Il Professore : ... ... Giova ricordare , peraltro , IL Che Personaggio Il proprietario del bene confiscato , in partiture OCCASIONE delle elezioni sosteneva Amministrativo Il Candidato della lista "Rinascita Isolana " Rosario Rappa .

venerdì 30 novembre 2012

RELAZIONE PREFETTIZIA DELLACOMMISSIONE DI ACCESSO AGLI ATTI AL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE E DECRETOPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE

RELAZIONE PREFETTIZIA DELLACOMMISSIONE DI ACCESSO AGLI ATTI AL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE E DECRETOPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE  (PDF)







IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

  Considerato che nel comune di Isola delle Femmine (Palermo)  gli organi   elettivi   sono   stati   rinnovati   nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009;
  Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra componenti del  consesso  e  la criminalita' organizzata locale;
  Ritenuto che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti  esterni della criminalita'  organizzata  arreca  grave  pregiudizio  per  gli interessi della collettivita' e determina lo svilimento e la  perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
  Ritenuto che, al fine di porre rimedio  alla  situazione  di  grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di  Isola delle Femmine, si rende necessario far luogo  allo  scioglimento  del consiglio comunale e disporre il  conseguente  commissariamento,  per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale;
  Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
  Vista la proposta del Ministro dell'interno, la  cui  relazione  e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
  Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri,  adottata  nella riunione del 9 novembre 2012 alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana;

                              Decreta:
                              
Art. 1 
  Il consiglio comunale di Isola delle Femmine (Palermo)  e'  sciolto
per la durata di diciotto mesi.                         
Art. 2
  La gestione  del  comune  di  Isola  delle  Femmine  (Palermo),  e'
affidata alla commissione straordinaria composta da:
    dott. Vincenzo Covato - viceprefetto a riposo;
    dott.ssa Matilde Mule' - viceprefetto aggiunto;
     dott. Guglielmo Trovato - dirigente di II fascia.            
Art. 3 
 
  La commissione straordinaria per la  gestione  dell'ente  esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari  a  norma  di  legge,  le attribuzioni spettanti al  consiglio  comunale,  alla  giunta  ed  al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle  medesime cariche. 
    Dato a Roma, addi' 12 novembre 2012 
 
                             NAPOLITANO 
 
 
                                Monti, Presidente del  Consiglio  dei
                                Ministri 
                                Cancellieri, Ministro dell'interno 
 
Registrato alla Corte dei conti il 16 novembre 2012 
Registro n. 7, interno foglio n. 185 

http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?service=1&datagu=2012-11-29&task=dettaglio&numgu=279&redaz=12A12433&tmstp=1354221071377

ERA IL 26 APRILE DI QUESTO ANNO  QUANDO LUI DICHIARA 

CHE...




3) Sono disposta a vendere una delle mie ville per disporre dei fondi necessari a impedire il successo delle liste avversarie da quella di Portobello (scarica in pdf) 

5) SCIOLTO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE IL COMUNE DI ISOLA DELLE FEMMINE (scarica in pdf) 

6) “S” maggio 2012 L’ISPEZIONE A ISOLA DELLE FEMMINE ecco LE CARTE DELLO SCONTRO (scarica in pdf) 

  

venerdì 23 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE LA KUPOLA DELLA POLITIKA A ISOLA DELLE FEMMINE


Mafia, trovato il libro mastro del clan Graviano 
Ecco la spending review varata da Cosa nostra

Durante le indagini sui boss delle stragi, i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria di Palermo hanno scoperto l'ultima contabilità della famiglia di Brancaccio. Rispetto agli appunti ritrovati dieci anni fa, sono evidenti i tagli: stipendi dimezzati per le mogli dei boss in carcere. Ma i tagli più cospicui riguardano i prestanome e i familiari degli uomini d'onore al 41 bis

di SALVO PALAZZOLO

 

 

In tempi di crisi, anche Cosa nostra ha attuato la sua spending review. Lo rivela un documento eccezionale ritrovato dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria: è l'ultimo libro mastro della famiglia mafiosa di Filippo e Giuseppe Graviano, i boss delle stragi, che possono contare ancora su un cospicuo patrimonio. In alcuni foglietti sono indicati i nuovi stipendi per i familiari dei mafiosi e i fedeli prestanome dei boss. E i tagli sono evidenti, rispetto alle cifre scoperte alcuni anni fa, nell'ambito di un'altra indagine sul clan di Brancaccio. Gli stipendi sono proprio dimezzati. "4.000 Bib.", scriveva qualche mese fa uno dei ragioneri del clan. "4000 F.", "4000 Picc.". Secondo i finanzieri coordinati dal tenente colonnello Pietro Vinco, queste sono le paghe mensili corrisposte dall'organizzazione alle donne dei Graviano. "Bib." sta per Bibbiana, ovvero il secondo nome di Rosalia Galdi, la moglie di Giuseppe Graviano. "F." è Francesca Buttitta, la moglie di Filippo. "Picc." sta per picciridda, ovvero la piccola di casa, Nunzia, la sorella dei Graviano, anche lei attualmente in carcere con l'accusa di aver gestito il patrimonio di famiglia.


Solo 1.000 euro al mese, invece, per il più grande dei fratelli Graviano, Benedetto, che è sempre rimasto ai margini del clan. Nel libro mastro è indicato come "Ciccio Benni".




Stipendi tagliati anche per i prestanome. "2.500 Enzo", è annotato nell'appunto. Secondo i finanzieri potrebbe essere un riferimento a Vincenzo Lombardo, il gestore di un pompa di benzina Ip, di recente coinvolto nell'ultimo sequestro di beni a carico del clan Graviano. Nello stesso appunto è scritto: "2.500 Ip Leonardo". Chi indaga ritiene che si riferisca allo stipendio di un altro inospettabile prestanome, pure lui impegnato nella gestione di un rifornimento carburante per conto di Cosa nostra. Un altro indizio, in quel foglietto, dice che l'ultimo business dei boss è nelle pompe di benzina: "500 Scalia". Potrebbe essere un riferimento a un piccolo distributore che si trova in piazza Scalia, a Palermo. 



Di certo, qualche mese fa, il nucleo speciale di polizia valutaria oggi diretto dal generale Giuseppe Bottillo, ha sequestrato un patrimonio da 30 milioni di euro ai Graviano. Durante una perquisizione negli uffici di un distributore di benzina, lungo la circonvallazione, è stato poi trovato il libro mastro che oggi Repubblica.itmostra in esclusiva: dopo lunghi accertamenti, il pubblico ministero Dario Scaletta ha depositato ieri il documento al tribunale misure di prevenzione.  



Le carte dicono che la spending review di Cosa nostra ha colpito soprattutto il popolo dell'organizzazione mafiosa oggi in carcere. Solo 1000 euro al mese per la moglie di uno dei killer più fedeli al servizio dei Graviano, oggi anche lui al carcere duro. Cinquecento euro in più per la moglie di un prestanome finito in cella. Ecco cosa annotava il ragioniere del clan: "1.500 stipendio Maria", ovvero Maria Anna Di Giuseppe, la moglie di Giuseppe Faraone. E poi: "1.000 stipendio Antonella". Secondo i finanzieri sarebbe un riferimento ad Antonietta Lo Giudice, la moglie del superkiller Giorgio Pizzo. 



Qualche mese fa, la signora Lo Giudice ha fatto una scelta coraggiosa, una scelta d'amore: ha deciso di seguire il suo nuovo compagno, Fabio Tranchina, un tempo l'autista di Giuseppe Graviano, oggi è un collaboratore di giustizia. E al clan non è rimasto che prenderne atto: alla signora Lo Giudice lo stipendio è stato revocato, e la somma  -  sotto forma di buoni benzina - è stata girata alla figlia, che si è schierata con il padre in carcere e ha deciso di restare a Palermo.



Insomma, sono ormai lontani i tempi in cui i Graviano facevano sapere dal carcere, tramite un loro avvocato di fiducia: "Vorremmo che si raddoppiassero gli stipendi per agosto". E poi ancora: "Subito la Mercedes classe E 200 Kompressor". I boss volevano che le loro mogli si muovessero comodamente a Nizza. Era il 1999. Adesso, le signore Graviano hanno preso casa in un condominio a pochi passi dalla stazione centrale di Palermo. Anche per i boss la spending review era ormai diventata una necessità, e non solo per la crisi economica, ma soprattutto per i pesanti colpi inferti da magistratura e forze dell'ordine. 

