo, le estorsioni alle
imprese edili titolari di importati commesse pubbliche: le gallerie
autostradali e ferroviarie, ad esempio, passando per la guerra interna al
gruppo tra la famiglia di Bisognano, negli anni in cui il boss era in carcere,
e il reggente Tindaro Calabrese, ansioso di prenderne il posto, forte
dell’alleanza col reggente dei barcellonesi, Carmelo D’Amico, e i contatti con
i Lo Piccolo, culminata nell’omicidio di Ninì Rottino. Agli atti dell’inchiesta
anche l’interferenza nelle elezioni amministrative di Furnari, comune poi
sciolto dal Presidente della Repubblica nel 2009 per infiltrazioni mafiose.
L’impianto accusatorio dei pm Verzera e
Massara regge anche in secondo grado. Nel 2012 la prima sentenza aveva
stabilito 16 condanne per quasi 130 anni di carcere e un ergastolo, e subito
dopo erano scattati gli arresti per due “colletti sporchi” ritenuti collusi ai
clan. Quella confermata dalla Corte d’appello di Messina può essere ritenuta a
ragione la prima grossa condanna ad un maxi processo per ecomafia in Sicilia.
Il verdetto d’appello ha confermato
l’ergastolo per Aldo Nicola Munafò, braccio destro del boss Tindaro Calabrese –
al quale sono stati inflitti 16 anni – accusato di essere l’esecutore
dell’omicidio Rottino, il camionista eliminato nell’estate nel 2006 nella
guerra tra Calabrese e il boss, oggi collaboratore di giustizia, Melo
Bisognano. Sconto di pena per quest’ultimo, 7 anni e mezzo. Sconto di pena
anche per il professore Nello Giambò, ex presidente di Tirrenoambiente ed ex
sindaco di Mazzarrà S. Andrea. La condanna per lui scende da 14 a 8 anni. Otto
anni anche per l’imprenditore Michele Rotella inteso “u baruni” che, insieme a
Bisognano e Giambò costituirono la “triade” a cui si deve la nascita della
discarica.
Smaltimento rifiuti in Sicilia, arrestato funzionario della
Regione e 4 imprenditori per corruzione “Bustarelle”, viaggi e sesso
Arrestato funzionario regionale
Smaltimento rifiuti in Sicilia, arrestato funzionario della
Regione e 4 imprenditori per corruzione,ITALCEMENTI,CANNOVA,TOLOMEO,ZUCCARELLO,SANSONE
Mazzette e
discariche, aperta un'indagine interna all'assessorato Ambiente: "Si
cercano complicità"
Nelle carte dell'inchiesta i dubbi degli inquirenti sul sistema
dei controlli. Una commissione al dipartimento "Accertamenti affidati a
esterni". Nel mirino i contatti del funzionario regionale arrestato con
altri burocrati e politici. I rapporti con i big del settore rifiuti
di ANTONIO FRASCHILLA
Davvero
un semplice funzionario poteva influenzare e a volte prendere decisioni su
discariche, rifiuti e autorizzazioni milionarie? Davvero Gianfranco Cannova,
arrestato perché secondo gli inquirenti avrebbe intascato mazzette dai titolari
delle principali discariche private siciliane, ha fatto tutto da solo? A queste
domande proverà a dare una risposta una commissione che sarà nominata dal
dirigente del dipartimento Territorio e ambiente Gaetano Gullo, che sulla
vicenda delle discariche dell'Oikos e della Tirreno ambiente vuole vederci
chiaro. Specie dopo che lui stesso lunedì scorso ha firmato un verbale che alle
contestazioni mosse dall'ex assessore Nicolò Marino e dal dirigente Rifiuti
Marco Lupo sull'Oikos risponde che tutto è a posto e la discarica può
continuare a lavorare: "Convocherò subito i dirigenti del mio dipartimento
per capire perché hanno dato parere favorevole e mi hanno fatto firmare questo
atto su una discarica nell'occhio del ciclone", dice. Il funzionario
del
servizio autorizzazioni Via-vas deve rispondere al dirigente dell'Unità
operativa, al dirigente del servizio, al dirigente generale del dipartimento e,
a volte, anche all'assessore al ramo. Come faceva Cannova a garantire il
risultato agli imprenditori in piena solitudine? Insomma, sull'assessorato
Territorio e ambiente, ma anche sui dirigenti che hanno lavorato all'assessorato
Energia, ancora ci sono zone d'ombra sulle quali fare luce. Da qui la decisione
del neo dirigente generale Gullo di nominare una commissione d'inchiesta
esterna: "Voglio nominare professionisti che non hanno alcun rapporto con
dipendenti dell'amministrazione ", dice Gullo.
Una
cosa è certa: dalle carte dell'indagine che ha portato all'arresto del
funzionario e di quattro imprenditori (tra i quali i re delle discariche
siciliane, il catanese Domenico Proto e Giuseppe Antonioli) emergono dubbi
degli inquirenti sul coinvolgimento di altri dirigenti, quanto meno
superficiali in alcuni atteggiamenti e decisioni. A esempio nelle carte
dell'indagine si cita un pranzo avvenuto tra Proto, Cannova e un altro alto
dirigente del settore Rifiuti in un noto ristorante di Palermo. Gli inquirenti
sottolineano "l'atipicità" di questo incontro in ambienti non
istituzionali tra i funzionari pubblici e "un soggetto privato"
interessato in un procedimento amministrativo gestito da quegli stessi funzionari.
Ma c'è di più. Dalle intercettazioni emerge anche che il Cannova avrebbe
proposto a Proto di pagare anche questo alto dirigente del Rifiuti che, a suo
dire, era vicino al Partito democratico.
In
un'altra intercettazione, invece, Cannova tranquillizzava gli imprenditori sull'esito
di una conferenza di servizio grazie ai "suoi canali e amicizie"
all'interno della macchina burocratica. Non solo, dalle carte
emerge
poi come Cannova entrava in contrasto con alcuni dirigenti dei dipartimenti
Territorio e Rifiuti, questi magari erano mossi da altri motivi politici perché
parenti di deputati catanesi che sponsorizzavano altre iniziative a scapito
della Oikos.
E,
ancora, Cannova dimostra di avere rapporti diretti anche con ispettori
dell'Arpa, che invitava a pranzo per discutere di iniziative su alcune
discariche. Ad altri dirigenti del dipartimento, invece, Cannova chiedeva
"informazioni" riservate: come ad esempio sulla situazione
burocratica riguardante la società Osmon, riconducibile all'imprenditore
Antonioli, ottenendo "dettagliate informazioni nonché l'apparente
disponibilità dello stesso dirigente contattato ad aiutare l'Antonioli e la sua
società". Il dirigente in questione provava poi a convincere della bontà
dell'iniziativa presentata dalla Osmon l'allora responsabile del dipartimento
Energia Gianluca Galati.
Insomma,
le complicità, più o meno volontarie, ci sono state, eccome. E proprio su
queste si baserà adesso l'indagine interna al dipartimento Ambiente: "Ci
saranno trasferimenti, qui dobbiamo cambiare proprio aria", assicura
l'attuale dirigente generale Gullo, che denuncia come il caso Cannova riguardi
anche il sindacato. "Avevamo trasferito il dipendente ben prima degli
arresti di ieri, proprio perché ci era sembrato che qualcosa non quadrava
- dice Gullo - a esempio vedevamo troppi politici venire in
dipartimento a parlare direttamente con lui. Ma la Uil ci ha fatto opposizione
perché in quanto rappresentante sindacale Cannova non poteva essere trasferito.
Così è tornato nello stesso ufficio della Via-Vas e delle autorizzazioni. Anche
questo un paradosso sul quale andrebbe fatta chiarezza". Intanto i
grillini chiedono di revocare l'autorizzazione alla discarica di Motta
Sant'Anastasia dell'Oikos, nonostante proprio lunedì scorso Gullo abbia firmato
il verbale che invece sostiene che nel sito tutto è in regola. Una bella
matassa che sarà difficile da districare.
"Oikos e Mazzarrà? Bloccate da me
Crocetta dice sciocchezze"
L'ex assessore: "La vicenda Cannova non
c'entra niente con lo scontro di marzo. Crocetta lo sa. A bloccare il rinnovo
delle autorizzazioni per le discariche del Catanese e del Messinese sono stato
io".
PALERMO - “Oggi mi hanno chiamato in causa diverse persone.
Quasi tutte a sproposito”. Da stamattina il telefono di Nicolò Marino non ha
smesso di squillare. Dopo l'operazione che ha portato all'arresto di un
funzionario dell'assessorato al Territorio e di quattro imprenditori per le
presunte mazzette nel settore dei rifiuti, l'ex titolare della delega
all'Energia nel governo Crocetta è tornato al centro del dibattito. Chiamato in
causa per lo scontro con l'allora assessore al Territorio Mariella Lo Bello nei
giorni in cui è stato presentato l'esposto su Gianfranco Cannova, ma anche per
le sue posizioni sulla questione rifiuti: “Temo – ha detto il presidente della
Regione dell'ex assessore - che su tutta la questione-rifiuti lui abbia
commesso alcuni errori di valutazione”.
Ha sbagliato? Aveva
ragione Mariella Lo Bello?
“Quelli che dicono questo dimenticano che questa
vicenda riguara le autorizzazioni per le discariche dell'Oikos e di Mazzarrà. E
che sono stato io a costituire la commissione per quegli impianti”.
Si era arrivati a uno
stop alle autorizzazioni, se non ricordo male.
“Più precisamente sono stati avviati i
procedimenti per il diniego del rinnovo delle autorizzazioni”.
Quando?
“Per Oikos all'inizio dell'anno, per Mazzarrà
dopo la fine del mio incarico. Ma è il risultato ottenuto dalla commissione che
ho fatto nascere io”.
In quei giorni, però,
si scontrava con la Lo Bello. Che ha presentato l'esposto su Cannova.
“La vicenda Cannova non ha niente a che vedere
con il dissidio di marzo. E soprattutto non c'entra con la commissione. Anche
perché fino a lunedì Gullo, che ha denunciato la vicenda, ha continuato a
ribadire che per Oikos è tutto in regola. Tutta questa attività dell'assessore
al Territorio e Ambiente io non la vedo”.
In quei giorni si
parlava di due modelli diversi. Qual era il suo?
“Togliere il monopolio delle discariche ai
privati e fare i controlli sui prezzi di conferimento in discarica. Su
quest'ultimo elemento spero che il mio successore vada avanti. Da quando me ne
sono andato io tutto è rimasto fermo, e inoltre si è anche vanificata l'azione
di razionalizzazione”.
Ok, riformulo la domanda. Qual è il punto
sul quale si è consumato lo scontro con Crocetta?
“Secondo me la pubblica amministrazione deve
essere terza e la politica deve avere un ruolo moralizzatore. Deve prescindere
da quello che fa l'autorità giudiziaria”.
Come? Proprio lei che
è un magistrato dice così?
“La politica ha un ruolo diverso. Io ho
trasmesso tutti gli atti alla magistratura, ma limitarsi ad aspettarne l'azione
è un errore. Il governo Crocetta si muoveva in una logica diversa. Una volta,
su un'altra vicenda, il presidente me lo disse esplicitamente: 'Aspettiamo i
magistrati'. Questo andava contro la mia logica”.
Detto oggi suona
male. Oggi aspettare la magistratura ha portato i suoi effetti.
“Le ripeto: Cannova non c'entrava niente con la
lettera. E tutte le cose che sto dicendo a lei sono state dette al presidente.
Crocetta non solo non ha fatto niente: insieme all'assessore pro-tempore ha
solo creato ostacoli. Era stato informato, mi creda. Ma lui fa così, l'ha
capito?”.
“Così”? Come?
“Cavalca l'onda delle inchieste. Lui invece deve
amministrare. Si è circondato di persone non idonee, e io gliel'ho detto molte
volte. Lui non solo non si è adeguato, ma si ritiene un tuttologo. Crocetta e
l'assessore Lo Bello sanno bene che cosa abbiamo contestato io e il dottore
Lupo. Ma le dico di più”.
Dica.
“Crocetta farebbe bene a dimenticare il mio
nome. Dice sciocchezze, come quelle che ha detto in Aula sulla vicenda
Catanzaro o come quelle che racconta sull'inchiesta di oggi. Lui lo sa che non
è vero, e lo sa che questa inchiesta non c'entra nulla con quello scontro di
marzo. Ma Crocetta fa così”.
IL
BUSINESS DEI RIFIUTI IN MANO AI PRIVATI, ECCO I BIG E I LORO SPONSOR
di ANTONIO FRASCHILLA
a Sicilia è in mano ai padroni dei rifiuti e rischia di ritrovarsi in
un'emergenza sanitaria senza precedenti se chiuderanno soltanto alcuni dei siti
amministrati dagli imprenditori finiti agli arresti. Una situazione
paradossale, frutto di scelte politiche e di un monopolio difeso con le unghie
e con i denti dai proprietari dei principali impianti dell'Isola, spesso con
l'aiuto dello sponsor politico giusto. A pagare, i cittadini di una regione che
non ha praticamente livelli di differenziata accettabili, meno del 10 per
cento, e si trova oggi con appena cinque grandi discariche in funzione e
autocompattatori che viaggiano da una parte all'altra dell'Isola.
Ma chi sono i proprietari delle discariche?
Quali i loro sponsor politici negli anni? E perché si è arrivati a questo stato
dell'arte? Accantonata la vicenda termovalorizzatori dopo lo stop della Corte
di giustizia europea e il sospetto di accordi a tavolino, il governo Lombardo
nel 2009 punta tutto sulle discariche. Soprattutto su quelle private, che da
sole si vedono in alcuni casi triplicare i volumi di abbancamento di rifiuti
concessi per un giro d'affari da 700 milioni di euro. Una fetta grossa va
proprio alla Oikos della famiglia di Domenico Proto che, come scrivono i pm
nell'ordinanza di arresto, ottiene dal governo Lombardo autorizzazioni ad
ampliamenti nelle discariche di Motta Sant'Anastasia per 2,5 milioni di mc.
Ma chi è Domenico Proto? Sicuramente un
imprenditore conosciuto da diversi fronti della politica catanese, con rapporti
e amicizie trasversali, dall'ex governatore Raffaele Lombardo all'ex senatore
Domenico Sodano. Nelle ultime elezioni amministrative a Motta Sant'Anastasia il
nome di Proto è stato spesso evocato dai vari candidati. Una campagna
elettorale, quella nel Comune etneo, che si è giocata proprio sulla discarica
della Oikos, contestata da alcuni, sostenuta da altri. Proto è considerato
amico dell'ex senatore Sudano: la nipote, Valeria, è una deputata di Articolo 4
e insieme a Luca Sammartino, capogruppo all'Ars, ha sostenuto il sindaco
vincente Anastasio Carrà, accusato dai rivali di avere una posizione morbida
sul futuro della discarica.
Ma anche altri candidati sindaco hanno avuto un
ruolo negli ampliamenti della discarica dei Proto, come l'ex sindaco Mpa Angelo
Giuffrida, e proprio con il capo del partito, Lombardo, Proto vanta di avere
rapporti diretti. In ogni caso, la Oikos insieme alla ditta romana Ipi è
entrata anche nella raccolta dei rifiuti a Catania sotto l'amministrazione
Stancanelli. Trovandosi oggi ad essere sia gestore della raccolta sia della discarica
dove i rifiuti vanno a finire. Stancanelli però assicura di non avere tra i
suoi amici i Proto: "Ho ricevuto nella scorsa campagna elettorale un
finanziamento di 50 mila euro dalla Ipi, i Proto non mi hanno appoggiato nella
sfida contro Enzo Bianco", dice.
Tra i principali avversari di Proto e della
discarica dell'Oikos c'è il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo del Pd, che
ha appena pubblicato un bando per la realizzazione di un grande impianto di
compostaggio vinto dalla Sicula Trasporti. E qui compaiono gli altri grandi
padroni dei rifiuti in Sicilia, la famiglia Leonardi che, nel 2009, si è vista
autorizzare dalla Regione abbancamenti per 1,9 milioni di mc nella discarica di
Grotte San Giorgio. Altra mega discarica è quella di Mazzarà Sant'Andrea,
gestita dalla Tirreno Ambiente, il cui amministratore Giuseppe Antonioli è
finito agli arresti: nel 2009 sotto il governo Lombardo ha avuto autorizzati
abbancamenti per un fatturato apri a 155 milioni.
C'è poi una quarta grande discarica in funzione
gestita da privati: quella di Siculiana di proprietà di Giuseppe Catanzaro,
numero due di Confindustria Sicilia, l'associazione che dal 2009 esprime un
assessore, sia nel governo Lombardo con Marco Venturi alle Attività produttive,
sia in quello Crocetta con Linda Vancheri. Catanzaro ha avuto autorizzazioni
nel 2009 per 2,9 milioni di metri cubi. Da qualche mese all'assessorato Energia
sono stati avviati i procedimenti di revoca sia alla Oikos sia alla Tirreno
Ambiente, ai quali si oppone l'assessorato Territorio e ambiente, ma una cosa è
fuor di dubbio: un'eventuale chiusura dei siti farebbe scattare l'emergenza.
L'Isola com'è finita
nelle mani dei privati? Il consulente nominato dall'ex assessore Marino, il
docente Aurelio Angelini, non ha dubbi: "Per una scelta precisa del
governo Lombardo, che negli stessi anni negava ai Comuni l'apertura di piccole
discariche lasciando il monopolio ai privati".
SCANDALO MAZZETTE,
LA REGIONE CHIUDE LA DISCARICA DI MOTTA SANT'ANASTASIA
Dopo l'arresto di un funzionario regionale e di quattro
imprenditori del settore dei rifiuti, l'assessorato all'Energia non rinnova
l'autorizzazione alla discarica catanese. A rischio il conferimento dei rifiuti
per 90 comuni siciliani
di ANTONIO FRASCHILLA
L'assessorato regionale all'Energia non ha rinnovato l'autorizzazione
per la discarica di contrada Valanghe d'Inverno, a Motta Sant'Anastasia, in
provincia di Catania, bloccando il rinnovo del decreto del 2009 che la
autorizzava. La decisione arriva dopo l'arresto
di un funzionario regionale e di quattro imprenditori dei rifiutinell'ambito
dell'operazione "Terra mia".
In particolare lo stop arriva anche per "la
mancanza dell'obbligo di trattamento dei rifiuti con l'effetto che la discarica
non è dotata di un impianto a monte idoneo". Il provvedimento firmato dal
dirigente Marco Lupo dà 60 giorni di tempo alla Oikos, la società che gestisce
la discarica, per presentare il piano di chiusura, in quanto la nuova discarica
realizzata a fianco di quelle già esistenti e piene è stata aperta da meno di
un anno e adesso deve essere bonificata. La società può fare ricorso al Tar, ma
per la Regione a settembre la discarica deve essere chiusa
Soddisfazione per il no della Regione Siciliana
alla discarica è stata espressa dai deputati M5s all'Ars. "Lo scorso anno - commentano i Cinquestelle
- avevamo sottoscritto la mozione all'Ars, in cui impegnavamo il governo alla
revoca del medesimo decreto. Veniva chiesto, altresì, di provvedere
all'individuazione di un sito alternativo, adeguatamente distante dai centri
abitati".
