Capaci, dietrofront sul patrimonio del
padrino
Era il rappresentante del boss Salvatore Lo Piccolo a Capaci, ma
una condanna per associazione mafiosa non è bastata per confiscargli i beni. La
sezione misure di prevenzione del Tribunale ha restituito un
patrimonio da cinque milioni di euro all' imprenditore Giuseppe Vassallo,
condannato, ormai in via definitiva, a quattro anni di carcere. Era finito in manette nel 1999, nell' ambito dell' operazione della
polizia "San Lorenzo 2": ha ormai scontato il suo debito con la giustizia. E si è
difeso con una montagna di documenti davanti ai giudici che dovevano decidere
sul suo patrimonio, una settantina di beni, fra terreni, società e conti
correnti sequestrati nel 2005. Obiettivo, dimostrare che era un patrimonio acquisito
legittimamente. La ricostruzione proposta dal legale di Vassallo, l' avvocato
Giuseppe Scozzola, ha convinto il collegio presieduto da Cesare Vincenti. Ed è
arrivato il provvedimento di restituzione. Che è ormai diventato definitivo.
Solo un libretto di deposito, con 100 mila euro, è rimasto sequestrato. Adesso,
la difesa di Vassallo chiede alla corte d' appello di acquisire tutta la
documentazione in banca. E punta alla restituzione anche di quest' ultima fetta
di patrimonio. Diceva di Vassallo il pentito Giovanbattista Ferrante rispondendo alle domande dei pm
Vittorio Teresi, Domenico Gozzo e Gaetano Paci: «è uomo d' onore di Capaci.
Diverse volte, sono stato io stesso a consegnargli dei soldi che dovevano
andare direttamente alla famiglia. Vassallo mi diceva che stava cominciando a
muoversi. Voglio dire, muoversi per il solito problema dei soldi. Stava
cominciando a muoversi per fare dei danneggiamenti, per le
estorsioni chiaramente».
Nella sentenza che ha portato alla condanna dell' imprenditore di Capaci hanno
pesato anche le dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia. Isidoro
Cracolici, ad
esempio, raccontò che era stato lui a portare a Vassallo l' ambasciata di
Salvatore Lo Piccolo: «Gli facevo sapere dell' investitura al vertice della famiglia
di Capaci». Così, il padrino di Tommaso Natale si assicurava un altro uomo
fidato nello scacchiare della provincia: a metà degli anni Novanta, Lo Piccolo
costruiva con pazienza la base del suo potere. Il caso Vassallo riapre il
dibattito sulle misure di prevenzione per i boss. Seguono un percorso diverso
(a volte parallelo, a volte no) rispetto a quello del processo penale. Le
cronache dei mesi scorsi hanno registrato anche assoluzioni dal reato di
associazione mafiosa e, al contempo, corposi sequestri o confische. I
magistrati chiedono da tempo una riforma del sistema, soprattutto per
assicurare strumenti d' indagine più incisivi per i pm che si trovano a
sostenere in tribunale una richiesta di sequestro di beni. Le dichiarazioni dei
pentiti possono essere sufficienti per una condanna, ma non per un sequestro.
Perché, generalmente, poco o nulla sanno sui patrimoni di mafia. Così è
accaduto per Giuseppe Vassallo: troppo generiche le indicazioni di Ferrante sui
soldi che l' imprenditore avrebbe «fatto» con il sistema delle estorsioni
mafiose imposte ai commercianti e agli imprenditori di Capaci. Alla difesa è
bastata una memoria ben fatta, con tutti gli allegati necessari, per dimostrare
che redditi e proprietà erano frutto del sudato lavoro di un imprenditore
edile. Che poi era il boss del paese. Ma alle attuali norme sulle misure di
prevenzione non importa: anche i boss possono lavorare e guadagnare
onestamente. Chissà che presto Giuseppe Vassallo possa pure chiedere la
riabilitazione al tribunale di sorveglianza, per la buona condotta dimostrata
in carcere e nella società, dopo i quattro anni in carcere. L' avvocato
Scozzola assicura che Vassallo fa vita ritirata, in famiglia.