 
FOTO

Trovato il libro mastro dei Graviano
Ecco la spending review di Cosa nostra


 
(23 novembre 2012)

 

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/11/23/news/mafia_trovato_il_libro_mastro_del_clan_graviano_ecco_la_spending_review_varata_da_cosa_nostra-47237534/

 

Il cavallo d' oro dei capimafia

IL CAVALLO Irak era in un box dell' ippodromo alla Favorita. I custodi sono rimasti a bocca aperta quando sono arrivati i carabinieri del Ros per sequestrarlo. Il purosangue è conosciuto per avere vinto diverse corse. A montarlo da alcuni anni era l' imprenditore del settore delle forniture alimentari Vincenzo Sgadari, prima di venire arrestato nel blitz Rebus dei carabinieri, nel 2008. L' imprenditore è uno dei tre destinatari del provvedimento di sequestro della sezione misure di prevenzione del Tribunale eseguito dal Ros. Gli altri due sono il boss Michele Di Trapani e Massimiliano Lo Verde. Sotto sequestro sono finiti beni per 22 milioni di euro riconducibili al clan mafioso Madonia Di Trapani del mandamento di Resuttana. Aziende edili, attività commerciali, quote societarie, ville lussuose, terreni, auto, conti correnti tra la città e i comuni di Cinisi, Carini e Isola delle Femmine. Il sequestro arriva ad un anno da un altro sequestro nei confronti del clan di Resuttanaea due anni dagli arresti del blitz Rebus che coinvolse esponenti di spicco di Cosa nostra, compresi i figli già detenuti del defunto capo mandamento Francesco Madonia. Michele Di Trapani è lo zio di Maria Angela Di Trapani, la moglie di Salvatore Madonia, la donna che ha portato fuori dal 41 bis gli ordini dei boss e gestiva gli affari del clan. Nella richiesta di sequestro, i sostituti procuratori Gaetano Paci e Vania Contrafatto, coordinati dall' aggiunto Roberto Scarpinato, tracciano anche le figure degli altri due personaggi arrestati nel 2008. Vincenzo Sgadari, detto "bicicletta", è il padrino di cresima di Francesco Di Pace, persona di fiducia dei Lo Piccolo. I risultati dell' indagine Rebus hanno portato alla luce anche che Sgadari era stato il "tramite comunicativo" da e per i Lo Piccolo durante la loro latitanza. L' imprenditore conosceva anche diversi avvenimenti che riguardavano il boss Giovanni Bonanno, ucciso nel 2006. Di Sgadari parlano anche i collaboratori Antonino Nuccio e Gaspare Pulizzi. Dice Nuccio nel novembre 2007: «Avevo portato a Carini dei pizzini e degli orologi. Avevo lasciato il tutto a Enzo Sgadari detto bicicletta». Massimiliano Lo Verde nella richiesta dei pm è stato definito come «l' esecutore degli ordini», emanati dal carcere dai fratelli Madonia. Lo Verde ha anche ricoperto la funzione di «intestatario fittizio» dei beni riconducibili al clan di Resuttana ed è stato l' uomo di fiducia e l' autista-accompagnatore di Maria Angela Di Trapani. La cosca dei Madonia-Di Trapani è stata protagonista dell' ascesa dei corleonesi ai vertici di Cosa nostra. I suoi esponenti sono stati giudicati colpevoli degli omicidi di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell' imprenditore Libero Grassi e di Ninni Cassarà, ma anche del piccolo Giuseppe Di Matteo.  


ROMINA MARCECA




Mafia, beni per 22 milioni sequestrati al clan Madonia

L'operazione del Ros dei carabinieri, su ordine del tribunale. Sequestrati aziende edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni, terreni, numerose auto e anche un cavallo da corsa


Beni per 22 milioni di euro sono stati sequestrati al clan mafioso Madonia-Di Trapani del mandamento di Resuttana, a Palermo. Sottratti immobili, imprese e persino un cavallo da corsa. I carabinieri dei Ros, infatti, hanno dato esecuzione ai provvedimenti disposti dal Tribunale del capoluogo siciliano, su richiesta del dipartimento di Criminalità economica della procura.

Il sequestro è scattato a conclusione di un percorso investigativo che, dopo aver portato all'arresto degli esponenti di spicco dell'organizzazione criminale, compresi i figli del defunto capo mandamento Francesco Madonia, ha consentito ai militari del Raggruppamento operativo speciale, coordinati dai magistrati palermitani, di individuare e sottoporre al provvedimento aziende edili, attività commerciali, quote societarie, abitazioni, terreni, numerose auto e anche un cavallo da corsa di nome "Irak".


La cosca dei Madonia-Di Trapani è stata protagonista dell'ascesa dei corleonesi ai vertici di Cosa nostra, tanto che i suoi principali esponenti sono stati giudicati colpevoli degli omicidi di Pio La Torre, del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, dell'imprenditore Libero Grassi e di Antonio Cassarà, nonché del piccolo Giuseppe Di Matteo. I provvedimenti di sequestro, nell'ambito dell'operazione "Rebus", hanno interessato un vasto patrimonio nel capoluogo siciliano e nei comuni di Cinisi, Carini e Isola delle Femmine, colpendo beni riconducibili ai fratelli Madonia e Di Trapani, quelli dell'imprenditore Vincenzo Sgadari e diMassimiliano Lo Verde, già raggiunti dagli ordini d'arresto emessi il 5 dicembre 2008 e il 3 aprile 2009, per associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni e altri reati.


Le indagini avevano documentato il perdurante ruolo di vertice della famiglia Madonia nelle strategie di Cosa nostra e l'evoluzione della gestione del mandamento di Resuttana, in cui si erano avvicendati Giovanni Bonanno, Diego Di Trapani e Salvatore Genova, designati da Antonino Madonia, in accordo con Salvatore Lo Piccolo. Era stato accertato come prima Francesco Madonia, morto il 9 marzo 2007, e i figli Antonino, Giuseppe e Salvatore, nonché il cognato di quest'ultimo Nicolò Di Trapani, benché detenuti e sottoposti al regime del 41 bis, avessero continuato a dirigere il clan tramite i periodici colloqui con i congiunti e un fitto scambio di corrispondenza.

Le indagini avevano inoltre evidenziato l'inserimento dell'imprenditore Sgadari nelle dinamiche della struttura mafiosa, sia per aver svolto il ruolo di intermediario nella soluzione di una controversia tra Bonanno e Francesco Di Pace, per la gestione della cassa comune della famiglia di Resuttana, sia per essere stato un tramite attraverso il quale gli ex latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, comunicavano le proprie direttive all'intera organizzazione criminale.

L'indagine patrimoniale, oltre a verificare l'entità del patrimonio riconducibile alla famiglia mafiosa, ha consentito di delineare l'asse economico imprenditoriale, alimentato con conferimenti di "sospetta provenienza" nel settore edile, con la realizzazione di fabbricati a uso privato o la costituzione di imprese di costruzione per la cessione di immobili, e in quello commerciale, mediante la realizzazione di alcuni negozi di vendita al dettaglio. Accertata anche l'adozione da parte degli indagati di ricorrenti accorgimenti finalizzati a tutelare i patrimoni dell'organizzazione, quali la fittizia intestazione di immobili a incensurati.


I carabinieri del Ros hanno così individuato i prestanome del patrimonio occulto delle famiglie Madonia-Di Trapani, e la disponibilità dell'imprenditore Sgadari di complessi residenziali, fabbricati rurali, terreni magazzini e locali commerciali. In definitiva è stata documentata dettagliatamente le modalità di accumulazione di ingenti patrimoni illeciti da parte della cosca di Resuttana, confermandone la pervasività nell'economia legale.


L'individuazione dei patrimoni illeciti resta, pertanto, uno degli obiettivi principali della procura distrettuale di Palermo. Tra i beni sottoposti a sequestro nei confronti di Michele Di Trapani il capitale sociale della "In. tra. l. industria trasformazione legno", di Giuseppina Di Trapani "Giuseppina e c. s. n. c. ", con sede a Cinisi; immobili a Palermo in via Casalini, e a Cinisi in via Orlando; un terreno a Cinisi, in contrada Margi-Bonanno; a Vincenzo Sgadari sottratti il capitale sociale della Edilmigliaccio s. r. l. con sede a Palermo; le quote societarie della Pietro Sgadari s. a. s. con sede a Palermo; villino a Carini; villino a Palermo, in via Quasimodo e un cavallo da corsa di nome Irak.
(15 novembre 2010)

Sigilli al patrimonio dei padrini di Resuttana

«I Madonia sono ricchissimi, sono miliardari», diceva il boss Antonino Cinà a Nino Rotolo nel gabbiotto di lamiera in cui il capomafia agli arresti domiciliari teneva i suoi summit. Dopo una serie di attività imprenditoriali in Umbria, una piccola parte del patrimonio dei boss di San Lorenzo, oggi tutti in carcere, è stata sequestrata ieri dai carabinieri del Ros coordinati dal nucleo criminalità economica della Procura guidato da Roberto Scarpinato. «Nonostante reclusi al 41 bis - ha sottolineato il magistrato-i Madonia continuavano a gestire dal carcere i loro affari. Dalle intercettazioni abbiamo appreso che avevano intenzione di aprire alcuni supermercati e un bar all' interno dell' ospedale di Villa Sofia». Progetto andato in fumo dopo il blitz che l' anno scorso ha portato in carcere anche Aldo Madonia, l' unico dei fratelli in libertà, e alcune donne del clan, a cominciare da Mariangela Di Trapani, moglie di Salvo Madonia e figlia del boss Francesco Di Trapani. Due potenti famiglie di mafia, alleate e imparentate, che hanno investito e non solo nel mattone i proventi dei loro traffici illeciti. Tra le attività sequestrate il bar Sofia, proprio di fronte l' ingresso dell' omonimo ospedale, la cui gestione i Madonia avevano affidato a Massimiliano Lo Verde. Ma proprio la gestione del patrimonio, soprattutto per la mancanza di affidabilità di molti dei prestanome individuati, ha costretto le donne di famiglia ad esporsi in prima persona. Il provvedimento eseguito ieri, e scaturito dall' operazione Rebus, ha portato al sequestro di beni per complessivi 15 milioni di euro. Si tratta, in massima parte di villee appartamenti nella fascia costiera, dall' Addaura ad Isola delle Femmine, di magazzini e appezzamenti di terreno, dai cantieri navali fino a Cinisi e Carini. a.z.