Il
funzionario confessa e collabora
Rifiuti, l'indagine parallela
Il funzionario dell'assessorato regionale al Territorio e ambiente
risponde al Gip e si dice pronto a farlo anche con i pubblici ministeri di
Palermo. Che oggi gli chiederanno notizie non solo sull'inchiesta sfociata
negli arresti di venerdì, ma pure su quella ancora top secret. Possibile il
coinvolgimento di altri imprenditori
PALERMO - Confessa
e collabora. Gianfranco Cannova risponde al Giudice per le indagini preliminari
e si dice pronto a fare la stessa cosa con i pubblici ministeri. Che gli chiederanno notizie non solo
sull'inchiesta per cui venerdì è stato arrestato, ma pure su quella ancora top
secret.
Esiste, infatti, un'indagine parallela
a quella sulle mazzette intascate dal funzionario dell'assessorato regionale al
Territorio e ambiente, sfociata nel blitz di venerdì scorso. E sempre di tangenti si tratterebbe,
ma nel mirino ci sarebbero altri imprenditori. Non solo i quattro finiti ai
domiciliari. E non è escluso il coinvolgimento anche di altri pubblici funzionari.
I pubblici ministeri di Palermo
scandagliano quella che è stata definita la capacità di Cannova di sfruttare
“le sue doti di abile tessitore di rapporti professionali, di
amicizie e di contatti gestendo il proprio incarico di servizio come un fatto
privato; peraltro è emerso che gli interventi facenti parte dei patti criminosi
hanno riguardato anche atti non di stretta competenza dell'ufficio dove operava
direttamente il funzionario, ma comunque venuti a conoscenza di quest'ultimo in
ragione del suo ruolo istituzionale o sfruttando le sue conoscenze e amicizie
con soggetti operanti in altri uffici pubblici, anch'essi impegnati nel settore
delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti”.
La
due giorni in Procura di Cannova è iniziata ieri e proseguirà oggi. Innanzitutto ha scelto di non avvalersi della
facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al
Giudice per le indagini preliminari Vittorio Anania. Tre ore di risposte, fra
mattina e pomeriggio, in presenza dei suoi legali, gli avvocati Massimo Motisi
e Giuseppe Torre, per ammettere alcuni episodi di corruzione e per smentirne
altri. La vicenda della macchina e del televisore pagati dagli imprenditori per
i suoi favori non sarebbero andate, secondo il suo racconto, per come li hanno
ricostruiti i poliziotti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione
della Squadra mobile.
Era impossibile, però,
negare l'evidenza delle intercettazioni da cui emergevano le mazzette in
contanti. Gli imprenditori
finiti ai domiciliari sono gli agrigentini Calogero e Nicolò Sodano, il
catanese Domenico Proto e il novarese Giuseppe Antonioli. C'è, però,
l'inchiesta parallela per cui Cannova nei mesi scorsi ha ricevuto la proroga
delle indagini. Ed è un'indagine successiva ancora in divenire per la quale è
stato necessario un supplemento investigativo.
Motta,
i motivi della chiusura della discarica
La Regione: stop e bonifica entro ottobre
Di Carmen Valisano | 23
luglio 2014
Se il
programma stilato dal dirigente regionale Marco Lupo verrà rispettato, entro
l’autunno l’impianto di contrada Valanghe d’inverno dovrà terminare ogni
attività. Nel frattempo l’azienda proprietaria – la Oikos spa, coinvolta
nell’inchiesta della magistratura palermitana Terra
mia – dovrà garantire il
servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti. Ma rimane l’incertezza su
quali saranno le nuove destinazioni dei compattatori di 90 Comuni
Le obiezioni presentate ai vertici della
Oikos (il cui rappresentante, Domenico Proto, è agli arresti
domiciliari perché coinvolto nell’operazione Terra mia) non sono state superate. Nella loro
relazione i tecnici «avevano evidenziato, sotto diversi profili, l’insussistenza
delle condizioni giuridiche e fattuali necessarie per il richiesto rinnovo del
drs 221 del 29 marzo 2009», si legge nel decreto firmato
ieri. Criticità non da poco, che «assumono particolare rilevanza, ai fini
del diniego del rinnovo dell’autorizzazione». L’elenco è denso: si va
dalla «dichiarazione di illegittimità dal punto di vista urbanistico»,
al «procedimento di Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) viziato»
perché redatto e depositato oltre i termini. E poi la violazioni di alcune
normative – anche comunitarie – per il pretrattaggio dei rifiuti e la
biostabilizzazione della frazione organica e la mancanza di delimitazione
dell’area di pertinenza dell’impianto Oikos
Nell’ordinanza viene citata l’inchiesta dalla Procura di Palermo,
un elemento, confermano vertici del dipartimento regionale, che ha avuto un
indubbio peso sulla decisione finale del dirigente Lupo. Viene dunque ritenuto
«necessario e conseguente all’emissione del provvedimento di diniego di rinnovo
dell’Aia 221/2009, la predisposizione di un progetto di chiusura
definitiva» e inoltre «autorizzare e programmare le modalità di
realizzazione del ripristino ambientale e le attività di postgestione della
discarica». Chiusura e bonifica.
Ma il problema che numerosi cittadini di Motta e della vicinaMisterbianco, subito dopo l’euforia
per la notizia della chiusura, hanno sollevato attraverso i social network
riguarda la nuova destinazione dei rifiuti. Un
interrogativo al quale i dirigenti regionali non danno risposta. «Ad oggi presso
la discarica vengono conferiti i rifiuti prodotti nei territori di circa 90
Comuni appartenenti
a diversi ambiti ottimali (Ato)». Sono quattro catanesi, uno di Enna e di Ragusa, tre di
Messina. All’azienda è intimato di «assicurare la continuità del servizio pubblico di raccolta degli rsu destinati allo
smaltimento, per un periodo breve ma idoneo a consentire al dipartimento di
riorganizzare il flusso dei rifiuti e riprogrammare un piano dei conferimenti
che ad oggi vengono effettuati nella discarica di contrada Valanghe d’inverno,
mediante l’individuazione di siti alternativi per lo smaltimento». Quali
saranno le nuove rotte è difficile prevederlo. L’altro sito emergenziale della
Sicilia orientale è quello messinese di Mazzarrà Sant’Andrea, anche questo sotto
inchiesta, che già ospita camion da oltre cento cittadine siciliane. L’altra
struttura papabile è dunque quella di Siculiana, in provincia di
Agrigento.
Per il sito mottese è disposto che il progetto definitivo di
chiusura e ripristino ambientale «dovrà essere trasmesso al dipartimento
regionale dell’Acqua e dei rifiuti entro il 31 agosto». Il documento sarà
verificato dagli enti competenti e dovrà essere attuato entro 60 giorni
dall’approvazione. Se il probabile ricorso presentato da Proto non dovesse
essere accettato, entro ottobre i cancelli dell’impianto di contrada
Valanghe d’inverno dovrebbero chiudersi.
RIFIUTI: ATO 2 FALLITO, EMERGENZA NEL PALERMITANO
DIPENDENTI A RISCHIO, 1 MILIARDO DI DEBITI VERSO LE DISCARICHE
CRONACA – La gestione commissariale dell'Ato Belice
Palermo 2 scadrà il 15 gennaio. Dal giorno dopo chi raccoglierà la spazzatura
nei 17 Comuni interessati? Anche di questo si è parlato ieri in due riunioni
convocate alla Regione. Nel frattempo la discarica di Bellolampo accoglie i
rifiuti di decine di Comuni anche dell'Agrigentino
Tanto per cambiare, in buona parte dei paesi
della provincia di Palermo è esplosal’emergenza rifiuti. Il 23 dicembre
scorso è fallito l’Ato rifiuti alto Belìce Palermo 2, società d’ambito che
vede insieme i Comuni di Monreale, San Cipirello, San Giuseppe Jato,
Camporeale, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana, fino a Contessa
Entellina. Sono 17 Comuni per un totale di circa 120mila abitanti. Fino al 15
gennaio l’Ato andrà avanti con il commissario regionale, Maurizio
Norrito (tutti gli Ato rifiuti della Sicilia sono commissariati), e con la
curatela fallimentare. E dopo?
Il tema è stato affrontato ieri nel corso
di due riunioni convocate a Palermo. La prima - di mattina - presso la
sede dell’assessorato ai Rifiuti. La seconda, nel pomeriggio, presso la
Prefettura del capoluogo dell’Isola. Va detto che questo scenario di crisi è
stato ereditato dal nuovo assessore regionale ai Rifiuti, Vania
Contraffatto, che sta provando ad affrontare una situazione difficilissima.
Perché non è facile capire come affrontare il problema rifiuti in questi 17
Comuni dal 16 gennaio in poi.
Non può essere esclusa una soluzione
legislativa, ovvero una legge da parte del Parlamento siciliano. Ma, ovviamente,
non si tratterebbe di una soluzione a brevissimo periodo. Intanto c’è da
affrontare l’emergenza, perché con il fallimento dell’Ato Palermo 2 non si
capisce chi dovrà raccogliere l’immondizia in questi 17 paesi. E non si
capisce che fine faranno i 277 dipendenti di questo Ato.
La situazione è grave anche nei Comuni del
Palermitano dell’Ato Palermo 1(Carini, Capaci, Villagrazia di Carini,
Terrasini, Cinisi, Isola delle Femmine, fino a Partinico). Da queste
parti, in realtà, l’emergenza dura ormai da qualche anno: nel senso che
l’immondizia rimane non raccolta per settimane e settimane. Lo spettacolo fa
una certa impressione, perché nelle strade che collegano questi centri, spesso,
le montagne di rifiuti si susseguono per chilometri.
L’Ato Palermo 1 non è fallito, ma la gestione
è sempre stata sofferta. «A Carini, dove in media vengono prodotte 100
tonnellate di spazzatura al giorno - si legge in un lancio dell’Ansa - c'è una
distesa di spazzatura lunga due chilometri. Per arginare l'emergenza il Comune
ha deciso di impegnare 20mila euro per potenziare le operazioni di raccolta».
Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Carini che, sempre all’Ansa, ha
detto: «Stentiamo a raccogliere la spazzatura che si è accumulata durante le
festività. Oggi per strada ci sono 700 quintali di rifiuti non raccolti.
Ho disposto un intervento straordinario perché i mezzi dell'Ato Palermo non
bastano. Entro venerdì la situazione dovrebbe rientrare».
Il problema rifiuti, in Sicilia, ha mille
sfaccettature. C’è la crisi degli Ato. Quello dell’alto Belìce Ambiente Palermo
2, come già accennato, è fallito. Ma ce ne sono altri che non sono messi
meglio. Al 31 dicembre 2012 l’indebitamento di tutti gli Ato rifiuti della
Sicilia verso il sistema delle discariche (e quindi verso le discariche
pubbliche e private) ammontava a circa un miliardo e 400 milioni di euro.
Oggi non si sa se l’indebitamento è diminuito o cresciuto.
Si sa, invece, che, negli ultimi due anni, la
Regione ha anticipato ai Comuni una parte dei fondi per pagare il sistema delle
discariche. Ma adesso l’assessorato regionale ai Rifiuti avrebbe fornito i
dati all’assessorato all’Economia perchiedere ai Comuni la restituzione delle
somme anticipate. Un bel problema per gli stessi Comuni coinvolti, che saranno
costretti ad aumentare le tariffe. Insomma, a pagare per la disastrosa
gestione dei rifiuti della Sicilia - imperniata ancora oggi sulle discariche -
saranno i cittadini.
Un altro problema riguarda le stesse
discariche. Alcune sono state chiuse dalla magistratura in seguito a indagini
(Motta Sant’Anastasia e Mazzarrà Sant’Andrea). Durante le vacanze di Natale un
contestatissimo provvedimento amministrativo del dirigente generale del
dipartimento regionale dei Rifiuti,Domenico Armenio, invitava i cittadini di un
bel gruppo di Comuni della provincia di Palermo e Agrigento a tenersi in casa
l’immondizia per mancanza di discariche.
Scelta, questa, che è stata contestata dal
presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che è anche sindaco di
Palermo, che ha parlato di una Regione che favorirebbe i privati. In effetti,
lo stesso Orlando qualche giorno prima, ha messo a disposizione dei Comuni del
Palermitano la discarica di Bellolampo, che è pubblica. Così la Regione ha
fatto precipitosamente marcia indietro, ritirando il provvedimento
amministrativo che avrebbe obbligato i cittadini di tanti Comuni del
Palermitano e dell’Agrigentino a teneri i rifiuti in casa.
Il vero problema di tutta questa incredibile
storia è che in Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti, oggi, è
sotto il 5-6 per cento. Era cresciuta dal 2001 al 2008, soprattutto in
provincia di Agrigento. Poi è arrivato il governo Lombardo-Pd. E sono
tornate le discariche, in buona parte private.
Operazione Terra mia, Motta parte civile
«Per tutelare interessi e immagine del Comune»
CRONACA – Tra pochi
giorni, il 15 gennaio, partirà il processo che mette sotto accusa un dipendente
regionale dell'assessorato Territorio e ambiente e i dirigenti di tre
discariche in tutta la Sicilia. Tra queste anche quella di proprietà della
Oikos spa, nel territorio mottese. La giunta guidata dal primo cittadino Carrà
nominerà con provvedimento urgente un legale per tutelare la cittadina
Motta Sant'Anastasia si costituirà parte civile nel procedimento
scaturito dall'operazione Terra mia.
L'inchiesta della procura della Repubblica di Palermo,
resa nota lo scorso luglio, ha messo in luce un sistema di presunte corruzioni
nella gestione delle discariche private in tutta la
Sicilia. Nell'indagine è coinvolta la Oikos spa,
azienda proprietaria della contestata discarica nel territorio mottese, da qui
la decisione presa dalla giunta guidata dal primo cittadino Anastasio
Carrà che mira a tutelare «gli interessi e l'immagine del
Comune di Motta Sant'Anastasia». Come si legge nella delibera firmata
lo scorso 2 gennaio, dal lavoro della procura «emergono, tra
l'altro, inquietanti scenari in merito alle attività di gestione dei rifiuti
nella discarica sita in territorio comunale e di cui è titolare la suddetta
società».
Secondo gli inquirenti palermitani, fulcro
del meccanismo sarebbe stato Gianfranco Cannova (dipendente
dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) che avrebbe rilasciato
autorizzazioni alle attività di diversi impianti senza i relativi
controlli, accettando denaro, regali e viaggi, agevolando gli iter
per gli impianti amici. Un
eventuale quadro di corruzione preoccupante nel quale
sarebbero coinvolti il proprietario della Oikos spa Domenico
Proto, gli imprenditori Giuseppe Antonioli (amministratore
della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina) e i
fratelli Calogero(ex senatore della Casa delle
libertà) e Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente
di Agrigento.
Tutti gli indagati sono stati rinviati a
giudizio e giovedì 15 gennaio compariranno davanti ai giudici del tribunale di
Palermo. Così, quasi sei mesi dopo l'apertura del fascicolo e gli arresti
domiciliari per Proto, i rappresentanti del Comune
mottese propongono di «costituirsi parte civile nel procedimento penale
scaturito dall'operazione», e - con provvedimento esecutivo, data
l'urgenza - «dare mandato al sindaco di provvedere con propria
determina a nominare il professionista di fiducia». Una
mozione uguale, condivisa da tutta l'opposizione, era stata già
approvata dal consiglio comunale a ridosso dello scandalo. Anche il sindaco del
vicino Comune di Misterbianco, Nino Di Guardo,
negli infuocati giorni successivi, aveva annunciato la stessa
misura.
RIFIUTI E CORRUZIONE,
ARRESTATO MIMMO PROTO IN MANETTE 4 IMPRENDITORI E UN FUNZIONARIO
CRONACA –
L'operazione, denominata Terra mia, ha portato all'individuazione
di un complesso sistema di procedure ambientali non seguite e controlli evitati
grazie al presunto pagamento di tangenti. Coinvolti quattro titolari di
discariche, tra i quali il proprietario dell'impianto di contrada Tiritì, a
Motta Sant'Anastasia. Il dipendente regionale «rilasciava le autorizzazioni Aia
e gestiva l’ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di
consigli anche per fregare l’amministrazione pubblica».
Un funzionario della
Regione e quattro
imprenditori legati alla gestione dei rifiuti sono stati arrestati
stamattina dagli uomini della squadra mobile di Palermo. Tra loro spicca il nome
di Domenico Proto,
titolare della Oikos spa,
la ditta proprietaria del mega-impianto di contrada Tiritì-Valanghe d'inverno. Secondo le
accuse, Gianfranco Cannova (dipendente
dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) avrebbe avuto un
ruolo nella gestione delle procedure più importanti, quelle
legate al rilascio delle
autorizzazioni all'attività delle discariche. In cambio di
regali e viaggi, avrebbe agevolato gli iter d evitato agli
impianti amici controlli
e monitoraggi ai quali avrebbero dovuto invece sottostare. Un quadro di corruzione definito dagli inquirenti
molto grave nel quale sono coinvolti, oltre a Proto,
gli imprenditori Giuseppe
Antonioli (amministratore della discarica di Mazzarrà
Sant'Andrea, in provincia di Messina) e i fratelli Calogero (ex senatore della
Casa delle libertà) e Nicolò
Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento.
L'operazione,
denominata Terra mia,
ha avuto inizio nel 2011 ed è durata oltre due anni. I titolati delle indagini
hanno messo in rilievo come «questo settore amministrativo è caratterizzato da
una stratificazione normativa e
da uncomplesso e macchinoso apparato
burocratico». Elementi che hanno facilitato l'azione contestata
al presunto funzionario infedele. «La
corruzione e i corrotti sono un rifiuto speciale e pericolosi -
dichiara il procuratore aggiungo di Palermo Dino Petralia - L'imprenditore
del Catanese (Domenico Proto, ndr) aveva bisogno di ampliare la discarica a tre
milioni di metri cubi. Aveva bisogno dell'Autorizzazione integrata
ambientale. Sembra che l'azione
per ottenerla in modo illegale sia la regola». A lui fa eco il
collega Leonardo Agueci:
«Il funzionario regionale rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l'ufficio come suo feudo.
Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l'amministrazione
pubblica». Nessuna remora di controlli. «Poteva svolgere una attività illecita
con la massima disinvoltura».