SALVO PALAZZOLO
2.
Gaetano Badalamenti e Rosario Spatola: impresa mafiosa e accumulazione illegale
negli anni '70-'80
Il secondo caso riguarda le imprese che, stando a rapporti della Guardia di finanza e a misure di prevenzione adottate dal Tribunale di Palermo, fanno capo al capomafia Gaetano Badalamenti. Si tratta di una decina di imprese, in parte cogestite con la famiglia dei D'Anna, imparentati con Badalamenti, il cui interesse ai fini di un'analisi del ruolo dell'impresa mafiosa negli anni '70 e '80 è dato dagli incrementi del capitale sociale registrati alla fine degli anni '70. La SIFAC spa (Siciliana Industria Frantumazione Asfalti Conglomerati), costituita nel 1972, assieme ad affiliati del clan Badalamenti, aveva un capitale sociale iniziale di 35 milioni, ma nel 1978 esso viene elevato a 200 milioni. Stesso discorso si può fare per la Sicula calcestruzzi, costituita nel 1974, con un capitale iniziale di 15 milioni, elevato nel
Come si spiega il lievitare del capitale sociale negli ultimi anni '70? Nel giugno del 1979 all'aeroporto di Palermo, collocato a Punta Raisi, nel territorio di Cinisi, madrepatria della famiglia Badalamenti, vengono scoperte due valigie con 498 mila dollari. In quegli anni nelle vicinanze dell'aeroporto operavano delle raffinerie di eroina e all'aeroporto di Punta Raisi venivano imbarcati carichi di eroina con destinazione Stati Uniti. Buona parte dei proventi di tale traffico sono stati impiegati in imprese che non hanno avuto altra funzione che quella del riciclaggio del denaro sporco.
Da
notare che tra i soci della SIFAC
figura il ragioniere commercialista Giuseppe Mandalari, che svolgeva attività di consulenza per
vari capimafia, tra cui Badalamenti e Riina, a cui nel 1976 è stata applicata
la misura di prevenzione della sorveglianza speciale con divieto di soggiorno
quale appartenente all'organizzazione mafiosa. Mandalari ha una carriera
giudiziaria alquanto movimentata e da intercettazioni telefoniche risulta che
alle elezioni del 1994 si è prodigato nella campagna elettorale per Forza
Italia (Santino, 1997, pp. 167, 227 sgg.)
4.
Il costruttore Giovanni Ienna
Il
caso più recente riguarda il costruttore Giovanni Ienna ed è stato possibile
ricostruire attività e legami attraverso le dichiarazioni di collaboratori di
giustizia (Gaspare Mutolo, Giuseppe MARCHESE, Salvatore Cancemi e altri).
Ienna
negli anni '60 svolgeva l'attività di carpentiere presso un'impresa edile, la
GIVA costruzioni, e percepiva uno stipendio mensile di lire settantamila. Nel 1966 ha iniziato, assieme
ad altri, un'autonoma attività di costruttore edile:
"Nell'ambito
di tale attività i soggetti in questione hanno costruito, come si deduce dalle
trascrizioni effettuate presso la conservatoria dei registri immobiliari, numerosi
edifici la cui realizzazione ha ragionevolmente richiesto l'impiego di ingenti
somme di denaro; il tutto partendo da posizioni finanziarie estremamente
modeste e non facendo ricorso al sistema bancario, non essendo i predetti
soggetti in grado di offrire garanzie sufficienti ad ottenere credito"
(Tribunale Palermo, 1995, p. 37).