Sigilli a un tesoro da 15 milioni scatta il sequestro per il bar Sofia

Il sequestro preventivo, per 15 milioni di euro, è scattato per il bar Sofia, accanto all' ospedale, ufficialmente di Massimiliano Lo Verde, in realtà di proprietà dei boss, questo sostiene la Procura; poi per una villa all' Addaura (via Lopez de Vega); per appezzamenti di terreno a Isola delle Femmine; per appartamenti in un residence, ancora a Isola (via Passaggio del coniglio); per tre appartamenti in via Aldisio 25, 42 e 47, a Palermo; per tre locali commerciali, in via Aldisio 37, 44 e 44/A. Sigilli pure per alcuni terreni a Cinisi (contrada San Giovanni, contrada Vecchio, contrada Cipollazzo). Ancora, per un appartamento di sette vani in piazzale degli Alpini, a Palermo (con annesso box). All' Acquasanta è scattato invece il sequestro di un terreno esteso 2920 metri quadrati. Infine, sequestro per una villa al mare, in via Agave, Carini. «Dal carcere i mafiosi continuavano a gestire il loro patrimonio», dice il vice comandante del Ros Mario Parente alla conferenza stampa in Procura. Attraverso le intercettazioni i carabinieri della sezione Anticrimine di Palermo hanno ricostruito l' intera geografia del potere economico dello storico clan di Resuttana. Oltre i cinque fermati, sono 37 gli indagati dell' inchiesta ribattezzata "Rebus": sarebbero insospettabili prestanome dei boss di Madonia. Per questa ragione sono accusati di fittizia intestazione di beni. Adesso, i beni sono affidati alle cure di un amministratore giudiziario.






Mafia, cinque ergastoli per il piccolo Savoca

Riunirono l' intera commissione per deliberare che da quel momento nessuno sgarro sarebbe stato tollerato. Nessuno avrebbe potuto assaltare Tir senza autorizzazione, esponendo i capifamiglia alle lamentele di chi pagava il pizzo. Avrebbero per questo individuato i cani sciolti e gli avrebbero ordinato di cambiare genere. Per i riottosi sarebbe stata condanna a morte. Fu così per Salvatore e Giuseppe Savoca, uccisi nel 1991. Con Giuseppe Savoca morì anche Andrea, il figlio di 4 anni e mezzo. Dieci anni dopo è ergastolo per tre degli esecutori (Erasmo Troia, Santino Pullarà, Giovanni Battaglia) e per due dei mandanti (Michelangelo La Barbera, capomafia di Boccadifalco e Matteo Motisi «il vecchio», padrino di Pagliarelli). Due collaboratori di giustizia, Giovambattista Ferrante, nel commando che uccise Salvatore Savoca, e Salvatore Cancemi, capomandamento di Porta Nuova, sono invece condannati rispettivamente a 10 e 11 anni di reclusione. La quarta sezione della corte d' assise, presidente Leonardo Guarnotta, che ha processato i 7 che hanno scelto il rito abbreviato, accoglie così in pieno le richieste del pm Anna Maria Picozzi e ritocca al rialzo solo le pene per i pentiti infliggendo due anni in più rispetto a quanto sollecitato dall' accusa. Salvatore Savoca, rapinatore di Brancaccio, genero del costruttore Pietro Lo Sicco, fu attirato in un tranello da un amico, Santino Pullarà, che lo agganciò a Isola delle Femmine e con il pretesto di parlargli di una patente nautica lo condusse nel negozio dei mobili dei Troia a Capaci e lì lo strangolò. Era il 24 luglio del 1991. Il cadavere fu disciolto nell' acido in un casolare di Giovanni Battaglia. Due giorni più tardi un commando in moto, in via Pecori Giraldi, affiancò l' auto del fratello di Salvatore Savoca, Giuseppe, titolare di una officina di lavorazione del ferro in via Messina Marine. I sicari approfittarono di un permesso premio di 4 giorni ottenuto dopo una condanna a 6 anni per rapina. Spararono nove colpi. Otto colpirono la vittima designata, il nono si conficcò nel collo di Andrea. Gli esecutori, tra cui Salvatore Madonia e gli altri mandanti, in tutto altri 14 presunti responsabili, tra cui Totò Riina e Pietro Aglieri, sono processati con il rito ordinario. La madre del piccolo Andrea, Diana, perdonò gli assassini del marito e del figlio durante i funerali. Il periodico della Curia divulgò la notizia, ma la donna non si è costituita parte civile. Ha solo avviato la pratica per il riconoscimento di vittima della mafia. La ricostruzione del duplice omicidio è stata fatta per primo da Giovambattista Ferrante che ne parlò negli interrogatori dell' estate del 1998. Successivamente hanno parlato dei delitti anche Francesco Onorato, Giovanni Brusca, Salvatore Cancemi e Giovanni Drago. I due fratelli erano nipoti di Enzo Savoca, uomo d' onore. Nella riunione della commissione in cui fu decisa la loro eliminazione Totò Riina, superò la questione con un perentorio: «Ci penso io per mio compare; se ha qualcosa da dire».

ENRICO BELLAVIA




GLI AMERICANI GIA' IN SICILIA

PALERMO - Sbarcano a Palermo gli agenti del Federal Bureau of Investigation, la sezione del Dipartimento di giustizia statunitense che lavora sul crimine organizzato. Sono arrivati in Sicilia per indagare sulla morte di Falcone, per portare la loro esperienza investigativa, per affiancare i carabinieri e la polizia italiana nella ricerca dei mandanti della strage dell' autostrada. La prima squadra di detective è scesa ieri all' aeroporto di Punta Raisi, non si conosce l' identità degli agenti, dicono che sono quelli che hanno incastrato il boss John Gotti e tutti gli uomini d' onore della "famiglia" Gambino di New York. Alle cinque di ieri pomeriggio c' è stato il primo vertice con gli agenti federali, alla procura generale di Palermo, una mezza dozzina di 007 del Federal Bureau si è subito incontrata con il procuratore capo di Caltanissetta Salvatore Celesti, il magistrato che indaga sul "caso Falcone". La Sicilia è diventata nell' ultima settimana zona di operazioni per eserciti di investigatori. Per le vie di Palermo si muovono anche drappelli di uomini dei servizi, sono dappertutto, in procura, nei ristoranti, negli alberghi, nelle borgate e nei paesi vicini a Punta Raisi. Orecchie tese e occhi ben aperti per cogliere anche il più insignificante particolare, per scoprire un indizio. E poi summit a ripetizione. E' l' "intelligence" che è in azione, si sviluppano ipotesi, si cerca un mandante, si cerca soprattutto nelle carte di Giovanni Falcone. Chi più di altri in Sicilia lo voleva morto? Chi era in grado di organizzare la trappola sull' A 29? Quanto peso bisogna dare al territorio dove la strage è stata compiuta? Cominciamo ancora una volta dal "luogo della strage", da quella fascia di terra compresa fra Capaci, Isola delle Femmine e le prime borgate che circondano la città. La firma sull' attentato Territorio controllato dai Di Trapani, dai Pipitone, dai Madonia. Ecco, i Madonia. C' è la loro "firma" sull' attentato, è stato preparato sul loro mandamento, c' è stata perfino una telefonata al Giornale di Sicilia, il quotidiano locale: "Questo è il regalo di nozze di Salvino Madonia". Salvino si era sposato sabato mattina all' Ucciardone con una ragazza della famiglia Di Trapani, tutti gli uomini della cosca quel giorno, il giorno della morte di Falcone, erano fuori Palermo, tutti con un alibi inattaccabile. Certo, molto strano. Ma basta tutto questo per scaricare solo sui Madonia (che avevano comunque ben ragione di dimostrare la loro potenza dopo le batoste ricevute dalla polizia negli ultimi mesi) tutti i sospetti? Il primo rebus sulla morte di Falcone ruota proprio intorno a questa "famiglia", nella prima informativa ai magistrati la polizia indicherebbe le loro "corresponsabilità" nel massacro. Ma subito dopo l' "intelligence" ha preso in esame un' altra ipotesi. E cioè: c' è forse qualcuno che vorrebbe addossare ai Madonia la morte di Falcone? Non è stata sempre la strategia dei corleonesi quella di compiere omicidi e poi fare accusare i loro nemici di cosca? Questa ipotesi reggeva con la forza della logica fino a qualche giorno fa. S' è scoperto un elemento che allontana almeno in parte questa possibilità. Quelli del pool antimafia sono in possesso di un' informazione sicura che smonta l' ipotesi secondo la quale potrebbe esistere una divisione fra Totò Riina e il gruppo Madonia. Abbiamo detto Totò Riina, attenzione, non abbiamo detto i corleonesi. Perchè c' è qualche investigatore che ha un sospetto: una frizione, forse qualcosa di più, fra Riina e Provenzano, l' altro grande latitante del clan di Corleone. Quel sospetto nasce da una serie di indagini ma anche da un fatto avvenuto 45 giorni fa a Corleone. Lì è tornata la donna di Bernardo Provenzano, la signora Saveria Benedetta Palazzolo. Ai carabinieri ha detto: "L' ho fatto per far riconoscere i miei figli e mandarli a scuola". I carabinieri non sono rimasti molto soddisfatti da questa spiegazione, pensano che la signora sia tornata in paese perchè Provenzano ha qualche problema, perchè il boss ha scelto di muoversi libero nella sua latitanza. Cosa significa questo? C' è aria di guerra dentro Cosa Nostra, c' è qualcosa che annuncia sconvolgimenti. Ci sono stati troppi omicidi "importanti" in questi ultimi 9 mesi in una zona di Palermo che ricade nela territorio dei Madonia. Si comincia con Libero Grassi Si comincia con il povero Libero Grassi e si finisce con Giovanni Falcone, in mezzo c' è Salvo Lima. Tre delitti nel mandamento di don Ciccio Madonia, tre delitti dopo anni di pace. A proposito dell' omicidio Lima, non è male ricordare un particolare strano del dopo omicidio, un particolare strano che ritroviamo anche nel dopo omicidio Falcone. Una telefonata. Dopo l' uccisione dell' europarlamentare qualcuno telefonò al centralino di Repubblica per dire: "L' assassino di Lima è Pietro Aglieri". Dopo l' uccisione di Falcone la telefonata sul regalo di nozze dei Madonia. Quando mai i mafiosi avevano rivendicato le loro scorribande? Mai, se si esclude una sola volta, 13 giorni prima dell' uccisione del prefetto Dalla Chiesa. Insomma, queste due telefonate sembrano fatte apposta per mischiare le carte, per scaricare sui Madonia l' attentato a Falcone e su Pietro Aglieri detto "u signurinu" la morte di Lima. Rivendicazioni quantomeno curiose, come se dentro Cosa Nostra ci fosse uno scontro, una contrapposizione. Dei latitanti Riina e Provenzano sappiamo tutto e niente, sappiamo che sono alla macchia da 25 anni e che nessuno conosce i loro volti. Degli altri, di Pietro Agieri in particolare, sappiamo invece che è anche lui latitante e che è diventato il capo mandamento di Santa Maria del Gesù. Il suo vice, latitante, si chiama Carlo Greco. Il consigliere della "famiglia" si chiama Giovanni Teresi detto "u pacchiuni". L' esercito è formato da 24 uomini d' onore, molti dei quali conosciuti coi nomi di battaglia di "Milincianedda", "Giannuzzu u beddu", "Paluzzu u cani", "Pio Pio", "U pelatu", "Faccia di gumma"... Sono loro i nemici di Riina il corleonese? Sono loro il "problema" dentro Cosa Nostra? Qui, in Sicilia, sembrano tre le guerre che ha cominciato a fare la mafia. Quella contro vecchi uomini politici come Lima, quella contro i magistrati della Repubblica, quella all' interno di se stessa.