Sia il sito di
contrada Tiritì-Valanghe d'inverno che l'impianto messinese
di Mazzarrà
Sant'Andrea sono sotto inchiesta da parte della dirigenza
regionale all'Ambiente per presunte violazioni compiute nella gestione dei
rispettivi impianti. Un'inchiesta avviata qualche mese fa dall'ex assessore
regionale Nicolò Marino.
Soambiente gestisce i siti agrigentini di Siculiana econtrada
Monserrato e a Noto (in provincia di Siracusa) quello
di contrada Stallaini.
A poche ore
dall'arresto di Proto, intanto, Confindustria
Catania ha sospeso la ditta Oikos, interrompendo il suo
rapporto con l'associazione. «Il provvedimento è stato adottato d'urgenza,
in ottemperanza del codice etico di Confindustria, spiegano.
TIRITÌ, TRA CAMBI DI
POLTRONE E CONFIDUSTRIA UNA SVOLTA SULLA DISCARICA DEI VELENI?
CRONACA – Il pool di
esperti inviato dall'ex assessore Nicolò Marino a verificare le condizioni
degli impianti regionali ha sollevato pesanti dubbi sul sito di proprietà della
Oikos. Irregolarità riscontrate sia nella struttura attiva da circa un anno che
in quella ormai dichiarata esaurita. Ma i passi successivi alla relazione sono
messi in dubbio dall'avvicendamento con Salvatore Calleri, considerato vicino
agli ambienti dell'associazione di imprenditori che in Sicilia ha come
vicepresidente Giuseppe Catanzaro. Proprietario della discarica più grande
dell'isola
Un cambio di poltrone alla Regione, gli
interessi di Confindustria su un settore strategico, un Comune alle prese con
la campagna elettorale. E una discarica da 2,5 milioni di metri cubi a
ridosso di due centri abitati che non smette di turbare i sonni di cittadini e
politici. Siamo finalmente a una svolta nella questione dell'impianto
della Oikos spa? La
struttura di gestione dei rifiuti sorge nel Catanese, tra Motta Sant'Anastasia e Misterbianco. È
notizia di ieri che Nicolò
Marino, assessore regionale all'Ecologia, sarà
sostituito alla guida dell'ente da Salvatore Calleri: renziano,
presidente della fondazione dedicata ad Antonino Caponnetto (era uno dei suoi
collaboratori) e considerato
vicino agli ambienti di Confindustria. L'associazione - per
bocca di uno dei suoi rappresentanti più influenti, Giuseppe Catanzaro - negli
ultimi mesi ha avuto uno scontro durissimo con Marino. Terreno di battaglia,
proprio i rifiuti. Il gruppo Catanzaro, infatti, gestisce la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento,
e l'ex assessore ha lanciato pesanti
accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando
una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
Le irregolarità individuate dalla
Regione nel sito catanese riguardano la tutela dell'ambiente e della salute e danno
ragione ai cittadini che da tempo lamentano una serie di violazioni dal punto
di vista ambientale. Paure che emergono sotto forma di un incessante e
venefico odore che avvolge i due Comuni e che sembrano avere finalmente un
riscontro ufficiale. Tutto comincia con la revisione, da parte dell'assessorato guidato ancora da
Marino, delle autorizzazioni
concesse agli operatori proprietari degli impianti nella regione.
La Oikos è gestore di un sito oramai chiuso (in contrada Tiritì) e di uno entrato in
funzione l'anno scorso nella contigua contrada Valanghe d'inverno per il
quale è stato proposto «l'avvio del procedimento di diniego dell'istanza di
rinnovo». Nella comunicazione inviata anche all'azienda della famiglia Proto,
il dirigente regionale ricorda che il 17 gennaio 2014 «è stata costituita una commissione ispettiva per
la verifica degli atti relativi alle discariche private in esercizio per
rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano». Pool che ha inviato, tre
mesi dopo, una relazione
conclusiva. Il documento mette in rilievo alcuni punti:
l'assenza delle prescrizioni del sindaco, la «mancata applicazione del principio
di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) per uno o più impianti localizzati
sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore». E poi le «difformità». Quella nel rispetto
del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come
liquidi e pneumatici), la mancanza di piani di gestione operativa e post
operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora
violazioni volumetriche, il mancato rispetto delle migliori tecnologie
disponibili, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione dei
rifiuti. Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di
conformità legislativa più volte richiamata né conseguenzialmente permette
l'effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti
autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad
alcune condizioni imposte nel decreto e nel propedeutico giudizio di
compatibilità ambientale (Via), nonché in difformità al decreto
legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente
la gestione delle
discariche e la riduzione
dell'inquinamento.
L'altra bomba ecologica è rappresentata
dall'impianto ormai saturo e chiuso di contrada Tiritì. Secondo la relazione,
la discarica è «rimasta in attività in una situazione di "non conformità legislativa" per
tutto il periodo esaminato dal 1999 al 2006». La Prefettura di Catania «ha di
fatto utilizzato una discarica che non era in possesso dei requisti di legge
(tecnici e autorizzativi) per lo smaltimento dei rifiuti urbani». Anche qui la commissione segnala diverse violazioni,
compresa la mancata «inclusione dei valori limite per le emissioni fissati per
le sostanze inquinanti». Assente anche il giudizio di compatibilità ambientale.
E, come sottolineano i dirigenti dell'assessorato, l'impianto sarebbe rimasto
operativo «anche in data successiva alla scadenza dell'autorizzazione in
assenza di valida autorizzazione, e lo è tutt'oggi in fase di gestione post
operativa delle vasche esaurite». Anche per queste ragioni la Oikos è chiamata
a effettuare l'analisi di suolo
e acque sotterranee «per escludere l'esistenza di fenomeni
di degrado ambientale e di potenziale contaminazione delle matrici acque, suolo
e aria». All'azienda viene chiesto un «piano di indagini» che analizzi
«arealmente e tridimensionalmente l'estensione delle aree della discarica di
contrada Tiritì oggetto di abbancamento rifiuti a far data dal primo utilizzo
storico (1983)». Il piano dovrà essere redatto sotto la vigilanza dell'Arpa e della Provincia e
a curare il coordinamento saranno il dipartimento regionale e la Prefettura
catanese.
Per domani è convocata una conferenza dei servizi presieduta
da Marco Lupo, dirigente generale del dipartimento dell'Acqua e dei rifiuti,
area di competenza dell'ormai ex assessore Marino. «È un momento
importante, perché la Regione riconosce le ragioni dei comitati», spiega Massimo La Piana, coordinatore di
uno dei due movimenti cittadini che nei Comuni interessati da tempo portano
avanti la battaglia contro la discarica, quello di Misterbianco. L'appuntamento
di domani, nel quale la Oikos avrà la possibilità di difendersi, è importante
anche per l'altro paese, Motta, alle prese con la campagna elettorale che
porterà al voto tra circa un mese. Il sindaco uscente e candidato, Angelo Giuffrida, a lungo è stato
criticato per non aver affiancato i cittadini nelle numerose proteste e adesso,
finalmente, prende posizione. «Domani
dovrebbe dare parere negativo», anticipa La Piana. Una
previsione confermata anche sul sito internet
del primo cittadino. I due sindaci hanno anche manifestato
pubblicamente il proprio sostegno a Nicolò Marino, esortando il governatore
Rosario Crocetta a mantenere il magistrato al comando del settore. Eppure l'ex
assessore non ha sempre goduto delle simpatie dei comitati, così come il
sindaco mottese. «Personalmente, il cambio di direzione può starmi anche
bene pur di raggiungere il risultato», osserva pragmaticamente Massimo La
Piana. «Quello di domani è un punto fondamentale: se non dovessero
rinnovare l'autorizzazione alla Oikos, si bloccherebbe la discarica».
Ovviamente l'azienda potrà ricorrere al Tribunale amministrativo regionale, «ma
intanto sarebbe un
riconoscimento per la nostra battaglia», spiega il coordinatore
del movimento.
Il nodo successivo da sciogliere è
quello relativo alla figura del
nuovo assessore. «La nomina di Salvatore Calleri, in
questo momento, complica la questione», riconosce con una certa preoccupazione
La Piana. «Bisogna vedere quanto ci metterà a rivedere il caso, se bloccherà l'iter o - come
sperano i cittadini - agirà in
continuità amministrativa». I timori degli abitanti risiedono
tutti nel legame tra il leader toscano del Megafono e Confindustria.
Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro, dato che
Giuseppe Catanzaro ne è il vicepresidente, oltre a guidare quella che è oggi la
discarica più grande della Sicilia. «Laicamente cercheremo un contatto e
chiederemo urgentemente un incontro», promette La Piana.
Carmelo Catania - 11/07/2014
E giunta la parola fine per la discarica di
Mazzarrà Sant’Andrea?
Marco Lupo, dirigente generale del
Dipartimento Enegia e rifiuti della Regione, ha avviato il procedimento di
“diniego all’istanza di rinnovo” delle Autorizzazioni integrate ambientali
concesse a Tirrenoambiente nel 2009, e scadute lo scorso 21 maggio senza che
l’attività di smaltimento venisse interrotta, con le quali si consentiva alla
società partecipata del comune di Mazzarrà Sant’Andrea di ampliare, per la
terza volta nell’arco di un decennio, la discarica di contrada Zuppà e
realizzare un impianto di selezione e biostabilizzazione e al cui interno
opera, dal 2008, anche un impianto di produzione di energia elettrica dalla
combustione del biogas da discarica, impianto, ricordiamo, sequestrato per ben
due volte dalla procura di Barcellona e “sanato” solo lo scorso anno da un
provvedimento regionale.
Ricordiamo anche che i due provvedimenti per
i quali oggi la Regione nega il rinnovo erano stati annullati da due sentenze
del Tar di Catania per evidenti violazioni nell’iter autorizzativo. Era stato
cancellato dalle carte geografiche un intero paese che, complice la miopia
delle istituzioni, da troppo tempo è costretto a subire l’inquinamento
derivante da una discarica che non sarebbe mai dovuta nascere.
Oggi, nonostante il ribaltamento di quelle
due sentenze da parte del Cga, che non aveva riconosciuto la legittimazione ad
agire dei ricorrenti cittadini di Furnari, a seguito dell’istruttoria svolta
dalla Commissione ispettiva nominata dall’ex assessore Marino sono state
accertate “criticità tecniche nei provvedimenti autorizzatorie e “molteplici
violazioni della normativa di riferimento” .
Gli ispettori della regione hanno
evidenziato come “la discarica è stata gestita in fase operativa in assenza
delle garanzie finanziarie obbligatorie e lo è tutt’oggi in assenza di
autorizzazione all’esercizio a far data dalla scadenza del decreto AIA”.
Inoltre viene contestata alla Tirrenoambiente “la mancata inclusione dei valori
limite per le emissioni fissate per le sostanze inquinanti”, la “mancata
indicazione degli opportuni requisiti di controllo delle emissioni, nonché
l’obbligo di comunicare alle autorità competenti ed ai comuni interessati i
dati relativi ai controlli delle emissioni”.
E infine, la “mancanza dei pareri degli enti
preposti secondo il regime vincolistico, poichè l’area ricade nel Piano
stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico del torrente Mazzarrà”.
Una discarica, sottolinea la Commissione
ispettiva “realizzata in difformità al decreto legislativo 36/2003, nella zona
di rispetto dove insistono i pozzi ad uso idropotabile (lo andiamo ripetendo,
inascoltati, dal 1999) di approvvigionamento del comune di Furnari” e le cui
“modalità di impermeabilizzazione” non sono “conformi” a quanto previsto dal
decreto 36/2003,
Un quadro, quello rilevato dal Dipartimento,
che avendo “forti ripercussioni di carattere ambientale nell’ambito della
effettiva protezione messe in atto ed esistente nelle matrici, suolo,
sottosuolo ed acque”, in aggiunta all’avvio delle procedure di infrazione per
non aver ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive
75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e
la gestione delle discariche, dovrebbe portare alla definitiva chiusura del
sito.
Tirrenoambiente ha a disposizione solo dieci
giorni di tempo per produrre le proprie contro-deduzioni. Poi la Regione
esaminerà la documentazione prodotta e nella conferenza di servizi del 2
settembre presso gli uffici del Dipartimento Acque e Rifiuti.
REGIONE, CROCETTA NOMINA I NUOVI
ASSESSORI I CATANESI FIUMEFREDDO E TORRISI IN GIUNTA
POLITICA – Il presidente della Regione Sicilia ha reso
noti i nomi dei nuovi assessori regionali ieri sera in tarda serata. Un squadra
che cambia per metà, con sei nuove nomine. Entrano nel gioverno regionale anche
tre catanesi: sono Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonio
Caponnetto; Antonio Fiumefreddo, noto penalista e politico etneo; e Nico
Torrisi, imprenditore e già presidente della Sac, la società di gestione
dell'aeroporto di Fontanarossa
E' arrivato ieri in
tarda serata l'annuncio della nuova squadra di governo del presidente della
Regione Sicilia Rosario Crocetta.
Un rimpasto deciso dopo lunghe settimane di confronti, anche aspri, all'interno
dei partiti di maggioranza, e che vede cambiare sei assessori su dodici. Rinconfermate Lucia Borsellino (Salute), Nelli Scilabra (Formazione), Mariarita Sgarlata (Beni
culturali), Patrizia Valenti (Funzione
pubblica e personale), Michela
Stancheris(Servici sociali e Famiglia) e Linda Vancheri (Attività
produttive). I nuovi assessori – la maggior parte ancora in attesa di
delega – sono:
- Roberto Agnello, avvocato palermitano,
esperto di bilancio, ha lavorato presso il Ministero della Salute, in
quota Pd.
- Giuseppe Bruno, avvocato palermitano, anche
lui in quota Pd.
- Salvatore Calleri, nato a Catania e residente
a Firenze da molti anni, presidente nazionale della Fondazione Caponnetto.
Uomo di fiducia del governatore, avrà la delega all'Energia.
- Antonio Fiumefreddo, noto penalista etneo, già
legale di Raffaele Lombardoe
notissimo alle cronache politiche catanesi: candidato a sindaco di Catania
nel 2001, è stato successivamente assessore alla Cultura nella giunta di Umberto Scapagnini,
suo avversario nella tornata elettorale. Nel 2008 l'allora presidente
della regione Raffaele Lombardo lo nomina commissario straordinario del
teatro Massimo Bellini, ruolo per il quale è stato molto contestato. Nel 2010 fonda il giornale Sudpress,
attraverso il quale si consuma un violento scontro proprio con Lombardo.
Oggi è anche professore della Link University di Roma. In quota Drs
(Democratici riformisti per la Sicilia).
- Paolo Ezechia Reale, avvocato di Siracusa, in
quota Articolo 4.
- Nico Torrisi, dottore
commercialista, imprenditore del settore turistico di Catania come
amministratore dell'hotel Baia
Verde. Per poco tempo, nel 2012 è stato presidente della Sac, la
società che gestisce l'aeroporto catanese di Fontanarossa. È in quota Udc.
Dallo staff del
governatore Crocetta, informano che non c'è ancora una data stabilita per
quanto riguarda l'assegnazione delle deleghe specifiche dei nuovi assessori,
che potrebbe avvenire entro il fine settimana.
MAZZARRÀ, DISCARICA INQUINANTE: DUE BUROCRATI
REGIONALI INDAGATI PER FALSO IDEOLOGICO
Nel mirino della procura di
Barcellona Pozzo di Gotto Gianfranco Cannova, già in cella per
l'indagine su rifiuti e tangenti, e Vincenzo Sansone. Nel 2009
rilasciarono un'autorizzazione alla società TirrenoAmbiente che gestiva il
sito. Sotto inchiesta anche Armando Cappadonia, funzionario
dell'Arpa
di MANUELA MODICA
Cinque avvisi di
garanzia per reato ambientale e falso ideologico. Si estende l'inchiesta della
procura di Barcellona Pozzo di Gotto sulla discarica di Mazzarrà Sant'Andrea.
Altre cinque persone risultano adesso indagate: tra loro, due funzionari
dell'assessorato regionale al Territorio e un funzionario dell'Arpa, agenzia
regionale per l'ambiente, per i quali viene ipotizzato il reato di falso
ideologico commesso da pubblico ufficiale.
Si tratta di Gianfranco Cannova, già detenuto al
Pagliarelli di Palermo perché accusato di aver incassato tangenti per favorire
alcuni imprenditori nel settore delle discariche, e Vincenzo Sansone, dirigente
generale del dipartimento regionale tecnico. A entrambi viene contestata
un'autorizzazione rilasciata alla società che gestisce la discarica, la TirrenoAmbiente Spa, nel febbraio del
2009. Armando Cappadonia, funzionario dell'Arpa, è invece indagato per
un'autorizzazione rilasciata nel 2006.
Dopo la richiesta di
sequestro, firmata lo scorso 3 novembre e nella quale risultavano indagati gli
ex amministratori di TirrenoAmbiente Antonio
Crisafulli, Giuseppe Antonioli (già con divieto di
dimora in Sicilia a seguito di un'indagine per corruzione di un dirigente
regionale) e Pino Innocenti, il prossimo 16
dicembre la procura avvierà una verifica, non ripetibile in dibattimento, per
accertare la presenza di eventuale inquinamento nel sito della discarica.
Le indagini si estendono anche a Sebastiano Giambò, ex sindaco di Mazzarrà Sant'Andrea, già presidente del Cda di
TirrenoAmbiente, oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna in primo grado
nell'ambito dell'operazione Vivavio della Dda di Messina, per concorso esterno
in associazione mafiosa, e Francesco Cannone, anche lui ex presidente del Cda
della stessa società. Per loro la procura ipotizza il reato ambientale.
Si attende adesso la
verifica disposta dalla procura per il prossimo 16 dicembre: a eseguirla sarà
l'ingegnere Francesco Melidoro, lo stesso che nel rapporto del 17
settembre aveva rilevato: "Le acque sotterranee della discarica presentano
notevoli indici di inquinamento, sulle pareti della discarica esistono
situazioni di criticità correlate con fuoriuscita di percolato tali da generare
locali profonde incisioni... e le condizioni precarie di equilibrio del corpo della
discarica... potrebbero portare fenomeni gravitativi o franosi di rilevante
pericolo per l'ambiente e per l'incolumità delle persone, i quali potrebbero
manifestarsi in un breve medio periodo di tempo, in occasione soprattutto di
intense precipitazioni atmosferiche".