Successivamente Ienna ha continuato la sua attività diventando titolare di un gruppo di cinque società, con un cospicuo patrimonio immobiliare, e divenendo così un o degli imprenditori più in vista di Palermo. Il salto di qualità avviene tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80: in quel periodo avviene il passaggio dall'impresa individuale e dalla società di fatto a un soggetto imprenditoriale complesso cui fanno capo diverse società di capitale. Si pone il problema della provenienza dei capitali impiegati e le dichiarazioni dei mafiosi collaboratori di giustizia chiariscono che l'imprenditore, pur non essendo formalmente affiliato a Cosa nostra, di fatto "appartiene" all'organizzazione criminale, avendo un rapporto continuativo con capimafia notori, come i Savoca e i Graviano, incontrastati domini territoriali; reimpiega nell'attività imprenditoriale capitali accumulati dalle famiglie mafiose ma, in osservanza delle regole di Cosa nostra, deve pagare il pizzo ai suddetti capimafia. La circostanza è stata richiamata dalla difesa per sostenere che il costruttore sarebbe stato non socio d'affari ma vittima dei mafiosi, ma la tesi difensiva non ha convinto i magistrati di Palermo, che invece hanno ritenuto l'imprenditore appartenente a Cosa nostra. A loro giudizio, se un soggetto utilizza dei proventi di attività illecita in maniera sistematica e continuativa "può senz'altro considerarsi affiliato all'organizzazione in quanto la sua condotta si inserisce nella struttura del sodalizio ed interagisce con le condotte di altra natura al fine di perseguire i tipici fini illeciti dell'associazione mafiosa " (ivi, p. 18). Che gran parte del capitale impiegato derivi da fonti illecite si evince dal fatto che Ienna nel periodo 1962-1968 non ha fatto ricorso al credito bancario e nel periodo 1968-
Anche
successivamente, i crediti ottenuti da varie banche (Sicilcassa, Banco di
Sicilia, Banca del Sud) sono inferiori ai capitali impiegati. La sezione Misure
di prevenzione del Tribunale di Palermo nel 1995 ha ordinato la
confisca dei beni, tra cui un grande albergo. Si pongono ora i soliti problemi
dell'uso dei beni confiscati, per di più complicati dalla richiesta degli
istituti di credito di ottenere la tutela giuridica dei loro diritti.
Imprese
Ienna
Moderna edilizia ditta
individualeModerna edilizia srl
San Paolo immobiliare srl
Gianni Ienna srl
Sea beach immobiliare srl
Società turistica anglo-sicula srl
BILLECI SALVATORE (29.05.1937 via Gaetano Longo 10
CAPACI) PADRE DI VINCENZO E LEONARDA MARITO DI VASSALLO ANTONIETTA.
AMMINSTRATORE UNICO SALICETO S.r.l. cessa dalla carica 30 marzo 2012 (REA
PA-94262 C.F. 02524750821 PEC saliceto@arubapec.it
costituita 27.02.1981 rappresentante impresa BILLECI VINCENZO QUOTA 33,33% AMMINISTRATORE UNICO BILLECI
VINCENZO (18.09.69 Via Gaetano Longo 10 Isola delle Femmine in carica dal 30
marzo 2012) SOCIO PIETRO BRUNO (1946 via Roma 110 Isola delle Femmine) QUOTA
33,33% SOCIO VASSALLO GIUSEPPE 1959 (Via Vittorio Emanuele 157 CAPACI) QUOTA
33,33% FIGLIO DI VINCENZO
Il Sindaco, Gaspare prof. Portobello sottopone
all’approvazione della Giunta Comunale la seguente proposta di deliberazione:
Nomina al
Responsabile del III Settore, arch. Sandro D’Arpa, a rappresentare il Comune di
Isola delle Femmine per la stipula dell’atto relativo alla cessione a titolo gratuito delle aree, censite al catasto terreni al fg. n.