dal nostro corrispondente ATTILIO BOLZONI



venerdì 16 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE INSEDIATISI I COMMISSARI STRAORDINARI AL COMUNE

ISOLA DELLE FEMMINE INSEDIATISI I COMMISSARI STRAORDINARI AL COMUNE  



RAVVISATA la sussistenza di motivi di urgente necessità che impongono un immediato intervento dello stato, volto ad impedire, nelle more delle procedure per l’adozione del formale provvedimento di scioglimento da parte del Presidente della repubblica, ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell’Ente Locale;……..
09/11/2012InternoDECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine (PA), a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine

09/11/2012InternoDECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle Femmine (PA), a norma dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

venerdì 9 novembre 2012

ISOLA DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE



ISOLA DELLE FEMMINE IL MINISTRO SCIOGLIE IL CONSIGLIO COMUNALE


Consiglio dei Ministri n.53

Su proposta del Ministro dell’interno, il Consiglio dei Ministri ha sciolto

Il Consiglio Comunale di Isola delle Femmine, dopo l’insediamento  della Commissione governativa per l’accesso agli atti del 26 aprile scorso, viene sciolto per le infiltrazioni della criminalità organizzata.
Nei prossimi giorni il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.





Finalmente Professore ammette che a Isola delle Femmine ci sono i poteri forti.

Le domando: Perchè quando tutti a Isola delle Femmine parlavano di poteri forti che influenzavano la vita amministrativa, LEI si Proprio Lei lo ha sempre negato e anzi è passato alle vie di fatto per esempio minacce e/o querele? 

Comunque guardi, oggi di fronte a queste Sue dichiarazioni diciamo "meglio tardi che mai" 

A proposito dell'antenna Wind Shear il mio consiglio è di leggersi  bene le  risultanze delle inchieste  sulla Finmeccanica condotte dal P.M. Paolo Ielo dove l'imprenditore Tommaso Di Lernia rivela ".... la grande manovra a suon di mazzette, pagate per impedire l'installazione dell'impianto dell'azienda americana concorrente di Selex.... Il Liddar è un radar prodotto dalla Lockheed Martin che copre il 92 per cento dei rischi legati a eventi atmosferici come pioggia, venti, nebbia, sabbia. Se fosse stato installato all'aeroporto Falcone-Borsellino, sarebbe stato in grado di controllare il fenomeno del windshear".

Immagino la Sua domanda: "Perché non è stato installato?"

La risposta Signor Portobello Gaspare la trova sempre nelle carte dell'inchiesta: "Perché non vi era uno specifico interesse di Selex a installare quel tipo di radar, visto che non lo produceva, e per evitare che anche gli altri aeroporti ponessero il problema di avere analogo sistema".

Signor Portobello Gaspare adessoi le è chiaro che  NESSUNO ma proprio NESSUNO aveva intenzione di mettere l'antenna Wind Shear a Isola delle Femmine.

Tutti noi del Comitato NO RADAR ci siamo prestati inconsapevolmente al gioco della Selex ed abbiamo costruito un movimento che "ostacolasse" una NON installazione.

Signor Portobello, ora che ha del tempo libero si legga bene le carte dell'inchiesta Finmecanica.

I Cittadini di Isola delle Femmine non hanno comunque dimenticato la sua missiva del gennaio del 2006 con cui  dava la sua autorizzazione all'utilizzo dell'area (ex caserma NATO) da parte dell'ENAV.

Signor Gaspare Portobello, I cittadini di isola delle Femmine non hanno dimenticato   il Suo incontro del  28 dicembre 2008 presso  Uffici della Presidenza della Regione Sicilia con l'allora Presidente Cuffaro dove ancora una volta si è dichiarato disponibile alla installazione dell'antenna radar. 

Lo so! 

Erano tempi duri la disoccupazione era alle stelle e vi era la possibilità di tre posti di lavoro! 
Nevvero? 

Mi permetta un'ultima annotazione a proposito della sua adesione alla causa del NO RADAR a Isola delle Femmine.

Ricorda! 

Noi del Comitato Cittadino Isola Pulita abbiamo dovuto tirarvi dentro TUTTI TUTTI ma dico proprio TUTTI per i capelli, per aderire alle varie  iniziative del Comitato No Radar! 

Per il resto Le conviene EFFETTIVAMENTE attendere il decreto ministeriale che in maniera precisa  circostanziata puntigliosa calendarizzata  permetterà a Lei e a tutti i componenti del Suo Gruppo Politico di conoscere nella loro sequenzialità  fatti avvenimenti persone che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale.

Mi creda non sto di certo parlando delle conseguenze o eventuali reati commessi, non sono di certo di mia competenza ma certamente della Magistratura SI! 

Quindi Signor Portobello, si segga, si metta comodo e cerchi di trovare in Lei la forza necessaria  per esprimere il  rispetto verso le ISTITUZIONI, non vi è stato ad Isola delle Femmine alcun colpo di Stato contro di LEI.

Si Signor Portobello vi è stato un colpo di Stato:



  • contro la illegalità diffusa in ogni ambito sociale della vita isolana; 
  • contro la mancanza di rispetto delle regole;
  • contro le montagne di munnezza che quotidianamente stazionano sulle strade e piazze di Isola delle Femmine;
  • contro l'aumento esorbitante dei tributi locali finalizzati a "far  cassa";
  • contro la discriminazione perpetrata in maniera scientifica contro i dipendenti comunali;
  • contro la mancata attenzione verso la grande mole di evasione dei tributi locali (tarsu,imu,tosap ecc.....) 
  • contro la mancata verifica sulla veridicità delle  dichiarazioni  dei tributi;
  • contro il saccheggio  urbanistico del territorio;
  • contro le disparità di trattatamento nell'erogazione dei servizi;
  • contro i privilegi per alcuni;
  • contro il mercimonio dei voti;
  • contro la criminalità organizzata e tutto ciò che ostacola e blocca un'intera economia;



e ora dorma tranquillo Signor Gaspare Portobello  e non si senta preoccupato circa: "Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa"

Con rispetto

Pino Ciampolillo












Isola delle Femmine, Comune sciolto per mafia 


IL CAPOMAFIA di Isola delle Femmine, Pietro Bruno, uno dei fedelissimi di Salvatore Lo Piccolo, poteva contare su buone entrature all' interno del municipio. Soprattutto per ottenere comode concessioni edilizie. 

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Carini avevano fatto scattare, ad aprile, una verifica della prefettura: ieri pomeriggio il Consiglio dei ministri ha deciso lo scioglimento del Consiglio comunale di Isola delle femmine, per infiltrazioni mafiose. 

Decade anche la giunta di centrosinistra presieduta da Gaspare Portobello. Il governo non ha avuto dubbi, accogliendo del tutto la proposta del ministro dell' Interno Anna Maria Cancellieri, che si fondava sui risultati dell' ispezione avviata dalla prefettura di Palermo. 

Il caso era nato nel 2009, con le denunce dei consiglieri di "Rinascita isolana", la minoranza in Consiglio comunale guidata dall' ex sindaco Stefano Bologna: venivano chieste le dimissioni dell' assessore Marcello Cutino, per una parentela scomoda, ma non solo per quella. La moglie di Cutino è parente del boss Pietro Bruno, arrestato nell' operazione "Addiopizzo 5". 

L' opposizione denunciava gli interessi di Bruno in una società impegnata a lottizzare un grosso terreno di Capaci. I carabinieri hanno così iniziato un lavoro certosino per ricostruire le ultime frequentazioni e soprattutto gli affari del boss: è emerso che due persone a lui vicine avevano ottenuto in tempi veloci due concessioni edilizie dal Comune di Isola delle Femmine: per uno dei cantieri, dove era prevista la realizzazione di tre ville, il progettista era un ex assessore poi nominato dal sindaco Portobello consulente in materia di «vivibilità urbana e piani strategici territoriali». 

Nel febbraio del 2011 il dipartimento regionale dell' Urbanistica ha stabilito che la «concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente». Nella corposa informativa predisposta dal comando provinciale dei carabinieri ci sono le storie di altre strane concessioni o sanatorie. 

Dice Pino Ciampolillo, dell' associazione "Isola pulita", uno dei primia denunciare strane presenze in Consiglio comunale: «Adesso tutte le persone di buona volontà dovranno stringersi attorno ai commissari inviati dal governo. 

La situazione di Isola è drammatica, soprattutto per la gestione del territorio. Uno dei primi provvedimenti della nuova gestione dovrà essere un deciso rinnovamento all' ufficio tecnico comunale». 