La
discarica di Siculiana nell'occhio del ciclone
Domani Catanzaro davanti al Gip di
Agrigento
CRONACA –
A comparire davanti al giudice sarà il fratello del vice presidente di
Confindustria Sicilia, insieme con l'ex Presidente della Provincia e due
funzionari regionali. I Carabinieri parlano di autorizzazioni illegittime
rilasciate con la complicità di funzionari pubblici. Mentre le denunce dell'ex
assessore Marino vengono segnalate alla Commissione Nazionale Antimafia
Riesplode
in Sicilia, con un boato che è arrivato pure a Roma, l'affaire della gestione
delle discariche private nell'Isola. A fare detonare la bomba le
dichiarazioni che l'ex assessore regionale all'Energia e ai Rifiuti, Nicolò
Marino, aveva rilasciato
nel corso di una una intervista a Meridionews e che
ha ribadito ieri su altri organi di stampa. Dichiarazioni in cui, in buona
sostanza, Marino, che è tornato a fare il magistrato, attacca a muso
duro Confindustria Sicilia e le sue ingerenze sul governatore
Crocetta «per garantirsi delle situazioni di vantaggio con il mero
biglietto da visita dell'antimafia, privo di sostanza».
«Ritengo -
ha detto chiaramente al nostro giornale - che la mia posizione
molto dura contro l'ingerenza, anche nei settori dei rifiuti, di alcuni uomini
di Confindustria che facevano riferimento a Ivan Lo bello, Antonello Montante e
Giuseppe Catanzaro ha determinato una grande conflittualità per la quale
sono stato allontanato».
Come
già aveva fatto da assessore (e per questo, secondo una opinione diffusa è
stato 'defenestrato'), ha quindi puntato il dito contro la discarica di Siculiana, nell'agrigentino,
di cui è comproprietario il numero due dell'associazione degli industriali
siciliani, Giuseppe Catanzaro: «Catanzaro, approfittando
dell'emergenza, ha gestito per tanti anni una discarica che prima apparteneva
al comune di Siculiana» ha detto Marino a Meridionews. E ieri,
ha rincarato la dose: «Il problema è che Catanzaro aveva avuto un’autorizzazione
illegittima».
Nel
bel mezzo di queste polemiche e scontri all'arma bianca (querele incluse),
spunta anche una inchiesta giudiziaria sulla discarica di Siculianache va avanti da anni e
che domani finirà sul tavolo del Giudice per le Indagini preliminari di
Agrigento. Davanti al quale sono chiamati a comparire Lorenzo Catanzaro, fratello del numero
degli industriali siciliani e rappresentante legale dell'impianto, l'ex
presidente della Provincia regionale di Agrigento, nonché attuale deputato
regionale in quota Ncd, Vincenzo
Fontana, e due funzionari della Regione, Vincenzo Sansone e
Gianfranco Cannova (già rinviato a giudizio nell'inchiesta Terra Mia
sulla discarica di Mazzarò).
Il
giudice dovrà decidere se archiviare il caso, come gli ha chiesto la Procura, o
se andare avanti, come vorrebbe il Comune di Siculiana che nel procedimento è
parte offesa.
L'inchiesta
parte nel 2007 quando il Nucleo
operativo Ecologico dei Carabinieri, durante un controllo nella discarica dei
Catanzaro, contesta alcune irregolarità sul suo ampliamento. E
ipotizza per i sopra citati protagonisti di questa storia, il reato di abuso
d'ufficio, falsità materiale ed ideologica in atti pubblici e illecita gestione
di una discarica per rifiuti solidi urbani.
I
Catanzaro, in buona sostanza, secondo i Carabinieri, hanno ottenuto le
autorizzazioni necessarie a gestire ed ampliare la loro
discarica, attraverso falsa
documentazione e con la complicità di funzionari pubblici.
Ricordiamo che la storia di questo impianto è controversa sin dall'origine.
Parliamo di una discarica che era pubblica, e che come in un racconto di
Pirandello, un bel giorno si risveglia privata (qui vi abbiamo
raccontato la sua storia nel dettaglio).
Come
finirà questa storia sul piano giudiziario è difficile da prevedere.
Quello
che è certo è che il vaso di Pandora del business rifiuti ormai è stato
scoperchiato, e come abbiamo detto all'inizio, del suo contenuto si parlerà
anche a Roma. Sempre ieri, infatti,
Erasmo Palazzotto, deputato palermitano alla Camera, ha inviato una
lettera alla Commissione Nazionale Antimafia,invitandola
ad indagare sulle denunce di Marino sul ruolo di Confindustria e del
Senatore Beppe Lumia.
AUTORIZZAZIONI PER LA DISCARICA DI
SICULIANA, QUATTRO INDAGATI IN TRIBUNALE
„Tutto partì da una denuncia dei
carabinieri del Noe, i quali denunciarono i due funzionari dell'Assessorato
regionale "Tutela ed Ambiente", il rappresentante legale della
"Catanzaro" e l'allora presidente della Provincia di Agrigento, ritenendoli
responsabili, a vario titolo, di abuso d'ufficio, falsità materiale ed
ideologica “
Sono
comparsi oggi dinnanzi al Gip del Tribunale di Agrigento, Ottavio Mosti, la
"Catanzaro costruzioni", l’ex presidente della Provincia Enzo Fontana
e i dirigenti regionali Vincenzo Sansone e
Gianfranco Cannova, coinvolti in un presunto abuso d'ufficio nelle
procedure di allargamento della discarica
di contrada Materano, a Siculiana. SI attende la
decisione del giudice rispetto all’eventuale accoglimento della richiesta di
archiviazione avanzata dal pubblico ministero.
Tutto
partì nel 2007 da una denuncia dei carabinieri del Noe,
i quali denunciarono i due funzionari dell’Assessorato regionale “Tutela ed
Ambiente”, il rappresentante legale della “Catanzaro” e l’allora presidente
della Provincia di Agrigento, ritenendoli responsabili, a vario titolo, di
abuso d’ufficio, falsità
materiale ed ideologica commessa in atti pubblici, nonché
per “illecita gestione di una
discarica per rifiuti solidi urbani”.
Autorizzazioni per la discarica di Siculiana, quattro
indagati in Tribunale
“Ci
sottoponiamo con serenità al giudizio”, è stato il commento della ditta
che gestisce l’impianto.
CANNOVA
SANSONE SETTEMBRE 2008 DRS 996 30 SETT E DRS 1457 16 DIC 2008 CISMA
AMBIENTE CONTRADA BAGALLI MELILLI
CANNOVA SANSONE ZUCCARELLO TIRRENO AMBIENTE OIKOS
SICULIANA RELAZIONE COMMISSIONE DISCARICA OIKOS 2014
MAZZARRÀ: ALTRI CINQUE INDAGATI PER LA DISCARICA SOTTO SEQUESTRO
Si allarga l’inchiesta
della procura di Barcellona. Ora l’inchiesta coinvolge altre cinque persone:
tra questi, due funzionari dell’assessorato regionale al Territorio e un
funzionario dell’Arpa. Le ipotesi: reato ambientale e falso
ideologico
di Redazione
Cinque avvisi di garanzia per reato ambientale e falso
ideologico. L’inchiesta della procura di Barcellona Pozzo di Gotto sulla
discarica di Mazzarrà Sant’Andre si allarga e coinvolge altre cinque persone:
due funzionari dell’assessorato regionale al Territorio e un funzionario
dell’Arpa, agenzia regionale per l’ambiente, per i quali viene ipotizzato il
reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. I nuovi indagati
sono Gianfranco Cannova, già detenuto nel carcere di
Pagliarelli di Palermo perché accusato di aver incassato tangenti per favorire
alcuni imprenditori nel settore delle discariche, e Vincenzo Sansone, dirigente generale
del dipartimento regionale tecnico. Sono accusati entrambi di aver rilasciato
nel febbraio del 2009 un’autorizzazione alla società che gestisce la discarica,
la TirrenoAmbiente Spa. Il terzo indagato è Armando Cappadonia, funzionario dell’Arpa, per
un’autorizzazione rilasciata nel 2006. Gli ultimi due coinvolti nell’indagine
sono Sebastiano Giambò, ex sindaco di
Mazzarrà Sant’Andrea, già presidente del Cda di TirrenoAmbiente, oggi agli
arresti domiciliari dopo la condanna in primo grado nell’ambito dell’operazione
Vivavio della Dda di Messina, per concorso esterno in associazione mafiosa, e Francesco Cannone, anche lui ex presidente del Cda della stessa
società. Per loro la procura ipotizza il reato ambientale.
I cinque si aggiungono ai primi tre nomi iscritti nel registro
degli indagati subito dopo la richiesta di sequestro della
discarica, firmata lo scorso 3 novembre: gli ex amministratori diTirrenoAmbiente Antonio
Crisafulli, Giuseppe Antonioli (già con divieto di dimora in Sicilia
a seguito di un’indagine per corruzione di un dirigente regionale) e Pino Innocenti.
Si attende adesso la verifica dei livelli di inquinamento disposta dalla procura di Barcellona per il prossimo 16
dicembre: l’esperto incaricato per i rilievi è l’ingegnere Francesco Melidoro, lo stesso
che nel rapporto del 17 settembre aveva rilevato: “Le acque sotterranee della
discarica presentano notevoli indici di inquinamento, sulle pareti della
discarica esistono situazioni di criticità correlate con fuoriuscita di
percolato tali da generare locali profonde incisioni… e le condizioni precarie
di equilibrio del corpo della discarica… potrebbero portare fenomeni
gravitativi o franosi di rilevante pericolo per l’ambiente e per l’incolumità
delle persone, i quali potrebbero manifestarsi in un breve medio periodo di
tempo, in occasione soprattutto di intense precipitazioni atmosferiche”.
MAZZARÀ SANT’ANDREA,
SEQUESTRATA LA DISCARICA PER RIFIUTI GESTITA DALLA TIRRENO AMBIENTE S.P.A.
E’ avvenuto alle 11,30
di questa mattina a Mazzarrà Sant’Andrea. I
Carabinieri della Compagnia di Barcellona P. G. al Nucleo Operativo Ecologico
di Catania hanno dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dal G.I.P. del
Tribunale di Barcellona P. G., su richiesta della locale Procura della
Repubblica, della discarica per rifiuti non pericolosi gestita dalla
“Tirrenoambiente S.P.A.” situata in contrada Zuppa.
Il provvedimento è
stato adottato nell’ambito delle indagini avviate dalla Procura della
Repubblica diBarcellona P. G. a seguito della relazione elaborata dalla Commissione ispettiva per la verifica degli atti
relativi alle discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site
nel territorio siciliano istituita con D.A. n. 54 del
17/01/2014. Lo sviluppo delle indagini delegate ai Carabinieri, con l’ausilio
di tecnici del settore, hanno permesso di accertare la realizzazione di lavori
di sbancamento propedeutici ad un ulteriore ampliamento della discarica in
totale assenza di autorizzazioni edilizie.
E’ stato anche
accertato che l’abbancamento di rifiuti in discarica violava le prescrizioni
contenute e richiamate nei provvedimenti autorizzativi, condotta che integra il
reato previsto dall’art. 256 c. 3-4 del decreto legislativo n. 152 del
2006. Nello specifico, sono
stati conferiti in discarica oltre 1 milione di mc. di rifiuti ulteriori
rispetto ai rifiuti abbancabili. La illegittima coltivazione è avvenuta in
sopraelevazione, comportando concreto rischio di fenomeni franosi con rilevante
pericolo per l’ambiente e per la incolumità delle persone. Sulle pareti della
discarica sono state rilevate situazioni di criticità, con fuoriuscita di
percolato. E’ stato anche accertato che le acque sotterranee della discarica
presentano notevoli indici di inquinamento. Per i reati
ravvisati rispetto ai fatti di cui sopra, sono stati notificati ai tre indagati, C. A. di anni 53, A. G. di anni
53 e I. G. di anni 61, altrettanti avvisi di garanzia.
La discarica di
Mazzarrà Sant’Andrea (ME) è da diverso tempo al centro delle cronache anche a
seguito della condanna ad 8 anni di reclusione per concorso esterno in
associazione mafiosa dell’ex Presidente del Consiglio di Amministrazione,
Sebastiano Giambò, per fatti attinenti la carica ricoperta.
Di recente la
discarica è stata oggetto dei lavori della Commissione Parlamentare Antimafia
nell’ultima visita effettuata a Messina e Barcellona P. G
Una svolta sulla discarica dei
veleni?
La commissione istituita
dall’ex assessore Marino per verificare le condizioni degli impianti privati
ha sollevato pesanti dubbi sul sito di proprietà della Tirrenoambiente. Diverse
le irregolarità riscontrate.
Quella della
discarica di contrada Zuppà, una delle tre più grandi discariche private
siciliane, è una storia lunga più di dieci anni e più volte al centro di
inchieste tra commistioni politico-affaristico-mafiose. Un’enorme collina
d’argilla e spazzatura posta a cavallo tra i comuni di Mazzarrà Sant’Andrea e
Furnari, in cui ogni giorno arrivano oltre 700 tonnellate di rifiuti prodotti
da Messina e altre provincie.
Raccolte, triturate,
trasportate e interrate dagli operai della Tirrenoambiente Spa, l’azienda guidata
da Giuseppe Antonioli che incamera circa 70.000 euro al giorno (in media ogni
tonnellata viene pagata 100 euro), una miniera d’oro per i gestori.
Nonostante la
Regione abbia approvato da tempo un deliberato che impone una distanza minima
di 5 chilometri tra le discariche e i centri abitati, l’invaso sorge ad appena
400 metri dal centro abitato di Furnari, abitato da oltre 3 mila persone,
appestando l’aria con miasmi e un fetore insopportabile, tanto da non poter
aprire le finestre nemmeno d’estate.
Potrebbe finalmente prospettarsi una svolta nella questione
dell’impianto della Tirrenoambiente.
La commissione ispettiva
Tutto comincia con
la revisione, da parte dell’assessorato regionale all’Energia, guidato ancora
da Nicolò Marino, delle autorizzazioni concesse agli operatori proprietari
degli impianti privati nella regione.
Per l’impianto di
contrada Zuppà, entrato in funzione nel 2003, è stato proposto «l’avvio del
procedimento di diniego dell’istanza di rinnovo». Nella comunicazione inviata
anche all’azienda partecipata dal comune di Mazzarrà Sant’Andrea, il dirigente
regionale Marco Lupo ricorda che il 17 gennaio 2014 «è stata costituita una
commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle discariche
private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano».
Commissione che ha sollevato pesanti dubbi sul sito di Mazzarrà.
Le irregolarità
individuate dal pool investigativo, raccolte in una relazione conclusiva di
170 pagine depositata lo scorso giugno, nel sito messinese riguardano la tutela
dell’ambiente e della salute e danno ragione ai cittadini di Furnari che da tempo
lamentano una serie di violazioni dal punto di vista ambientale.
Paure che sembrano avere finalmente un riscontro
ufficiale.
Carenze e violazioni
Il documento mette
in rilievo alcuni punti: l’assenza delle prescrizioni del sindaco, la «mancata
applicazione del principio di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale)
per uno o più impianti localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo
gestore». E poi le «difformità». Quella nel rispetto del programma di riduzione
dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come liquidi e
pneumatici), la mancanza dell’obbligo di trattamento dei rifiuti, dei piani di
gestione operativa e post operativa, sorveglianza e controllo e ripristino
ambientale. E ancora violazioni volumetriche, la mancanza di coerenza con il
piano regionale di gestione dei rifiuti.
Inoltre, «il decreto
Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformità legislativa più
volte richiamata né conseguenzialmente permette l’effettuazione di controlli
efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse
della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità
ad alcune condizioni imposte nel decreto Aia, nonché in difformità al decreto
legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la
gestione delle discariche e la riduzione dell’inquinamento.
E ancora « la
legittimità dell’atto è palesemente inficiata dall’assenza agli atti del
preventivo giudizio di compatibilità ambientale positivo» (Via), non sono
conformi l’impermeabilizzazione, e manca l’indicazione della capacità totale
dell’impianto. Non solo, il progetto della barriera di confinamento realizzata
al di sotto del corpo rifiuti non è stato trasmesso: ciò non rende possibile
attestare se la base dell’ampliamento non si attesti su aree già coltivate.
Gli ispettori
inoltre fanno notare come alcune aree intermedie fra la nuova e la vecchia
discarica storica siano «oggetto di coltivazione ed abbancamento». Le immagini
tratte da Google Earth «sembrerebbero confermare l’avvenuto sbancamento in
tempi non definiti».
Infine, «non risulta
che il piano finanziario sia stato mai trasmesso ed approvato, così come le
garanzie finanziarie». Alla commissione, inoltre, «non è chiaro» se la polizza
assicurativa sia scaduta a maggio del 2012 e soprattutto se sia stata adeguata
dopo l’ampliamento.
Decisione rinviata a settembre
Tirrenoambiente, che
ha annunciato la chiusura del sito per il prossimo 31 agosto per esaurimento
della capienza, avrebbe stilato un documento con le contro deduzioni.
Il prossimo 2
settembre a Palermo è stata convocata una conferenza dei servizi alla quale è stato
invitato anche il comune di Furnari, che ottiene finalmente il riconoscimento
delle proprie ragioni.
Un appuntamento che
potrebbe essere fondamentale: se le criticità riscontrate non dovessero essere
risolte, la Regione esprimerà parere negativo al rinnovo delle autorizzazioni.
Ma i passi
successivi sono messi in dubbio dall’avvicendamento di Marino con Salvatore
Calleri, considerato vicino agli ambienti di Confindustria.
Il “modello Marino”
prevedeva di togliere il monopolio delle discariche ai privati e fare i
controlli sui prezzi di conferimento in discarica.
Ed è proprio sui
rifiuti che nei mesi scorsi l’ex assessore si è scontrato con Giuseppe
Catanzaro, che di Confindustria è vicepresidente, lanciando pesanti accuse sui
presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di querele e
richieste di risarcimento milionarie.
I timori degli
abitanti di Furnari risiedono tutti in questo legame tra il leader toscano del
Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del
gruppo Catanzaro.
Come agirà la Regione, alla luce di quanto evidenziato dalla
commissione ispettiva?
Calleri bloccherà l’iter o – come sperano i cittadini – agirà in
continuità amministrativa?
Mazzette alla Regione
Negli stessi giorni
in cui all’assessorato si avviava l’iter del procedimento di diniego delle
autorizzazioni, la procura di Palermo portava a termine l’operazione “Terra
Mia”, ordinando l’arresto proprio dell’amministratore delegato di
Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, insieme ad altri tre imprenditori della
“munnizza” (Domenico Proto della Oikos di Misterbianco, Calogero e Nicolò
Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento e del funzionario
dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco Cannova, figura
chiave di un sistema di corruzione messo in atto per raggirare il sistema di
autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti.
Gravi i danni
ambientali
Secondo gli
investigatori il quadro di corruzione emerso è molto grave, in quanto ha messo
a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi
danni ambientali.
Nel corso delle
indagini, polizia e Noe dei carabinieri, hanno constatato che «questo settore
amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un
complesso e macchinoso apparato burocratico che ha consentito al funzionario
infedele, pur non rivestendo un ruolo apicale, di “giostrare” nella gestione
delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli
imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e
monitoraggio della pubblica amministrazione consentendo loro in questo modo di
superare indenni tutti i controlli.