3, p.lla n. 1790, per la realizzazione delle quali è stato ottenuto lo scorporo
degli oneri di urbanizzazione primaria relativi agli immobili realizzati con
C.E. n. 09/02, prospicienti su detta strada;
LA GIUNTA
COMUNALE
Premesso che:
·
Che in
data 14/05/2002 veniva rilasciata dal Comune di Isola delle Femmine la
Concessione Edilizia n. 09/02, al Sig. Arena Giovanni, nato a Palermo il
15.06.1931, per la realizzazione di un insediamento residenziale su un’area
sita in località “Quattro Vanelle” Via Passaggio della Tortora, identificata al
N.C.T. al foglio di mappa 3 particella 1791 (ex 248/249 e 256), successivamente
volturata al nuovo proprietario in data 01/09/2003 sig. Billeci Salvatore, nato
a Capaci il 29/05/1937 e residente in Isola delle Femmine, Passaggio del Cedro
n. 6, codice fiscale BLL SVT 37E29
B645L, in forza dell’Atto di Permuta stipulato il 16/07/2003 presso il Notaio
Francesco Rizzuto, Rep. n. 64703, registrato in Palermo il 29/07/2003 al n.
75925;
·
Che ai fini
edificatori del lotto identificato al catasto - foglio n. 3 particella n. 1791,
l’Ufficio Tecnico Comunale con nota p.llo n. 14137 del 12.11.2001 esprimeva la
necessità della realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria, relative
alla viabilità previste nel Piano Particolareggiato
·
Che in data
16.02.2007- veniva rilasciata dall’U.T.C., la concessione edilizia n. 3, ai
sensi della L.N. 10/1977 art. 9 lettera “f”, per l’esecuzione
di opere di urbanizzazione primaria
consistenti nella “realizzazione della rete di distribuzione idrica, della rete
fognante, della rete di distribuzione dell’energia elettrica, dell’impianto di
illuminazione della rete stradale nonché della realizzazione della rete
stradale nel lotto di terreno sito
in Isola delle Femmine, Passaggio delle Tortore censito al N.C.T. al foglio 3
particella n. 1790;
Considerato che :
·
che
il sig. Billeci Salvatore, nuovo
proprietario intende ottemperare a quanto disposto dall’Ufficio Tecnico
comunale, con nota p.llo n.
14137 del 12.11.2001, e procedere alla cessione a titolo gratuito delle aree, censite al
catasto terreni al fg. n. 3, p.lla n. 1790, per la realizzazione delle quali è
stato ottenuto lo scorporo degli oneri di urbanizzazione primaria relativi agli
immobili realizzati con C.E. n. 09/02, prospicienti su detta strada;
·
che
tale cessione deve avvenire in presenza di un Notaio;
Delibera
Autorizzare il responsabile
del III Settore, arch. Sandro D’Arpa, a rappresentare il Comune di Isola delle
Femmine per la stipula dell’atto relativo alla cessione a titolo gratuito delle
aree, censite al catasto terreni al fg. n. 3, p.lla n. 1790, per la
realizzazione delle quali è stato ottenuto lo scorporo degli oneri di
urbanizzazione primaria relativi agli immobili realizzati con C.E. n. 09/02,
prospicienti su detta strada;
Pareri ed attestazioni resi ai sensi e per gli effetti dell’art.
49 del t.u. sull’ordinamento degli enti locali, approvato con D.lgs.
18/08/2000, n° 267, relativi alla proposta indicata in oggetto:
Si esprime parere favorevole
sulla regolarità tecnica della superiore deliberazione
Il Direttore Generale
F.to Dr. Manlio Scafidi
LA GIUNTA COMUNALE
Vista la superiore
deliberazione, corredata dal parere prescritto;
Ritenuta meritevole di
approvazione;
Con voti unanimi, espressi per
alzata di mano, accertati e proclamati dal Sindaco
DELIBERA
Di approvare la superiore
proposta di deliberazione, corredata dal prescritto parere, rendendola immediatamente esecutiva.
A CURA DEL COMITATO CITTADINO ISOLA PULITA ISOLA DELLE
FEMMINE
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