Il sindaco Portobello si difende: «Siamo di fronte a un attacco politico, noi la mafia l' abbiamo sempre combattuta».E annuncia che farà ricorso contro il provvedimento del Consiglio dei ministri. Il rapporto dei carabinieri è finito anche in Procura, ed è all' attenzione del pm Francesco Del Bene, che indaga sulle cosche della zona occidentale di Palermo: i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono in carcere, ma alcuni dei loro fedelissimi restano ancora molto attivi. Proprio uno dei pizzini trovati ai Lo Piccolo nel 2007 faceva riferimento a grossi lavori a Isola delle Femmine. 

Pietro Bruno non era davvero l' ultimo arrivato: è uno degli vecchi di Cosa nostra, un tempo era legato addirittura al capomafia di Cinisi Gaetano Badalamenti. Poi, come tanti altri mafiosi imprenditori, aveva abbandonato il boss perdente per passare con Riina e Provenzano.

SALVO PALAZZOLO



RELAZIONE COMMISSIONE ANTIMAFIA
decreto sequestro COPACABANA POMIERO
BILLECI BRUNO VASSALLO BADALAMENTI … 

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Mafia, il governo scioglie il comune di Isola delle Femmine

Dopo Salemi e Racalmuto il municipio palermitano è il terzo in Sicilia a finire davanti al Consiglio dei ministri per infiltrazioni della criminalità organizzata. Diversi gli episodi che hanno portato la decisione del Viminale a proporre il commissariamento

Anna Maria Cancellieri

Il governo, su proposta del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, ha sciolto il Consiglio comunale di Isola delle Femmine (Palermo) per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Nel comunicato, diffuso al termine del Consiglio dei Ministri, si annuncia anche la proroga di sei mesi dello scioglimento del Consiglio comunale di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria) “per completare il risanamento dell’istituzione locale e della realtà sociale, ancora segnate dalla malavita organizzata”.

Il comune siciliano è guidato dal 2004 dall’ormai ex sindaco Gaspare Portobello, a guida di una lista civica. Le attenzioni sul comune si sono accese nel 2009, quando a pochi giorni dalla rielezione son state date due concessioni edilizie. Una di queste riguarda una società di Giuseppe Pomiero, zio del vicesindaco Salvatore Palazzotto, nonché socio di una società confiscata per mafia negli anni ’80 al noto boss mafioso Gaetano Badalamenti. Caso che non rimane isolato. Infatti ci sono altre due episodi che hanno motivato l’invio degli ispettori nel comune marinaro. Sempre nel 2009 venne approvata una sanatoria edilizia per un capannone, rilasciata  dal tecnico comunale nominato in via pro tempore proprio dal sindaco Portobello. Peccato che quel locale fu sequestrato dai carabinieri del Ros in una operazione antimafia contro il clan Madonia-Di Trapani di Resuttana.

Infine c’è un pizzino trovato nel covo del boss mafioso Salvatore Lo Piccolo che faceva riferimento ad alcuni lavori edilizi in corso nel comune di Isola delle Femmine e poi confermati dal pentito Gaspare Pulizzi. Le concessioni per eseguire i lavori secondo l’opposizione sono state date nonostante la zona fosse a rischio idrogeologico. Il comune siciliano è il terzo ad a essere sciolto dopo Salemi e Racalmuto.









IL PROFESSORE NELLA  SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DICHIARA:  “…Giova ricordare, peraltro, che il personaggio proprietario del bene confiscato, in occasione delle scorse elezioni politiche sosteneva il candidato della lista “Rinascita Isolana” Rosario Rappa.” DELIBERA C.C. N.52.pdf (13 kb)  Consiglio Comunale 28 settembre 2009


Quindi il PROFESSORE ammette esplicitamente ed in modo INEQUIVOCABILE che le elezioni amministrative del 2009 sono state INQUINATE.


PROFESSORE non può trovare in questa  Sua dichiarazione una motivazione della NOMINA della Commissione Governativa di accesso agli atti?


Professore a cosa si riferisce quando parla di invidia nei Suoi confronti, ma soprattutto chi è invidioso di Lei? 
E poi perché questa invidia?


Lei PROFESSORE pensa veramente che una Commissione Governativa Ispettiva possa muoversi soltanto per sentito dire?
O per “beghe di paese” ?
Oppure per   soddisfare la sete di vendetta di qualcuno che vuole fare il Sindaco per tutta la vita?

Caro Signor Sindaco PROFESSORE  Gaspare Portobello un consiglio!
Almeno Lei, nel ruolo imparziale di SINDACO, mostri   nei confronti dei componenti della Commissione Ispettiva del Governo  RISPETTO.


RISPETTO per la responsabilità l’impegno e l’abnegazione di chi è deputato a svolgere un ruolo di GARANZIA  e di TUTORE DELLA LEGALITA’.


RISPETTO verso   chi e’ stato delegato ad esercitare un diritto-dovere di controllo, e di tutela della trasparenza e della legalità 

PROFESSORE Portobello per favore, non si fermi a guardare il dito che indica la luna (ovvero la persona che secondo Lei è invidiosa)

Guardi invece la  LUNA indicata dal dito (ove  i fumi della Italcementi  glielo permettono) PROFESSORE!  GUARDI   al  grande  degrado morale ambientale sociale economico in cui siamo  costretti a vivere noi  Cittadini di Isola delle Femmine. La nostra  sfiducia   verso l’istituzione Pubblica, il paese di Isola delle Femmine che ha perso ormai la PROPRIA  identità e noi  Cittadini che abbiamo perso  ogni speranza di FUTURO)

PROFESSORE da ultimo una domanda prima che presenti le sue dimissioni: Perché gli amministratori sospettati di collusione con la mafia possono concorrere alle elezioni?


Infiltrazioni mafiose a Isola delle femmine: sciolto il comune

Dopo Salemi e Racalmuto decade il consiglio comunale del centro marinaro in provincia di Palermo e la giunta guidata dal sindaco Gaspare  Portobello



Il Comune di Isola delle Femmine è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri su proposta del responsabile del dicastero dell'Interno, Anna Maria Cancellieri. Decade, dunque, il consiglio comunale del centro marinaro in provincia di Palermo e la giunta guidata dal sindaco Gaspare Portobello. Stessa sorte recentemente era toccata ai comuni di Salemi e Racalmuto. 

Gli ispettori inviati dalla Prefettura per mesi hanno spulciato deliberi e atti dell'amministrazione comunale di Isola. L'obiettivo era rispondere alla domanda delle domande: la mafia si è davvero infiltrata in Comune? La riposta, stando alla decisione di Roma, è sì. Il sindaco, ormai ex, Gaspare Portobello e la maggioranza che lo sosteneva avevano accolto con favore l'ispezione. Erano certi che sarebbe servita a fare chiarezza. Non è andata così. 

Cosa ha scatenato il terremoto nel centro marinaro a pochi chilometri da Palermo? Tutto inizia nell'agosto del 2009, quando i consiglieri di Rinascita Isolana - la minoranza in Consiglio guidata dall'ex sindaco Stefano Bologna - si appellano al codice etico contro la mafia, approvato tre anni prima, per chiedere le dimissioni dell'assessore Marcello Cutino e la revoca dell'incarico di consulente al geometra Giovanni Impastato. Cutino ha acquisito una parentela scomoda. La moglie, infatti, è nipote di Pietro Bruno, personaggio noto alle cronache giudiziarie. Già condannato per mafia, di lui si è tornato a parlare nel 2010. Il suo nome era nell'elenco degli arrestati dell'operazione Addio Pizzo 5. L'ipotesi, suffragata dal racconto di tre pentiti, è che sia il capo del clan mafioso locale.

Bruno, dunque, secondo gli investigatori, sarebbe tornato in gioco dopo che in passato era stato legato al vecchio padrino Gaetano Badalamenti. Riavvolgendo il nastro del tempo fino agli anni Ottanta si scopre che sulle ceneri di un'impresa dei Badalamenti era nata la Copacabana spa. Una società, poi confiscata, di cui faceva parte lo stesso Bruno, e creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. Tra i soci c'era pure Giuseppe Pomiero, un cognome da tenere bene in mente. In paese c'è chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno 2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi nominato vice sindaco. Lo stesso giorno del sequestro della Copacabana i sigilli furono apposti anche ad alcuni beni di proprietà di Giuseppe Vassallo, figlio di Vincenzo, indicato come il capomafia di Capaci. Altro cognome da sottolineare. 

Le famiglie Vassallo e Pomiero sono le beneficiarie di due concessioni edilizie rilasciate dal Comune il 14 maggio 2009. L'opposizione tuona: "Legalità e trasparenza avrebbero dovuto consigliare di rinviare l'atto amministrativo caduto sotto elezioni". Non casualmente, sostengono quelli di Rinascita Isolana. 
La concessione edilizia rilasciata in favore della "Sorelle Pomiero snc di Pomiero Maria Grazia" dà il via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati. Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di "Vivibilità urbana e piani strategici territoriali". Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale dell'Urbanistica stabilisce che  "la concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente". 

Altra vicenda. Nel novembre 2009 i carabinieri del Ros sequestrano una sfilza di beni riconducibili, secondo l'accusa, al clan mafioso Madonia-Di Trapani di Resuttana. Tra i beni ci sono case e capannoni in via Passaggio del Coniglio a Isola. Una circostanza che obbliga ad andare di nuovo indietro nel tempo. Il 9 maggio 2008 all'ufficio tecnico comunale arriva una richiesta di sanatoria edilizia per un capannone. Non uno qualunque, ma quello che ricade al civico 6 di Passaggio del Coniglio. Alla domanda viene allegata un'autocertificazione in cui Massimiliano, Pietro e Mario D'Arpa e Vincenza Collura dichiarano di avere ricevuto il bene in eredità da Vincenzo D'Arpa. Uno degli eredi è parente di Sandro D'Arpa, responsabile dell'ufficio tecnico comunale. Il conflitto di interessi è evidente tanto che alla fine è un responsabile pro tempore dell'ufficio nominato dal sindaco a rilasciare la concessione per l'ampliamento. 