Cannova, secondo l’accusa, gestiva
il suo ufficio come un feudo, ricevendo regalie e ingenti somme di denaro dai diversi
imprenditori che attendevano dal suo ufficio le autorizzazioni amministrative
per l’esercizio delle discariche e che si vedevano garantire una corsia
preferenziale per le loro pratiche. Il funzionario, inoltre, avvertiva in
anticipo le imprese dei controlli o le informava del risultato di riunioni in
assessorato.
Quell’Audi sospetta
Nei confronti del dipendente regionale l’ex assessore regionale
al Territorio Mariella Lo Bello aveva presentato lo scorso marzo un esposto. Il
funzionario: aveva predisposto un atto che bloccava l’autorizzazione a una
discarica di Gela. A quel punto l’assessore Lo Bello, insospettita dallo
“strano” comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di
una conferenza dei servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo
stesso Cannova che aveva rilasciato l’Autorizzazione
integrata ambientale per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea,
omettendo la vicinanza al centro abitato di Furnari.
Nell’ottobre del 2008 il funzionario
acquista un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento
all’amministratore delegato della società alla quale era stata rilasciata
l’autorizzazione. «Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una
denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto
che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise
accelerazioni», commentava la Lo Bello.
Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non
possiede le caratteristiche di conformità legislativa più volte richiamata né
conseguenzialmente permette l’effettuazione di controlli efficaci sulle
attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le
attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad alcune
condizioni imposte nel decreto Aia, nonché in difformità al decreto legislativo
36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la gestione
delle discariche e la riduzione dell’inquinamento.
E ancora « la
legittimità dell’atto è palesemente inficiata dall’assenza agli atti del
preventivo giudizio di compatibilità ambientale positivo» (Via), non sono
conformi l’impermeabilizzazione, e manca l’indicazione della capacità totale
dell’impianto. Non solo, il progetto della barriera di confinamento realizzata
al di sotto del corpo rifiuti non è stato trasmesso: ciò non rende possibile
attestare se la base dell’ampliamento non si attesti su aree già coltivate.
Gli ispettori inoltre
fanno notare come alcune aree intermedie fra la nuova e la vecchia discarica
storica siano «oggetto di coltivazione ed abbancamento». Le immagini tratte da
Google Earth «sembrerebbero confermare l’avvenuto sbancamento in tempi non
definiti».
Infine,
«non risulta che il piano finanziario sia stato mai trasmesso ed approvato,
così come le garanzie finanziarie». Alla commissione, inoltre, «non è chiaro»
se la polizza assicurativa sia scaduta a maggio del 2012 e soprattutto se sia
stata adeguata dopo l’ampliamento.
Decisione
rinviata a settembre
Tirrenoambiente,
che ha annunciato la chiusura del sito per il prossimo 31 agosto per
esaurimento della capienza, avrebbe stilato un documento con le contro
deduzioni.
Il
prossimo 2 settembre a Palermo è stata convocata una conferenza dei servizi
alla quale è stato invitato anche il comune di Furnari, che ottiene finalmente
il riconoscimento delle proprie ragioni.
Un
appuntamento che potrebbe essere fondamentale: se le criticità riscontrate non
dovessero essere risolte, la Regione esprimerà parere negativo al rinnovo delle
autorizzazioni.
Ma i
passi successivi sono messi in dubbio dall’avvicendamento di Marino con
Salvatore Calleri, considerato vicino agli ambienti di Confindustria.
Il
“modello Marino” prevedeva di togliere il monopolio delle discariche ai privati
e fare i controlli sui prezzi di conferimento in discarica.
Ed è
proprio sui rifiuti che nei mesi scorsi l’ex assessore si è scontrato con
Giuseppe Catanzaro, che di Confindustria è vicepresidente, lanciando pesanti
accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di
querele e richieste di risarcimento milionarie.
I
timori degli abitanti di Furnari risiedono tutti in questo legame tra il leader
toscano del Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il
nome del gruppo Catanzaro.
Come
agirà la Regione, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione ispettiva?
Calleri
bloccherà l’iter o – come sperano i cittadini – agirà in continuità
amministrativa?
Mazzette alla Regione
Negli
stessi giorni in cui all’assessorato si avviava l’iter del procedimento di
diniego delle autorizzazioni, la procura di Palermo portava a termine
l’operazione “Terra Mia”, ordinando l’arresto proprio dell’amministratore
delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, insieme ad altri tre
imprenditori della “munnizza” (Domenico Proto della Oikos di Misterbianco,
Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento e
del funzionario dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco
Cannova, figura chiave di un sistema di corruzione messo in atto per raggirare
il sistema di autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti.
Gravi
i danni ambientali
Secondo
gli investigatori il quadro di corruzione emerso è molto grave, in quanto ha
messo a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da
gravi danni ambientali.
Nel
corso delle indagini, polizia e Noe dei carabinieri, hanno constatato che
«questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione
normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico che ha consentito
al funzionario infedele, pur non rivestendo un ruolo apicale, di “giostrare”
nella gestione delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti,
agevolando gli imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di
controllo e monitoraggio della pubblica amministrazione consentendo loro in
questo modo di superare indenni tutti i controlli.
Cannova,
secondo l’accusa, gestiva il suo ufficio come un feudo, ricevendo regalie e
ingenti somme di denaro dai diversi imprenditori che attendevano dal suo
ufficio le autorizzazioni amministrative per l’esercizio delle discariche e che
si vedevano garantire una corsia preferenziale per le loro pratiche. Il
funzionario, inoltre, avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le
informava del risultato di riunioni in assessorato.
Quell’Audi
sospetta
Nei
confronti del dipendente regionale l’ex assessore regionale al Territorio
Mariella Lo Bello aveva presentato lo scorso marzo un esposto. Il funzionario:
aveva predisposto un atto che bloccava l’autorizzazione a una discarica di
Gela. A quel punto l’assessore Lo Bello, insospettita dallo “strano”
comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di una
conferenza dei servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo stesso
Cannova che aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per
l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, omettendo la vicinanza
al centro abitato di Furnari.
Nell’ottobre
del 2008 il funzionario acquista un’Audi A6 in Lombardia, in una
concessionaria che faceva riferimento all’amministratore delegato della società
alla quale era stata rilasciata l’autorizzazione. «Abbiamo così trasferito il
funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per
oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per
le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.
CANNOVA ORDINANZA DI
CUSTODIA CAUTELARE CANNOVA ARCHITETTO GIANFRANCO 7485 11 10308 11
ORDINANZA-CANNOVA-PROTO-F.LLI-SODANO
REGIONE, BANCOMAT DELLA
CORRUZIONE: IN UN ANNO CENTO MILIONI DI TANGENTI
Dalla pubblicità all'energia: ecco perché nell'Isola dilaga il
malaffare
di ANTONIO FRASCHILLA
TANGENTI e malaffare
per oltre 100 milioni di euro in poco più di un anno nell'isola del tesoro. Nel
mirino la Regione, che si sta rivelando sempre di più il cuore di un sistema
che garantisce truffe da capogiro tra mazzette e scarsi controlli. Seguono a
ruota Comuni e altri enti locali: complessivamente, negli ultimi sedici mesi
soltanto la Guardia di finanza ha segnalato frodi per 520 milioni e danni
erariali per 826 milioni. Rifiuti, energia, formazione, sanità, finanziamenti
Ue sono i settori più aggrediti perché bancomat perfetti per affari milionari.
"Una nuova tangentopoli, il regno della manciugghia", ha detto il
governatore Rosario Crocetta. Un malaffare che continua però a espandersi, in
particolare proprio nei corridoi dell'amministrazione regionale, con funzionari
coinvolti in indagini e vicende poco chiare tutti rimasti spesso al loro posto
nonostante annunci mediatici di rotazioni e trasferimenti, e con politici, più
che chiacchierati, che siedono in maggioranza.
Una cosa comunque è certa: i numeri forniti dal
comando regionale della Guardia di finanza guidato dal generale Ignazio
Gibilaro sono impressionanti e lanciano l'allarme sulla corruzione in Sicilia,
che vede la Regione cuore pulsante di questo mondo nero. Basta leggere le
cronache delle indagini principali in corso delle Procure dell'isola sui fondi
del Ciapi utilizzati per pagare i politici, le tangenti versate da imprenditori
a deputati regionali per oliare le pratiche in materia di energia, le mazzette
garantite dai re dei rifiuti per avere le autorizzazioni ambientali, gli enti
di formazione in mano agli onorevoli e, nel mezzo, funzionari e dipendenti
pubblici corrotti, nella peggiore della ipotesi, distratti nella migliore.
Mentre la politica sembra confusa e annuncia riforme su riforme senza
andare al dunque: lo scenario migliore per chi vuole continuare a fare affari
illeciti all'ombra di Palazzo d'Orleans e dei Comuni dell'Isola. Cioè dei
siciliani.
Affari, tangenti e
lobby il sistema rifiuti nell'Isola costa un miliardo l'anno
ANTONIO FRASCHILLA
ECCO il risultato di anni di mala gestio in
un comparto chiave per la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente: un
sistema di smaltimento poco compatibile e un costo che è pari a 200 euro a
siciliano, neonati compresi, contro i 190 del Lazio e i 111 euro della
Lombardia. Il tutto mentre non ci sono abbastanza impianti per la
differenziata, che non a caso vede l'Isola ultima nel Paese con meno del 10 per
cento, con conseguente rischio di condanne dell'Unione europea.
Al di là delle indagini giudiziarie, che
stanno alzando il velo su tangenti, legami pericolosi con la politica e
pressioni sull'amministrazione, e hanno portato agli arresti di due
amministratori di discariche, dell'Oikos e della Tirreno ambiente, il sistema
dei rifiuti in Sicilia dopo quasi quindici anni di cattiva gestione è adesso
quasi al collasso e non è più economicamente sostenibile. Al momento i rifiuti
siciliani per il 90 per cento finiscono in quattro discariche: oltre a quelle
citate, vanno nei siti della Sicula Trasporti e della Catanzaro. La Sicilia è
attraversata da compattatori stracolmi di rifiuti. A esempio, da Termini
Imerese i mezzi partono alla volta di Mazzarà Sant'Andrea (dove per conferire
la tariffa è di 90 euro a tonnellata) oppure a Motta San'Anastasia (102 euro a
tonnellata), compiendo più di 300 chilometri tra andata e ritorno. A Bagheria
da qualche giorno gli autocompattatori carichi di rifiuti vanno a scaricare a
Siculiana nel sito gestito dalla ditta Catanzaro Costruzioni. «Il servizio reso
a Siculiana ha un costo di 78 euro per tonnellata di rifiuto contro il costo
sostenuto per andare a scaricare a Catania di 140 euro per tonnellata», ha
detto il sindaco grillino Patrizio Cinque. In media comun- que il costo per
conferire i rifiuti nelle quattro discariche siciliane private costa 100 euro a
tonnellata.
Considerando i rifiuti prodotti ogni hanno
dai siciliani, pari a 2,5 milioni di tonnellate, e che di questi ben il 90 per
cento finisce sotto terra, il costo complessivo è di 250 milioni di euro
all'anno. A questa cifra occorre aggiungere la spesa per i 13 mila addetti al
servizio, in gran parte assunti negli anni d'oro degli Ato che, chiaramente,
hanno accumulato un miliardo di euro di debiti. Nell'Isola c'è un operatore
ogni 398 abitanti, contro l'uno ogni mille di Treviso e una media nazionale di
un addetto per 680 abitanti.
Dal 2003 è scattata una corsa folle ad
assumere personale, spesso a ridosso di tornate elettorali, e i nodi sono
venuti al pettine negli ultimi anni. Oggi questi stipendi costano circa 520
milioni di euro all'anno.
Ma le spese del sistema rifiuti siciliano
non finisco qui. A queste cifre occorre aggiungere anche il 30 per cento di
spese che va per oneri di gestione, manutenzione e acquisti di attrezzature:
altri 200 milioni di euro all'anno. Il totale fa 970 milioni di euro all'anno,
circa un miliardo. A fronte di questa mole di costi, i tributi riscossi dagli
enti locali per lo smaltimento dei rifiuti Tarsu o Tia, ammontano a 650 milioni
di euro. Quindi ogni anno il sistema accumula debiti per oltre 300 milioni di
euro: oggi tra Ato e Comuni, il debito nei confronti delle imprese pubbliche e
private che lavorano nel comparto è salito così a 1,5 miliardi di euro,
nonostante i 600 milioni di euro di fondi regionali bruciati negli ultimi anni
attraverso il cosiddetto fondo di rotazione istituito proprio per aiutare i
Comuni.
Insomma, costi elevati e una macchina
mangiasoldi perfetta. Ecco il sistema della spazzatura in Sicilia, mentre la
magistratura indaga sulle tangenti e il ruolo della politica. Nel frattempo il
piano rifiuti rimane in gran parte incompiuto: i Comuni non hanno i soldi per
avviare la differenziata e dopo la fine dell'emergenza, con annesso
commissariamento affidato alla Regione, dovrebbero essere le nuove Srr ad
investire negli impianti. Sì, ma con quali fondi? Fino a quando i rifiuti
andranno a finire solo nelle discariche? Il governo Crocetta ha dichiarato
guerra ai privati coinvolti nelle indagini e minaccia di requisire le
discariche. Ma quali sono i programmi del governo per cambiare questo sistema?
Dopo gli ultimi arresti il governo Crocetta
ha dichiarato guerra ai privati Ogni dodici mesi si accumulano debiti per
trecento milioni di euro
GLI OPERATORI
In Sicilia c'è un operatore ogni 398
abitanti Da sinistra, una discarica e Palazzo d'Orleans
APPALTI E INCHIESTE, IL RITARDO DELLA POLITICA
Con
le indagini su discariche e fotovoltaico, gli inquirenti arrivano prima della
politica, malgrado i tanti campanelli d'allarme suonati in questi anni. Serve
un intervento deciso sulla burocrazia. Ma anche le imprese hanno qualcosa su
cui riflettere, a partire dalla "convenienza" della legalità
PALERMO
– L'ultimo annuncio in ordine di tempo risale a oggi,
quando il presidente Rosario Crocetta ha detto che sarà creata “una banca dati on line, il cui accesso
sarà riservato alle forze dell'ordine e alla magistratura, con tutte le
informazioni relative agli appalti pubblici della Regione". Ma la settimana horribilis per la Regione, con due
inchieste che hanno fatto tremare il Palazzo, quella sulle discariche e quella sul fotovoltaico, promette strascichi. Le indagini hanno svelato
presunti incroci pericolosi tra burocrazia e affari, storie di tangenti e
promiscuità – tutte, sia chiaro, ancora da dimostrare in sede giudiziaria – che
gettano più di un'ombra sulla burocrazia regionale. Storie che affondano le
proprie radici in quella matassa ingarbugliata di norme e codicilli, in quel
labirinto nel quale non perdersi, per cittadini e imprese, è pratica non
semplice, in quel pantano in cui le poche certezze fanno il gioco di disonesti
e avidi a scapito del diritto.
Colpisce, nelle cronache
di questi giorni, la corsa dei politici per piazzarsi primi nel gioco del
“l'avevo detto io”. Tanti si sono iscritti, eppure resta il fatto che fino
all'intervento della magistratura, lo status quo, per esempio sulla vicenda
delle discariche, era rimasto quasi intatto. “La Procura è arrivata a
conclusioni che la politica non ha saputo trarre: ha fatto prima delle
istituzioni politiche”, ha sintetizzato in un'intervista a
Livesicilia il deputato del Pd Anthony Barbagallo.
Eppure, i campanelli
d'allarme erano suonati abbondanti, dentro e fuori dal Palazzo. Sul fronte
delle energie alternative, ad esempio, una relazione dell'assessorato
all'Energia aveva sollevato già forti perplessità sulle procedure per
l'autorizzazione per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti
rinnovabili, dipingendo un quadro a dir poco caotico degli uffici. Quanto alla
vicenda rifiuti, basta sfogliare le collezioni dei giornali. Solo pochi mesi
fa, a marzo, era stata la Fit Cisl a chiedere maggiore trasparenza nel settore,
invitando la commissione Antimafia “a rendere pubblico subito l'esito dei
controlli antimafia sulle imprese che gestiscono le discariche in Sicilia, a
partire da quelle pubbliche guidate da politici che pertanto devono dare per
primi l'esempio”. Prima ancora c'erano state le esternazioni – con tanto di
polemiche interne alla giunta – degli assessori Nicolò Marino e Mariella Lo
Bello. Già a dicembre del 2010, sul Sole 24 Ore la Confindustria
siciliana denunciava come nell'Isola si rilasciassero autorizzazioni in materia
di protezione ambientale senza accertarsi che le aziende richiedenti avessero
le carte in regola per averle. Passava un anno, e nel settembre del 2011 lo
stesso vicepresidente degli industriali Giuseppe Catanzaro, imprenditore del
settore, tornava alla carica, parlando al Giornale di Sicilia di “resistenze di
pezzi malati di burocrazia e della politica che impediscono il cambiamento”,
denunciando ritardi nell'informatizzare le procedure e a lasciare traccia di
ciò che si è fatto. Nella stessa intervista Catanzaro lamentava: “Si spendono i
fondi europei per comperare un sistema informatico di gestione delle pratiche,
il Sivvi, di cui ad oggi non c’è alcuna applicazione”, aggiungeva
l'imprenditore.
Il Sivvi è un sistema informativo di valutazione di impatto
ambientalerealizzato da Sicilia e-Servizi e Sicilia e-innovazione con i
fondi europei, presentato in pompa magna nel giugno 2009 con una conferenza
stampa a cui presero parte tra gli altri l'allora assessore Pippo Sorbello e la
dirigente Rossana Interlandi. Doveva assicurare trasparenza nelle procedure. Lo
si è cominciato usare solo nel 2011, ma in assessorato non pare sia troppo
apprezzato, malgrado – spiega il dirigente generale del dipartimento Ambiente
Gaetano Gullo – “all'epoca vi furono spesi 900 mila euro”. La digitalizzazione,
spiega lo stesso Gullo, comunque c'è, sia attraverso Sivvi, sia per mezzo di un
software realizzato da risorse interne che permette consultando quest'indirizzo di seguire l'iter
delle pratiche su pagine excel.