L'opposizione dà battaglia in Consiglio e chiede chiarimenti al primo cittadino. Il 16 aprile 2010 sempre i D'Arpa di ottengono una nuova concessione edilizia. Un mese dopo, però, il Comune scopre che in realtà l'erede legittimo è un altro e che il capannone è fra i beni sequestrati dal Ros. Da qui l'annullamento di tutti gli atti amministrativi. 

Infine c'è il capitolo Elauto. In un pizzino di quelli trovati al boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, nel covo di Giardinello, si faceva riferimento ad alcuni lavori in corso a Isola delle Femmine. Il pentito Gaspare Pulizzi spiegò che si trattava dell'impresa Almeyda che stava costruendo i capannoni della Bmw. Aggiunse che i lavori di scavo erano affidati "ai mezzi di Nino Pipitone e Giuseppe Di Maggio, figlio di Lorenzo Di Maggio di Torretta, e che si erano messi a posto con la famiglia mafiosa di Torretta". Gli interessi del clan mafioso hanno facilitato il rilascio della concessione edilizia? Una concessione che, secondo l'opposizione, non ha tenuto conto che il capannone ricade in una zona a rischio idrogeologico.


Isola delle Femmine  Comune sciolto per mafia

Venerdì 09 Novembre 2012 - 18:13

Azzerati il Consiglio e la giunta del centro marinaro in provincia di Palermo. Delibere e concessioni dietro i sospetti di infiltrazioni mafiose. Ricostruiamo gli intrecci che hanno portato allo scioglimento.

Il municipio di Isola delle Femmine
Il municipio di Isola delle Femmine


ROMA - Il Comune di Isola delle Femmine è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri su proposta del responsabile del dicastero dell'Interno, Anna Maria Cancellieri. Decade, dunque, il consiglio comunale del centro marinaro in provincia di Palermo e la giunta guidata dal sindaco Gaspare Portobello. Stessa sorte recentemente era toccata ai comuni di Salemi e Racalmuto.

Gli ispettori inviati dalla Prefettura per mesi hanno spulciato deliberi e atti dell'amministrazione comunale di Isola. L'obiettivo era rispondere alla domanda delle domande: la mafia si è davvero infiltrata in Comune? La riposta, stando alla decisione di Roma, è sì. Il sindaco, ormai ex, Gaspare Portobello e la maggioranza che lo sosteneva avevano accolto con favore l'ispezione. Erano certi che sarebbe servita a fare chiarezza. Non è andata così.

Cosa ha scatenato il terremoto nel centro marinaro a pochi chilometri da Palermo? Tutto inizia nell'agosto del 2009, quando i consiglieri di Rinascita Isolana - la minoranza in Consiglio guidata dall'ex sindaco Stefano Bologna - si appellano al codice etico contro la mafia, approvato tre anni prima, per chiedere le dimissioni dell'assessore Marcello Cutino e la revoca dell'incarico di consulente al geometra Giovanni Impastato. Cutino ha acquisito una parentela scomoda. La moglie, infatti, è nipote di Pietro Bruno, personaggio noto alle cronache giudiziarie. Già condannato per mafia, di lui si è tornato a parlare nel 2010. Il suo nome era nell'elenco degli arrestati dell'operazione Addio Pizzo 5. L'ipotesi, suffragata dal racconto di tre pentiti, è che sia il capo del clan mafioso locale.

Bruno, dunque, secondo gli investigatori, sarebbe tornato in gioco dopo che in passato era stato legato al vecchio padrino Gaetano Badalamenti. Riavvolgendo il nastro del tempo fino agli anni Ottanta si scopre che sulle ceneri di un'impresa dei Badalamenti era nata la Copacabana spa. Una società, poi confiscata, di cui faceva parte lo stesso Bruno, e creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. Tra i soci c'era pure Giuseppe Pomiero, un cognome da tenere bene in mente. In paese c'è chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno 2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi nominato vice sindaco. Lo stesso giorno del sequestro della Copacabana i sigilli furono apposti anche ad alcuni beni di proprietà di Giuseppe Vassallo, figlio di Vincenzo, indicato come il capomafia di Capaci. Altro cognome da sottolineare.

Le famiglie Vassallo e Pomiero sono le beneficiarie di due concessioni edilizie rilasciate dal Comune il 14 maggio 2009. L'opposizione tuona: “Legalità e trasparenza avrebbero dovuto consigliare di rinviare l'atto amministrativo caduto sotto elezioni”. Non casualmente, sostengono quelli di Rinascita Isolana. La concessione edilizia rilasciata in favore della “Sorelle Pomiero snc di Pomiero Maria Grazia” dà il via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati. Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di “Vivibilità urbana e piani strategici territoriali”. Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale dell'Urbanistica stabilisce che  “la concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente”.

Altra vicenda. Nel novembre 2009 i carabinieri del Ros sequestrano una sfilza di beni riconducibili, secondo l'accusa, al clan mafioso Madonia-Di Trapani di Resuttana. Tra i beni ci sono case e capannoni in via Passaggio del Coniglio a Isola. Una circostanza che obbliga ad andare di nuovo indietro nel tempo. Il 9 maggio 2008 all'ufficio tecnico comunale arriva una richiesta di sanatoria edilizia per un capannone. Non uno qualunque, ma quello che ricade al civico 6 di Passaggio del Coniglio. Alla domanda viene allegata un'autocertificazione in cui Massimiliano, Pietro e Mario D'Arpa e Vincenza Collura dichiarano di avere ricevuto il bene in eredità da Vincenzo D'Arpa. Uno degli eredi è parente di Sandro D'Arpa, responsabile dell'ufficio tecnico comunale. Il conflitto di interessi è evidente tanto che alla fine è un responsabile pro tempore dell'ufficio nominato dal sindaco a rilasciare la concessione per l'ampliamento.

L'opposizione dà battaglia in Consiglio e chiede chiarimenti al primo cittadino. Il 16 aprile 2010 sempre i D'Arpa di ottengono una nuova concessione edilizia. Un mese dopo, però, il Comune scopre che in realtà l'erede legittimo è un altro e che il capannone è fra i beni sequestrati dal Ros. Da qui l'annullamento di tutti gli atti amministrativi.

Infine c'è il capitolo Elauto. In un pizzino di quelli trovati al boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, nel covo di Giardinello, si faceva riferimento ad alcuni lavori in corso a Isola delle Femmine. Il pentito Gaspare Pulizzi spiegò che si trattava dell'impresa Almeyda che stava costruendo i capannoni della Bmw. Aggiunse che i lavori di scavo erano affidati “ai mezzi di Nino Pipitone e Giuseppe Di Maggio, figlio di Lorenzo Di Maggio di Torretta, e che si erano messi a posto con la famiglia mafiosa di Torretta”. Gli interessi del clan mafioso hanno facilitato il rilascio della concessione edilizia? Una concessione che, secondo l'opposizione, non ha tenuto conto che il capannone ricade in una zona a rischio idrogeologico
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"S" lo aveva anticipato: tutte le carte dello scontro



Gaspare Portobello al contrattacco  "Mafia? Sono vittima di poteri forti"


Venerdì 09 Novembre 2012 - 19:51 

L'ex sindaco di Isola delle Femmine si difende. Farà ricorso contro quello che definisce un "attacco politico. Io la mafia l'ho sempre combattuta".

L'ex sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello
L'ex sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello


PALERMO - Gaspare Portobello ha appena ricevuto la notizia. Da oggi il suo nome sarà legato ad un'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose. Un fardello pesante che non intende accollarsi. Annuncia che farà ricorso contro quello che ha sempre definito un "attacco politico". Oggi aggiunge carne al fuoco. Ipotizza, infatti, che contro di lui si siano mossi "i poteri forti".

Sindaco, o meglio ex sindaco...?Era prevedibile.

Qual è il suo stato d'animo?
Sono amareggiato e preoccupato.

Preoccupato?
Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa. Ci siamo battuti per non farla piazzare.

Scusi, ma che c'entrano l'antenna e il pericoloso vento dell'aeroporto di Palermo?
Glielo ripeto. Ci siamo battuti contro i rischi per la salute dei cittadini e ho il sospetto che i poteri forti che volevano l'antenna abbiano contribuiti a farmi cadere. Ci sono grandi nomi in ballo. Sono sospetti, però, e non posso aggiungere altro.

La mafia allora non c'entra?
Ho sempre agito contro la criminalità. Non c'è un solo atto da cui emerga il contrario. Quando sono arrivati gli ispettori ho deciso di restare al mio posto per potermi difendere.

E ora?
Ora aspetto il provvedimento e lo impugnerò. Non mi interessa essere reintegrato, anche perché il mio secondo mandato stava per scadere. Voglio difendere la mia immagine e quella dell'amministrazione che ho guidato.

Tra gli intrecci venuti a galla ci sarebbe la parentela tra un assessore della sua giunta, Marcello Cutino, e il mafioso Pietro Bruno. Anche in questo caso la mafia non c'entra? 
Le ripeto quello che le ho già detto alcuni mesi fa (il riferimento è all'inchiesta pubblicata dal mensile S sul caso Isola delle Femmine ndr). Sono parenti di terzo grado. Non si salutano nemmeno.

E la vicenda della concessione alle sorelle Pomiero?
“Il lotto ricadeva nel parco urbano ed è stato il gruppo di Bologna a cambiare la destinazione d'uso. Noi in Consiglio abbiamo votato contro”.

E la questione Elauto?
“Siamo stati noi a fare abbattere una cisterna che ricadeva in una zona vincolata a verde pubblico. Glielo ripeto: non ho mai fatto favori a nessuno. Figuriamoci alla mafia che ho sempre combattuto. Scusi, sono stato io a volere che il Comune di costituisse parte civile nel processo Addio Pizzo contro i mafiosi della zona. Ci hanno riconosciuto un risarcimento danni di 50 mila euro. Lei ha mai visto uno che fa favori alla mafia e poi gli chiede i danni?
Ultima modifica: 09 Novembre ore 20:26



Sciolto il Comune di Isola delle Femmine per mafia

La decisione del Consiglio dei Ministri su richiesta del Min. Cancellieri

Il Consiglio dei Ministri ha deliberato nella seduta di oggi, lo scioglimento del comune palermitano di Isola delle Femmine per infiltrazioni mafiose. La richiesta del Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri è stata dunque accolta, e ora la delibera attende solo la conferma da parte del presidente della Repubblica per l’archiviazione.

Cancellato, dunque, consiglio e amministrazione di Gaspare Portobello, eletto tra le polemiche nel giugno del 2009 e che da allora ha dovuto rispondere a diverse voci poi tradotte in atti giudiziari che ne hanno delineato rapporti con personaggi di dubbia fama. Si è conclusa l’opera degli ispettori della Prefettura che mesi fa erano entrati in possesso della documentazione amministrativa legata all’amministrazione del professore isolano, sempre dichiaratosi certo dell’assoluta estraneità ai fatti che gli venivano imputati.

La miccia, che poi ha portato alla deflagrazione del consiglio comunale isolano, era partita nell’estate del 2009, con l’opposizione composta dal partito di Rinascita Isolana che si era appellata al codice etico contro la mafia e che aveva richiesto per questo le dimissioni di Marcello Cutino, Assessore all'Igiene Ambientale, Arredo Urbano e Politiche Giovanili della giunta Portobello. 

Richiesta formalizzata in seguito ad alcune concessioni edilizie rilasciate nel maggio dello stesso anno alle famiglie Vassallo e Pomiero, i primi parenti di Giuseppe Vassallo considerato capomafia di Capaci e i secondi soci nella Copacabana spa, impresa creata con lo scopo di lottizzare terreni a Capaci e detenuta da Pietro Bruno, condannato per mafia nell’operazione Addio Pizzo 5, imparentato proprio con la moglie dell’assessore Cutino.

Tra le altre cose, quella campagna elettorale che portò alla rielezione di Gaspare Portobello pare fosse stata sostenuta attivamente proprio da Giuseppe Pomiero, socio della Cocabana, società nata dalla costola di un’altra impresa di proprietà di Gaetano Badalamenti. Il nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi fu eletto e divenne vicesindaco accanto a Portobello. La concessione edilizia da 2000 metri quadri su cui nascevano tre ville di cui usufruì la snc Sorelle Pomiero venne però poi revocata dal dipartimento regionale dell'Urbanistica che la definì “rilasciata illegittimamente”.

Seguirono altre concessioni edilizie da parte dell’ufficio tecnico comunale nell’aprile 2010 in favore della famiglia D’Arpa, che già nel 2008 le aveva ricevute dall’allora responsabile dell’Ufficio tecnico imparentato proprio con i D’Arpa. Da qui arrivarono sequestri su sequestri da parte dei carabinieri. Ultima in ordine di tempo la vicenda Elauto, menzionata in uno dei pizzini trovati nel covo del boss di San Lorenzo, Salvatore Lo Piccolo, poi confermate da Gaspare Pulizzi, pentito che chiarì come quei lavori in corso a Isola fossero riconducibili alla famiglia mafiosa di Torretta.
Visualizzazioni 28 di Lorenzo Anfuso

http://www.ctsnotizie.it/news/27706/sciolto-il-comune-di-isola-delle-femmine-per-mafia 


Mafia: Caputo (Pdl), allarmante scioglimento Consiglio comunale Isola delle Femmine


Palermo, 9 nov. - (Adnkronos) - ''La decisione del Consiglio dei Ministri di sciogliere il Consiglio comunale di Isola delle Femmine e' un fatto che allarma e preoccupa perche' evidenza il pericolo della recrudescenza del fenomeno mafioso in Sicilia. Si tratta di un provvedimento che segue quello di altri comuni siciliani come Misilmeri per non parlare di quanto sta accadendo a Polizzi Generosa o a Cerda''. A dichiararlo e' Salvino Caputo (Pdl), commentando la decisione del CdM che oggi ha decretato lo scioglimento del Consiglio comunale del comune del palermitano per infiltrazioni della criminalita' organizzata. ''E' una situazione che preoccupa - continua - perche' vi e' il timore che Cosa Nostra possa riorganizzarsi e cercare di controllare non solo l'economia del territorio ma anche le Pubbliche Amministrazioni - conclude Caputo - utilizzando propri uomini o fiancheggiatori per coltivare interessi illeciti''.

(09 novembre 2012 ore 21.32)
http://palermo.repubblica.it/dettaglio-news/21:21-21:21/4254013

Isola delle Femmine, l'EX Sindaco Portobello annuncia ricorso 


Sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Isola delle Femmine. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri su proposta del responsabile del dicastero dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. 

Decade, dunque, il consiglio comunale della cittadina marinara e la giunta guidata dal sindaco Gaspare Portobello. Gli ispettori inviati dalla Prefettura per mesi hanno passato a setaccio delibere e atti dell’amministrazione comunale di Isola. 

Mentre all’indomani dell’accesso ispettivo l’opposizione consiliare si dimise in toto, l’ormai ex sindaco Gaspare Portobello e la maggioranza che lo sosteneva, avevano accolto con favore l’ispezione. Erano certi che sarebbe servita a fare chiarezza. 

Ma non è andata così. Adesso, Portobello annuncia ricorso contro quello che ha sempre definito un vile attacco politico, poiché non intende accollarsi una zavorra così pesante. 

“Sono amareggiato e deluso – afferma Portobello, evidentemente l’essermi opposto a far piazzare un’antenna radar per il controllo del wind share nel mio paese, ha avuto un prezzo”. E’ questa la chiave di lettura sulla decisione del Consiglio dei Ministri che Portobello esprime a caldo: “ ho il sospetto – dice – che i poteri forti che volevano l’impianto abbiano contribuito a questo esito. So di certo – prosegue Portobello – di avere sempre agito contro la criminalità. 

Non c’è un solo atto da cui emerga il contrario. Da quando sono sindaco – dice – non abbiamo approvato una sola lottizzazione, né votato cambi di destinazioni d’uso. Abbiamo detto no a tutte le cooperative che si sono presentate con progetti di edilizia agevolata. 

Quando sono arrivati gli ispettori – continua l’ex primo cittadino di Isola delle Femmine – ho deciso di restare al mio posto per potermi difendere. Ora aspetto il provvedimento del Consiglio dei Ministri e lo impugnerò. Non mi interessa essere reintegrato, anche perché il mio secondo mandato stava per scadere. Voglio difendere la mia immagine e quella dell’amministrazione che ho guidato. 

La scadenza naturale del mandato elettorale di Gaspare Portobello doveva essere nel 2014. Con il provvedimento di scioglimento, ad Isola non si potrà tornare alle urne, almeno per i prossimi 18 mesi; adesso si attende la nomina dei Commissari prefettizi che guideranno il paese, fino al 2015, se non di più, nel caso in cui il Consiglio dei Ministri possa decidere di prorogare ulteriormente il periodo di commissariamento. Si prevedono tempi ancora più duri per il sindaco rimosso e per la sua maggioranza, poiché da oggi i loro nomi verranno associati allo scioglimento degli organi amministrativi locali per infiltrazioni mafiose. Non sarà semplice scrollarsi di dosso questo pesante fardello, ma è un loro diritto cercare di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati, principalmente per una questione morale. “Non ho mai fatto favori a nessuno incalza Gaspare Portobello – figuriamoci alla mafia che ho sempre combattuto. Sono stato io a volere che il Comune di costituisse parte civile nel processo Addio Pizzo contro i mafiosi della zona. Ci hanno riconosciuto un risarcimento danni di 50 mila euro. Avete mai visto uno che fa favori alla mafia e poi gli chiede i danni”? 

Tutto ha avuto inizio nell’agosto del 2009, quando i consiglieri di Rinascita Isolana – la minoranza in Consiglio coordinata dall’ex sindaco Stefano Bologna – si appellano al codice etico contro la mafia, approvato tre anni prima, per chiedere le dimissioni dell’assessore Marcello Cutino e la revoca dell’incarico di consulente al geometra Giovanni Impastato. 

Cutino ha acquisito una parentela scomoda. La moglie, infatti, è nipote di Pietro Bruno, personaggio noto alle cronache giudiziarie. A riguardo Portobello ha sempre dichiarato che Bruno e Cutino sono parenti di terzo grado e che non si salutano nemmeno. Bruno, secondo gli investigatori, negli anni Ottanta, sulle ceneri di un’impresa dell’allora boss di Cinisi Gaetano Badalamenti a cui era legato, fondò la Copacabana spa, una società, poi confiscata, creata ad hoc per lottizzare un grosso terreno a Capaci. 

Tra i soci c’era pure Giuseppe Pomiero. In paese c’è chi è convinto, infatti, che la famiglia Pomiero abbia sostenuto, nel giugno 2009, la campagna elettorale di Portobello e del nipote di Pomiero, Salvatore Palazzotto, poi nominato vice sindaco. 

La famiglia Pomiero sarebbe stata beneficiaria di una concessione edilizia rilasciata dal Comune il 14 maggio 2009 per dare il via libera alla costruzione di tre ville su un terreno di 2.000 metri quadrati. Il progettista dei lavori è Giovanni Impastato, ex assessore e nominato nel luglio 2009 consulente del sindaco Portobello in materia di “Vivibilità urbana e piani strategici territoriali”. 

Nel febbraio 2011 il dipartimento regionale dell’Urbanistica stabilisce che “la concessione edilizia risulta essere stata rilasciata illegittimamente”. In merito, per Gaspare Portobello, il lotto ricadeva nel parco urbano e sarebbe stato il gruppo di Stefano Bologna – ha dichiarato – a cambiare la destinazione d’uso, noi – aggiunge – in Consiglio Comunale abbiamo votato contro e le carte parlano chiaro”. 

Ufficiosamente – conclude Gaspare Portobello – i fatti contestati, anche se ancora non ho in mano le motivazioni del provvedimento che intendo impugnare, riguarderebbero periodi precedenti alla mia carica di sindaco. 

Che nessuno pensi di avermi distrutto, ho la coscienza a posto e posso continuare a camminare a testa alta nel mio paese. La verità verrà presto a galla. Una cosa è certa, per tutelare la mia famiglia e il futuro dei miei figli, non tornerò mai più in politica. Spendersi per la propria collettività non sempre paga.


Finalmente Professore ammette che a Isola delle Femmine ci sono i poteri forti.

Le domando: Perchè quando tutti a Isola delle Femmine parlavano di poteri forti che influenzavano la vita amministrativa, LEI si Proprio Lei lo ha sempre negato e anzi è passato alle vie di fatto per esempio minacce e/o querele? 

Comunque guardi, oggi di fronte a queste Sue dichiarazioni diciamo "meglio tardi che mai" 

A proposito dell'antenna Wind Shear il mio consiglio è di leggersi  bene le  risultanze delle inchieste  sulla Finmeccanica condotte dal P.M. Paolo Ielo dove l'imprenditore Tommaso Di Lernia rivela ".... la grande manovra a suon di mazzette, pagate per impedire l'installazione dell'impianto dell'azienda americana concorrente di Selex.... Il Liddar è un radar prodotto dalla Lockheed Martin che copre il 92 per cento dei rischi legati a eventi atmosferici come pioggia, venti, nebbia, sabbia. Se fosse stato installato all'aeroporto Falcone-Borsellino, sarebbe stato in grado di controllare il fenomeno del windshear".

Immagino la Sua domanda: "Perché non è stato installato?"

La risposta Signor Portobello Gaspare la trova sempre nelle carte dell'inchiesta: "Perché non vi era uno specifico interesse di Selex a installare quel tipo di radar, visto che non lo produceva, e per evitare che anche gli altri aeroporti ponessero il problema di avere analogo sistema".

Signor Portobello Gaspare adessoi le è chiaro che  NESSUNO ma proprio NESSUNO aveva intenzione di mettere l'antenna Wind Shear a Isola delle Femmine.

Tutti noi del Comitato NO RADAR ci siamo prestati inconsapevolmente al gioco della Selex ed abbiamo costruito un movimento che "ostacolasse" una NON installazione.

Signor Portobello, ora che ha del tempo libero si legga bene le carte dell'inchiesta Finmecanica.

I Cittadini di Isola delle Femmine non hanno comunque dimenticato la sua missiva del gennaio del 2006 con cui  dava la sua autorizzazione all'utilizzo dell'area (ex caserma NATO) da parte dell'ENAV.

Signor Gaspare Portobello, I cittadini di isola delle Femmine non hanno dimenticato   il Suo incontro del  28 dicembre 2008 presso  Uffici della Presidenza della Regione Sicilia con l'allora Presidente Cuffaro dove ancora una volta si è dichiarato disponibile alla installazione dell'antenna radar. 

Lo so! 
Erano tempi duri la disoccupazione era alle stelle e vi era la possibilità di tre posti di lavoro! 
Nevvero? 

Mi permetta un'ultima annotazione a proposito della sua adesione alla causa del NO RADAR a Isola delle Femmine.

Ricorda! 

Noi del Comitato Cittadino Isola Pulita abbiamo dovuto tirarvi dentro TUTTI TUTTI ma dico proprio TUTTI per i capelli, per aderire alle varie  iniziative del Comitato No Radar! 

Per il resto Le conviene EFFETTIVAMENTE attendere il decreto ministeriale che in maniera precisa  circostanziata puntigliosa calendarizzata  permetterà a Lei e a tutti i componenti del Suo Gruppo Politico di conoscere nella loro sequenzialità  fatti avvenimenti persone che hanno determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale.

Mi creda non sto di certo parlando delle conseguenze o eventuali reati commessi, non sono di certo di mia competenza ma certamente della Magistratura SI! 

Quindi Signor Portobello cerchi di avere un pò più di rispetto verso le ISTITUZIONI, non vi è stato ad Isola delle Femmine alcun colpo di Stato contro di LEI.

dorma tranquillo e non si senta preoccupato circa: "Non vorrei ritrovarmi un'antenna radar per il controllo del wind share piazzata vicino casa"

Con rispetto

Pino Ciampolillo


LA DENUNCIA DEL MERCIMONIO ELETTORALE 



Isola delle Femmine 26 aprile 2012

Forze dell’ordine e prefettura hanno chiesto l’accesso agli atti del Comune di Isola delle Femmine rischio scioglimento per infiltrazioni mafiose

ISOLA DELLE FEMMINE, Carabinieri e Finanzieri ieri in municipio per visionare atti

L'accesso disposto dalla Prefettura. Si rischia lo scioglimento

Carabinieri della compagnia di Carini, Finanzieri del comando provinciale e funzionari della prefettura di Palermo ieri pomeriggio hanno effettuato un accesso agli atti al comune di Isola delle Femmine. L'attività è stata disposta dalla Prefettura di Palermo su imput del ministero degli Interni. Sui documenti passati al setaccio dalle forze dell'ordine al momento vige il massimo riserbo. Le operazioni di verifica sono scattate dopo le 14. Una lunga visita che ha ufficialmente aperto l'accesso, il primo passo che potrebbe portare allo scioglimento del Comune. C'è il sospetto di infiltrazioni mafiose, funzionari e investigatori hanno tre mesi di tempo, poi dovranno redigere una relazione che sarà inviata al ministero degli Interni. Poi la decisione spetterà al consiglio dei ministri. Ma cosa cercavano le forze dell'ordine ieri in municipio ? Sicuramente sono stati esaminati gli atti amministrativi compresi quelli dell'ufficio tecnico e, a quanto pare, proprio in questo settore gli investigatori cercano qualcosa. Siamo tranquilli ma anche arrabbiati – ha detto il sindaco Gaspare Portobello al Giornale di Sicilia – da anni lottiamo per la legalità e contro il malaffare non mi sarei mai aspettato un provvedimento simile. Speriamo che si faccia chiarezza al più presto”.

IN UN ARTICOLO PUBBLICATO NEL MESE DI APRILE DEL 2010 SI DENUNCIAVA I POSSIBILI RISCHI DI INFILTRAZIONI MAFIOSE 










LA QUERELA COME RISPOSTA ALLA LEGITTIMA CIVICA E RESPONSABILE DIFESA DAI PERICOLI   DI INFILTRAZIONI DELLA CRIMINALITA' ORGANIZZATA NELLA MACCHINA AMMINISTRATIVA 





Isola delle Femmine, consiglio comunale sciolto per mafia




isoladellefemmine
9 novembre 2012 -  Il Consiglio dei ministri ha sciolto il consiglio comunale di Isola delle Femmine (Palermo) per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo scorso 16 aprile, l’arrivo nella cittadina del Palermitano della Commissione prefettizia di accesso agli atti amministrativi aveva lasciato paventare che ciò accadesse.
Adesso è arrivata la conferma definitiva. 

Gaspare Portobello, il primo cittadino, si dice “amareggiato e sbigottito” ed annuncia battaglia: “Aspetto di leggere la relazione del Consiglio dei Ministri, e subito dopo farò ricorso al Tar. In questi mesi non mi sono dimesso perché è giusto che io continui a lottare per dimostrare che Isola non ha niente a che fare con la mafia”. 

Portobello prosegue poi nell’analisi di quanto accaduto: “Tutte le mie azioni da sindaco sono state improntate alla legalità. Ma ho pagato per aver detto troppi ‘no’, come nel caso dell’antenna per il controllo wind-shear all’aeroporto Falcone-Borsellino“.



Il riferimento è alla ‘disputa’ relativa al progetto dell’Enav che prevederebbe l’installazione nella ex base militare dismessa fuori Isola, di un antenna per il controllo della velocità e della direzione del vento, fenomeno che caratterizza fortemente lo scalo palermitano, situato tra il mare e la montagna. Portobello si è negli anni fortemente opposto al progetto adesso bloccato, denunciando, insieme ai cittadini di Isola delle Femmine, la possibilità del verificarsi di rischi per la salute degli abitanti del circondario, oltre al grave impatto ambientale che l’impianto avrebbe determinato.

Il clima che negli ultimi mesi si è respirato in seno al Consiglio comunale di Isola non è stato dei migliori. Come se non bastasse, a metà ottobre, Vincenzo Dionisi, vicepresidente del Consiglio comunale ha scritto all’assessorato regionale Enti locali, al prefetto di Palermo e alla Procura della Repubblica di Palermo per porre denunciare “l’ennesimo caso di superficialità di poco rispetto delle regole di trasparenza perpetrato dalla Giunta Portobello”. Nella missiva di parlava di “provvedimenti illeggittimi” relativi alla Commissione elettorale comunale.

Gaspare Portobello puntualizza ancora in merito “ad un clima di odio ed ostilità” del quale sarebbe vittima. Nella primavera dello scorso anno, Portobello era stato violentemente aggredito a colpi di spranga da due uomini mentre faceva ritorno alla propria abitazione. “Quello – conclude – è stato il segno tangibile che le mie battaglie contro la criminalità organizzata e per la trasparenza e la legalità hanno dato fastidio a molte persone”.

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