Software o non software, il quadro
emerso dalle ultime inchieste richiede alla politica una
tempestività e una decisione nell'intervenire che fin qui non si è vista a
sufficienza. E questo al di là dei proclami e dei data base da mettere a
servizio degli investigatori. Servono piuttosto misure che davvero
semplifichino gli iter burocratici garantendo trasparenza e criteri oggettivi e
certi, interventi volti a evitare che si creino “regni” troppo lunghi negli
uffici pubblici per mezzo di rotazioni mirate (che non degenerino nel caos),
ogni sforzo possibile volto a evitare occasioni di contatti diretti tra uffici
e ditte, e in ultimo sanzioni severe per i dipendenti infedeli, premiando
invece i meritevoli e preservando questi ultimi da generalizzazioni. Insomma,
occorre che la politica ristabilisca il suo primato sulla burocrazia, che da
tempo ormai s'è ridotto invece alla sola attività di spartizione delle poltrone
più pesanti secondo criteri di appartenenza.
Ma d'altra parte, anche per le
imprese (e non solo per la politica) le inchieste di questa settimana offrono
senz'altro spunti di riflessione. Un passaggio
interessante dell'ordinanza è la conversazione tra due imprenditori coinvolti
nell'indagine, Calogero e Giovanni Sodano. Parlando di presunte richieste di
denaro da Gianfranco Cannova, il funzionario al centro dell'inchiesta, i due
commentavano: “Ora il dottore (Cannova, ndr) ci racconta le solite minchiate...
che vuole soldi... non dobbiamo dare più niente noi... non ci credo che
Catanzaro molla una lira per... per... per avere queste discariche... neanche
una lira...”. “Sì...”. “E il primo che si permette a dirgli dammi mille lire
quello lo denuncia... noi troppo esagerati siamo stati...”. Un passaggio che fa
riferimento al già citato vicepresidente degli industriali siciliani e che
sembra dar forza alla scuola di pensiero, forse ancora minoritaria, della
"legalità conveniente", per la quale - proprio come accade nei
confronti degli estorsori di Cosa nostra - la denuncia alle autorità è la
migliore e più efficace difesa per tenere alla larga eventuali corrotti e
concussori.
Rifiuti ed energia, tangentopoli di
Sicilia
di Rosario Battiato
Gli ultimi due
capitoli: l'operazione Terra Mia e le presunti tangenti per la costruzione
del parco fotovoltaico di Monreale. Nei due settori gli interessi di
criminalità organizzata, malaffare e corruzione. Un sistema denunciato
da anni e mai colpito
|
PALERMO – In Sicilia, i rifiuti e l'energia sono due panieri
ricchi di risorse e braccati da interessi milionari non sempre trasparenti.
Nessuno stupore, pertanto, se proprio in questi settori si sono annidati gli
scandali della nuova tangentopoli siciliana. La storia dell'Isola è ricca di
esempi, ma i fatti più recenti hanno riguardato l'inchiesta Terra Mia e
l'affare del parco fotovoltaico di Monreale.
Come tanti altri
avevano fatto prima di lui, anche l'assessore
regionale all'Energia, Salvatore Calleri, ha tuonato contro la
corruzione nella Pubblica amministrazione e ha ribadito l'impegno dei suoi
uffici nel solco tracciato dal suo predecessore, Nicolò Marino, che in maniera
incisiva aveva agito per rimodulare il potere delle discariche private nella
direzione della legalità e della trasparenza e per normare un settore
strategico per l'energia verde come l'eolico.
Prima di lui anche
Giosuè Marino e Pier Carmelo Russo, entrambi assessori all'Energia durante il
governo Lombardo, avevano espresso diverse e, in alcuni casi, ben documentate
perplessità. Lo stesso governatore aveva sottolineato nel febbraio del 2010 in
audizione alla Commissione parlamentare sui rifiuti, e poi in aprile all'Ars,
che c'era un forte appetito della mafia “intorno alla gestione dei rifiuti”. E
le operazioni che si sono susseguite in questi anni hanno confermato un lato
oscuro sin troppo conosciuto: dall'affare dei termovalorizzatori alle
discariche abusive nelle miniere abbandonate di Sicilia, dall'operazione
"Trash" di Bronte del 2008 fino alla “Nuova Ionia” del 2013.
Solo qualche esempio
pescato nel mare del malaffare che ruota attorno ai rifiuti e che nei giorni
scorsi ha portato alla luce l'ennesimo scandalo che arriverebbe fino alla
Regione con l'operazione Terra Mia, un certosino lavoro di intercettazioni che
fa risalire alcune delle registrazioni più importanti al 2012.
Salvatore Calleri,
che viene proprio da una roccaforte di legalità come la Fondazione Caponnetto,
non ha voluto essere da meno dei suoi predecessori e nei giorni scorsi ha
rilanciato. “Per quanto riguarda la discariche il mio assessorato - ha spiegato
- ho disposto la chiusura della Oikos Spa di Motta Sant'Anastasia. Entro pochi
mesi abbiamo le gare d'appalto per le discariche pubbliche. Abbiamo, inoltre,
revocato l'autorizzazione alla ditta So Ambiente srl di Agrigento, dove avevamo
avuto un'informazione prefettizia negativa. Per quanto riguarda Tirreno
Ambiente, che si trova vicino Barcellona, siamo intervenuti”. Altri interventi
hanno riguardato la discarica di Sant'Agata di Militello “per situazioni di cui
sono venuto a conoscenza che potrebbero avere rilievi penali” e dei quali
sarebbe stato interessato il procuratore Leonardo Agueci”.
Azioni lodevoli, ma
c'è evidentemente un problema di funzionamento della macchina burocratica. Lo
ha ammesso implicitamente lo stesso Rosario Crocetta rispondendo risposto ai
cronisti che chiedevano le motivazioni del rientro al posto originario in circa
un mese e mezzo del funzionario dell'assessorato al Territorio, Gianfranco
Cannova, da venerdì ai domiciliari in quanto coinvolto nell'inchiesta, che era
stato trasferito ad altro ufficio così come disposto dal governo regionale lo
scorso anno con il provvedimento di rotazione dei dirigenti. Netta la riposta:
“Avevo dato disposizione che i dirigenti trasferiti non dovevano tornare nei
settori dai quali erano stati provenivano”. Perché chi doveva eseguire questo
ordine non l'ha fatto?
Capitolo
energia. Anche qui la Sicilia non si è mai fatta mancare nulla:
dall'operazione “Broken wings” che ha messo nel mirino il re dell'eolico
Nicastri ritenuto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro al primo
scandalo fotovoltaico, il processo è in corso, che ha coinvolto i deputati
Vitrano e Bonomo. Il fotovoltaico si è concesso un bis nei giorni scorsi dopo
che la Guardia di Finanza di Napoli, nell'ambito di un'indagine sulla maxi
evasione fiscale di due imprenditori toscani, aveva intercettato un giro di
mazzette che riguardava la realizzazione del parco fotovoltaico di Monreale.
Coinvolti l'ex assessore, oggi deputato coi democratici riformisti, Pippo
Gianni, e il dirigente Martino Russo, indagati per corruzione, e Francesco
Marcenò, dirigente regionale indagata per abuso d'ufficio. Per i funzionari
previsto un provvedimento di sospensione.
ASSESSORI CONTRO DURO SCONTRO TRA M
marino-e-lo-bello-14-marzo-2014
CUFFARO ALLA COMMISSIONE
PARLAMENTARE RIFIUTI SPROPOSITA
Cannova conversando
telefonicamente con sua moglie Valeria Paduano le confidava che aveva la
disponibilità di un’autovettura “Della ditta”, una locuzione riferita alla
“ditta” del Proto esternata in modo così confidenziale da ingenerare qualche
confusione persino nella stessa moglie dell’indagato benché fosse anche lei a
conoscenza della “familiarità” dei rapporti del marito con l’imprenditore
catanese:
V: E poi a Rimini come
ci vai?
G: C'è una macchina
che mi aspetta.
V: Di chi? G: Della
Ditta.
V: Quale Ditta?
G: Di tua sorella...
minchia.. !
V: Quale Ditta è? G:
Sei scema?
V: Che Ditta è non lo
so.
G: Quella di
Mimmo.!”.
Cannova di sfruttare
la sua “compromettente” amicizia con il Proto anche per “sistemare”, almeno in
un prossimo futuro, il figlio Paolo:
G: Infatti è
probabile, probabile che poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
V: Si tu sei
convinto, lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora
non si sa niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a
lavorare.
G: Sarebbe una buona
oppurtunità..
V: Per ora fagli
prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
G: Poi a casa,
anche quando va a Catania, è a due ore di strada..
GRAND HOTEL RIMINI
allegata in atti, che attesta che la società OIKOS s.p.a. ha sborsato per il
soggiorno del Cannova la somma complessiva di euro 717,00 carta
credito Master Card n. 5529 7500 7810 4933 intestata a Domenico Proto.
P: Senti, ma Mimmo
almeno qualcosa te la esce per questa cosa che hai fatto?....Quanto? ..Te li ha
dati? ..DIECI? … Meno male che c’è lui!!perche’ con questo……Quanto ti costano
questi, omissis.”, ricevendo dal marito la seguente emblematica riposta di
assenso: “
G: Se ne fotte lui dei
soldi.”.
Hotel Baja Verde, di
cui sopra si è detto:
P: Io mi spavento.. io
ti ho sempre detto stai attento con Mimmo perché io sono sicura che lui ha
troppe attività, troppe cose, io..eee.. quando una prende soldi facili, prima o
poi le paghi…
G: Ma che vuoi
dire?
P: A me dispiace per
lui ma prescindere perché con noi si è sempre comportato bene.
G: Che vuoi dire non
ho capito..
P: Che mi spaventa
l’arresto..
G: Spaventati!
P: Che hai i cazzi
pure tu, cominciano a fare.. ci sono intercettazioni che andiamo al Baia Verde,
andiamo qua.. andiamo là.. anche ste cose, io proprio oggi pensavo mi sarebbe
piaciuto andare a Taormina, ora anche ora, a Capo Taormina, però ci dobbiamo un
po’ limitare, tu sei troppo leggero nelle tue cose.
G: Limitati, ci vado
solo
P: Dove?
G: A Capo Taormina.
La preoccupazione
della moglie del Cannova di giustificare il loro tenore di vita va anche posto
in relazione al fatto che dall’accertamento bancario esperito sui conti
correnti del Cannova e di Paduano Valeria tra l’altro risulta che
nel
conto Unicredit, n.
300508486,
intestato alla
Paduano,
il saldo finale a
giugno 2012 ammontava ad euro 200.732,10,
mentre negli anni
precedenti risultavano i seguenti saldi:
anno 2011 euro
459.335,25;
anno 2010 euro
35.918,18;
anno 2009 euro
8.301,80;
anno 2008 euro
56.960,04;
anno 2007 euro 11.637,98
Lo scellerato patto
criminale viene, come da trascrizioni telefoniche che seguono, consumato, nella
specie, con la rivelazione di segreti d’ufficio da parte del CANNOVA al PROTO
e, di converso, con la dazione, da parte dell’imprenditore, di denaro contante,
regalie di vario tipo al funzionario infedele per le sue indebite prestazioni
finalizzate ad agevolarlo negli atti amministrativi che riguardano la sua
società. Si specifica che gli atti oggetto del mercimonio sono di competenza
dell’ufficio regionale del CANNOVA, il quale sperava nella futura assunzione
del figlio adottivo Paolo nelle società del PROTO al compimento della maggiore
età, come poi lo stesso CANNOVA rivelerà a sua moglie Paduano Valeria.
In particolare,
CANNOVA, una volta venuto a conoscenza dell’intenzione di revocare l’A.I.A.
alla società del PROTO, immediatamente rivelava la notizia al diretto
interessato affinché questi potesse correre ai ripari, muovendo eventualmente
proprie conoscenze e amicizie, tra cui quella con l’allora Governatore della
Regione, Raffaele Lombardo (in quel periodo Commissario Straordinario
all’emergenza rifiuti per la Sicilia), il quale lo riceverà privatamente, come
poi racconterà il PROTO stesso in un intercettazione più avanti riportata.
Ovviamente PROTO, come
è stato documentalmente accertato (vedi infra)
ha pagato gran parte delle spese di viaggio sostenute a Rimini da
CANNOVA, a mezzo di carta di credito a lui stesso intestata (Mastercard nr.5529
75007810 4933 con scadenza del 05.2013).
Nella specie, Domenico
PROTO si è fatto carico delle spese sostenute da CANNOVA durante la permanenza
a Rimini (dal 09/11/2011 all’11/11/2011), ed particolare:
− l’autonoleggio di
un’autovettura marca Passat 2000 TDI SW, targata EH 746 YG, costata nel periodo
di riferimento al Proto € 229,45, di cui € 149,46 a mezzo voucher pagato dal
PROTO e € 79,99 dal CANNOVA con carta di credito, autovettura direttamente data
in consegna al CANNOVA, il quale nella bolla di consegna figura quale
“dipendente della Oikos Spa ”
− i costi alberghieri
sostenuti, pagati da PROTO con la carta di credito sopra riportata, spendendo
stavolta complessivamente per il solo CANNOVA € 717, dichiarazione a
firma del direttore dell’Albergo “Grand Hotel” di Rimini);
− le spese del
biglietto aereo del CANNOVA da Palermo a Bologna A/R compagnia Alitalia, del
costo complessivo di € 486,46, pagato con carta di credito di PROTO
In una conversazione
Cannova ha avvisato PROTO della prossima emissione del decreto di annullamento
dell’AIA per la sua società; CANNOVA, poi, violando qualsiasi dovere di
segretezza d’ufficio, si preoccupava di inviare all’imprenditore catanese il
documento a mezzo fax, cosa che poi di fatto non avveniva poiché, in
conversazione telefonica successiva, CANNOVA diceva a PROTO che il documento lo
avrebbe portato con sé e glielo avrebbe fatto leggere in occasione del viaggio
a Rimini.
P: PROTO Domenico
S: SUDANO Domenico
S: Pronto?
P: Senatore!
S: Pronto? Ehi, Mimmuzzo!
P: Come stai,
senatore, come stai?
S: Come stai tu? Mi
fanno battagliare... mi fanno battagliare, Mimmo, però va' bene và..!
P: Come, come, come ti
fanno...
S: Come stai tu?
P: Chi è costui, che
lo uccido! chi è costui, che lo uccido!
S: Eh eh eh.. no,
abbiamo predisposto già la risposta e martedì la firma Berlusconi, quindi, da
martedì in poi, nel giro di dieci giorni, otto giorni, dovremmo chiudere sta
partita, dai, se Dio vuole...
P: Ah ah ah ah....!
Avanti, dai! Ci facciamo il SANTO NATALE, eh eh eh..
S: Avanti, va' bene,
ve bene. Tutto bene tu?
P: Tutto bene, si si,
tutto bene, volevo sentire la tua voce e la volevo sentire bella, carica, come
la sto sentendo ora!
S: Si si si,..
(incompr.).. io sono lottatore, Mimmo, dai!
P: Nel giusto! Noi,
nel giusto sempre!
S: Nel giusto! Sempre
nel giusto...
P: Nel giusto!
S: Sempre nel giusto…
Sempre nel giusto. Va' bene Mimmuzzo (incompr.)
P: Un bacio grosso,un
bacio grosso, allora, ok?
S: Grazie, ci vediamo,
ciao gioia, ciao, un bacio ciao.
C:CANNOVA GIANFRANCO
(CHIAMANTE)
P:PROTO DOMENICO
(CHIAMATO)
P: Gianfranco?
C: Ehilà! Mimmuzzo!
P: Allora, ti hanno
mandato il messaggino?
C: No!
P: Non ti è apparso...
C: No!
P: Ti ho messo
partenza da Catania, vedi... perché se no dovevi...
C: incomprensibile
P: Ho messo partenza
da Catania se no dovevi partire all'una, mi sembra, alle dodici e trenta...
C: Si... eh... aspé un
minuto Mimmo però... io posso partire mercoledì!
P: Ah!
C: Perché tu mi avevi
detto che partivamo mercoledì e invece ora Veronica mi ha detto che partite
merco... martedì!
P: Noi si mercoledì...
C: incomprensibile
P: ... noi, vabbé e ti
par... parti un altro giorno allora, scusa.
C: E questo infatti
volevo post...
P: Fai una cosa, parla con Veronica,
eh.... dagli... dagli l'input qual'è la disponibilità e ti faccio cambiare
tutte cose.
C: Oh! Un'altra cosa
e... a questo punto rientriamo giovedì tutti assieme oppure noi ci tratteniamo
fino a venerdì? Tu come sei messo?
P: No, io venerdì
mattina c'ho, alla Sicilia a Catania, appuntamento con.... giornale, dobbiamo
fare delle dichiarazioni.
C: Ho capito!
P: Se no incomprensibile
...
C: Mimmo?
P: Si, ti sento!
C: Senti, vedi che è arrivato l'altro
documento che praticamente parla di nuovo di e.... annullamento del decreto AIA
nei confronti di OIKOS... ora faccio i fax e glieli faccio arrivare a Veronica,
quindi questa cosa continua, è quella del direttore, pensavo fosse finita e
invece continua. Hai capito?... Pronto?... Pronto?...
(VOL. II aff. 131
ss)
C: CANNOVA Gianfranco
(CHIAMANTE)
P: PROTO Domenico
(CHIAMATO)
P: Gianfranco?
C: Ehi, Mimmo, ti
stavo dicendo, ti devo trasmett...
P: In ufficio, dico?
Sei in ufficio?
C: No, per ora no,
sono... ora devo rientr... ora rientro, comunque, perchè devo andare a fare
questi fax……….eve arrivare…..
P: Mmh... Da parte di chi arriva
questo documento?
C: Da parte del direttore, che,
praticamente, gli ha scritto l'ufficio di gabinetto dell'assessore, perchè ha
avuto la richiesta da parte della Prefettura. Ufficio di presidenza, segreteria
tecnica, da parte del presidente..ehm... della.. della regione.
P: Ma è il direttore
che scrive?
C: Si!
P: Cioè, ZUCCARELLO
Scrive?
C: No! ZUCCARELLO non
è direttore, non cominciamo!
P: Allora chi è,
scusa?
C: Scrive ARNONE! Perchè vuole
risposta la MONTEROSSO, Patrizia MONTEROSSO6, ch'è il capo di gabinetto di
LOMBARDO.
P: Ho capito! Va' beh,
questo... questo...
C: Te lo faccio
arrivare tramite fax.. ehm... stasera vattelo a prendere in ufficio.
P: Va' bene.
C: Va' bene?
P: Va' bene
Gianfranco.
Quindi, di
seguito la telefonata e l’sms che il segretario particolare di Domenico PROTO,
Giuseppe Arcidiacono, fa a CANNOVA per confermargli gli orari di partenza per
Rimini. In questa conversazione telefonica il Cannova chiedeva che gli venisse
messa a disposizione un’autovettura.
A: Giuseppe
ARCIDIACONO (CHIAMANTE)
C: Gianfranco CANNOVA
(CHIAMATO)
C: Giuseppe!
A: Si, architetto,
buongiorno!
C: Buongiorno.
A: Ha ricevuto il
messaggio? Io ho chiuso perche le stavo scrivendo il messaggio, in pratica.
C: No, Giusè, non è
arrivato ancora.
A: Comunque, gliel'ho inviato ora. In
pratica è confermata quella partenza che mi diceva lei, nove-undici, va' bene?
C: Eh! Nove-undici...
L'orario?
A: Parte il nove e rientra l'undici,
l'orario quello che diceva lei. Va' bene?
C: Ah, va' bene. Va' bene, ok.
A: Ok? c'è messo
numero di prenotazione e tutto....
C: La macchina, Giuseppe? Per la
macchina?
A: Per la macchina poi... poi si senta
col presidente
C: Eh e quando, lui...
A: O la vuole prenotata? Non lo so,
per me è come dice lei.
C: Lui che ha detto?
A: Non lo so, io a lui
non... Ora, ora ... ora ne parlo col presidente e glielo faccio sapere, va'
bene?
C: Eh, me lo faccia
sapere, perchè se no sono a piedi, poi...
A: Va' bene, ok, va'
bene...
C: E' lì il
presidente?
A: No, il presidente
non c'è. Dovrebbe venire, non lo so...
C: E deve venire,
perche probabilmente deve prendere a cosa...a Veronica
A: Va' bene?
C: Ok, aspetto a lei,
allora, Giuseppe
A: Ok, grazie. Arrivederci.
C: Arrivederci
A seguire una
conversazione tra CANNOVA e sua moglie Paduano Valeria, in cui il primo confida
nella possibilità che un giorno il figlio Paolo possa lavorare per il Proto:
(VOL. II aff. 141 ss)
Progressivo n°: 6064
Data : 09/11/2011 Ora : 16:05:38 Durata : 0:02:52
G: CANNOVA Gianfranco
(CHIAMANTE)
V: PADUANO Valeria
(CHIAMATA)
V: Pronto.
G: Vale..
V: Ma sei partito,
dove sei?
G: In piscina... non
devo collocare tutti e due prima..
V: Ma parti alle
cinque?Sei in ritardo.
G: No alle cinque in
aereoporto.
V: E a che ora parti?
G: Alle sette meno
dieci.
V: Come?
G: Sette meno dieci.
V: Sette meno dieci?
G: Si.
V: Cioè arrivi là alle
dieci... il tempo che arrivi..Arrivi a Bologna?.. Palermo, Bologna?
G: Si si.
V: E poi a Rimini come
ci vai?
G: C'è una macchina
che mi aspetta.
V: Di chi?
G: Della Ditta.
V: Quale Ditta?
G: Di tua sorella...
minchia.. !!!!!!!!!!
V: Quale Ditta è?
G: Sei scema?
V: Che Ditta è non lo
so.
G: Quella di Mimmo.! [Domenico PROTO]
V: Che ti aspetta,
perchè lui si è portato la ditta appresso, cioè la macchina appresso..
G: Si c'ha delle
macchine affittate là..
V: E dopodichè andate
lì, e poi c'è la cena e tu stasera.. allora tu mi vuoi fare credere che tu non
andrai in questi locali? Insieme a mimmo?
G: Nooo, stasera
(inc.)
V: Vabbè quelli
chiudono alle sei di mattina..
G: Facciamo pure la
cena, infatti facciamo pure la cena..
V: E tu mi vuoi
fare credere che sei là e tu e Mimmo da solo tu non andrai mai in questi
locali?
G: Si da solo, siamo
docidi persone.. da solo.c'è suo figlio, sua figlia..
V: Suo figlio, sua
figlia? E come mai?
G: Perchè se li porta,
per queste cose di lavoro, se li porta.
V: Se li porta.
G: Per queste cose
fuori.. che gli dice che gli servono per imparare il mestiere.
V: Ho capito. Vabbè ci
devo credere. no io non ci credo. Io glielo chiederò..
G: Chiama a Mimmo e
glielo chiedi.
V: Gianfranco prima di
partire, ora ci sentiamo. Io devo andare ora dal notaio. Va bene.
G: Infatti è
probabile, probabile che poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
V: Si tu sei convinto,
lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora non si sa
niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a lavorare.
G: Sarebbe una buona
oppurtunità..
V: Per ora fagli
prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
G: Poi a casa, anche
quando va a Catania, è a due ore di strada..
V: E lo so.. però...
G: Va là a dormire, e
poi..
V: Io ho, ho obiettivi
molto migliori per lui se se ne andasse in Svizzera sarebbe la cosa..
G: Andare in
Svizzera..
V: Si.
G: A fare il
cameriere..
V: Vabbè, fammi
posteggiare..sto andando dal notaio..ora tra un pò ci sentiamo..
G: Ciao.
La conversazione
telefonica che segue iniziava con un’esclamazione dialettale di CANNOVA: “Agghiurno’?!”, cui seguiva la
conferma dell’interlocutore, quindi CANNOVA raccomandava PROTO per un prossimo
incontro con il Direttore Generale dell’Assessorato, Giovanni Arnone, in quanto
dal tenore della telefonata sembrerebbe che l’Arnone non aveva gradito la
visita fatta presso gli uffici dell’Assessorato da PROTO [dobbiamo muoverci
diversamente con ..con il direttore]. CANNOVA consigliava di farsi
preannunciare la sua visita presso gli uffici dell’ARTA ” da una telefonata preventiva”,
poi i due alludevano ad alcuni viaggi già fatti e da farsi a Roma dal PROTO, e
quindi al probabile intervento di un non meglio identificato politico.
C: Cannova Gianfranco=
Chiamato
P: Proto Domenico =
Chiamante
C: Mimmo
"agghiurnò" finalmente?
P: "agghiurnò
agghiurnò"!
C:
"agghiurnò" meno male!
Dalle ore 07:55:46
alle ore alle ore 08:01:12 omississ
C: Ah senti a
proposito. La prossima volta, e.....
P: ..si..!
C: ..dobbiamo muoverci
diversamente con ..con il direttore. Perchè ieri che eravamo assieme, mi fece
una battuta. Mi fa, si mette accanto a me e mi fa dice: "Ma quello di ieri
che mi ha salutato chi era? Io non lo conosco!" .
P: Cosa...cosa cosa?..Non ho capito!
C: Ieri....
P: ..si!...
C: ...ero assieme ad Emanuele,....
P: ..si!...
C: ...si mette accanto a me e mi fa:
"Cannova ma quello di ieri che mi ha salutato chi era? Che io non lo
conosco a quello! Eh… no… Il presidente dell'Oikos, si ricorda che aveva il
problema... si, si lo so ma io a questo non lo conosco e mi ha baciato pure!
quindi la prossima volta, siccome tutte questi..questi personaggi sono tutti
spaventati, una telefonata preventiva.
P: Ah! Certo, ho capito, ho capito|!
C: Hai capito?
P: (incompr.)
C: per evitare che
continua a fare il cretino.
P: Ah! Ha detto che non mi conosce.
C: Si!..."ma chi è ? Io a questo non
lo conosco! Mi ha salutato pure." .. lo so (incompr.)! ma io non lo
conosco, dissi, gli stavo dicendo, ma come? Ci sei andato a mangiare insieme e
non lo conosci?
P: Tu digli......digli
..ricordargli di ..Roma!
C: No, Mimmo!...una
telefonata preventiva...
P: … se le scorda le cose?
C: Si, se li scorda le cose. Una
telefonata preventiva cosi la prossima volta....
P: ....la settimana prossima mi faccio
prendere l'appuntamento.
C: No! Ma infatti, il
fatto di scendere una volta a settimana, vedi che non è sbagliato.
P: Eh, no, lo sò, lo sò. Poi mi faccio
...(incompr.)...da me.
C: Poi ho parlato
nuovamente per la questione che aveva sollevato lui ed in pratica...
P: ...si...
C: ...........il risultato dovrebbe
essere che lui si piglia la tariffa e l'a.i.a. rimane quà.
P: Ah!
C: Capito?
P: Ho capito, dai!
C: E' questa cosa
dovrebbe essere un provvedimento che poi va in giunta di governo..
P: ...ho capito.
C: Va be Mimmuzzu!
P: ottimo, ottimo,
ottimo...
CANNOVA ben sapeva che
la carica ricoperta dal suo Dirigente Generale, Giovanni Arnone, fosse
espressione della volontà politica dell’allora Governatore della Regione
Lombardo a cui PROTO, come si vedrà nel seguito, faceva riferimento per tentare
di risolvere le sue traversie amministrative: ciò spiega perché entrambi si
auguravano che il “provvedimento” di loro interesse andasse poi in giunta di governo.
Sibillina, e di dubbia
interpretazione rimane la frase che il CANNOVA pronunciava [il risultato
dovrebbe essere che lui si piglia la tariffa e l'a.i.a. rimane qua]:
cosa intenda dire CANNOVA quando asserisce “Lui si piglia la tariffa” non è dato saperlo; non è emerso,
infatti, dalle indagini nulla a carico del Direttore Generale dell’Assessorato
al Territorio. L’affermazione, comunque, risulta sintomatica del modo di
pensare e di intendere l’esercizio della propria funzione da parte di CANNOVA.
Di seguito, altra
conversazione telefonica tra CANNOVA e PROTO che ribadisce il loro continuo
rapporto basato esclusivamente sugli interessi economici dell’imprenditore
catanese, che CANNOVA, in spregio a qualsiasi senso di correttezza e probità
che dovrebbe essere proprio di un pubblico funzionario, cerca sempre di
favorire.
In particolare,
CANNOVA si preoccupava di dare le opportune istruzioni a PROTO per la
trattazione delle pratiche amministrative gestite presso l’Assessorato ove
lavorava e nelle quali era personalmente coinvolto. Infatti, PROTO faceva
riferimento al fatto che era CANNOVA a “convocare” le persone, alludendo con
chiarezza alla convocazione della Conferenza dei servizi che rientrava tra le
mansioni di CANNOVA quale funzionario istruttore:
P: PROTO Domenico
C: CANNOVA Gianfranco
P: Gianfranco!
C: Ehilà, Mimmuzzo!!
P: Senti, rimandiamo,
oggi, beddu!
C: Non ho capito, dimmi.
P: Rimandiamo oggi.
Rimandiamo oggi il pranzo.
C: Va' bene, ok.
P: Spostiamolo a domani.
C: Va' bene, come vuoi.
P: Io domani ti porto
un po' di documenti, e analizziamo a fondo quella documentazione.
C: L'hai letto il messaggio
che ti ho mandato, poi, ieri?
P: Si, si, si, l'ho
letto e stamattina l'ho discusso, gli ho detto di preparare la pratica, così
come dico io e di non mandarla, né di là e né di là, poi sei tu che chiami....
C: Ma infatti,
infatti. Minchia, uh... appena facciamo una cosa del genere, nell'arco di
cinque minuti lo saprebbe tutta Catania!
P: Certo. Sei tu che
chiami RACITI, chiami Tizio, chiami Caio e li convochi!
C: E infatti! Va'
bene....
P: Ok?
C: Ok Mimmuzzo!
Ora, da tale
conversazione deve necessariamente essere messo in evidenza quel “facciamo”
pronunciato da CANNOVA, che manifesta come il medesimo perseguisse pienamente
gli stessi interessi di PROTO, ed ancora la menzione ad una “convocazione”
e a Raciti non lasciano dubbi sul fatto
che l’argomento attenga all’attività amministrativa afferente le prerogative
del funzionario infedele.
Si ricorda che CANNOVA
(cfr. sit di Zuccarello, vedi VOL.
III aff. 6) è colui che rappresenta l’Amministrazione Regionale nelle
conferenze dei servizi, per l’appunto “convocate”, e che il Raciti si identifica in Salvatore Raciti
dirigente dell’Assessorato Provinciale all’Ambiente di Catania.
Dalla telefonata
che segue, non può non rilevarsi la spregiudicatezza di CANNOVA nell’ordinare
al segretario di PROTO, Giuseppe Arcidiacono, di prenotargli l’albergo “Baia
Verde”, categoria 5 stelle, di Aci Castello, ove poi soggiornerà con la moglie:
le spese alberghiere saranno poi ovviamente sostenute da PROTO.
(VOL. II aff. 188 ss)
Progressivo n°: 9407
Data : 28/12/2011 Ora : 19:32:09 Durata : 0:01:51
C: CANNOVA GIANFRANCO
A: ARCIDIACONO
GIUSEPPE
A: Pronto?
C: Giuseppe,
buonasera, Cannova.
A: Buonasera
architetto, come va?
C: Bene, grazie
Giuseppe tutto a posto lì?
A: Si, si tutto a
posto.
C: Giusé notizie del
principale ne ha?
A: Principale... oggi
pomeriggio l'ho visto.
C: Non le ha detto
niente?
A: No.
C: Non le ha detto
niente. Senta Giuseppe, una
cortesia mi deve prenotare... domani, dal tre al sette con partenza l'otto.
A: Si.
C: va bene? Glielo
dica...
A: D'accordo.
C: Che ne abbiamo
parlato.
A: Ah?
C: Glielo dica che ne
avevo parlato con lui.
A: Quindi tre...
C: Dal tre, tra
notte al sette notte con partenza l'otto.
A: Ho capito, ma dove?
C: Al Baia Verde.
A: Va bene.
C: Mi da la conferma
poi, Giuseppe?
A: Certo, ora le do la
conferma, certo.
C: Va bene, grazie
e... Giuseppe per una matrimoniale e una doppia.
A: Una matrimoniale?
C: ... e una doppia.
A: Va bene, ok.
C: Ci sentiamo dopo
Giuseppe, grazie.
A: Niente, buonasera.
C: Arrivederci.
Il pagamento delle
spese alberghiere a carico di CANNOVA deve seguire una contabilità separata e
nascosta, in quanto il funzionario pubblico non può apparire nei bilanci della
società. Come si vedrà dal contenuto della telefonata di seguito, erroneamente
il suddetto pagamento stava per essere contabilizzate a carico della società
OIKOS, ma un’impiegata accorta della società, Grazia Marletta7, avvedutasi per
tempo dell’errore, immediatamente chiamava PROTO per riparare al problema:
G: CANNOVA Gianfranco
(CHIAMANTE)
V: PADUANO Valeria (CHIAMATA)
V: Pronto.
G: Vale..
V: Ma sei partito,
dove sei?
G: In piscina... non
devo collocare tutti e due prima..
V: Ma parti alle
cinque?Sei in ritardo.
G: No alle cinque in
aereoporto.
V: E a che ora parti?
G: Alle sette meno
dieci.
V: Come?
G: Sette meno dieci.
V: Sette meno dieci?
G: Si.
V: Cioè arrivi là alle
dieci... il tempo che arrivi..Arrivi a Bologna?.. Palermo, Bologna?
G: Si si.
V: E poi a Rimini come ci vai?
G: C'è una macchina che mi aspetta.
V: Di chi?
G: Della Ditta.
V: Quale Ditta?
G: Di tua sorella...
minchia.. !!!!!!!!!!
V: Quale Ditta è?
G: Sei scema?
V: Che Ditta è non lo
so.
G: Quella di Mimmo.! [Domenico PROTO]
V: Che ti aspetta,
perchè lui si è portato la ditta appresso, cioè la macchina appresso..
G: Si c'ha delle macchine affittate là..
V: E dopodichè andate
lì, e poi c'è la cena e tu stasera.. allora tu mi vuoi fare credere che tu non
andrai in questi locali? Insieme a mimmo?
G: Nooo, stasera
(inc.)
V: Vabbè quelli
chiudono alle sei di mattina..
G: Facciamo pure la
cena, infatti facciamo pure la cena..
V: E tu mi vuoi fare
credere che sei là e tu e Mimmo da solo tu non andrai mai in questi locali?
G: Si da solo, siamo
docidi persone.. da solo.c'è suo figlio, sua figlia..
V: Suo figlio, sua
figlia? E come mai?
G: Perchè se li porta,
per queste cose di lavoro, se li porta.
V: Se li porta.
G: Per queste cose
fuori.. che gli dice che gli servono per imparare il mestiere.
V: Ho capito. Vabbè ci
devo credere. no io non ci credo. Io glielo chiederò..
G: Chiama a Mimmo e
glielo chiedi.
V: Gianfranco prima di
partire, ora ci sentiamo. Io devo andare ora dal notaio. Va bene.
G: Infatti è probabile, probabile che
poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
V: Si tu sei convinto,
lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora non si sa
niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a lavorare.
G: Sarebbe una buona
oppurtunità..
V: Per ora fagli
prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
G: Poi a casa, anche quando va a Catania, è a due
ore di strada..
V: E lo so.. però...
G: Va là a dormire, e
poi..
V: Io ho, ho obiettivi
molto migliori per lui se se ne andasse in Svizzera sarebbe la cosa..
G: Andare in
Svizzera..
V: Si.
G: A fare il
cameriere..
V: Vabbè, fammi
posteggiare..sto andando dal notaio..ora tra un pò ci sentiamo..
G: Ciao.
Formidabile riscontro
di quanto sopra detto è rappresentato dall’ attestazione delle spese fatte dal
Cannova Gianfranco redatta dal Direttore della struttura alberghiera “Grand
Hotel di Rimini”:
Evidenti motivi di
segretezza delle indagini hanno impedito di effettuare più mirati accertamenti,
che dovranno comunque disporsi, quale l’individuazione del televisore e degli
accessori, compendio della corruzione.
La conferma
dell’intervento del PROTO nell’acquisto dell’impianto si ricava, senza nessuna
ombra di dubbio, da un passo del colloquio in auto avvenuto qualche giorno dopo
tra CANNOVA e la moglie Paduano Valeria, la quale, evidentemente a conoscenza
della corruttela del marito, esclama:
CANNOVA GIANFRANCO
successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA
successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a
ore 20:21:11
P: Senti, ma Mimmo almeno qualcosa
te la esce per questa cosa che hai fatto?....Quanto? ..Te li ha dati? ..DIECI?
… Meno male che c’è lui!!perche’ con questo……Quanto ti costano questi, omissis.
G: Se ne fotte lui dei soldi.
omissis da ore
20:21:35 sino alla fine
La cosa che ha fatto
il marito è stata l’acquisto del televisore, e PROTO ha dato (qualcosa te
la esce per questa cosa che hai fatto?) € 10.000 (Quanto? ..Te li ha dati?
..DIECI?), a pieno riscontro di quanto, nel corso dell’ambientale con
CANNOVA prima riportata, lo stesso PROTO diceva Eravamo rimasti “a chisti ciamma
a fare avire autri 10000 euro” in più tu gli devi pagare la tua tv: quindi
il televisore lo ha pagato CANNOVA, l’impianto stereo PROTO.
Si segnala la
preoccupazione della Paduano per il costo del loro tenore di vita, infatti i
due stavano proprio parlando dei costi da dover affrontare e la donna
ringraziava il fatto di poter sempre contare sull’amico catanese Meno male che c’è lui.
L’indagine ha
permesso, inoltre, di dimostrare come la corruzione del pubblico ufficiale
abbia concretamente giovato al privato, permettendogli di assicurare alla sua
società un ingente introito di denaro.
In particolare, la
Squadra Mobile aveva modo di sentire, la prima e l’ultima settimana di aprile
2012, alcune conversazioni tra PROTO o la sua collaboratrice Puglisi Veronica
(responsabile del piano sorveglianza e controllo della discarica della OIKOS10)
e CANNOVA particolarmente interessanti, relative ad un guasto dell’impianto.
Nella prima settimana
si rilevava la necessità di contattare CANNOVA in quanto l’ARPA, intervenuta
sul posto per un controllo di routine, aveva constatato il fermo impianto e
chiedeva che la società facesse una comunicazione formale agli organi di
controllo, ovvero la Regione – l’ufficio del CANNOVA -, l’ARPA e la Provincia
di Catania; nell’ultima settimana si verificava nuovamente il guasto e al
solito CANNOVA interveniva per risolvere i problemi burocratici.
Poiché le sole
intercettazioni non erano in grado di far comprendere pienamente i fatti e
necessitando, di conseguenza, specifiche cognizioni tecnico-normative sulla
materia ambientale, si è ottenuta la disponibilità dei Carabinieri del N.O.E.,
che, a seguito dell’analisi puntuale delle intercettazioni e della
documentazione acquisita direttamente dalla OIKOS Spa (riguardante sia le
autorizzazioni agli impianti che il flusso dei rifiuti ricevuti/prodotti e/o
smaltiti/recuperati dalla società), ha relazionato sull’intera vicenda, come di
seguito viene rappresentato.
L’attività di gestione
dei rifiuti da parte della società OIKOS consiste nella ricezione, per lo
smaltimento definitivo, di ingenti quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati,
aventi codice CER12 200301, con una media giornaliera di 700 tonnellate,
prodotti dai Comuni della Sicilia orientale ed ivi conferiti dagli A.T.O.
(Ambito Territoriale Ottimale)13 e/o da società incaricate.
Gli stessi rifiuti, prima
del loro smaltimento definitivo in discarica, devono essere sottoposti ad
un’operazione di selezione/trattamento, conformemente al D.lgs. n°36/200314.
La società OIKOS
Spa11, con sede in Motta S.Anastasia (CT), gestisce gli impianti, complementari
tra loro:
- di
pretrattamento/selezione, denominato (IPPC)
- di discarica per
rifiuti non pericolosi
entrambi siti in
contrada Tiritì del Comune di Motta S.Anastasia.
Un’ulteriore esigua
quantità di altre tipologie di rifiuti (rifiuti proventi dalla pulizia delle
strade) viene invece conferita, sempre dagli A.T.O. e/o società incaricate, per
essere smaltita direttamente nella stessa discarica, senza alcun obbligo di
preventivo trattamento.
Per lo smaltimento di
tutti i rifiuti ricevuti, la società OIKOS applica, nei confronti dei
conferitori (A.T.O. e società di privati) e a seconda della destinazione dei
rifiuti (verso l’impianto di trattamento o direttamente in discarica), due
distinte tariffe: quella relativa al trattamento preventivo, pari a € 72,57 a tonnellata, e quella
relativa allo smaltimento definitivo in discarica, pari a € 9,25 a tonnellata.
Nel corso del primo
sopralluogo del 24 maggio 2012 (VOL.
III aff. 592 ss) veniva
accertata, in una porzione d’area della discarica, la presenza di rifiuti la
cui tipologia non era consentito conferire ai sensi dell’art. 7 d.lgs. 36/03, o
meglio:
- alcuni rifiuti che
necessitavano in forza della loro tipologia, di essere sottoposti a
pretrattamento, che non avevano, invece, sostenuto;
- altri rifiuti (per
esempio traversine in cemento armato, materiale in legno, plastica e ferro,
vedi foto da 21 a 25, VOL. III
aff. 600-601) non potevano invece proprio essere smaltiti in quella
discarica, perché per tale tipologia è necessario uno specifico pretrattamento
con un impianto particolare, di cui la società OIKOS non dispone, per il
successivo conferimento in discarica per i rifiuti inerti.
Le deduzioni fondate
erano: 1) che non tutti i rifiuti transitassero dall’impianto di trattamento
preliminare; 2) che non si attuassero idonee misure di sorveglianza e verifica
dei flussi di rifiuti in ingresso; 3) che consapevolmente si smaltissero in
discarica tipologie di rifiuti non consentite.
Veniva acquisita
quindi la documentazione ambientale ed in particolare i registri di carico e
scarico e le bindelle di pesa.
Nella stessa giornata
CANNOVA conversava all’interno della propria autovettura con la moglie, Paduano
Valeria, riferendole che la Polizia in mattina era stata nel suo ufficio,
acquisendo documenti inerenti la società del Proto. La Paduano si mostrava
molto preoccupata di un probabile arresto del PROTO e consigliava il marito di
limitare i loro soggiorni presso l’Hotel Baja Verde, temendo che possibili
intercettazioni potevano svelare che tali soggiorni fossero sempre interamente
spesati dal PROTO (come poi effettivamente già è stato accertato); la Paduano
rimproverava, infatti, il CANNOVA di essere sin troppo “leggero”,
raccomandandogli maggiore cautela:
(VOL. II aff. 25 ss)
numero progressivo
n°2674, nel brogliaccio di ascolto delle relative operazioni tecniche,
registrata alle ore 16.00 del 29/05/2012, durata 60 minuti.
CANNOVA GIANFRANCO
successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA
successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a
ore 16.55.59
P: Io mi spavento.. io ti ho sempre detto stai attento
con Mimmo (ndr Proto
Domenico) perché io sono sicura che lui ha troppe attività, troppe cose,
io..eee.. quando una prende
soldi facili, prima o poi le paghi…
G: Ma che vuoi dire?
P: A me dispiace per lui ma
prescindere perché con noi si è sempre comportato bene.
G: Che vuoi dire non ho capito..
P: Che mi spaventa l’arresto..
G: Spaventati!
P: Che hai i cazzi pure tu, cominciano
a fare.. ci sono intercettazioni che andiamo al Baia Verde, andiamo qua..
andiamo là.. anche ste cose, io proprio oggi pensavo mi sarebbe piaciuto andare
a Taormina, ora anche ora, a Capo Taormina, però ci dobbiamo un po’ limitare,
tu sei troppo leggero nelle tue cose.
G: Limitati, ci vado solo!
P: Dove?
G: A Capo Taormina.
omissis da ore
16:56:50 sino alla fine
CANNOVA, nella
conversazione immediatamente successiva, spiegava alla moglie l’escamotage utilizzato dal PROTO per i
pagamenti delle spese da loro sostenuti presso i vari Hotel.
Secondo lui, per
mascherare siffatti pagamenti presso le strutture alberghiere, PROTO userebbe
la carta di credito di una sua
impiegata, Grazia
Marletta, ma si sbaglia, come già accertato prima: i pagamenti alle strutture
ricettive o per i viaggi del CANNOVA sono sempre stati eseguiti tramite
bonifico bancario dalla Oikos S.p.a. o direttamente con carta di credito del
PROTO:
CANNOVA GIANFRANCO
successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA
successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a
ore 23.02.23
P: Ma il mio problema
coi costumi sai qual è, è che ne ho due milioni per andare quando a mare.
G: Vuoi andare da
Giglio?
P: Si. Li uso solo quando vado Baia Verde,
quando vado a Taormina, quest’anno ce lo facciamo almeno un fine settimana a
Taormina, all’Atlantis al coso, chi vuole venire viene. Non me ne fotte niente.
A spese di Mimmo [!!!!!!!!!!!!!!!!]. Con te parlo.
G: Vale anche se le cose diventano
sempre più difficili, perché dice che ora ti controllano pure..
P: .. Cosa?
G: Le vacanze. Dove le fai.
P: Va bè un, ma noi ce li abbiamo le
nostre entrate siamo sempre là, che fa’ non le abbiamo io ho tutto dichiarato,
tu magari ma tu hai a me, hai la villa che già è dichiarata, abbiamo la nostra
professione..
G: Valeria intanto ti
controllano e poi ti giustifichi..
P: Ma infatti io, se
vuoi risparmiare qualcosa, ma tu infatti, è
Mimmo che se paga non deve dire, figurare perche sennò t’inchiummano!
[!!!!!!!!!!!!!!!!]
G: Mimmo non paga mai.. con carte
Oikos o cose varie..
P: .. e con le sue personali non è peggio?
[!!!!!!!!!!!!!!!!]
G: Gliela dà , gliela
dà a quella come si chiama..
P: Con quella sua personale non è
peggio?
G: No ma quale personale.. gliela dà a
quella, la sua impiegata quella..
P: Si ma la sua
impiegata..
G: Come si chiama Nancy..
P: .. Non lo so chi è..
G: Quella di là.. l’hai
vista..
P: Si ma, cioè gli dà la carta di
credito dell’impiegata?
G: Gli fa’ pagare con
la sua carta di credito e poi Mimmo gli restituisce i soldi.
P: Si ma non ha senso, un impiegata
come se lo permette di pagare una vacanza do 6000 euro per una settimana?
Perché tanto noi consumiamo.. [!!!!!!!!!!!!!!!! Seimila euro a settimana]
G: Lo può fare.
P: Un impiegata lo può
fare? Perché quanto guadagna?
G: Lo può fare nel senso che è la
Ditta che le offre il premio del soggiorno.
P: Mi sembra una
stronzata. E se questa un giorno se la canta come quella di Bossi? Lui non deve
dare..lui non deve dare..
G: Questa.. ma stai
scherzando..
P: Ma chi è quella
incinta, che era incinta.. ?
G: No quella grossa
Nancy, Grace, Grace.. ecco!
P: Ma io questa non
l’ho mai conosciuta?
G: Si l’hai
conosciuta..
P: Va bè ma anche quando, tu, scusami,
tu non puoi far figurare che gli hai fatto lavori.. che tu.. cioè per forza
deve essere come..
G: La Finanza comincia
a controllare pure le vacanze dove si fanno, un cinque stelle..
P: E le scuole. E le
scuole..
omissis da ore
23:04:54 sino alla fine
A proseguire, nella
medesima conversazione, innocentemente la Paduano affermava che il marito era
completamente stipendiato dal PROTO e aveva paura che il loro alto tenore di
vita, a seguito di un possibile arresto del PROTO, potesse subirne gravi
conseguenze.
Singolare è che la
donna non si pone alcun problema relativamente alla condotta del marito e alle
possibili conseguenze penali.
Anche CANNOVA ammetteva
alla moglie di essere assolutamente dipendente, dal punto di vista economico,
dal PROTO; poi, per tranquillizzarla, sosteneva che qualora fosse venuto a
mancare l’apporto economico fornito dal PROTO, avrebbero alienato unità
immobiliari della moglie.
Si intuisce che i due
hanno un forte bisogno di denaro poichè stanno progettando l’acquisto di una
casa il cui valore economico supera il milione di euro.
CANNOVA GIANFRANCO
successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA
successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a
ore 17.08.54
P: Chi è che ti ha chiamato,
Gianfranco?
G: L’ingegnere
Zuccarello..
P: E che ti ha detto?
G: Che c’è la Procura
ancora là..
P: E ti ha detto di
andarci?
G: Si. Dice ma le avevo
detto di venire dopo avere preso i ragazzi da scuola..
P: Ma questo ancora non
se ne è andato?
G: Ma veramente no..
P: Ma che sei ai suoi ordini? Ma
questo ancora non se n’è andato?
G: E il responsabile sono io.. anzi..
P: Io vorrei capire una
cosa, allora noi dove stiamo andando adesso?
G: In Agenzia..
P: Si dov’è? Dov’è?
G: Via Autonomia
Siciliana..
P: Qui.. a due
passi..bene allora io dico questo, a
maggiore ragione che c’è pure questa cosa di Mimmo, come facciamo fronte ad una
spesa del genere?
G: Qual è il nesso fra
Mimmo e questa..
P: Che Mimmo ti dava soldi!! E con
questo ti aiutava a pagare..
G: E perché non me li dà più?
P: Gianfranco se Mimmo c’ha un’
indagine, una cosa, lo arrestano..
G: Ma che arrestano!!! Ma che dici!!
P: Ma tu sei sicuro che Mimmo è
pulito?
G: Per Favore.
P: Ma tu sei sicuro che
Mimmo è pulito?
G: Sarà sicuramente uno strascico di
quello che è successo… certo che è pulito perché c’ho le indagini.. le cose
antimafia a casa, le le… in ufficio… le informazioni antimafia.
P: Va bè quanti ce ne sono che c’hanno
le informazioni antimafia e tutto insieme leggi nel giornale che l’hanno
arrestato?
G: Noi abbiamo informazioni atipiche
se ci sono procedimenti in corso noi lo sapp.. siamo i primi a saperlo.
P: Io ti dico sempre
Gianfranco, di essere prudente, è un campo brutto, non solo bisogna..
G: E po ti sto dicendo che sto
lavorando per essere indipendente da Mimmo.
P: Si ma stai
lavorando… perché tu sei
dipendente da Mimmo, scusa?
G: Per ora si!
P: Perché?
G: Però se Mimmo si ferma, minchia,
P: Attento
G: Tutti i fondi… vengono messi in
crisi.
P: Si ma comunque Mimmo o non Mimmo…
il discorso è uno, stai lavorando o non stai lavorando non sono cose che
arrivano da un momento all’altro.
G: Ma anche… anche
quando, ammesso e non concesso noi, ti ho detto, abbiamo i rimedi di come fare.
P: E quali sono?
G: Via Ausonia e
Mondello.
P: No. Cioè che ci andiamo a vendere
quattro case?
G: Possiamo valutare tutto.
P: …incomp… dopo che io ho faticato
per avere quello che ho… non solo mi devo vendere via Cadorna e… e via casa….
Via Monti Iblei, mi vendo pure Mondello.
G: Ma prendiamo…
P: Ma stiamo
scherzando?
G: Ma se siamo in crisi
ti tieni tutte cose e rimaniamo in crisi?
P: C’era scritto LI
VORSI?
G: Vendiamo Mondello…
P: L’hai letto LI
VORSI?
G: Si.
P: Ma Mondello ti
sembra così facile vendere ora?
G: L’anno scorso…
P: Perché una vuole
vendere piglia e vende?
G: Questa tipologia di
casa si.
P: Va bene.
G: L’anno scorso hanno
avuto una perdita di 4 milioni di euro LI VORSI.
P: Lo so.
G: Hanno deciso, ci
mangiamo i soldi che abbiamo.
L’interesse poi per
l’acquisto di una casa emerge anche dalla trascrizione della conversazione
ambientale, tra CANNOVA e la moglie, che segue, ove la Paduano chiedeva al
CANNOVA se avesse altri 50.000 euro da dare “in nero” al costruttore: denaro
che la moglie suggeriva, in caso di verifica fiscale, di far emergere
dall’affitto della villa di Mondello, in quel momento locata al giocatore di
calcio del Palermo, Barreto Edgar:
(VOL. II aff. 23 ss)
numero progressivo
n°2611, nel brogliaccio di ascolto delle relative operazioni tecniche,
registrata alle ore 01.00 del 27/05/2012, durata 60 minuti.
CANNOVA GIANFRANCO
successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA
successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a
ore 01.40.54
P: Tu devi farti un
conto corrente, dove metti i soldi del.. un conto corrente una cosa a parte,
dove metti i soldi della villa… un domani ti troverai…di Barreto, un domani ti
troverai un gruzzolo e tocchi gli altri, le altre cose, non puoi mettere fondo
sempre a questi 3 mila euro.. perché tu ci devi pagare il mutuo e l’altra metà
te li metti da parte, mi senti quello quando parlo? Eh che ho detto?
G: Che parte del mutuo
poi rivediamo la questione…
P: Perchè ancora non è
partito il mutuo della villa?
G: Abbiamo fatto mutuo
per la villa?
P: A maggior ragione
mettendoteli da parte…
G: Per fare il mutuo
devi fare l’atto..
P: Ma già in un anno non hai 50.000
euro in più da dargli a questo? Eh.. ce li hai? Te li sei messi da parte?
G: Certo, li sto mettendo…
P: … sicuro? E quando glieli dai?
G: A questo chi?
P: A questo del costruttore.. a questo
che gli devi pagare la casa.. che gli hai dati soldi in nero.. non glieli puoi
dare altri 50? Che sono quelli di Barreto che ti ha dato in un anno, è una anno
ormai..
G: No Vale…
P: Ma perché.
G: Perché la casa dobbiamo dichiararla
per forza 300.. perché al di sotto, non diventa più credibile.
P: Quindi
in nero non gli puoi dare più niente?
G: Non diventa più credibile.
I suddetti elementi di prova
forniscono, per l’attendibilità delle dichiarazioni, definitivo riscontro alla
piena integrazione del reato contestato e prova dell’allarmante danno sociale
provocato dal patto scellerato tra CANNOVA e PROTO
In occasione dell’invito fatto all’ing.
Zuccarello Natale dalla Polizia per il giorno 01 giugno 2012, al fine di essere
sentito a sit, questi, prontamente chiamava CANNOVA per chiedere informazioni.
Emerge che lo Zuccarello, sovraordinato
rispetto al CANNOVA, non ha assolutamente alcuna idea sulla situazione della discarica
di C/a Tiritì dell’OIKOS, e che CANNOVA ha buon gioco nel confondergli le idee.
G: Cannova Gianfranco
V: Paduano Valeria
Omississ dalle ore 20:34:20 alle ore
20:35:35
Poi:
V: Con Paolo ora parliamo....
G: Salutalo a Mimmo ora se ne va...
V: Come?
G: Salutalo..salutalo...
V: Cè Mimmo? a casa?
G: Si!
V: Ah! Tu eri a casa con Mimmo?
G: Si!
V: Eh...perchè non ci mangiamo una cosa
fuori?
G: Perchè c'è un altro appuntamento e
quindi non sa a che ora si
sbriga.
V: Lui, ha un altro appuntamento. Ho capito.
Senti una cosa. Digli che aspetta che sto arrivando......Ehi! lo voglio
salutare. Mi senti Gianfranco?
G: Si!...mi stava dicendo che potrebbe
pure rimanere...
V: Potrebbe pure rimanere?
G: Uhm!
V: Se lui rimane possiamo andarci a
prendere un boccone. ma una cosa così niente di informale.
G: No anche perchè non può fare tardi.
V: A loro gli prendiamo due cose al Mc
Donald e noi ci andiamo a
mangiare una cosa fuori
G: Va bene!
V: Ma anche un'insalata.....ah?
G: Va bene!....va bene ora mi organizzo in
questo modo. dai!
Omississ dalle ore 20:36:41 alle ore
20:38:24
a
cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine