Il Professore : ... ... Giova ricordare , peraltro , IL Che Personaggio Il proprietario del bene confiscato , in partiture OCCASIONE delle elezioni sosteneva Amministrativo Il Candidato della lista "Rinascita Isolana " Rosario Rappa .

giovedì 29 gennaio 2015

LOMBARDO, CUFFARO ED EX ASSESSORI: ACCUSE PIÙ PESANTI PER LO SMOG IMPUTAZIONE COATTA PER ANZA’ SPARMA E TOLOMEO

LOMBARDO, CUFFARO ED EX ASSESSORI: ACCUSE PIÙ PESANTI PER LO SMOG IMPUTAZIONE COATTA PER ANZA’ SPARMA E TOLOMEO








GHE PENSI MI 7 ASSESSORI   Cascio,   Interlandi,  Sorbello    Di Mauro Milone,  Parlavecchio e   Sparma 3 PRESIDENTI DI REGIONE Lombardo Cuffaro   Crocetta DIRIGENTI ASSESSORATO AMBIENTE TOLOMEO ANZA’ 







Inquinamento. Si complica la posizione processuale degli accusati. Ecco perché.

PALERMO - Si complica la posizione processuale degli ex presidenti della Regione siciliana, Raffaele Lombardo e Salvatore Cuffaro e di quattro exassessori regionali all'Ambiente: Francesco Cascio,Rossana Interlandi, Giuseppe Sorbello e Giovanni Di Mauro, tutti accusati di omissione di atti d'ufficio perché non avrebbero adottato misure per contrastare lo smog, nonostante fossero a conoscenza dei dati allarmanti sulla qualità dell'aria. Il pm di Palermo Gery Ferrara ha modificato il capo di imputazione all'udienza di oggi in cui era prevista la requisitoria. Agli ex amministratori, sulla base della legge regionale 15 del 2000, è stato contestato il non avere diffidato i dirigenti regionali a disporre i provvedimenti idonei a diminuire l'inquinamento e successivamente, vista la loro inerzia, di non avere nominato un commissario ad acta come impone la normativa.

Nella vicenda vennero coinvolti anche gli ex assessori Mario Milone, Mario Parlavecchio e Calogero Sparma e i dirigenti regionali Salvatore Anzà e Pietro Tolomeo per i quali, però, la Procura aveva chiesto l'archiviazione. Per Sparma, Ansà e Tolomeo il gip Marina Petruzzella ha disposto l'imputazione
coatta.
I livelli del biossido di azoto avrebbero oltrepassato il limite annuale per la protezione della salute umana a Palermo tra il 2002 e il 2009, a Caltanissetta e Gela tra il 2007 e il 2009, a Catania tra il 2003 e il 2009 a Messina nel 2008 e nel 2009 e a Siracusa negli anni 2007 e 2009.

(Fonte ANSA)

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IN ARRIVO LA CONDANNA DELL’UE PER LA QUALITÀ DELL’ARIA IN SICILIA

Il Piano regionale è stato copiato in buona parte da quello del VenetoINDAGINI della magistratura e anche un rinvio a giudizio disposto dal Gip presso il Tribunale di Palermo per tre dirigenti, uno dei quali ha ricoperto anche la carica di assessore
di Paolo Pataria
Polemiche. Lettere di fuoco dell’Unione europea. Un Piano della Regione siciliana copiato in buona parte dalla Regione VenetoINDAGINI della magistratura. Lo spettro di una pesante condanna da parte di Bruxelles che lo Stato farà di certo pagare alle Regioni inadempienti, Sicilia in testa. E adesso anche un rinvio a giudizio disposto dal Gip presso il Tribunale di Palermo per tre dirigenti regionali, uno dei quali ha ricoperto anche la carica di assessore regionale.

C’è di tutto e di più nella telenovela dei controlli sulla qualità dell’aria nella nostra Isola. Verifiche che le Pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto effettuare per tutelare la salute di chi vive dalle nostre parti. Controlli che, invece, sono rimasti sulla carta, alla faccia della salute pubblica. Tutto questo senza informare minimamente gli ignari abitanti della Sicilia. Che rischiano una doppia fregatura. La prima l’hanno già scontata, se è vero che, in molti casi, respirano l’aria inquinata. A questo si aggiungerebbe la beffa di pagare, con un ulteriore aumento della tasse, la multa – molto probabile – dell’Unione europea.

E dire che, nel luglio scorso, Bruxelles ha inviato una lettera al Governo italiano sottolineando che alcune Regioni del nostro Paese, su questo delicato settore, sono fuori legge. E tra queste, neanche a dirlo, c’è la Sicilia. Adesso l’avvertimento si potrebbe trasformare in una procedura d’infrazione e, di conseguenza, in una condanna pecuniaria piuttosto salata per l’Italia. Che il Governo nazionale farebbe pagare alle Regioni inadempienti, Sicilia in testa, se è vero che la nostra regione, in materia di controlli sulla qualità dell’aria, è messa malissimo.
E mentre infuriano le polemiche sulla pesante contravvenzione che verrebbe e gravare sui bilanci già disastrati della Regione siciliana, arriva anche la notizia del rinvio a giudizio formulato dal Gip del Tribunale di Palermo, dottoressa Marina Pitruzzella, nei riguardi dei dirigenti regionali Salvatore Anzà, Pietro Tolomeo (quest’ultimo ha ricoperto la carica di dirigente generale all’assessorato al Territorio e Ambiente) e dell’ex assessore regionale e dirigente generale, Gianmaria Sparma. Il reato contestato è l’omissione di atti di ufficio in relazione, appunto, ad atti amministrativi legati alle verifiche sulla qualità dell’aria e, quindi, alla mancata tutela della salute pubblica.

Qui si apre, in modo molto più ampio, il capitolo già oggetto di un processo: le inadempienze della Regione siciliana in materia di controlli della qualità dell’aria. In questa storia non c’è soltanto la copiatura di ampi stralci, da parte di qualche dirigente dell’Amministrazione regionale, del Piano della Regione Veneto. Ci sono altre incredibili mancanze. Si scopre che, a tutt’oggi, mancano ancora i Piani di azione, ovvero le schede che dovrebbero contenere le indicazioni, zona per zona della Sicilia, sugli agenti inquinanti, e sulle azioni da intraprendere per tutelare i cittadini. In pratica, nella nostra Isola non è stato fatto nulla.

Insomma, la Regione è recidiva. E questo potrebbe rendere ancora più pesante (soprattutto per le “casse” regionali) la condanna di Bruxelles. Concetto, questo, che è stato espresso con chiarezza dal parlamentare europeo siciliano, Ignazio Corrao (Movimento 5 Stelle): “In Sicilia il piano ambientale è copiato da quello della Regione Veneto ed cittadini pagheranno di tasca propria l’inadempienza degli uffici regionali dato che l’Europa ha già avviato le procedure di infrazione”. Corrao ha rilasciato questa dichiarazione quando ha presentato, su tale vicenda, un’interrogazione alla Commissione europea. Oggi la storia si presenta in termini più gravi. Si sa, ad esempio, che nelle aree a rischio della Sicilia solo Milazzo ha messo a punto qualche azione che potrebbe porre questa cittadina al di fuori della procedura d’infrazione comunitaria. Per il resto, con riferimento a Gela, Melilli, Priolo e Augusta sarebbe stato fatto poco o nulla.

Il problema non riguarda solo le aree a rischio, ma un po’ tutta la Sicilia. Soprattutto per ciò che riguarda le Pm 10, cioè la presenza, nell’aria, di polveri con diametro inferiore a 10 micron (con riferimento alle automobili diesel e agli euro 4 che presentano problemi di particolato, cioè delle particelle di piccolissime dimensioni sospese nell’aria). Agenti inquinanti che sono considerati tra i più pericolosi in assoluto per la salute umana. Su questo tema non mancano gli interrogativi: queste polveri presenti in tante città dell’Isola sono prevalentemente terrigene (arrivano, cioè, grazie a giornate ventose) e quindi sono comunque dannose, ma con produzione di danni limitati? Oppure nella presenza di Pm 10 c’è una notevole componente di incobusti da traffico urbano? In questo secondo caso il problema sarebbe più grave.

Ancora: la concentrazione degli ossidi d’azoto segue l’andamento di quella delle polveri, oppure, a causa del vento, è bassa perché soggetta a maggiore dispersione? Da non sottovalutare, poi, l’inquinamento che si registra nei porti della Sicilia, quando i motori rimangono in funzione.

Insomma riguarda le aree urbane siciliane con intenso traffico automobilistico. L’esempio di Palermo potrebbe essere rappresentato dalla Circonvallazione, dove l’inquinamento è notevole.



PIANO RISANAMENTO QUALITA' DELL'ARIA CONSULENZA CTU SANNA PROCEDIMENTO 17603 2012 EX 9963 2009 PROCESSO ASSESSORI E DIRIGENTI PARTE PRIMA 







PIANO RISANAMENTO QUALITA' DELL'ARIA CONSULENZA CTU SANNA PROCEDIMENTO 17603 2012 EX 9963 2009 PROCESSO ASSESSORI E DIRIGENTI PARTE SECONDA



Cambiamo Aria

CANNOVA GIANFRANCO TANGENTI E RIFIUTI LA REGIONE NEL PROCESSO GRANDE ASSENTE

TANGENTI E RIFIUTI, IL PROCESSO  LA REGIONE GRANDE ASSENTE

Gennaio 2015 - 18:03 di Riccardo Lo Verso


La Regione Siciliana e il governatore Crocetta non sono costituti parte civile al processo che vede imputati Gianfranco Cannova (nella foto), funzionario dell'assessorato al Territorio e ambiente, e 4 imprenditori. Sono tutti accusati di corruzione.



PALERMO - C'è un tempo per le conferenze STAMPA e gli annunci. E c'è un tempo in cui alle parole possono seguire i fatti. Oggi la Regione e il suo governo hanno perso l'occasione per un gesto concreto. Non si sono costituti parte civile, tramite l'Avvocatura dello Stato, al processo che vede imputati Gianfranco Cannova, funzionario dell'assessorato regionale Territorio Ambiente, e quattro imprenditori. Sono tutti accusati di corruzione.



Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Oltre al presunto dipendente infedele sotto accusa ci sono Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, nel Messinese, Domenico Proto, titolare della discarica, i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, proprietari della Soambiente di Agrigento.


Oggi il processo ha preso il via. Si è costituito parte civile il Comune di Motta Sant'Anastasia. Respinta, invece, la RICHIESTA del Comune di Misterbianco e di due associazione onlus: “Centro per i diritti del CITTADINO” e “Codici Sicilia”. La grande assente era la Regione che, in soldoni, non potrà chiedere i danni qualora gli imputati venissero condannati al termine del dibattimento.

Il funzionario palermitano, nel CORSO di un interrogatorio, ammise di avere intascato tangenti per facilitare le pratiche degli imprenditori. Bastava pagare per evitare i controlli nelle discariche e le possibili chiusure. Il prezzo della corruzione sarebbero stati migliaia di euro in contanti - diecimila euro o forse più - televisori ultramoderni e soggiorni in alberghi di lusso. Fatti gravi tanto che oggi il Tribunale ha respinto la RICHIESTA di Cannova che avrebbe voluto patteggiare quattro anni di carcere.


Fatti gravi COME sottolineò lo stesso governatore Rosario Crocetta, nel corso di una conferenza stampa pochi giorni dopo il blitz: "Il caso Cannova? Potrebbe essere solo l'inizio. Stiamo vagliando l'ipotesi della confisca o dell'esproprio per pubblica utilità delle discariche private". Ed ancora: "Da quando c'è questa AMMINISTRAZIONE, però, non ci sono più coperchi. Forse, quando siamo intervenuti con le rotazioni, dovevamo essere più incisivi ancora. La frequenza di queste inchieste mi fanno pensare: altro che tangentopoli... . Dopo la Formazione, il Ciapi, i Beni culturali, la sanità...".

Sono TUTTI temi caldissimi, diventati materia dei dossier consegnati in questi mesi da Crocetta in Procura per denunciare il malaffare che si annida nella pubblica AMMINISTRAZIONEregionale. Un via vai negli uffici giudiziari, quello del governatore. Per raggiungere le stanze dei procuratori Crocetta è transitato a pochi metri dala stessa aula dove oggi la Regione e il suo governo erano i grandi assenti.


Assenza reiterata, per la verità. La REGIONE avrebbe potuto costituirsi parte civile già quattro mesi in sede di udienza preliminare quando Cannova e gli altri furono rinviati a giudizio sulla base della richiesta della Procura. Una richiesta che indicava la Regione siciliana come parte offesa del processo. La stessa Regione, grande assente del processo.


magnafranco 19-01-2015 - 18:15:53
la REGIONE avrebbe dovuto dare mandato per costituirsi parte civile e chiedere i danni che sono derivati dal comportamento infedele ed a delinquere del cannavo, ma evidentemente la magistratura deve ancora scavare a fondo, perchè non si costituisce parte civile e il solo funzionario avrebbe potuto ordire a tutto quanto accaduto. chi stà coprendo cannavo', sicuramente gli avranno promesso indulgenza e quindi occorre fargli dire quello che sa' e come si svolgevano i fatti realmente.

rabbit 19-01-2015 - 19:38:47
Concordo, certamente da solo il funzionario non poteva gestire i rilasci di queste delicate e complesse autorizzazioni e il non costituirsi parte civile da parte della REGIONE è uno scandalo nello scandalo. ECCO perché il cannova non ha mai fatto nomi ma si è limitato solamente a riconoscere le proprie responsabilità, forse ha avuto fatta qualche promessa. Che buffoni!!!

Cico (l'originale) 19-01-2015 - 18:33:29
La Regione avrebbe dovuto costituirsi parte civile per un danno di qualche decina di migliaia di euro nei confronti di un suo dipendente infedele? Ma se non lo ha mai fatto contro suoi ex deputati, ex assessori ed ex presidenti per danni praticamente incalcolabili?

lux 19-01-2015 - 18:58:34
COME siete malpensanti su scurdaru !!!!!!

dani 19-01-2015 - 19:31:44
Solo una PAROLA ripetuta tre volte: vergogna vergogna vergogna

marco68 19-01-2015 - 20:48:00
Trovata la spiegazione: in tema di balli sud-americani Cannova non balla la samba di Pappagone, ma solo il tango col casquè, quindi forse è per questo che Pappagone non si è costituito. A parte gli scherzi, ma l'assessore-avvocato Caleca, che ha licenziato un funzionario che intascava tangenti, che ci dice di QUESTA disparità di trattamento, ovvero di questa vergogna pappagoniana e della giunta di cui è componente?

dipende 19-01-2015 - 20:49:29
Cari siciliani, dovete capire che costituirsi parte civile non fa odiens, quindi perche perderci TEMPO. Ormai siamo all'isola dei famosi, quindi se non tira al presidente ed ai suoi cuccioli (dirigenti generali ed assessori) non conta. Che schifo... ma ormai visto che fanno schifo sempre neanche li tocca un aggettivo del genere.

Pippo BIANCO 19-01-2015 - 20:53:55
Hanno paura che racconti TUTTO il magna magna dei burattinai del governo crocetta...e se lo provocano può far saltare il governo.

Argo 19-01-2015 - 21:59:21
Concordo appieno.

antimafia a gogo' 19-01-2015 - 23:22:38
Caro Lo Verso, indaga indaga che andrai lontano....... tanto da qualcun ALTRO che avrebbe l'obbligo di indagare......
non ci possiamo aspettare nulla........

GIUSEPPE Maritati 20-01-2015 - 11:58:37
Si va facendo sempre più tormentato e incomprensibile il cammino del governo regionale che non riesce a compiere un solo passo partendo dalle sue eccellenti risorse naturali e umane. Il presidente Crocetta prima concede una proroga ai termini di SCADENZAdegli ATO confermandoli fino a giugno. Poi non si costituisce parte vivile nel processo dove è imputato di corruzione il funzionario pubblico che distribuiva permessi a suo piacimento personale. Mi sembrano due decisioni, prese in questo difficile momento, che lungi dal contrastare poteri e interessi criminali, li alimenta e li ravviva.

scettico 20-01-2015 - 12:03:50
Il nostro caro Presidente non manca di stupirci, lui che si vanta di essere un paladino della legalità e poi al MOMENTO di dimostrarlo si nasconde.
Vergogna anzichè ANDARE in procura vattene a casa per il bene di chi lo ha votato.

hiro 20-01-2015 - 16:07:00
Inquietante il comportamento del governo.
o                                                         




Mazzette e rifiuti alla Regione  Territorio, funzionario a giudizio

08 Ottobre 2014


Gianfranco Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Il processo al via il 15 gennaio. Con lui a giudizio anche 4 imprenditori.

PALERMO - Il gup di Palermo ha rinviato a giudizio un funzionario dell'assessorato regionale Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova, e quattro imprenditori. Sono tutti accusati di corruzione. Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Oltre a Cannova, andranno a giudizio, il 15 gennaio davanti alla terza sezione del Tribunale, Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Me), Domenico Proto, titolare della discarica, i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento.

Secondo l'accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Alessandro Picchi, il funzionario avrebbe agevolato gli imprenditori preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e monitoraggio imposte a chi gestisce le discariche e previste per lo smaltimento dei rifiuti e avrebbe consentito loro di bypassare indenni tutti i controlli. Tutti i personaggi coinvolti vennero arrestati a luglio. (ANSA).

"Mazzette dagli imprenditori"  Chiesto il giudizio per Cannova
18 Settembre 2014


L'indagine sulle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. Chiesto il processo, oltre che per il funzionario della Regione, anche per Giuseppe Antonioli, Domenico Proto e i fratelli Calogero e Nicolò Sodano.

PALERMO - La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di un funzionario dell'assessorato regionale Territorio Ambiente, Gianfranco Cannova, e di quattro imprenditori. Sono tutti accusati di corruzione. Cannova avrebbe intascato mazzette in cambio di agevolazioni nel rilascio di autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti. L'indagine, iniziata nel 2011 e durata due anni, e' stata condotta dalla polizia di Palermo e Agrigento avendo coinvolta anche due imprenditori agrigentini. Oltre a Cannova, il processo è stato chiesto per Giuseppe Antonioli, amministratore delegato della discarica di Mazzarra' Sant'Andrea (Me), Domenico Proto, titolare della discarica, i fratelli Calogero e Nicolo' Sodano, proprietari della discarica Soambiente di Agrigento.

Anche muovendosi nel complicato groviglio delle procedure amministrative, il funzionario avrebbe agevolato gli imprenditori preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e monitoraggio imposte a chi gestisce le discariche e previste per lo smaltimento dei rifiuti e avrebbe consentito loro di bypassare indenni tutti i controlli. Tutti i personaggi coinvolti vennero arrestati a luglio. Secondo le indagini i titolari di grossi impianti di smaltimento avrebbero pagato svariate migliaia di euro per ottenere i favori di Cannova. Ma non solo. Al funzionario infedele sarebbero state messe a disposizioni escort, viaggi e impianti televisivi da oltre 17 mila euro.


Mazzette e discariche, aperta un'indagine interna all'assessorato Ambiente: "Si cercano complicità"

Nelle carte dell'inchiesta i dubbi degli inquirenti sul sistema dei controlli. Una commissione al dipartimento "Accertamenti affidati a esterni". Nel mirino i contatti del funzionario regionale arrestato con altri burocrati e politici. I rapporti con i big del settore rifiuti


di ANTONIO FRASCHILLA

Davvero un semplice funzionario poteva influenzare e a volte prendere decisioni su discariche, rifiuti e autorizzazioni milionarie? Davvero Gianfranco Cannova, arrestato perché secondo gli inquirenti avrebbe intascato mazzette dai titolari delle principali discariche private siciliane, ha fatto tutto da solo? A queste domande proverà a dare una risposta una commissione che sarà nominata dal dirigente del dipartimento Territorio e ambiente Gaetano Gullo, che sulla vicenda delle discariche dell'Oikos e della Tirreno ambiente vuole vederci chiaro. Specie dopo che lui stesso lunedì scorso ha firmato un verbale che alle contestazioni mosse dall'ex assessore Nicolò Marino e dal dirigente Rifiuti Marco Lupo sull'Oikos risponde che tutto è a posto e la discarica può continuare a lavorare: "Convocherò subito i dirigenti del mio dipartimento per capire perché hanno dato parere favorevole e mi hanno fatto firmare questo atto su una discarica nell'occhio del ciclone", dice. Il funzionario
del servizio autorizzazioni Via-vas deve rispondere al dirigente dell'Unità operativa, al dirigente del servizio, al dirigente generale del dipartimento e, a volte, anche all'assessore al ramo. Come faceva Cannova a garantire il risultato agli imprenditori in piena solitudine? Insomma, sull'assessorato Territorio e ambiente, ma anche sui dirigenti che hanno lavorato all'assessorato Energia, ancora ci sono zone d'ombra sulle quali fare luce. Da qui la decisione del neo dirigente generale Gullo di nominare una commissione d'inchiesta esterna: "Voglio nominare professionisti che non hanno alcun rapporto con dipendenti dell'amministrazione ", dice Gullo.

Una cosa è certa: dalle carte dell'indagine che ha portato all'arresto del funzionario e di quattro imprenditori (tra i quali i re delle discariche siciliane, il catanese Domenico Proto e Giuseppe Antonioli) emergono dubbi degli inquirenti sul coinvolgimento di altri dirigenti, quanto meno superficiali in alcuni atteggiamenti e decisioni. A esempio nelle carte dell'indagine si cita un pranzo avvenuto tra Proto, Cannova e un altro alto dirigente del settore Rifiuti in un noto ristorante di Palermo. Gli inquirenti sottolineano "l'atipicità" di questo incontro in ambienti non istituzionali tra i funzionari pubblici e "un soggetto privato" interessato in un procedimento amministrativo gestito da quegli stessi funzionari. Ma c'è di più. Dalle intercettazioni emerge anche che il Cannova avrebbe proposto a Proto di pagare anche questo alto dirigente del Rifiuti che, a suo dire, era vicino al Partito democratico.
In un'altra intercettazione, invece, Cannova tranquillizzava gli imprenditori sull'esito di una conferenza di servizio grazie ai "suoi canali e amicizie" all'interno della macchina burocratica. Non solo, dalle carte
emerge poi come Cannova entrava in contrasto con alcuni dirigenti dei dipartimenti Territorio e Rifiuti, questi magari erano mossi da altri motivi politici perché parenti di deputati catanesi che sponsorizzavano altre iniziative a scapito della Oikos.
E, ancora, Cannova dimostra di avere rapporti diretti anche con ispettori dell'Arpa, che invitava a pranzo per discutere di iniziative su alcune discariche. Ad altri dirigenti del dipartimento, invece, Cannova chiedeva "informazioni" riservate: come ad esempio sulla situazione burocratica riguardante la società Osmon, riconducibile all'imprenditore Antonioli, ottenendo "dettagliate informazioni nonché l'apparente disponibilità dello stesso dirigente contattato ad aiutare l'Antonioli e la sua società". Il dirigente in questione provava poi a convincere della bontà dell'iniziativa presentata dalla Osmon l'allora responsabile del dipartimento Energia Gianluca Galati.


Insomma, le complicità, più o meno volontarie, ci sono state, eccome. E proprio su queste si baserà adesso l'indagine interna al dipartimento Ambiente: "Ci saranno trasferimenti, qui dobbiamo cambiare proprio aria", assicura l'attuale dirigente generale Gullo, che denuncia come il caso Cannova riguardi anche il sindacato. "Avevamo trasferito il dipendente ben prima degli arresti di ieri, proprio perché ci era sembrato che qualcosa non quadrava  -  dice Gullo  -  a esempio vedevamo troppi politici venire in dipartimento a parlare direttamente con lui. Ma la Uil ci ha fatto opposizione perché in quanto rappresentante sindacale Cannova non poteva essere trasferito. Così è tornato nello stesso ufficio della Via-Vas e delle autorizzazioni. Anche questo un paradosso sul quale andrebbe fatta chiarezza". Intanto i grillini chiedono di revocare l'autorizzazione alla discarica di Motta Sant'Anastasia dell'Oikos, nonostante proprio lunedì scorso Gullo abbia firmato il verbale che invece sostiene che nel sito tutto è in regola. Una bella matassa che sarà difficile da districare.



CHI SONO I DIRIGENTI E FUNZIONARI DELL'ASSESSORATO TERRITORIO E AMBIENTE DELLA REGIONE SICILIA ANCHE DIVERSI DA QUELLO ARRESTATO? 


CHI SONO I DIRIGENTI E FUNZIONARI DELL'ASSESSORATO TERRITORIO E AMBIENTE DELLA REGIONE SICILIA ANCHE DIVERSI DA QUELLO ARRESTATO? 



Fermo restando il quadro accusatorio nei confronti del funzionario dell'assessorato territorio e ambiente, arch.Cannova, & relativi soci attualmente individuati. quello che viene riportato dalla stampa e, stranamente, anche dal virgolettato degli inquirenti non può non apparire poco verisimile ed incongruo.

A quanto è dato conoscere :

Cannova è un funzionario e come tale, ovviamente, non era nei suoi poteri rilasciare, come invece erroneamente riportato, alcuna autorizzazione.

Cannova è stato, al più, il responsabile dei procedimenti amministrativi a lui affidati dal dirigente dell'unità operativa o dal dirigente del Servizio VIA-VASe tra l'altro è stato per anni fino a poco tempo fa il segretario di conferenze dei servizi, spesso per il rilascio delle AIA, ma la sua funzione non poteva andare oltre.

Cannova, in quanto funzionario, non poteva che svolgere le sue funzioni o incardinato in una Unità Operativa retta da un dirigente o alle dirette dipendenze funzionali del dirigente responsabile del Servizio VIA-VAS deputato al rilascio anche delle AIA; ci risulta che era il segretario delle conferenze dei servizi indette dal Servizio VIA-VAS e colui che andava a seconda dei casi a rendere i pareri nelle conferenze dei servizi per il rilascio di autorizzazioni di competenza di altri dipartimenti, pareri tuttavia predisposti non da lui ma dai responsabili gerarchici a lui superiori.
  
Quindi, Cannova poteva sì fornire "consigli" o qualcos'altro agli imprenditori "amici", ma poteva "condizionare" il rilascio delle autorizazioni solo ed esclusivamente se chi stava gerarchicamente sopra di lui
-          in prima battuta il dirigente dell'Unità Operativa doveva condividere il procedimento e trasmetterlo al responsabile del servizio,

-          in seconda il responsabile del servizio se condivideva la proposta dell'U.O. rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua competenza,

-          in terza il dirigente generale del dipartimento se condivideva la proposta del servizio  rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua competenza

-          ed in quarta se l'assessore condivideva la proposta del dipartimento, vagliata dal suo gabinetto,  rilasciava l'autorizzazione nel caso di sua competenza, 

non si accorgeva di nessuna eventuale irregolarità o faceva parte della rete del "condizionamento".

Quindi, ai vari livelli,

o Cannova, dal basso superava tutte le varie maglie e faceva fessi dirigenti di unità operativa e responsabile del servizio, dirigente generale, segreteria tecnica dell'assessore e l'assessore

o nessuno controllava gli atti e le autorizzazioni erano firmate senza neppure leggere i decreti che si firmavano
o...Cannova era soltanto il primo anello della catena.

Ecco perchè la versione così come riportata dalla stampa fa acqua da tutte le parti, le autorizzazioni rilasciate da Cannova sono inesistenti e se Cannova condizionava, chi erano i condizionati lungo i vari passaggi amministrativi che portavano al rilascio delle autorizzazioni o alla fornitura dei pareri del servizio VIA-VAS nelle conferenze dei servizi presso altri dipartimenti?
Può darsi, anzi speriamo, che lo dirà Cannova meditando nelle patrie galere.

  
Un'ultima perla.

Ricordiamo tutti quando "scoppia" al dipartimento ambiente la bomba Crocetta-Lo Bello delle 3500 pratiche inevase al servizio VIA-VAS.
Stante il numero esorbitante è logico pensare che si siano accumulate quantomeno nel corso degli ultimi anni.

Chi sono stati i dirigenti responsabili di questo Servizio negli ultimi anni, i dirigenti generali del dipartimento ambiente, i dirigenti responsabili del controllo di gestione ed i dirigenti responsabili della valutazione delle attività dirigenziali?

I nomi sono tutti arcinoti e si trovano nel sito dell'ARTA, ma ci limitiamo solo a rilevare, perchè sono dati pubblicati sempre nel sito dell'ARTA, che i responsabili del Servizio di quel periodo, hanno avuto attestato di avere raggiunto negli stessi anni dell'accumulo tutti gli obiettivi previsti (???) ed hanno di conseguenza intascato le relative indennità (circa 9300 euro/anno per gli obiettivi e oltre 23340 euro/anno in quanto a indennità d'incarico).

Quindi, per attestazione della stessa amministrazione, il Servizio VIA-VAS ha funzionato al meglio, nonostante che, a detta della stessa amministrazione, avesse accumulato 3500 pratiche inevase.

Qualcuno dei dirigenti del Servizio VIA-VAS ha ricevuto dall'amministrazione denunciante, in primis Crocetta, Lo Bello e Arnone (dirigente generale) qualche contestazione, qualche provvedimento di responsabilità dirigenziale? Manco a parlarne.

Anzi, come "botto" della bomba, i dirigenti responsabili del Servizio VIA-VAS non solo non sono stati chiamati a rispondere delle responsabilità dell'enorme accumulo, ma anzi, uno dei dirigenti è stato trasferito ad altro dipartimento sempre come capo servizio, l'altro è stato addirittura promosso da Crocetta a dirigente generale, prima nello stesso dipartimento ambiente e dopo in un altro (il dipartimento regionale tecnico).

E' notizia di qualche giorno che quest'ultimo si è appena messo in pensione con almeno 7000 euro al mese ed una buonauscita che assommerebbe di diverse centinaia di migliaia di euro.

Come si dice in siciliano, chi ddici?

Vabbè, tanto c'è...Cannova !!!

Comitato Cittadino isola Pulita

di Isola delle Femmine sede dello Stabilimento Italcementi


a cui è stato concessa  Autorizzazione Integrata Ambientale decreto 693 18 luglio 2008 a firma dell'ing. Vincenzo Sansone, responsabile del Servizio VIA-VAS, con segretario della relativa conferenza dei servizi arch. Gianfranco Cannova.





LA BELLA VITA DEL FUNZIONARIO REGIONALE CANNOVA FATTA DI "MONEZZA"


MARKEZ



Gianfranco Cannova, funzionario regionale all’assessoratoTerritorio Ambiente, faceva da consulente agli imprenditori dello smaltimento dei rifiuti. Dava le dritte su quanto avvenivano le ispezioni a “sorpresa”, consigliava gli adeguamenti della tariffa di smaltimento dei rifiuti dando anche le motivazioni delle richieste....e vacanze, viaggi, bella vita.
“…Mimmo…Mimmo…una cosa una cosa sola. – diceva Cannova a Domenico Proto titolare della discarica di Motta Sant’Anastasia – La tariffa di 5 anni fa. ma tu lo sai il gasolio a quanto era 5 anni fà?”. Per questi servigi veniva ripagato e bene. Sono stati almeno 20 i soggiorni per il funzionario e tutta la sua famiglia al prestigioso Baja Verde di Acicastello. Viaggi anche a Rimini tutto pagato dall’azienda di Proto.
Sempre Cannova nel corso di un’intercettazione spiegava al figlio il suo rapporto di “collaborazione” con Domenico Proto, titolare del mega impianto nel catanese. “Quello che io guadagno in un anno, lui lo guadagna in un mese”.
E il figlio gli chiede perché non gli dà un po’ soldi. “Se io lavoro mi da… mi da soldi pe… non regala nessuno niente. Se tu li meriti perché sei bravo e lavori, te li danno”. Il figlio a questo punto chiede se il padre collabora con Domenico Proto. “Certo! Non lo vedi che abbiamo lav… abbiamo parlato di lavoro?” E quanto ti dà chiede il figlio. “Dipende quello che faccio, se guadagno 10.000 mi da 10.000, se guadagno 5.000 mi da 5.000″.
Un dialogo (alla cui lettura si rinvia) i cui termini e i cui contenuti davvero non meritano altri commenti dal momento che il Cannova si esprimeva come se fosse stato lui l’imprenditore interessato alla pratica amministrava e non il funzionario pubblico dell’ufficio regionale.
C’erano alcuni problemi nella gestione della discarica di Motta Sant’Anastasia e Gianfranco Cannova organizzò un pranzo al ristorante “Papoff” di via Isidoro La Lumia. Al tavolo si sedettero il 6 marzo 2012 Domenico Proto, Gianfranco Cannova, Domenico Michelon e Roberto Li Causi, questi ultimi funzionari del Dipartimento Acque Rifiuti.
Un consesso “atipico” sottolineano gli investigatori in ambienti non istituzionali tra i funzionari pubblici e un soggetto privato interessato in un procedimento amministrativo gestito da quegli stessi funzionari. Michelon svolgeva il ruolo di sub-commissario delegato all’emergenza rifiuti ed il Dipartimento Acque e Rifiuti era soggetto istituzionale coinvolto nelle Conferenze dei Servizi.
“Prima dell’incontro Cannova, – spiera prima dell’arrivo del Proto, aveva incontrato brevemente nella sua autovettura Michelon e Li Causi “preparandoli”, per così dire, sulle tematiche di interesse di “Mimmo” (cioè di Domenico Proto) in specie mostrandosi contrariato per la procedura di annullamento in autotutela del precedente decreto di autorizzazione a favore della società Oikos, che l’ingegnere Natale Zuccarello, avrebbe messo alla firma del Dirigente Arnone Giovanni, all’insaputa del Cannova stesso”



Rifiuti e corruzione, arrestato Mimmo Proto
In manette 4 imprenditori e un funzionario

Di Carmen Valisano | 18 luglio 2014


L’operazione, denominata Terra mia, ha portato all’individuazione di un complesso sistema di procedure ambientali non seguite e controlli evitati grazie al presunto pagamento di tangenti. Coinvolti quattro titolari di discariche, tra i quali il proprietario dell’impianto di contrada Tiritì, a Motta Sant’Anastasia. Il dipendente regionale «rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l’ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l’amministrazione pubblica».

Un funzionario della Regione e quattro imprenditori legati alla gestione dei rifiuti sono stati arrestati stamattina dagli uomini della squadra mobile di Palermo. Tra loro spicca il nome di Domenico Proto, titolare della Oikos spa, la ditta proprietaria del mega-impianto di contrada Tiritì-Valanghe d’inverno. Secondo le accuse, Gianfranco Cannova (dipendente dell’assessorato regionale Territorio e ambiente) avrebbe avuto un ruolo nella gestione delle procedure più importanti, quelle legate al rilascio delle autorizzazioni all’attività delle discariche. In cambio di regali e viaggi, avrebbe agevolato gli iter d evitato agli impiantiamici controlli e monitoraggi ai quali avrebbero dovuto invece sottostare. Un quadro di corruzione definito dagli inquirenti molto grave nel quale sono coinvolti, oltre a Proto, gli imprenditori Giuseppe Antonioli (amministratore della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, in provincia di Messina) e i fratelli Calogero (ex senatore della Casa delle libertà) e Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento.

L’operazione, denominata Terra mia, ha avuto inizio nel 2011 ed è durata oltre due anni. I titolati delle indagini hanno messo in rilievo come «questo settore amministrativo è caratterizzato da unastratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico». Elementi che hanno facilitato l’azione contestata al presunto funzionario infedele. «La corruzione e i corrotti sono un rifiuto speciale e pericolosi - dichiara il procuratore aggiungo di Palermo Dino Petralia - L’imprenditore del Catanese (Domenico Proto, ndr) aveva bisogno di ampliare la discarica a tre milioni di metri cubi. Aveva bisogno dell’Autorizzazione integrata ambientale.Sembra che l’azione per ottenerla in modo illegale sia la regola». A lui fa eco il collega Leonardo Agueci: «Il funzionario regionale rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l’ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l’amministrazione pubblica». Nessuna remora di controlli. «Poteva svolgere una attività illecita con la massima disinvoltura».

Sia il sito di contrada Tiritì-Valanghe d’inverno che l’impianto messinese di Mazzarrà Sant’Andrea sono sotto inchiesta da parte della dirigenza regionale all’Ambiente per presunte violazioni compiute nella gestione dei rispettivi impianti. Un’inchiesta avviata qualche mese fa dall’ex assessore regionale Nicolò Marino. Soambiente gestisce i siti agrigentini di Siculiana e contrada Monserrato e a Noto (in provincia di Siracusa) quello di contrada Stallaini.

A poche ore dall’arresto di Proto, intanto, Confindustria Catania ha sospeso la ditta Oikos, interrompendo il suo rapporto con l’associazione. «Il provvedimento è stato adottato d’urgenza, in ottemperanza del codice etico di Confindustria, spiegano.




Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli Sodano traditi dalle intercettazioni

Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli Sodano traditi dalle intercettazioni

Gli inquirenti hanno disegnato il quadro accusatorio grazie alle discussioni, tra le altre, dei fratelli Sodano, inizialmente sottoposti ad intercettazione per confermare un sospetto rapporto con la criminalità organizzata. LE INTERCETTAZIONI

Mafia, rifiuti e mazzette: i fratelli Sodano traditi dalle intercettazioni
LE intercettazioni telefoniche nei confronti dei fratelli Nicolò e Calogero Sodanoarrestati stanotte nell'ambito dell'indagine sulle mazzette alla Regione Sicilia, partirono inizialmente per acquisire elementi di prova che confermassero presunti rapporti tra i Sodano con ambienti della criminalità organizzata. Ma durante l'ascolto dei loro telefoni e delle microspie piazzate tra auto e uffici, i poliziotti hanno sentito tutt'altro.
Sin dalle fasi iniziali dell'indagine, infatti, venivano intercettati assidui contatti telefonici con il funzionario regionale Gianfranco Cannova, in qualità di responsabile del procedimento funzionale al rilascio del provvedimento di autorizzazione. Così gli inquirenti avrebbero appurato come lo stesso Cannova si sarebbe ripetutamente attivato ogniqualvolta gli imprenditori Sodano ne caldeggiavano un intervento. Ma non solo: talvolta è stato proprio lui stesso a sollecitare i due fratelli agrigentini, nel corso delle diverse fasi dei procedimenti amministrativi, ad assumere più iniziative; sollecitazioni che si sarebbero concretizzate in incontri anche a stretto giro, per i quali Cannova avrebbe più volte dato la disponibilità di raggiungere i due imprenditori ad Agrigento.
 
Sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori è finito, in particolare, un incontro avvenuto il 2 maggio del 2011, quando i Sodano incontrarono Cannova nei suoi uffici a Palermo. Poco prima che i fratelli giungessero nel capoluogo di regione, però, i poliziotti intercettarono una telefonata in cui Calogero Sodano chiede ad un proprio collaboratore di quantificare la disponibilità di soldi contanti in azienda; una richiesta alla quale il dipendente ha riferito l'ammontare di  3mila e 585 euro che Calogero Sodano - pur lamentato la scarsità della liquidità - avrebbe chiesto di avere il prima possibile, in quanto doveva recarsi urgentemente a Palermo. Una richiesta che per gli inquirenti trova spiegazione nella consolidata pratica di portare, di volta in volta, delle "mazzette" al funzionario regionale.
Ma per gli investigatori la dimostrazione forse più eloquente del rapporto delittuoso viene fornita una discussione tra i due fratelli Sodano, intercettata nel settembre del 2011 grazie ad una microspia piazzata sulla loro auto, nella quale Nicolò e Calogero commentano tra loro il "costo esagerato" del funzionario regionale, ricordando il fatto che lo stesso aveva già ricevuto circa cinquantamila euro.
 

C = a CANNOVA lo faccio chiamare tramite l'avvocato ora...
G = si!
C = …inc…
G = perchè non ha ancora convocato la conferenza dei servizi
C = Ah?
G = gli devi dire, avvocato, ...inc..., avvocato...e noi non lo  chiamiamo più ! Cioè, deve capire che siamo offesi noi con lui...
C = perciò, se noi gli facciamo capire che siamo offesi con lui, a questo il culo sai come gli diventa ? Dice non credo che mi denunciano... non credo che... minchia!
G = qualche trenta.. qualche trentamila euro (30.000) gli abbiamo dato...
C = ma che fa! ma che dici!
G = qualche cinquantamila euro (50.000) gli abbiamo dato.. Lì (diminutivo di Calogero)
C = ma che minchia dici ! E poi quando all'ultimo ci ha chiesto tutti quei soldi... hai visto che ci ha detto "accontentatevi con questa discarica"
G = si! bello chiaro...
C = bello chiaro... “per ora questo... prendetevi questo per ora...”
G = eh,infatti...
C = da lui dipende... tutte cose lui manovra...
G = si, tutte cose lui...
C = però ha di sopra la politica, capito?
G = la mafia politica...
C = no ! Lui è... lui è...
G = per dargli un incarico di questo... Li (diminutivo di Calogero)
C = lui è...
G = inc. per dargli un incarico di questo... inc. deve fare quello che dicono gli altri...
C = se c'è la politica ...inc... vanno secondo legge, secondo... qua la legge...inc.
G = ...inc... non solo i grana (soldi, n.d.r.), ma è diventato anche di prestigio, pure.
http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/intercettazioni-fratelli-sodano-villaseta-agrigento.html

Tutto parte dall'esposto di Gullo
"Sospensione per Cannova"


Venerdì 18 Luglio 2014 - 11:46 di Claudio Reale 


La vicenda che ha portato agli arresti di stamattina è quella finita al centro dello scontro fra Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Il dirigente del Territorio: "Da lunedì il funzionario non sarà più in servizio"

PALERMO – Mentre è in corso la conferenza stampa sugli arresti, Gaetano Gullo aspetta notizie. “Ma chi è, Cannova?”. Sì, è Gianfranco Cannova il funzionario arrestato stamattina dalla polizia nell'ambito dell'inchiesta su rifiuti e mazzette. Non indica un nome a caso, Gullo: era stato proprio il dirigente dell'assessorato al Territorio a segnalare alla Procura una strana vicenda che aveva appreso alla fine del 2013, una storia di presunte mazzette legate alle autorizzazioni per le discariche. Adesso, per Cannova scatta la sospensione, un provvedimento immediato: “Da lunedì – spiega Gullo – il funzionario arrestato non sarà in servizio per tutta la durata delle esigenze cautelari”.

La vicenda che ha portato al blitz di stamattina era esplosa a marzo. E si era trasformata in uno scontro politico fra l'allora assessore all'Energia Nicolò Marino e la titolare del Territorio Mariella Lo Bello: oggetto del contendere, l'autorizzazione per una discarica pubblica bloccata da una lettera che lo stesso Gullo aveva firmato “senza leggerla fino in fondo”, come spiegò il dirigente a LiveSicilia. “Quella lettera – dice Gullo – era stata materialmente predisposta da Cannova”. È così che si accesero i riflettori sul funzionario: Cannova fu trasferito al servizio Parchi, e intanto Gullo e Lo Bello raccontarono ai magistrati la storia appresa pochi giorni dopo la lettera. Il funzionario arrestato oggi ha gestito le autorizzazioni ambientali per la discarica di Mazzarrà Sant'Andrea e - secondo la tesi, tutta da dimostrare, raccontata da Gullo ai magistrati - poi avrebbe acquistato un'auto in Lombardia da un'azienda riconducibile a un altro degli indagati
.

Sospensione immediata, dunque. Ma non solo. “In questi casi – prosegue Gullo – si avvia un procedimento disciplinare che potrebbe portare al licenziamento. Quando ci sono profili di carattere penale la conclusione del procedimento è però successiva all'eventuale condanna. Insomma: prima si deve concludere l'eventuale processo e poi la commissione di disciplina prenderà una decisione”.



Vacanze extralusso e soldi in contanti
Sms e intercettazioni svelano le mazzette


Venerdì 18 Luglio 2014 - 16:03 di Riccardo Lo Verso


Secondo gli inquirenti, tra il funzionario regionale Gianfranco Cannova e I'imprenditore catanese Domenico Proto c'era un “consolidato, stratificato e articolato rapporto criminoso". Le intercettazioni che inchioderebbero gli indagati.Una foto degli arresti del blitz tratta dal video.

PALERMO - Soggiorni in hotel di lusso - più di venti vacanze - e mazzette in contanti. C'è tutto questo alla base di quello che i magistrati definiscono “il consolidato, stratificato ed articolato rapporto criminoso instaurato dal funzionario pubblico Gianfranco Cannova con l'imprenditore catanese Domenico Proto, detto Mimmo”.

Proto è presidente della Oikos, la società che gestiva lo smaltimento di rifiuti nella discarica di contrada Tiritì, a Motta Sant'Anastasia. Cannova aveva presentato all'assessorato regionale al Territorio e ambiente la richiesta per ampliare la discarica nella vicina contrada Valanghe d'Inverno. La Oikos è un colosso del settore. Nel 2011 ha fatturato 30 milioni di euro, saliti a 45 nel 2012. Il previsto ampliamento aveva scatenato la reazione di alcuni comitati “No discarica”, preoccupati per la salute pubblica.

Un affare milionario che Proto non poteva rischiare di mandare all'aria e si sarebbe “servito” della collaborazione di Cannova. E così quando, il 12 settembre 2011, Proto gli chiedeva informazioni (“Sai se domani è stato organizzato una visita in discarica da Palermo”), il funzionario lo metteva in guardia: “... domani l'ing Michelon (Domenico Michelon dell'Arpa ndr) domani alle ore 09:00 vengono a fare un controllo con ing Polizzi (Alberto Polizzi, dipendente del Dipartimento ndr) e un consulente dell'Assessore per le problematiche del comitato no discarica”. Cannova non sembrava preoccupato, ostentava sicurezza: “Per quanto riguarda domani, domani c'è questa riunione e tra l'altro Michelon e Pulizzi... che non gliene fotte niente di questa cosa. la stanno facendo soltanto perché gli lo ha ordinato l'assessore... non sono interlocutori che vengono per fare casino o per fare danno anche perché io gli l'ho detto a Michelon acquisisci i verbali dell'Arpa... prendendoti i verbali dell'Arpa non hai bisogno di fare niente... perché sta facendo queste cose. Perché l'assessore praticamente ha letto i giornali e sulla scorta dei giornali che hanno scritto che non sono state risposte... non sono state date risposte all'interrogazione di Burtone”.

Onde evitare di farsi trovare impreparati, però, Cannova decide di acquisire lo stesso delle informazioni. Tre giorni dopo contattava dopo Federico Vagliasindi (allora consulente dell'assessore regionale all'Energia Giosuè Marino) che era stato designato per partecipare all'ispezione: “Le ripeto la questione non è urgentissima… volevo concordarla con lei per studiare una linea comune tutto qua… per vedere se lei concordava con il mio pensiero”.

In ballo c'era un affare enorme, visto che la Oikos si era portata avanti con i lavori,spendendo 28 dei 31 milioni di euro necessari per l'ampliamento della discarica. E così il 10 ottobre Cannova passava a Proto una nuova notizia riservata: “Il fascicolo è in mano a Mimmo e stasera mi dice se va bene”. Alle 20 e 36 dello stesso giorno scriveva. “I documenti vanno bene. Domani mi faccio spedire da veronica la firma digitale e presento il tutto”. Veronica era una collaboratrice di Proto. Cannova, dunque, scrivono i pm, “ si è interessato di seguire, passo passo, tale pratica amministrativa addirittura concordando con il Proto le fasi successive”.

Più che un funzionario pubblico, dunque sarebbe stato al soldo di Proto. In cambio di cosa?Innanzitutto di viaggi e soggiorni. Tutti extra lusso. Nel novembre 2011 l'imprenditore catanese ha pagato al dipendente la trasferta a Rimini in occasione della fiera Ecomondo sul riciclo di rifiuti. “Ti ho messo partenza da Catania, vedi... perché se no dovevi... - diceva proto a Cannova -. Fai una cosa, parla con Veronica.... dagli l'input qual è la disponibilità e ti faccio cambiare tutte cose”. E Cannova ricambiava con informazioni preziose: “Senti, vedi che è arrivato l'altro documento che praticamente parla di nuovo di e... annullamento del decreto AIA nei confronti di Oikos... ora faccio i fax e glieli faccio arrivare a Veronica, quindi questa cosa continua, è quella del direttore, pensavo fosse finita e invece continua"


Proto temeva il ritiro dell'autorizzazione: Da parte di chi arriva questo documento?”. Risposta: “ Da parte del direttore, che, praticamente, gli ha scritto l'ufficio di gabinetto dell'assessore, perché ha avuto la richiesta da parte della Prefettura. Ufficio di presidenza, segreteria tecnica, da parte del presidente... della... della Regione... Scrive Arnone perché vuole risposta la Monterosso, Patrizia Monterosso, ch'è il capo di gabinetto di Lombardo... te lo faccio arrivare tramite fax.. ehm... stasera vattelo a prendere in ufficio”. Cannova è partito per Rimini, portandosi dietro il “documento in originale” e ha alloggiato al Grand Hotel. Cinque stelle lusso. Il conto - 717 euro - è stato pagato con carta di credito di Proto. E non è l'unico soggiorno.

Dal 3 al 7 gennaio 2012 Cannova, con tutti i suoi familiari, ha dormito all'Hotel Baja Verde di Acicastello. Sempre a spese della Oikos. È stato lo spunto investigativo per andare a ritroso nel tempo e scoprire che tra il 2008 ed il 2012 i Cannova hanno soggiornato venti volte nello stesso albergo. Le fatture erano tutte intestate, tranne una, alla Oikos per un totale di 31.152. D'altra parte, secondo i poliziotti della Sezione reati contro la pubblica amministrazione della Suadra mobile di Palermo, i servigi di Cannova sarebbero stati decisivi per gli affari dell'imprenditore.Era, ad esempio, lo stesso Cannova a suggerire al Proto di chiedere l’aumento della tariffa per il conferimento dei rifiuti in discarica: “Quindi, se tu vuoi, la revisione della tariffa, non della TIA (Tariffa Igiene Ambientale ndr), della tariffa la puoi chiedere a me direttamente... Mimmo... Mimmo... una cosa una cosa sola. La tariffa di 5 anni fa, ma tu lo sai il gasolio a quanto era 5 anni fà?... ti do un'altra chiave di lettura, un'altra soluzione. E...io sto mettendo avanti l'aggiornamento... ora a febbraio programmo la prima conferenza... in occasione dell'approvazione dell'AIA dell'aggiornamento... e tutto questo incide, incide tantissimo. Ecco perché non si può tenere quella tariffa. Infatti la questione va rivista, però la camuffiamo, come AIA. Capisci?”.

Viaggi, ma anche soldi in contanti. Come emergeva da una conversazione fra Cannova e il figlio che, sostengono gli aggiunti Agueci e Petralia e il sostituto Picchi, si commenta da sola: “Se io lavoro mi da… mi da soldi pe… non regala nessuno niente”; “Se tu li meriti perché sei bravo e lavori, te li danno”; “Ma tu con Mimmo ci collabori?”, “Certo”; “E quindi te li da i soldi?”; “Certo”; “Quanti soldi ti ha dato?”, “Dipende quello che faccio, se guadagno 10.000 mi da 10.000, se guadagno 5.000 mi da 5.000”.

 

 

“Bustarelle”, viaggi e sesso
 

http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/intercettazioni-fratelli-sodano-villaseta-agrigento.html

Tutto parte dall'esposto di Gullo
"Sospensione per Cannova"


Venerdì 18 Luglio 2014 - 11:46 di Claudio Reale 


La vicenda che ha portato agli arresti di stamattina è quella finita al centro dello scontro fra Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Il dirigente del Territorio: "Da lunedì il funzionario non sarà più in servizio"

In cambio di denaro, viaggi, regali costosi un funzionario regionale dell’Assessorato Ambiente della Regione siciliana, Gianfranco Cannova, avrebbe rilasciato autorizzazioni richieste per lo smaltimento dei rifiuti nell’Isola. Ma il dipendente ‘infedele’ è stato scoperto e arrestato. Con il funzionario regionale sono  finiti in carcere quattro imprenditori, tre siciliani e uno del Nord. Si tratta di Domenico Proto 48 anni di Catania, Giuseppe Antonioli, novarese di 53  anni e gli agrigentini Calogero e Niccolò Sodano rispettivamente di 54 e 53 anni.
L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato che all’alba di oggi ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare nei confronti dei  cinque arrestati, accusati, a vario titolo di corruzione nell’ambito dei procedimenti amministrativi volti al rilascio/rinnovo delle  autorizzazioni richieste per lo smaltimento dei rifiuti.
Il  provvedimento è stato emesso dal locale ufficio gip, su richiesta  della Procura della Repubblica di Palermo. L’indagine, iniziata nel 2011 e protrattasi per due anni, è  stata condotta dagli agenti di polizia di Palermo, con l’ausilio dei  colleghi di Agrigento, in considerazione del coinvolgimento  nell’indagine di due imprenditori nativi e operanti nell’Agrigentino e di altra attività investigativa, insistente in quel territorio, dalla  quale si è tratto spunto.
Nel corso delle indagini, la Polizia di Stato ha acclamato che  questo settore amministrativo è caratterizzato da una “stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico. Tali  peculiarità hanno permesso al funzionario infedele, nelle diverse fasi della procedura amministrativa, di ‘giostrare’ nella gestione delle  procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli  imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e  monitoraggio della PA circa le modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di  bypassare indenni tutti i controlli”.
Il quadro di corruttela venuto alla luce è, per gli inquirenti “senza ombra di dubbio caratterizzato da estremi di rilevante gravità, in quanto strettamente connessi alla  salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni  ambientali”.
Le indagini hanno fatto emergere l’illecita attività del  funzionario regionale “che forniva i propri servizi ‘a pagamento’  anteponendo agli interessi pubblici mere logiche di guadagno e arricchimento personale”. Era lui il destinatario di sistematiche  regalie ed ingenti somme di denaro da parte degli imprenditori che  necessitavano della connessione di indispensabili autorizzazioni  amministrative rilasciate dall’uffcio a cui era preposto Cannova.
Secondo gli inquirenti il funzionario finito in carcere sarebbe  stato “a disposizione” degli imprenditori rilasciando o rinnovando i provvedimenti autorizzativi, o comunque “garantiva una corsia prefenziale al procedimento, nell’attività di consulenza tecnica degli aspetti amministrativi”. In sostanza il funzionario avrebbe rilasciato delle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti in cambio di  ‘mazzette’. Alcune delle tangenti sono state carpite in diretta dagli  investigatori. Ricostruiti invariati benefit e regalie di cui  beneficiava: dai soggiorni gratis in prestigiose strutture alberghiere per sè e la sua famiglia e il pagamento e l’uso di una autovettura a  nolo, ma anche prestazioni sessuali a pagamento.
“Cannova faceva  della corruzione un lavoro, una regola di vita”, ha spiegato Silvia  Como, dirigente della sezione per i reati contro la pubblica amministrazione alla Squadra mobile di Palermo. “C’è una  intercettazione – spiega Como – in cui Cannova si trova in auto e  spiega al figlio: ‘se io lavoro mi danno i soldi’, riferendosi agli  imprenditori, insomma un padre dà un’educazione al figlio alquanto  inquietante, sul suo modo di affrontare una funzione pubblica”. Tra le  tangenti intascate ci sono anche soggiorni in alberghi lussuosi, nel Catanese “per un valore di 30 mila euro almeno”, dice Como. Oltre a un impianto tv e stereo ad altissimo livello.
“Le norme oscure e complicate  sono il sogno di ogni corrotto, ha detto il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo,  commentando gli arresti di oggi – non basta l’azione repressiva per  combattere la corruzione. È più importante semplificare le norme ed  eliminare le facoltà discrezionali, ma anche tempi e scadenze certi”.

Smaltimento rifiuti in Sicilia, arrestato funzionario della Regione e 4 imprenditori per corruzione



PALERMO. Un funzionario pubblico e quattro imprenditori, accusati a vario titolo di corruzione nell'ambito dei procedimenti amministrativi volti al rilascio e rinnovo delle autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti, sono stati arrestati questa mattina nel corso dell'operazione Terra Mia condotta dalla Polizia di Stato. Il provvedimento è stato emesso dal Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo. L'indagine, iniziata nel 2011 e protrattasi per due anni, è stata condotta dagli agenti di polizia di Palermo, con l'ausilio dei colleghi di Agrigento, in considerazione del coinvolgimento nell'indagine di due imprenditori agrigentini. Nel corso delle indagini, la Polizia di Stato ha constatato che "questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico". Un complesso di norme che ha consentito al funzionario infedele - dicono gli investigatori - nelle diverse fasi della procedura amministrativa, di "giostrare" nella gestione delle procedure connesse al  rilascio dei provvedimenti, agevolando gli imprenditori e preservandoli dall'ordinaria attività di controllo e monitoraggio della pubblica amministrazione circa le modalità di gestione delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti, consentendo loro in questo modo di bypassare indenni tutti i controlli. Il quadro di corruzione emerso è molto grave, secondo gli investigatori, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali. I dettagli dell'operazione saranno resi noti durante una conferenza stampa che si terrà alle 11 nella sala stampa della Procura a Palermo.

Gli arrestati sono Giuseppe Antonioli 53 anni, amministratore delegato della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea (Me), Gianfranco Cannova, 56 anni, funzionario regionale dell'assessorato territorio e ambiente, Domenico Proto, 48 anni, titolare discarica di Motta Sant'Anastasia (Ct), i fratelli Calogero e Nicolò Sodano, 54 anni e 53 anni, titolari della discarica Soambiente ad Agrigento.


NEL MARZO DELL'ANNO IN CORSO............

Carmelo Catania 


Mazzette ad un funzionario regionale: ecco come avrebbe ottenuto l’Aia l’ecomostro, mentre al processo Vivaio regge l’impianto accusatorio. La discarica era “cosa” loro

L’assessorato siciliano all’Ambiente – dopo un’indagine interna avviata a seguito della segnalazione di “strani” ritardi nell’iter autorizzativo della nuova (sic) discarica di Gela – ha scoperchiato un giro di mazzette che coinvolgerebbe funzionari del dipartimento, con conseguente denuncia alla procura, firmata dall’assessore Mariella Lo Bello.
Nel mirino è finito un funzionario, non solo per il caso della discarica di Gela, ma anche per altre procedure autorizzative rilasciate in passato. In particolare per la convocazione, nel settembre 2008, di una conferenza dei servizi, dallo stesso presieduta, che ha rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento di una discarica nella Sicilia orientale, omettendo la vicinanza a un centro abitato. Il Tar ha poi annullato questa autorizzazione ma, guarda caso, nell’ottobre del 2008 il funzionario ha acquistato un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento a un amministratore della discarica in questione.
«Così è stato nel caso di un funzionario del Dipartimento ambiente – riferisce l’assessore Lo Bello – che subito dopo aver presieduto una conferenza di servizi che procedeva al rilascio dell’autorizzazione, è diventato proprietario di un’automobile acquistata presso una concessionaria del novarese, il cui amministratore delegato risulta essere anche l’amministratore delegato della società alla quale era stata rilasciata l’autorizzazione, autorizzazione che poi il Tar, con due diverse sentenze nel 2012, ha annullato. Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», dice Mariella Lo Bello.
Vi dice niente? A quale discarica si riferisce l’indagine dell’assessore Lo Bello? Chi presiedette quella conferenza dei servizi?
Per chi avesse avuto modo di leggere il mio La collina della munnizza (2012) ricorderà che nel riportare la cronaca relativa al secondo ampliamento della discarica di Mazzarrà scrivevo (pag. 61): «La seconda conferenza dei servizi si tenne il 12 settembre del 2008 […] dal verbale della riunione risulta che nell’occasione fu chiesto alla Tirrenoambiente dai rappresentanti dell’Arpa di spiegare l’incongruenza di informazioni circa la quantità di abbancamento dei rifiuti rilasciato sulla precedente Aia nei confronti della ditta stessa. Il punto doveva essere di una certa rilevanza visto che, come risulta sempre dal verbale, sull’argomento ci fu un’ampia discussione sul quale si erano bloccati i lavori della conferenza. L’intervento del presidente Cannova [che evidentemente aveva fretta di concludere i lavori, N.d.A.] con la dichiarazione che sull’argomento in questione avrebbe preparato una memoria, pose fine al dibattito».
Presunte mazzette o meno, sta di fatto che la decisione “d’imperio” del presidente diede il via definitivo all’Aia.
In questi stessi giorni è stata inoltre emessa l’attesa sentenza al processo d’appello scaturito dall’operazione Vivaio del 2008. Al centro dell’indagine gli illeciti interessi del clan di Mazzarrà dal 2003 in poi: il business rifiuti, con lo smaltimento e le assunzioni alle società che gestivano le discariche di Mazzarrà e Tripi, Tirrenoambiente e l’Ato comprensoriale, lo smaltimento illecito del pastazzo, le estorsioni alle imprese edili titolari di importati commesse pubbliche: le gallerie autostradali e ferroviarie, ad esempio, passando per la guerra interna al gruppo tra la famiglia di Bisognano, negli anni in cui il boss era in carcere, e il reggente Tindaro Calabrese, ansioso di prenderne il posto, forte dell’alleanza col reggente dei barcellonesi, Carmelo D’Amico, e i contatti con i Lo Piccolo, culminata nell’omicidio di Ninì Rottino. Agli atti dell’inchiesta anche l’interferenza nelle elezioni amministrative di Furnari, comune poi sciolto dal Presidente della Repubblica nel 2009 per infiltrazioni mafiose.
L’impianto accusatorio dei pm Verzera e Massara regge anche in secondo grado. Nel 2012 la prima sentenza aveva stabilito 16 condanne per quasi 130 anni di carcere e un ergastolo, e subito dopo erano scattati gli arresti per due “colletti sporchi” ritenuti collusi ai clan. Quella confermata dalla Corte d’appello di Messina può essere ritenuta a ragione la prima grossa condanna ad un maxi processo per ecomafia in Sicilia.
Il verdetto d’appello ha confermato l’ergastolo per Aldo Nicola Munafò, braccio destro del boss Tindaro Calabrese – al quale sono stati inflitti 16 anni – accusato di essere l’esecutore dell’omicidio Rottino, il camionista eliminato nell’estate nel 2006 nella guerra tra Calabrese e il boss, oggi collaboratore di giustizia, Melo Bisognano. Sconto di pena per quest’ultimo, 7 anni e mezzo. Sconto di pena anche per il professore Nello Giambò, ex presidente di Tirrenoambiente ed ex sindaco di Mazzarrà S. Andrea. La condanna per lui scende da 14 a 8 anni. Otto anni anche per l’imprenditore Michele Rotella inteso “u baruni” che, insieme a Bisognano e Giambò costituirono la “triade” a cui si deve la nascita della discarica.


















Smaltimento rifiuti in Sicilia, arrestato funzionario della Regione e 4 imprenditori per corruzione “Bustarelle”, viaggi e sesso  Arrestato funzionario regionale


Smaltimento rifiuti in Sicilia, arrestato funzionario della Regione e 4 imprenditori per corruzione,ITALCEMENTI,CANNOVA,TOLOMEO,ZUCCARELLO,SANSONE 



Mazzette e discariche, aperta un'indagine interna all'assessorato Ambiente: "Si cercano complicità"

Nelle carte dell'inchiesta i dubbi degli inquirenti sul sistema dei controlli. Una commissione al dipartimento "Accertamenti affidati a esterni". Nel mirino i contatti del funzionario regionale arrestato con altri burocrati e politici. I rapporti con i big del settore rifiuti
di ANTONIO FRASCHILLA


Davvero un semplice funzionario poteva influenzare e a volte prendere decisioni su discariche, rifiuti e autorizzazioni milionarie? Davvero Gianfranco Cannova, arrestato perché secondo gli inquirenti avrebbe intascato mazzette dai titolari delle principali discariche private siciliane, ha fatto tutto da solo? A queste domande proverà a dare una risposta una commissione che sarà nominata dal dirigente del dipartimento Territorio e ambiente Gaetano Gullo, che sulla vicenda delle discariche dell'Oikos e della Tirreno ambiente vuole vederci chiaro. Specie dopo che lui stesso lunedì scorso ha firmato un verbale che alle contestazioni mosse dall'ex assessore Nicolò Marino e dal dirigente Rifiuti Marco Lupo sull'Oikos risponde che tutto è a posto e la discarica può continuare a lavorare: "Convocherò subito i dirigenti del mio dipartimento per capire perché hanno dato parere favorevole e mi hanno fatto firmare questo atto su una discarica nell'occhio del ciclone", dice. Il funzionario
del servizio autorizzazioni Via-vas deve rispondere al dirigente dell'Unità operativa, al dirigente del servizio, al dirigente generale del dipartimento e, a volte, anche all'assessore al ramo. Come faceva Cannova a garantire il risultato agli imprenditori in piena solitudine? Insomma, sull'assessorato Territorio e ambiente, ma anche sui dirigenti che hanno lavorato all'assessorato Energia, ancora ci sono zone d'ombra sulle quali fare luce. Da qui la decisione del neo dirigente generale Gullo di nominare una commissione d'inchiesta esterna: "Voglio nominare professionisti che non hanno alcun rapporto con dipendenti dell'amministrazione ", dice Gullo.

Una cosa è certa: dalle carte dell'indagine che ha portato all'arresto del funzionario e di quattro imprenditori (tra i quali i re delle discariche siciliane, il catanese Domenico Proto e Giuseppe Antonioli) emergono dubbi degli inquirenti sul coinvolgimento di altri dirigenti, quanto meno superficiali in alcuni atteggiamenti e decisioni. A esempio nelle carte dell'indagine si cita un pranzo avvenuto tra Proto, Cannova e un altro alto dirigente del settore Rifiuti in un noto ristorante di Palermo. Gli inquirenti sottolineano "l'atipicità" di questo incontro in ambienti non istituzionali tra i funzionari pubblici e "un soggetto privato" interessato in un procedimento amministrativo gestito da quegli stessi funzionari. Ma c'è di più. Dalle intercettazioni emerge anche che il Cannova avrebbe proposto a Proto di pagare anche questo alto dirigente del Rifiuti che, a suo dire, era vicino al Partito democratico.
In un'altra intercettazione, invece, Cannova tranquillizzava gli imprenditori sull'esito di una conferenza di servizio grazie ai "suoi canali e amicizie" all'interno della macchina burocratica. Non solo, dalle carte
emerge poi come Cannova entrava in contrasto con alcuni dirigenti dei dipartimenti Territorio e Rifiuti, questi magari erano mossi da altri motivi politici perché parenti di deputati catanesi che sponsorizzavano altre iniziative a scapito della Oikos.
E, ancora, Cannova dimostra di avere rapporti diretti anche con ispettori dell'Arpa, che invitava a pranzo per discutere di iniziative su alcune discariche. Ad altri dirigenti del dipartimento, invece, Cannova chiedeva "informazioni" riservate: come ad esempio sulla situazione burocratica riguardante la società Osmon, riconducibile all'imprenditore Antonioli, ottenendo "dettagliate informazioni nonché l'apparente disponibilità dello stesso dirigente contattato ad aiutare l'Antonioli e la sua società". Il dirigente in questione provava poi a convincere della bontà dell'iniziativa presentata dalla Osmon l'allora responsabile del dipartimento Energia Gianluca Galati.

Insomma, le complicità, più o meno volontarie, ci sono state, eccome. E proprio su queste si baserà adesso l'indagine interna al dipartimento Ambiente: "Ci saranno trasferimenti, qui dobbiamo cambiare proprio aria", assicura l'attuale dirigente generale Gullo, che denuncia come il caso Cannova riguardi anche il sindacato. "Avevamo trasferito il dipendente ben prima degli arresti di ieri, proprio perché ci era sembrato che qualcosa non quadrava  -  dice Gullo  -  a esempio vedevamo troppi politici venire in dipartimento a parlare direttamente con lui. Ma la Uil ci ha fatto opposizione perché in quanto rappresentante sindacale Cannova non poteva essere trasferito. Così è tornato nello stesso ufficio della Via-Vas e delle autorizzazioni. Anche questo un paradosso sul quale andrebbe fatta chiarezza". Intanto i grillini chiedono di revocare l'autorizzazione alla discarica di Motta Sant'Anastasia dell'Oikos, nonostante proprio lunedì scorso Gullo abbia firmato il verbale che invece sostiene che nel sito tutto è in regola. Una bella matassa che sarà difficile da districare.

"Oikos e Mazzarrà? Bloccate da me  Crocetta  dice  sciocchezze"

di Claudio Reale 



L'ex assessore: "La vicenda Cannova non c'entra niente con lo scontro di marzo. Crocetta lo sa. A bloccare il rinnovo delle autorizzazioni per le discariche del Catanese e del Messinese sono stato io".

PALERMO - “Oggi mi hanno chiamato in causa diverse persone. Quasi tutte a sproposito”. Da stamattina il telefono di Nicolò Marino non ha smesso di squillare. Dopo l'operazione che ha portato all'arresto di un funzionario dell'assessorato al Territorio e di quattro imprenditori per le presunte mazzette nel settore dei rifiuti, l'ex titolare della delega all'Energia nel governo Crocetta è tornato al centro del dibattito. Chiamato in causa per lo scontro con l'allora assessore al Territorio Mariella Lo Bello nei giorni in cui è stato presentato l'esposto su Gianfranco Cannova, ma anche per le sue posizioni sulla questione rifiuti: “Temo – ha detto il presidente della Regione dell'ex assessore - che su tutta la questione-rifiuti lui abbia commesso alcuni errori di valutazione”.

Ha sbagliato? Aveva ragione Mariella Lo Bello?

“Quelli che dicono questo dimenticano che questa vicenda riguara le autorizzazioni per le discariche dell'Oikos e di Mazzarrà. E che sono stato io a costituire la commissione per quegli impianti”.

Si era arrivati a uno stop alle autorizzazioni, se non ricordo male.

“Più precisamente sono stati avviati i procedimenti per il diniego del rinnovo delle autorizzazioni”.

Quando?

“Per Oikos all'inizio dell'anno, per Mazzarrà dopo la fine del mio incarico. Ma è il risultato ottenuto dalla commissione che ho fatto nascere io”.

In quei giorni, però, si scontrava con la Lo Bello. Che ha presentato l'esposto su Cannova.

“La vicenda Cannova non ha niente a che vedere con il dissidio di marzo. E soprattutto non c'entra con la commissione. Anche perché fino a lunedì Gullo, che ha denunciato la vicenda, ha continuato a ribadire che per Oikos è tutto in regola. Tutta questa attività dell'assessore al Territorio e Ambiente io non la vedo”.

In quei giorni si parlava di due modelli diversi. Qual era il suo?
“Togliere il monopolio delle discariche ai privati e fare i controlli sui prezzi di conferimento in discarica. Su quest'ultimo elemento spero che il mio successore vada avanti. Da quando me ne sono andato io tutto è rimasto fermo, e inoltre si è anche vanificata l'azione di razionalizzazione”.

Ok, riformulo la domanda. Qual è il punto sul quale si è consumato lo scontro con Crocetta?

“Secondo me la pubblica amministrazione deve essere terza e la politica deve avere un ruolo moralizzatore. Deve prescindere da quello che fa l'autorità giudiziaria”.

Come? Proprio lei che è un magistrato dice così?

“La politica ha un ruolo diverso. Io ho trasmesso tutti gli atti alla magistratura, ma limitarsi ad aspettarne l'azione è un errore. Il governo Crocetta si muoveva in una logica diversa. Una volta, su un'altra vicenda, il presidente me lo disse esplicitamente: 'Aspettiamo i magistrati'. Questo andava contro la mia logica”.

Detto oggi suona male. Oggi aspettare la magistratura ha portato i suoi effetti.

“Le ripeto: Cannova non c'entrava niente con la lettera. E tutte le cose che sto dicendo a lei sono state dette al presidente. Crocetta non solo non ha fatto niente: insieme all'assessore pro-tempore ha solo creato ostacoli. Era stato informato, mi creda. Ma lui fa così, l'ha capito?”.

“Così”? Come?

“Cavalca l'onda delle inchieste. Lui invece deve amministrare. Si è circondato di persone non idonee, e io gliel'ho detto molte volte. Lui non solo non si è adeguato, ma si ritiene un tuttologo. Crocetta e l'assessore Lo Bello sanno bene che cosa abbiamo contestato io e il dottore Lupo. Ma le dico di più”.

Dica.

“Crocetta farebbe bene a dimenticare il mio nome. Dice sciocchezze, come quelle che ha detto in Aula sulla vicenda Catanzaro o come quelle che racconta sull'inchiesta di oggi. Lui lo sa che non è vero, e lo sa che questa inchiesta non c'entra nulla con quello scontro di marzo. Ma Crocetta fa così”.


IL BUSINESS DEI RIFIUTI IN MANO AI PRIVATI, ECCO I BIG E I LORO SPONSOR


di ANTONIO FRASCHILLA


a Sicilia è in mano ai padroni dei rifiuti e rischia di ritrovarsi in un'emergenza sanitaria senza precedenti se chiuderanno soltanto alcuni dei siti amministrati dagli imprenditori finiti agli arresti. Una situazione paradossale, frutto di scelte politiche e di un monopolio difeso con le unghie e con i denti dai proprietari dei principali impianti dell'Isola, spesso con l'aiuto dello sponsor politico giusto. A pagare, i cittadini di una regione che non ha praticamente livelli di differenziata accettabili, meno del 10 per cento, e si trova oggi con appena cinque grandi discariche in funzione e autocompattatori che viaggiano da una parte all'altra dell'Isola.

Ma chi sono i proprietari delle discariche? Quali i loro sponsor politici negli anni? E perché si è arrivati a questo stato dell'arte? Accantonata la vicenda termovalorizzatori dopo lo stop della Corte di giustizia europea e il sospetto di accordi a tavolino, il governo Lombardo nel 2009 punta tutto sulle discariche. Soprattutto su quelle private, che da sole si vedono in alcuni casi triplicare i volumi di abbancamento di rifiuti concessi per un giro d'affari da 700 milioni di euro. Una fetta grossa va proprio alla Oikos della famiglia di Domenico Proto che, come scrivono i pm nell'ordinanza di arresto, ottiene dal governo Lombardo autorizzazioni ad ampliamenti nelle discariche di Motta Sant'Anastasia per 2,5 milioni di mc.

Ma chi è Domenico Proto? Sicuramente un imprenditore conosciuto da diversi fronti della politica catanese, con rapporti e amicizie trasversali, dall'ex governatore Raffaele Lombardo all'ex senatore Domenico Sodano. Nelle ultime elezioni amministrative a Motta Sant'Anastasia il nome di Proto è stato spesso evocato dai vari candidati. Una campagna elettorale, quella nel Comune etneo, che si è giocata proprio sulla discarica della Oikos, contestata da alcuni, sostenuta da altri. Proto è considerato amico dell'ex senatore Sudano: la nipote, Valeria, è una deputata di Articolo 4 e insieme a Luca Sammartino, capogruppo all'Ars, ha sostenuto il sindaco vincente Anastasio Carrà, accusato dai rivali di avere una posizione morbida sul futuro della discarica.

Ma anche altri candidati sindaco hanno avuto un ruolo negli ampliamenti della discarica dei Proto, come l'ex sindaco Mpa Angelo Giuffrida, e proprio con il capo del partito, Lombardo, Proto vanta di avere rapporti diretti. In ogni caso, la Oikos insieme alla ditta romana Ipi è entrata anche nella raccolta dei rifiuti a Catania sotto l'amministrazione Stancanelli. Trovandosi oggi ad essere sia gestore della raccolta sia della discarica dove i rifiuti vanno a finire. Stancanelli però assicura di non avere tra i suoi amici i Proto: "Ho ricevuto nella scorsa campagna elettorale un finanziamento di 50 mila euro dalla Ipi, i Proto non mi hanno appoggiato nella sfida contro Enzo Bianco", dice.

Tra i principali avversari di Proto e della discarica dell'Oikos c'è il sindaco di Misterbianco Nino Di Guardo del Pd, che ha appena pubblicato un bando per la realizzazione di un grande impianto di compostaggio vinto dalla Sicula Trasporti. E qui compaiono gli altri grandi padroni dei rifiuti in Sicilia, la famiglia Leonardi che, nel 2009, si è vista autorizzare dalla Regione abbancamenti per 1,9 milioni di mc nella discarica di Grotte San Giorgio. Altra mega discarica è quella di Mazzarà Sant'Andrea, gestita dalla Tirreno Ambiente, il cui amministratore Giuseppe Antonioli è finito agli arresti: nel 2009 sotto il governo Lombardo ha avuto autorizzati abbancamenti per un fatturato apri a 155 milioni.

C'è poi una quarta grande discarica in funzione gestita da privati: quella di Siculiana di proprietà di Giuseppe Catanzaro, numero due di Confindustria Sicilia, l'associazione che dal 2009 esprime un assessore, sia nel governo Lombardo con Marco Venturi alle Attività produttive, sia in quello Crocetta con Linda Vancheri. Catanzaro ha avuto autorizzazioni nel 2009 per 2,9 milioni di metri cubi. Da qualche mese all'assessorato Energia sono stati avviati i procedimenti di revoca sia alla Oikos sia alla Tirreno Ambiente, ai quali si oppone l'assessorato Territorio e ambiente, ma una cosa è fuor di dubbio: un'eventuale chiusura dei siti farebbe scattare l'emergenza.

L'Isola com'è finita nelle mani dei privati? Il consulente nominato dall'ex assessore Marino, il docente Aurelio Angelini, non ha dubbi: "Per una scelta precisa del governo Lombardo, che negli stessi anni negava ai Comuni l'apertura di piccole discariche lasciando il monopolio ai privati".
 




SCANDALO MAZZETTE, LA REGIONE CHIUDE LA DISCARICA DI MOTTA SANT'ANASTASIA


Dopo l'arresto di un funzionario regionale e di quattro imprenditori del settore dei rifiuti, l'assessorato all'Energia non rinnova l'autorizzazione alla discarica catanese. A rischio il conferimento dei rifiuti per 90 comuni siciliani
di ANTONIO FRASCHILLA


L'assessorato regionale all'Energia non ha rinnovato l'autorizzazione per la discarica di contrada Valanghe d'Inverno, a Motta Sant'Anastasia, in provincia di Catania, bloccando il rinnovo del decreto del 2009 che la autorizzava. La decisione arriva dopo l'arresto di un funzionario regionale e di quattro imprenditori dei rifiutinell'ambito dell'operazione "Terra mia".

In particolare lo stop arriva anche per "la mancanza dell'obbligo di trattamento dei rifiuti con l'effetto che la discarica non è dotata di un impianto a monte idoneo". Il provvedimento firmato dal dirigente Marco Lupo dà 60 giorni di tempo alla Oikos, la società che gestisce la discarica, per presentare il piano di chiusura, in quanto la nuova discarica realizzata a fianco di quelle già esistenti e piene è stata aperta da meno di un anno e adesso deve essere bonificata. La società può fare ricorso al Tar, ma per la Regione a settembre la discarica deve essere chiusa


Soddisfazione per il no della Regione Siciliana alla discarica è stata espressa dai deputati M5s all'Ars. "Lo scorso anno - commentano i Cinquestelle - avevamo sottoscritto la mozione all'Ars, in cui impegnavamo il governo alla revoca del medesimo decreto. Veniva chiesto, altresì, di provvedere all'individuazione di un sito alternativo, adeguatamente distante dai centri abitati".





Il funzionario confessa e collabora
Rifiuti, l'indagine parallela

Martedì 22 Luglio 2014 - 06:11 di Riccardo Lo VersoRiccardo Lo Verso
 

Il funzionario dell'assessorato regionale al Territorio e ambiente risponde al Gip e si dice pronto a farlo anche con i pubblici ministeri di Palermo. Che oggi gli chiederanno notizie non solo sull'inchiesta sfociata negli arresti di venerdì, ma pure su quella ancora top secret. Possibile il coinvolgimento di altri imprenditori
PALERMO - Confessa e collabora. Gianfranco Cannova risponde al Giudice per le indagini preliminari e si dice pronto a fare la stessa cosa con i pubblici ministeri. Che gli chiederanno notizie non solo sull'inchiesta per cui venerdì è stato arrestato, ma pure su quella ancora top secret.

Esiste, infatti, un'indagine parallela a quella sulle mazzette intascate dal funzionario dell'assessorato regionale al Territorio e ambiente, sfociata nel blitz di venerdì scorso. E sempre di tangenti si tratterebbe, ma nel mirino ci sarebbero altri imprenditori. Non solo i quattro finiti ai domiciliari. E non è escluso il coinvolgimento anche di altri pubblici funzionari.


I pubblici ministeri di Palermo scandagliano quella che è stata definita la capacità di Cannova di sfruttare “le sue doti di abile tessitore di rapporti professionali, di amicizie e di contatti gestendo il proprio incarico di servizio come un fatto privato; peraltro è emerso che gli interventi facenti parte dei patti criminosi hanno riguardato anche atti non di stretta competenza dell'ufficio dove operava direttamente il funzionario, ma comunque venuti a conoscenza di quest'ultimo in ragione del suo ruolo istituzionale o sfruttando le sue conoscenze e amicizie con soggetti operanti in altri uffici pubblici, anch'essi impegnati nel settore delle discariche e dello smaltimento dei rifiuti”. 


La due giorni in Procura di Cannova è iniziata ieri e proseguirà oggi. Innanzitutto ha scelto di non avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al Giudice per le indagini preliminari Vittorio Anania. Tre ore di risposte, fra mattina e pomeriggio, in presenza dei suoi legali, gli avvocati Massimo Motisi e Giuseppe Torre, per ammettere alcuni episodi di corruzione e per smentirne altri. La vicenda della macchina e del televisore pagati dagli imprenditori per i suoi favori non sarebbero andate, secondo il suo racconto, per come li hanno ricostruiti i poliziotti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile.

Era impossibile, però, negare l'evidenza delle intercettazioni da cui emergevano le mazzette in contanti. Gli imprenditori finiti ai domiciliari sono gli agrigentini Calogero e Nicolò Sodano, il catanese Domenico Proto e il novarese Giuseppe Antonioli. C'è, però, l'inchiesta parallela per cui Cannova nei mesi scorsi ha ricevuto la proroga delle indagini. Ed è un'indagine successiva ancora in divenire per la quale è stato necessario un supplemento investigativo.




Motta, i motivi della chiusura della discarica  La Regione: stop e bonifica entro ottobre

Se il programma stilato dal dirigente regionale Marco Lupo verrà rispettato, entro l’autunno l’impianto di contrada Valanghe d’inverno dovrà terminare ogni attività. Nel frattempo l’azienda proprietaria – la Oikos spa, coinvolta nell’inchiesta della magistratura palermitana Terra mia – dovrà garantire il servizio di raccolta e conferimento dei rifiuti. Ma rimane l’incertezza su quali saranno le nuove destinazioni dei compattatori di 90 Comuni
Un’inchiesta effettuata da un pool di tecnici, diverse conferenze dei servizi, un’indagine della magistratura il cui eco ancora si fa sentire tra le pareti di numerosi uffici regionali e non solo. Tanto è stato necessario per permettere al dipartimento regionale dell’Energia di non rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata alla Oikos spa per l’attività della discarica di contrada Valanghe d’inverno, a Motta Sant’Anastasia. La notizia è giunta oggi, ma la decisione è stata presa il giorno prima dal dirigente incaricato, Marco Lupo.
Le obiezioni presentate ai vertici della Oikos (il cui rappresentante, Domenico Proto, è agli arresti domiciliari perché coinvolto nell’operazione Terra mia) non sono state superate. Nella loro relazione i tecnici «avevano evidenziato, sotto diversi profili, l’insussistenza delle condizioni giuridiche e fattuali necessarie per il richiesto rinnovo del drs 221 del 29 marzo 2009», si legge nel decreto firmato ieri. Criticità non da poco, che «assumono particolare rilevanza, ai fini del diniego del rinnovo dell’autorizzazione». L’elenco è denso: si va dalla «dichiarazione di illegittimità dal punto di vista urbanistico», al «procedimento di Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) viziato» perché redatto e depositato oltre i termini. E poi la violazioni di alcune normative – anche comunitarie – per il pretrattaggio dei rifiuti e la biostabilizzazione della frazione organica e la mancanza di delimitazione dell’area di pertinenza dell’impianto Oikos
Nell’ordinanza viene citata l’inchiesta dalla Procura di Palermo, un elemento, confermano vertici del dipartimento regionale, che ha avuto un indubbio peso sulla decisione finale del dirigente Lupo. Viene dunque ritenuto «necessario e conseguente all’emissione del provvedimento di diniego di rinnovo dell’Aia 221/2009, la predisposizione di un progetto di chiusura definitiva» e inoltre «autorizzare e programmare le modalità di realizzazione del ripristino ambientale e le attività di postgestione della discarica». Chiusura e bonifica.
Ma il problema che numerosi cittadini di Motta e della vicinaMisterbianco, subito dopo l’euforia per la notizia della chiusura, hanno sollevato attraverso i social network riguarda la nuova destinazione dei rifiuti. Un interrogativo al quale i dirigenti regionali non danno risposta. «Ad oggi presso la discarica vengono conferiti i rifiuti prodotti nei territori di circa 90 Comuni appartenenti a diversi ambiti ottimali (Ato)». Sono quattro catanesi, uno di Enna e di Ragusa, tre di Messina. All’azienda è intimato di «assicurare la continuità del servizio pubblico di raccolta degli rsu destinati allo smaltimento, per un periodo breve ma idoneo a consentire al dipartimento di riorganizzare il flusso dei rifiuti e riprogrammare un piano dei conferimenti che ad oggi vengono effettuati nella discarica di contrada Valanghe d’inverno, mediante l’individuazione di siti alternativi per lo smaltimento». Quali saranno le nuove rotte è difficile prevederlo. L’altro sito emergenziale della Sicilia orientale è quello messinese di Mazzarrà Sant’Andrea, anche questo sotto inchiesta, che già ospita camion da oltre cento cittadine siciliane. L’altra struttura papabile è dunque quella di Siculiana, in provincia di Agrigento.
Per il sito mottese è disposto che il progetto definitivo di chiusura e ripristino ambientale «dovrà essere trasmesso al dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti entro il 31 agosto». Il documento sarà verificato dagli enti competenti e dovrà essere attuato entro 60 giorni dall’approvazione. Se il probabile ricorso presentato da Proto non dovesse essere accettato, entro ottobre i cancelli dell’impianto di contrada Valanghe d’inverno dovrebbero chiudersi.

RIFIUTI: ATO 2 FALLITO, EMERGENZA NEL PALERMITANO DIPENDENTI A RISCHIO, 1 MILIARDO DI DEBITI VERSO LE DISCARICHE

GIULIO AMBROSETTI 13 GENNAIO 2015




CRONACA  La gestione commissariale dell'Ato Belice Palermo 2 scadrà il 15 gennaio. Dal giorno dopo chi raccoglierà la spazzatura nei 17 Comuni interessati? Anche di questo si è parlato ieri in due riunioni convocate alla Regione. Nel frattempo la discarica di Bellolampo accoglie i rifiuti di decine di Comuni anche dell'Agrigentino

Tanto per cambiare, in buona parte dei paesi della provincia di Palermo è esplosal’emergenza rifiuti. Il 23 dicembre scorso è fallito l’Ato rifiuti alto Belìce Palermo 2, società d’ambito che vede insieme i Comuni di Monreale, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Camporeale, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana, fino a Contessa Entellina. Sono 17 Comuni per un totale di circa 120mila abitanti. Fino al 15 gennaio l’Ato andrà avanti con il commissario regionale, Maurizio Norrito (tutti gli Ato rifiuti della Sicilia sono commissariati), e con la curatela fallimentare. E dopo?

Il tema è stato affrontato ieri nel corso di due riunioni convocate a Palermo. La prima - di mattina - presso la sede dell’assessorato ai Rifiuti. La seconda, nel pomeriggio, presso la Prefettura del capoluogo dell’Isola. Va detto che questo scenario di crisi è stato ereditato dal nuovo assessore regionale ai Rifiuti, Vania Contraffatto, che sta provando ad affrontare una situazione difficilissima. Perché non è facile capire come affrontare il problema rifiuti in questi 17 Comuni dal 16 gennaio in poi.

Non può essere esclusa una soluzione legislativa, ovvero una legge da parte del Parlamento siciliano. Ma, ovviamente, non si tratterebbe di una soluzione a brevissimo periodo. Intanto c’è da affrontare l’emergenza, perché con il fallimento dell’Ato Palermo 2 non si capisce chi dovrà raccogliere l’immondizia in questi 17 paesi. E non si capisce che fine faranno i 277 dipendenti di questo Ato.

La situazione è grave anche nei Comuni del Palermitano dell’Ato Palermo 1(Carini, Capaci, Villagrazia di Carini, Terrasini, Cinisi, Isola delle Femmine, fino a Partinico). Da queste parti, in realtà, l’emergenza dura ormai da qualche anno: nel senso che l’immondizia rimane non raccolta per settimane e settimane. Lo spettacolo fa una certa impressione, perché nelle strade che collegano questi centri, spesso, le montagne di rifiuti si susseguono per chilometri.

L’Ato Palermo 1 non è fallito, ma la gestione è sempre stata sofferta. «A Carini, dove in media vengono prodotte 100 tonnellate di spazzatura al giorno - si legge in un lancio dell’Ansa - c'è una distesa di spazzatura lunga due chilometri. Per arginare l'emergenza il Comune ha deciso di impegnare 20mila euro per potenziare le operazioni di raccolta». Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Carini che, sempre all’Ansa, ha detto: «Stentiamo a raccogliere la spazzatura che si è accumulata durante le festività. Oggi per strada ci sono 700 quintali di rifiuti non raccolti. Ho disposto un intervento straordinario perché i mezzi dell'Ato Palermo non bastano. Entro venerdì la situazione dovrebbe rientrare».

Il problema rifiuti, in Sicilia, ha mille sfaccettature. C’è la crisi degli Ato. Quello dell’alto Belìce Ambiente Palermo 2, come già accennato, è fallito. Ma ce ne sono altri che non sono messi meglio. Al 31 dicembre 2012 l’indebitamento di tutti gli Ato rifiuti della Sicilia verso il sistema delle discariche (e quindi verso le discariche pubbliche e private) ammontava a circa un miliardo e 400 milioni di euro. Oggi non si sa se l’indebitamento è diminuito o cresciuto.

Si sa, invece, che, negli ultimi due anni, la Regione ha anticipato ai Comuni una parte dei fondi per pagare il sistema delle discariche. Ma adesso l’assessorato regionale ai Rifiuti avrebbe fornito i dati all’assessorato all’Economia perchiedere ai Comuni la restituzione delle somme anticipate. Un bel problema per gli stessi Comuni coinvolti, che saranno costretti ad aumentare le tariffe. Insomma, a pagare per la disastrosa gestione dei rifiuti della Sicilia - imperniata ancora oggi sulle discariche - saranno i cittadini.

Un altro problema riguarda le stesse discariche. Alcune sono state chiuse dalla magistratura in seguito a indagini (Motta Sant’Anastasia e Mazzarrà Sant’Andrea). Durante le vacanze di Natale un contestatissimo provvedimento amministrativo del dirigente generale del dipartimento regionale dei Rifiuti,Domenico Armenio, invitava i cittadini di un bel gruppo di Comuni della provincia di Palermo e Agrigento a tenersi in casa l’immondizia per mancanza di discariche.

Scelta, questa, che è stata contestata dal presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che è anche sindaco di Palermo, che ha parlato di una Regione che favorirebbe i privati. In effetti, lo stesso Orlando qualche giorno prima, ha messo a disposizione dei Comuni del Palermitano la discarica di Bellolampo, che è pubblica. Così la Regione ha fatto precipitosamente marcia indietro, ritirando il provvedimento amministrativo che avrebbe obbligato i cittadini di tanti Comuni del Palermitano e dell’Agrigentino a teneri i rifiuti in casa.

Il vero problema di tutta questa incredibile storia è che in Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti, oggi, è sotto il 5-6 per cento. Era cresciuta dal 2001 al 2008, soprattutto in provincia di Agrigento. Poi è arrivato il governo Lombardo-Pd. E sono tornate le discariche, in buona parte private.  





Operazione Terra mia, Motta parte civile
«Per tutelare interessi e immagine del Comune»

CRONACA – Tra pochi giorni, il 15 gennaio, partirà il processo che mette sotto accusa un dipendente regionale dell'assessorato Territorio e ambiente e i dirigenti di tre discariche in tutta la Sicilia. Tra queste anche quella di proprietà della Oikos spa, nel territorio mottese. La giunta guidata dal primo cittadino Carrà nominerà con provvedimento urgente un legale per tutelare la cittadina
Motta Sant'Anastasia si costituirà parte civile nel procedimento scaturito dall'operazione Terra mia. L'inchiesta della procura della Repubblica di Palermo, resa nota lo scorso luglio, ha messo in luce un sistema di presunte corruzioni nella gestione delle discariche private in tutta la Sicilia. Nell'indagine è coinvolta la Oikos spa, azienda proprietaria della contestata discarica nel territorio mottese, da qui la decisione presa dalla giunta guidata dal primo cittadino Anastasio Carrà che mira a tutelare «gli interessi e l'immagine del Comune di Motta Sant'Anastasia». Come si legge nella delibera firmata lo scorso 2 gennaio, dal lavoro della procura «emergono, tra l'altro, inquietanti scenari in merito alle attività di gestione dei rifiuti nella discarica sita in territorio comunale e di cui è titolare la suddetta società». 
Secondo gli inquirenti palermitani, fulcro del meccanismo sarebbe stato Gianfranco Cannova (dipendente dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) che avrebbe rilasciato autorizzazioni alle attività di diversi impianti senza i relativi controlli, accettando denaro, regali e viaggi, agevolando gli iter per gli impianti amici. Un eventuale quadro di corruzione preoccupante nel quale sarebbero coinvolti il proprietario della Oikos spa Domenico Proto, gli imprenditori Giuseppe Antonioli (amministratore della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina) e i fratelli Calogero(ex senatore della Casa delle libertà) e Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento. 
Tutti gli indagati sono stati rinviati a giudizio e giovedì 15 gennaio compariranno davanti ai giudici del tribunale di Palermo. Così, quasi sei mesi dopo l'apertura del fascicolo e gli arresti domiciliari per Proto, i rappresentanti del Comune mottese propongono di «costituirsi parte civile nel procedimento penale scaturito dall'operazione», e - con provvedimento esecutivo, data l'urgenza - «dare mandato al sindaco di provvedere con propria determina a nominare il professionista di fiducia». Una mozione uguale, condivisa da tutta l'opposizione, era stata già approvata dal consiglio comunale a ridosso dello scandalo. Anche il sindaco del vicino Comune di MisterbiancoNino Di Guardo, negli infuocati giorni successivi, aveva annunciato la stessa misura. 

RIFIUTI E CORRUZIONE, ARRESTATO MIMMO PROTO  IN MANETTE 4 IMPRENDITORI E UN FUNZIONARIO

CARMEN VALISANO 18 LUGLIO 2014
CRONACA – L'operazione, denominata Terra mia, ha portato all'individuazione di un complesso sistema di procedure ambientali non seguite e controlli evitati grazie al presunto pagamento di tangenti. Coinvolti quattro titolari di discariche, tra i quali il proprietario dell'impianto di contrada Tiritì, a Motta Sant'Anastasia. Il dipendente regionale «rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l’ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l’amministrazione pubblica».
Un funzionario della Regione e quattro imprenditori legati alla gestione dei rifiuti sono stati arrestati stamattina dagli uomini della squadra mobile di Palermo. Tra loro spicca il nome di Domenico Proto, titolare della Oikos spa, la ditta proprietaria del mega-impianto di contrada Tiritì-Valanghe d'inverno. Secondo le accuse, Gianfranco Cannova (dipendente dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) avrebbe avuto un ruolo nella gestione delle procedure più importanti, quelle legate al rilascio delle autorizzazioni all'attività delle discariche. In cambio di regali e viaggi, avrebbe agevolato gli iter d evitato agli impianti amici controlli e monitoraggi ai quali avrebbero dovuto invece sottostare. Un quadro di corruzione definito dagli inquirenti molto grave nel quale sono coinvolti, oltre a Proto, gli imprenditori Giuseppe Antonioli (amministratore della discarica di Mazzarrà Sant'Andrea, in provincia di Messina) e i fratelli Calogero (ex senatore della Casa delle libertà) e Nicolò Sodano, responsabili della Soambiente di Agrigento.
L'operazione, denominata Terra mia, ha avuto inizio nel 2011 ed è durata oltre due anni. I titolati delle indagini hanno messo in rilievo come «questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da uncomplesso e macchinoso apparato burocratico». Elementi che hanno facilitato l'azione contestata al presunto funzionario infedele. «La corruzione e i corrotti sono un rifiuto speciale e pericolosi - dichiara il procuratore aggiungo di Palermo Dino Petralia - L'imprenditore del Catanese (Domenico Proto, ndr) aveva bisogno di ampliare la discarica a tre milioni di metri cubi. Aveva bisogno dell'Autorizzazione integrata ambientale. Sembra che l'azione per ottenerla in modo illegale sia la regola». A lui fa eco il collega Leonardo Agueci: «Il funzionario regionale rilasciava le autorizzazioni Aia e gestiva l'ufficio come suo feudo. Con gli imprenditori amici era prodigo di consigli anche per fregare l'amministrazione pubblica». Nessuna remora di controlli. «Poteva svolgere una attività illecita con la massima disinvoltura».
Sia il sito di contrada Tiritì-Valanghe d'inverno che l'impianto messinese di Mazzarrà Sant'Andrea sono sotto inchiesta da parte della dirigenza regionale all'Ambiente per presunte violazioni compiute nella gestione dei rispettivi impianti. Un'inchiesta avviata qualche mese fa dall'ex assessore regionale Nicolò Marino. Soambiente gestisce i siti agrigentini di Siculiana econtrada Monserrato e a Noto (in provincia di Siracusa) quello di contrada Stallaini.
A poche ore dall'arresto di Proto, intanto, Confindustria Catania ha sospeso la ditta Oikos, interrompendo il suo rapporto con l'associazione. «Il provvedimento è stato adottato d'urgenza, in ottemperanza del codice etico di Confindustria, spiegano.


TIRITÌ, TRA CAMBI DI POLTRONE E CONFIDUSTRIA  UNA SVOLTA SULLA DISCARICA DEI VELENI?

CARMEN VALISANO 9 APRILE 2014

CRONACA – Il pool di esperti inviato dall'ex assessore Nicolò Marino a verificare le condizioni degli impianti regionali ha sollevato pesanti dubbi sul sito di proprietà della Oikos. Irregolarità riscontrate sia nella struttura attiva da circa un anno che in quella ormai dichiarata esaurita. Ma i passi successivi alla relazione sono messi in dubbio dall'avvicendamento con Salvatore Calleri, considerato vicino agli ambienti dell'associazione di imprenditori che in Sicilia ha come vicepresidente Giuseppe Catanzaro. Proprietario della discarica più grande dell'isola
Un cambio di poltrone alla Regione, gli interessi di Confindustria su un settore strategico, un Comune alle prese con la campagna elettorale. E una discarica da 2,5 milioni di metri cubi a ridosso di due centri abitati che non smette di turbare i sonni di cittadini e politici. Siamo finalmente a una svolta nella questione dell'impianto della Oikos spa? La struttura di gestione dei rifiuti sorge nel Catanese, tra Motta Sant'Anastasia e Misterbianco. È notizia di ieri che Nicolò Marino, assessore regionale all'Ecologia, sarà sostituito alla guida dell'ente da Salvatore Calleri: renziano, presidente della fondazione dedicata ad Antonino Caponnetto (era uno dei suoi collaboratori) e considerato vicino agli ambienti di Confindustria. L'associazione - per bocca di uno dei suoi rappresentanti più influenti, Giuseppe Catanzaro - negli ultimi mesi ha avuto uno scontro durissimo con Marino. Terreno di battaglia, proprio i rifiuti. Il gruppo Catanzaro, infatti, gestisce la discarica di Siculiana, in provincia di Agrigento, e l'ex assessore ha lanciato pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
Le irregolarità individuate dalla Regione nel sito catanese riguardano la tutela dell'ambiente e della salute e danno ragione ai cittadini che da tempo lamentano una serie di violazioni dal punto di vista ambientale. Paure che emergono sotto forma di un incessante e venefico odore che avvolge i due Comuni e che sembrano avere finalmente un riscontro ufficiale. Tutto comincia con la revisione, da parte dell'assessorato guidato ancora da Marino, delle autorizzazioni concesse agli operatori proprietari degli impianti nella regione. La Oikos è gestore di un sito oramai chiuso (in contrada Tiritì) e di uno entrato in funzione l'anno scorso nella contigua contrada Valanghe d'inverno per il quale è stato proposto «l'avvio del procedimento di diniego dell'istanza di rinnovo». Nella comunicazione inviata anche all'azienda della famiglia Proto, il dirigente regionale ricorda che il 17 gennaio 2014 «è stata costituita una commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano». Pool che ha inviato, tre mesi dopo, una relazione conclusiva. Il documento mette in rilievo alcuni punti: l'assenza delle prescrizioni del sindaco, la «mancata applicazione del principio di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientalendr) per uno o più impianti localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore». E poi le «difformità». Quella nel rispetto del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come liquidi e pneumatici), la mancanza di piani di gestione operativa e post operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora violazioni volumetriche, il mancato rispetto delle migliori tecnologie disponibili, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione dei rifiuti. Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformità legislativa più volte richiamata né conseguenzialmente permette l'effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad alcune condizioni imposte nel decreto e nel propedeutico giudizio di compatibilità ambientale (Via), nonché in difformità al decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la gestione delle discariche e la riduzione dell'inquinamento.
L'altra bomba ecologica è rappresentata dall'impianto ormai saturo e chiuso di contrada Tiritì. Secondo la relazione, la discarica è «rimasta in attività in una situazione di "non conformità legislativa" per tutto il periodo esaminato dal 1999 al 2006». La Prefettura di Catania «ha di fatto utilizzato una discarica che non era in possesso dei requisti di legge (tecnici e autorizzativi) per lo smaltimento dei rifiuti urbani». Anche qui la commissione segnala diverse violazioni, compresa la mancata «inclusione dei valori limite per le emissioni fissati per le sostanze inquinanti». Assente anche il giudizio di compatibilità ambientale. E, come sottolineano i dirigenti dell'assessorato, l'impianto sarebbe rimasto operativo «anche in data successiva alla scadenza dell'autorizzazione in assenza di valida autorizzazione, e lo è tutt'oggi in fase di gestione post operativa delle vasche esaurite». Anche per queste ragioni la Oikos è chiamata a effettuare l'analisi di suolo e acque sotterranee «per escludere l'esistenza di fenomeni di degrado ambientale e di potenziale contaminazione delle matrici acque, suolo e aria». All'azienda viene chiesto un «piano di indagini» che analizzi «arealmente e tridimensionalmente l'estensione delle aree della discarica di contrada Tiritì oggetto di abbancamento rifiuti a far data dal primo utilizzo storico (1983)». Il piano dovrà essere redatto sotto la vigilanza dell'Arpa e della Provincia e a curare il coordinamento saranno il dipartimento regionale e la Prefettura catanese.
Per domani è convocata una conferenza dei servizi presieduta da Marco Lupo, dirigente generale del dipartimento dell'Acqua e dei rifiuti, area di competenza dell'ormai ex assessore Marino. «È un momento importante, perché la Regione riconosce le ragioni dei comitati», spiega Massimo La Piana, coordinatore di uno dei due movimenti cittadini che nei Comuni interessati da tempo portano avanti la battaglia contro la discarica, quello di Misterbianco. L'appuntamento di domani, nel quale la Oikos avrà la possibilità di difendersi, è importante anche per l'altro paese, Motta, alle prese con la campagna elettorale che porterà al voto tra circa un mese. Il sindaco uscente e candidato, Angelo Giuffrida, a lungo è stato criticato per non aver affiancato i cittadini nelle numerose proteste e adesso, finalmente, prende posizione. «Domani dovrebbe dare parere negativo», anticipa La Piana. Una previsione confermata anche sul sito internet del primo cittadino. I due sindaci hanno anche manifestato pubblicamente il proprio sostegno a Nicolò Marino, esortando il governatore Rosario Crocetta a mantenere il magistrato al comando del settore. Eppure l'ex assessore non ha sempre goduto delle simpatie dei comitati, così come il sindaco mottese. «Personalmente, il cambio di direzione può starmi anche bene pur di raggiungere il risultato», osserva pragmaticamente Massimo La Piana. «Quello di domani è un punto fondamentale: se non dovessero rinnovare l'autorizzazione alla Oikos, si bloccherebbe la discarica». Ovviamente l'azienda potrà ricorrere al Tribunale amministrativo regionale, «ma intanto sarebbe un riconoscimento per la nostra battaglia», spiega il coordinatore del movimento.
Il nodo successivo da sciogliere è quello relativo alla figura del nuovo assessore. «La nomina di Salvatore Calleri, in questo momento, complica la questione», riconosce con una certa preoccupazione La Piana. «Bisogna vedere quanto ci metterà a rivedere il caso, se bloccherà l'iter o - come sperano i cittadini - agirà in continuità amministrativa». I timori degli abitanti risiedono tutti nel legame tra il leader toscano del Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro, dato che Giuseppe Catanzaro ne è il vicepresidente, oltre a guidare quella che è oggi la discarica più grande della Sicilia. «Laicamente cercheremo un contatto e chiederemo urgentemente un incontro», promette La Piana.

Carmelo Catania - 11/07/2014


E giunta la parola fine per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea?


Marco Lupo, dirigente generale del Dipartimento Enegia e rifiuti della Regione, ha avviato il procedimento di “diniego all’istanza di rinnovo” delle Autorizzazioni integrate ambientali concesse a Tirrenoambiente nel 2009, e scadute lo scorso 21 maggio senza che l’attività di smaltimento venisse interrotta, con le quali si consentiva alla società partecipata del comune di Mazzarrà Sant’Andrea di ampliare, per la terza volta nell’arco di un decennio, la discarica di contrada Zuppà e realizzare un impianto di selezione e biostabilizzazione e al cui interno opera, dal 2008, anche un impianto di produzione di energia elettrica dalla combustione del biogas da discarica, impianto, ricordiamo, sequestrato per ben due volte dalla procura di Barcellona e “sanato” solo lo scorso anno da un provvedimento regionale.
Ricordiamo anche che i due provvedimenti per i quali oggi la Regione nega il rinnovo erano stati annullati da due sentenze del Tar di Catania per evidenti violazioni nell’iter autorizzativo. Era stato cancellato dalle carte geografiche un intero paese che, complice la miopia delle istituzioni, da troppo tempo è costretto a subire l’inquinamento derivante da una discarica che non sarebbe mai dovuta nascere.
Oggi, nonostante il ribaltamento di quelle due sentenze da parte del Cga, che non aveva riconosciuto la legittimazione ad agire dei ricorrenti cittadini di Furnari, a seguito dell’istruttoria svolta dalla Commissione ispettiva nominata dall’ex assessore Marino sono state accertate “criticità tecniche nei provvedimenti autorizzatorie e “molteplici violazioni della normativa di riferimento” .
Gli ispettori della regione hanno evidenziato come “la discarica è stata gestita in fase operativa in assenza delle garanzie finanziarie obbligatorie e lo è tutt’oggi in assenza di autorizzazione all’esercizio a far data dalla scadenza del decreto AIA”. Inoltre viene contestata alla Tirrenoambiente “la mancata inclusione dei valori limite per le emissioni fissate per le sostanze inquinanti”, la “mancata indicazione degli opportuni requisiti di controllo delle emissioni, nonché l’obbligo di comunicare alle autorità competenti ed ai comuni interessati i dati relativi ai controlli delle emissioni”.
E infine, la “mancanza dei pareri degli enti preposti secondo il regime vincolistico, poichè l’area ricade nel Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico del torrente Mazzarrà”.
Una discarica, sottolinea la Commissione ispettiva “realizzata in difformità al decreto legislativo 36/2003, nella zona di rispetto dove insistono i pozzi ad uso idropotabile (lo andiamo ripetendo, inascoltati, dal 1999) di approvvigionamento del comune di Furnari” e le cui “modalità di impermeabilizzazione” non sono “conformi” a quanto previsto dal decreto 36/2003,
Un quadro, quello rilevato dal Dipartimento, che avendo “forti ripercussioni di carattere ambientale nell’ambito della effettiva protezione messe in atto ed esistente nelle matrici, suolo, sottosuolo ed acque”, in aggiunta all’avvio delle procedure di infrazione per non aver ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e la gestione delle discariche, dovrebbe portare alla definitiva chiusura del sito.
Tirrenoambiente ha a disposizione solo dieci giorni di tempo per produrre le proprie contro-deduzioni. Poi la Regione esaminerà la documentazione prodotta e nella conferenza di servizi del 2 settembre presso gli uffici del Dipartimento Acque e Rifiuti.

REGIONE, CROCETTA NOMINA I NUOVI ASSESSORI  I CATANESI FIUMEFREDDO E TORRISI IN GIUNTA

REDAZIONE 8 APRILE 2014

POLITICA  Il presidente della Regione Sicilia ha reso noti i nomi dei nuovi assessori regionali ieri sera in tarda serata. Un squadra che cambia per metà, con sei nuove nomine. Entrano nel gioverno regionale anche tre catanesi: sono Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonio Caponnetto; Antonio Fiumefreddo, noto penalista e politico etneo; e Nico Torrisi, imprenditore e già presidente della Sac, la società di gestione dell'aeroporto di Fontanarossa

E' arrivato ieri in tarda serata l'annuncio della nuova squadra di governo del presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta. Un rimpasto deciso dopo lunghe settimane di confronti, anche aspri, all'interno dei partiti di maggioranza, e che vede cambiare sei assessori su dodici. Rinconfermate Lucia Borsellino (Salute), Nelli Scilabra (Formazione), Mariarita Sgarlata (Beni culturali), Patrizia Valenti (Funzione pubblica e personale), Michela Stancheris(Servici sociali e Famiglia) e Linda Vancheri (Attività produttive). I nuovi assessori – la maggior parte ancora in attesa di delega – sono:
  • Roberto Agnello, avvocato palermitano, esperto di bilancio, ha lavorato presso il Ministero della Salute, in quota Pd.
  • Giuseppe Bruno, avvocato palermitano, anche lui in quota Pd.
  • Salvatore Calleri, nato a Catania e residente a Firenze da molti anni, presidente nazionale della Fondazione Caponnetto. Uomo di fiducia del governatore, avrà la delega all'Energia.
  • Antonio Fiumefreddo, noto penalista etneo, già legale di Raffaele Lombardoe notissimo alle cronache politiche catanesi: candidato a sindaco di Catania nel 2001, è stato successivamente assessore alla Cultura nella giunta di Umberto Scapagnini, suo avversario nella tornata elettorale. Nel 2008 l'allora presidente della regione Raffaele Lombardo lo nomina commissario straordinario del teatro Massimo Bellini, ruolo per il quale è stato molto contestato. Nel 2010 fonda il giornale Sudpress, attraverso il quale si consuma un violento scontro proprio con Lombardo. Oggi è anche professore della Link University di Roma. In quota Drs (Democratici riformisti per la Sicilia).
  • Paolo Ezechia Reale, avvocato di Siracusa, in quota Articolo 4.
  • Nico Torrisi, dottore commercialista, imprenditore del settore turistico di Catania come amministratore dell'hotel Baia Verde. Per poco tempo, nel 2012 è stato presidente della Sac, la società che gestisce l'aeroporto catanese di Fontanarossa. È in quota Udc.
Dallo staff del governatore Crocetta, informano che non c'è ancora una data stabilita per quanto riguarda l'assegnazione delle deleghe specifiche dei nuovi assessori, che potrebbe avvenire entro il fine settimana.

MAZZARRÀ, DISCARICA INQUINANTE: DUE BUROCRATI REGIONALI INDAGATI PER FALSO IDEOLOGICO


Nel mirino della procura di Barcellona Pozzo di Gotto Gianfranco Cannova, già in cella per l'indagine su rifiuti e tangenti, e Vincenzo Sansone. Nel 2009 rilasciarono un'autorizzazione alla società TirrenoAmbiente che gestiva il sito. Sotto inchiesta anche Armando Cappadonia, funzionario dell'Arpa 
di MANUELA MODICA




Cinque avvisi di garanzia per reato ambientale e falso ideologico. Si estende l'inchiesta della procura di Barcellona Pozzo di Gotto sulla discarica di Mazzarrà Sant'Andrea. Altre cinque persone risultano adesso indagate: tra loro, due funzionari dell'assessorato regionale al Territorio e un funzionario dell'Arpa, agenzia regionale per l'ambiente, per i quali viene ipotizzato il reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale.


Si tratta di Gianfranco Cannova, già detenuto al Pagliarelli di Palermo perché accusato di aver incassato tangenti per favorire alcuni imprenditori nel settore delle discariche, e Vincenzo Sansone, dirigente generale del dipartimento regionale tecnico. A entrambi viene contestata un'autorizzazione rilasciata alla società che gestisce la discarica, la TirrenoAmbiente Spa, nel febbraio del 2009. Armando Cappadonia, funzionario dell'Arpa, è invece indagato per un'autorizzazione rilasciata nel 2006.

Dopo la richiesta di sequestro, firmata lo scorso 3 novembre e nella quale risultavano indagati gli ex amministratori di TirrenoAmbiente Antonio Crisafulli, Giuseppe Antonioli (già con divieto di dimora in Sicilia a seguito di un'indagine per corruzione di un dirigente regionale) e Pino Innocenti, il prossimo 16 dicembre la procura avvierà una verifica, non ripetibile in dibattimento, per accertare la presenza di eventuale inquinamento nel sito della discarica.

Le indagini si estendono anche a Sebastiano Giambò, ex sindaco di Mazzarrà Sant'Andrea, già presidente del Cda di TirrenoAmbiente, oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna in primo grado nell'ambito dell'operazione Vivavio della Dda di Messina, per concorso esterno in associazione mafiosa, e Francesco Cannone, anche lui ex presidente del Cda della stessa società. Per loro la procura ipotizza il reato ambientale.

Si attende adesso la verifica disposta dalla procura per il prossimo 16 dicembre: a eseguirla sarà l'ingegnere Francesco Melidoro, lo stesso che nel rapporto del 17 settembre aveva rilevato: "Le acque sotterranee della discarica presentano notevoli indici di inquinamento, sulle pareti della discarica esistono situazioni di criticità correlate con fuoriuscita di percolato tali da generare locali profonde incisioni... e le condizioni precarie di equilibrio del corpo della discarica... potrebbero portare fenomeni gravitativi o franosi di rilevante pericolo per l'ambiente e per l'incolumità delle persone, i quali potrebbero manifestarsi in un breve medio periodo di tempo, in occasione soprattutto di intense precipitazioni atmosferiche".



La discarica di Siculiana nell'occhio del ciclone
Domani Catanzaro davanti al Gip di Agrigento


·         ANTONELLA SFERRAZZA
CRONACA – A comparire davanti al giudice sarà il fratello del vice presidente di Confindustria Sicilia, insieme con l'ex Presidente della Provincia e due funzionari regionali. I Carabinieri parlano di autorizzazioni illegittime rilasciate con la complicità di funzionari pubblici. Mentre le denunce dell'ex assessore Marino vengono segnalate alla Commissione Nazionale Antimafia

Riesplode in Sicilia, con un boato che è arrivato pure a Roma, l'affaire della gestione delle discariche private nell'Isola. A fare detonare la bomba le dichiarazioni che l'ex assessore regionale all'Energia e ai Rifiuti, Nicolò Marino, aveva rilasciato nel corso di una una intervista a Meridionews e che ha ribadito ieri su altri organi di stampa. Dichiarazioni in cui, in buona sostanza, Marino, che è tornato a fare il magistrato, attacca a muso duro Confindustria Sicilia e le sue ingerenze sul governatore Crocetta «per garantirsi delle situazioni di vantaggio con il mero biglietto da visita dell'antimafia, privo di sostanza».

«Ritengo - ha detto chiaramente al nostro giornale -  che la mia posizione molto dura contro l'ingerenza, anche nei settori dei rifiuti, di alcuni uomini di Confindustria che facevano riferimento a Ivan Lo bello, Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro ha determinato una grande conflittualità per la quale sono stato allontanato». 

Come già aveva fatto da assessore (e per questo, secondo una opinione diffusa è stato 'defenestrato'), ha quindi  puntato il dito contro la discarica di Siculiana, nell'agrigentino, di cui è comproprietario il numero due dell'associazione degli industriali siciliani, Giuseppe Catanzaro: «Catanzaro, approfittando dell'emergenza, ha gestito per tanti anni una discarica che prima apparteneva al comune di Siculiana» ha detto Marino a Meridionews. E ieri, ha rincarato la dose: «Il problema è che Catanzaro aveva avuto un’autorizzazione illegittima». 

Nel bel mezzo di queste polemiche e scontri all'arma bianca (querele incluse), spunta anche una inchiesta giudiziaria sulla discarica di Siculianache va avanti da anni e che domani finirà sul tavolo del Giudice per le Indagini preliminari di Agrigento. Davanti al quale sono chiamati a comparire Lorenzo Catanzaro, fratello del numero degli industriali siciliani e rappresentante legale dell'impianto, l'ex presidente della Provincia regionale di Agrigento, nonché attuale deputato regionale in quota Ncd, Vincenzo Fontana,  e due funzionari della Regione, Vincenzo Sansone e Gianfranco Cannova (già rinviato a giudizio nell'inchiesta Terra Mia sulla discarica di Mazzarò). 
Il giudice dovrà decidere se archiviare il caso, come gli ha chiesto la Procura, o se andare avanti, come vorrebbe il Comune di Siculiana che nel procedimento è parte offesa. 
L'inchiesta parte nel 2007 quando il Nucleo operativo Ecologico dei Carabinieri, durante un controllo nella discarica dei Catanzaro, contesta alcune irregolarità sul suo ampliamento. E ipotizza per i sopra citati protagonisti di questa storia, il reato di abuso d'ufficio, falsità materiale ed ideologica in atti pubblici e illecita gestione di una discarica per rifiuti solidi urbani. 
I Catanzaro, in buona sostanza, secondo i Carabinieri, hanno ottenuto le autorizzazioni necessarie a gestire ed ampliare la loro discarica, attraverso falsa documentazione e con la complicità di funzionari pubblici. Ricordiamo che la storia di questo impianto è controversa sin dall'origine. Parliamo di una discarica che era pubblica, e che come in un racconto di Pirandello, un bel giorno si risveglia privata (qui vi abbiamo raccontato la sua storia nel dettaglio). 
Come finirà questa storia sul piano giudiziario è difficile da prevedere. 
Quello che è certo è che il vaso di Pandora del business rifiuti ormai è stato scoperchiato, e come abbiamo detto all'inizio, del suo contenuto si parlerà anche a Roma. Sempre ieri, infatti, Erasmo Palazzotto, deputato palermitano alla Camera, ha inviato una lettera alla Commissione Nazionale Antimafia,invitandola ad indagare sulle denunce di Marino sul ruolo di Confindustria e del Senatore Beppe Lumia


AUTORIZZAZIONI PER LA DISCARICA DI SICULIANA, QUATTRO INDAGATI IN TRIBUNALE

„Tutto partì da una denuncia dei carabinieri del Noe, i quali denunciarono i due funzionari dell'Assessorato regionale "Tutela ed Ambiente", il rappresentante legale della "Catanzaro" e l'allora presidente della Provincia di Agrigento, ritenendoli responsabili, a vario titolo, di abuso d'ufficio, falsità materiale ed ideologica
 
Sono comparsi oggi dinnanzi al Gip del Tribunale di Agrigento, Ottavio Mosti, la "Catanzaro costruzioni", l’ex presidente della Provincia Enzo Fontana e i dirigenti regionali Vincenzo Sansone e Gianfranco Cannova, coinvolti in un presunto abuso d'ufficio nelle procedure di allargamento della discarica di contrada Materano, a  Siculiana. SI attende la decisione del giudice rispetto all’eventuale accoglimento della richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero.

Tutto partì nel 2007 da una denuncia dei carabinieri del Noe, i quali denunciarono i due funzionari dell’Assessorato regionale “Tutela ed Ambiente”, il rappresentante legale della “Catanzaro” e l’allora presidente della Provincia di Agrigento, ritenendoli responsabili, a vario titolo, di abuso d’ufficio, falsità materiale ed ideologica commessa in atti pubblici, nonché per “illecita gestione di una discarica per rifiuti solidi urbani”. 

 
 Autorizzazioni per la discarica di Siculiana, quattro indagati in Tribunale
 
“Ci sottoponiamo con serenità al giudizio”, è stato il commento della ditta che gestisce l’impianto.



CANNOVA SANSONE SETTEMBRE 2008 DRS 996 30 SETT  E DRS 1457 16 DIC 2008 CISMA AMBIENTE CONTRADA BAGALLI MELILLI

 


CANNOVA SANSONE ZUCCARELLO TIRRENO AMBIENTE OIKOS SICULIANA  RELAZIONE COMMISSIONE DISCARICA OIKOS 2014


MAZZARRÀ: ALTRI CINQUE INDAGATI PER LA DISCARICA SOTTO SEQUESTRO

Si allarga l’inchiesta della procura di Barcellona. Ora l’inchiesta coinvolge altre cinque persone: tra questi, due funzionari dell’assessorato regionale al Territorio e un funzionario dell’Arpa. Le ipotesi: reato ambientale e falso ideologico
di Redazione

Cinque avvisi di garanzia per reato ambientale e falso ideologico. L’inchiesta della procura di Barcellona Pozzo di Gotto sulla discarica di Mazzarrà Sant’Andre si allarga e coinvolge altre cinque persone: due funzionari dell’assessorato regionale al Territorio e un funzionario dell’Arpa, agenzia regionale per l’ambiente, per i quali viene ipotizzato il reato di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale. I nuovi indagati sono Gianfranco Cannova, già detenuto nel carcere di Pagliarelli di Palermo perché accusato di aver incassato tangenti per favorire alcuni imprenditori nel settore delle discariche, e Vincenzo Sansone, dirigente generale del dipartimento regionale tecnico. Sono accusati entrambi di aver rilasciato nel febbraio del 2009 un’autorizzazione alla società che gestisce la discarica, la TirrenoAmbiente Spa. Il terzo indagato è Armando Cappadonia, funzionario dell’Arpa, per un’autorizzazione rilasciata nel 2006. Gli ultimi due coinvolti nell’indagine sono  Sebastiano Giambò, ex sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, già presidente del Cda di TirrenoAmbiente, oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna in primo grado nell’ambito dell’operazione Vivavio della Dda di Messina, per concorso esterno in associazione mafiosa, e Francesco Cannone, anche lui ex presidente del Cda della stessa società. Per loro la procura ipotizza il reato ambientale.
I cinque si aggiungono ai primi tre nomi iscritti nel registro degli indagati subito dopo la richiesta di sequestro della discarica, firmata lo scorso 3 novembre: gli ex amministratori diTirrenoAmbiente Antonio Crisafulli, Giuseppe Antonioli (già con divieto di dimora in Sicilia a seguito di un’indagine per corruzione di un dirigente regionale) e Pino Innocenti.
Si attende adesso la verifica dei livelli di inquinamento disposta dalla procura di Barcellona per il prossimo 16 dicembre: l’esperto incaricato per i rilievi è l’ingegnere Francesco Melidoro, lo stesso che nel rapporto del 17 settembre aveva rilevato: “Le acque sotterranee della discarica presentano notevoli indici di inquinamento, sulle pareti della discarica esistono situazioni di criticità correlate con fuoriuscita di percolato tali da generare locali profonde incisioni… e le condizioni precarie di equilibrio del corpo della discarica… potrebbero portare fenomeni gravitativi o franosi di rilevante pericolo per l’ambiente e per l’incolumità delle persone, i quali potrebbero manifestarsi in un breve medio periodo di tempo, in occasione soprattutto di intense precipitazioni atmosferiche”.

MAZZARÀ SANT’ANDREA, SEQUESTRATA LA DISCARICA PER RIFIUTI GESTITA DALLA TIRRENO AMBIENTE S.P.A.

E’ avvenuto alle 11,30 di questa mattina a Mazzarrà Sant’Andrea. I Carabinieri della Compagnia di Barcellona P. G. al Nucleo Operativo Ecologico di Catania hanno dato esecuzione al decreto di sequestro emesso dal G.I.P. del Tribunale di Barcellona P. G., su richiesta della locale Procura della Repubblica, della discarica per rifiuti non pericolosi gestita dalla “Tirrenoambiente S.P.A.” situata in contrada Zuppa.
Il provvedimento è stato adottato nell’ambito delle indagini avviate dalla Procura della Repubblica diBarcellona P. G. a seguito della relazione elaborata dalla Commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle discariche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano istituita con D.A. n. 54 del 17/01/2014. Lo sviluppo delle indagini delegate ai Carabinieri, con l’ausilio di tecnici del settore, hanno permesso di accertare la realizzazione di lavori di sbancamento propedeutici ad un ulteriore ampliamento della discarica in totale assenza di autorizzazioni edilizie.
E’ stato anche accertato che l’abbancamento di rifiuti in discarica violava le prescrizioni contenute e richiamate nei provvedimenti autorizzativi, condotta che integra il reato previsto dall’art. 256 c. 3-4 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Nello specifico, sono stati conferiti in discarica oltre 1 milione di mc. di rifiuti ulteriori rispetto ai rifiuti abbancabili. La illegittima coltivazione è avvenuta in sopraelevazione, comportando concreto rischio di fenomeni franosi con rilevante pericolo per l’ambiente e per la incolumità delle persone. Sulle pareti della discarica sono state rilevate situazioni di criticità, con fuoriuscita di percolato. E’ stato anche accertato che le acque sotterranee della discarica presentano notevoli indici di inquinamento. Per i reati ravvisati rispetto ai fatti di cui sopra, sono stati notificati ai tre indagati, C. A. di anni 53, A. G. di anni 53 e I. G. di anni 61, altrettanti avvisi di garanzia.
La discarica di Mazzarrà Sant’Andrea (ME) è da diverso tempo al centro delle cronache anche a seguito della condanna ad 8 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex Presidente del Consiglio di Amministrazione, Sebastiano Giambò, per fatti attinenti la carica ricoperta.
Di recente la discarica è stata oggetto dei lavori della Commissione Parlamentare Antimafia nell’ultima visita effettuata a Messina e Barcellona P. G


Carmelo Catania - settembre 2014

Una svolta sulla discarica dei veleni?

La commissione isti­tuita dall’ex assessore Marino per verificare le condizioni degli im­pianti privati ha solle­vato pesanti dubbi sul sito di proprietà della Tirrenoambiente. Di­verse le irregolarità riscontrate.

Quella della discarica di contrada Zuppà, una delle tre più grandi discari­che private siciliane, è una storia lunga più di dieci anni e più volte al centro di inchieste tra commistioni politico-affa­ristico-mafiose. Un’enorme collina d’argilla e spazzatura posta a cavallo tra i comuni di Mazzarrà Sant’Andrea e Furnari, in cui ogni giorno arrivano oltre 700 tonnellate di rifiuti prodotti da Messina e altre provincie.
Raccolte, triturate, trasportate e interra­te dagli operai della Tirrenoambiente Spa, l’azienda guidata da Giuseppe Antonioli che incamera circa 70.000 euro al giorno (in media ogni tonnellata viene pagata 100 euro), una miniera d’oro per i gestori.
Nonostante la Regione abbia approvato da tempo un deliberato che impone una distanza minima di 5 chilometri tra le di­scariche e i centri abitati, l’invaso sorge ad appena 400 metri dal centro abitato di Furnari, abitato da oltre 3 mila persone, appestando l’aria con miasmi e un fetore insopportabile, tanto da non poter aprire le finestre nemmeno d’estate.
Potrebbe finalmente prospettarsi una svolta nella questione dell’impianto della Tirrenoambiente. 

La commissione ispettiva 
Tutto comincia con la revisione, da par­te dell’assessorato regionale all’Energia, guidato ancora da Nicolò Marino, delle autorizzazioni concesse agli operatori pro­prietari degli impianti privati nella regio­ne.
Per l’impianto di contrada Zuppà, entrato in funzione nel 2003, è stato proposto «l’avvio del procedimento di diniego dell’istanza di rinnovo». Nella comunicazione inviata anche all’azienda partecipata dal comune di Mazzarrà San­t’Andrea, il dirigente regionale Marco Lupo ricorda che il 17 gennaio 2014 «è stata costituita una commissione ispettiva per la verifica degli atti relativi alle disca­riche private in esercizio per rifiuti non pericolosi site nel territorio siciliano».
Commissione che ha sollevato pesanti dubbi sul sito di Mazzarrà.
Le irregolarità individuate dal pool in­vestigativo, raccolte in una relazione con­clusiva di 170 pagine depositata lo scorso giugno, nel sito messinese riguardano la tutela dell’ambiente e della salute e danno ragione ai cittadini di Furnari che da tem­po lamentano una serie di violazioni dal punto di vista ambientale.
Paure che sembrano avere finalmente un riscontro ufficiale. 

Carenze e violazioni 

Il documento mette in rilievo alcuni punti: l’assenza delle prescrizioni del sin­daco, la «mancata applicazione del princi­pio di unica Aia (Autorizzazione integrata ambientale) per uno o più impianti localizzati sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore». E poi le «difformità». Quella nel rispetto del programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili, la presenza di rifiuti non ammessi (come liquidi e pneumatici), la mancanza dell’obbligo di trattamento dei rifiuti, dei piani di gestione operativa e post operativa, sorveglianza e controllo e ripristino ambientale. E ancora violazioni volumetriche, la mancanza di coerenza con il piano regionale di gestione dei rifiuti.
Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformità legislativa più volte richiamata né conse­guenzialmente permette l’effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad al­cune condizioni imposte nel decreto Aia, nonché in difformità al decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la gestione delle discariche e la riduzione dell’inquinamen­to.
E ancora « la legittimità dell’atto è pale­semente inficiata dall’assenza agli atti del preventivo giudizio di compatibilità am­bientale positivo» (Via), non sono confor­mi l’impermeabilizzazione, e manca l’in­dicazione della capacità totale dell’im­pianto. Non solo, il progetto della barriera di confinamento realizzata al di sotto del corpo rifiuti non è stato trasmesso: ciò non rende possibile attestare se la base dell’ampliamento non si attesti su aree già coltivate.
Gli ispettori inoltre fanno notare come alcune aree intermedie fra la nuova e la vecchia discarica storica siano «oggetto di coltivazione ed abbancamento». Le immagini tratte da Google Earth «sembrerebbero confermare l’avvenuto sbancamento in tempi non definiti».
Infine, «non risulta che il piano finanziario sia stato mai trasmesso ed approvato, così come le garanzie finanziarie». Alla commissione, inoltre, «non è chiaro» se la polizza assicurativa sia scaduta a maggio del 2012 e soprattutto se sia stata adeguata dopo l’ampliamento. 

Decisione rinviata a settembre 

Tirrenoambiente, che ha annunciato la chiusura del sito per il prossimo 31 agosto per esaurimento della capienza, avrebbe stilato un documento con le contro deduzioni.
Il prossimo 2 settembre a Palermo è stata convocata una conferenza dei servizi alla quale è stato invitato anche il comune di Furnari, che ottiene finalmente il riconoscimento delle proprie ragioni.
Un appuntamento che potrebbe essere fondamentale: se le criticità riscontrate non dovessero essere risolte, la Regione esprimerà parere negativo al rinnovo delle autorizzazioni.
Ma i passi successivi sono messi in dubbio dall’avvicendamento di Marino con Salvatore Calleri, considerato vicino agli ambienti di Confindustria.
Il “modello Marino” prevedeva di togliere il monopolio delle discariche ai privati e fare i controlli sui prezzi di conferimento in discarica.
Ed è proprio sui rifiuti che nei mesi scorsi l’ex assessore si è scontrato con Giuseppe Catanzaro, che di Confindustria è vicepresidente, lanciando pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
I timori degli abitanti di Furnari risiedono tutti in questo legame tra il leader toscano del Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro.
Come agirà la Regione, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione ispettiva?
Calleri bloccherà l’iter o – come sperano i cittadini – agirà in continuità amministrativa? 

Mazzette alla Regione 

Negli stessi giorni in cui all’assessorato si avviava l’iter del procedimento di diniego delle autorizzazioni, la procura di Palermo portava a termine l’operazione “Terra Mia”, ordinando l’arresto proprio dell’amministratore delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, insieme ad altri tre imprenditori della “munnizza” (Domenico Proto della Oikos di Misterbianco, Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento e del funzionario dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco Cannova, figura chiave di un sistema di corruzione messo in atto per raggirare il sistema di autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti. 
Gravi i danni ambientali 

Secondo gli investigatori il quadro di corruzione emerso è molto grave, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali.
Nel corso delle indagini, polizia e Noe dei carabinieri, hanno constatato che «questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico che ha consentito al funzionario infedele, pur non rivestendo un ruolo apicale, di “giostrare” nella gestione delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e monitoraggio della pubblica amministrazione consentendo loro in questo modo di superare indenni tutti i controlli.
Cannova, secondo l’accusa, gestiva il suo ufficio come un feudo, ricevendo regalie e ingenti somme di denaro dai diversi imprenditori che attendevano dal suo ufficio le autorizzazioni amministrative per l’esercizio delle discariche e che si vedevano garantire una corsia preferenziale per le loro pratiche. Il funzionario, inoltre, avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le informava del risultato di riunioni in assessorato. 

Quell’Audi sospetta 

Nei confronti del dipendente regionale l’ex assessore regionale al Territorio Mariella Lo Bello aveva presentato lo scorso marzo un esposto. Il funzionario: aveva predisposto un atto che bloccava l’autorizzazione a una discarica di Gela. A quel punto l’assessore Lo Bello, insospettita dallo “strano” comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di una conferenza dei servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo stesso Cannova che aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, omettendo la vicinanza al centro abitato di Furnari.
Nell’ottobre del 2008 il funzionario acquista un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento all’amministratore delegato della società alla quale era stata rilasciata l’autorizzazione. «Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.
Inoltre, «il decreto Aia rilasciato non possiede le caratteristiche di conformità legislativa più volte richiamata né conse­guenzialmente permette l’effettuazione di controlli efficaci sulle attività di gestione rifiuti autorizzate». Secondo le accuse della Regione, «le attività di gestione dei rifiuti sono state svolte in difformità ad al­cune condizioni imposte nel decreto Aia, nonché in difformità al decreto legislativo 36/03 e decreto legislativo 59/05», che normano rispettivamente la gestione delle discariche e la riduzione dell’inquinamen­to.

E ancora « la legittimità dell’atto è pale­semente inficiata dall’assenza agli atti del preventivo giudizio di compatibilità am­bientale positivo» (Via), non sono confor­mi l’impermeabilizzazione, e manca l’in­dicazione della capacità totale dell’im­pianto. Non solo, il progetto della barriera di confinamento realizzata al di sotto del corpo rifiuti non è stato trasmesso: ciò non rende possibile attestare se la base dell’ampliamento non si attesti su aree già coltivate.
Gli ispettori inoltre fanno notare come alcune aree intermedie fra la nuova e la vecchia discarica storica siano «oggetto di coltivazione ed abbancamento». Le immagini tratte da Google Earth «sembrerebbero confermare l’avvenuto sbancamento in tempi non definiti».
Infine, «non risulta che il piano finanziario sia stato mai trasmesso ed approvato, così come le garanzie finanziarie». Alla commissione, inoltre, «non è chiaro» se la polizza assicurativa sia scaduta a maggio del 2012 e soprattutto se sia stata adeguata dopo l’ampliamento. 
Decisione rinviata a settembre 
Tirrenoambiente, che ha annunciato la chiusura del sito per il prossimo 31 agosto per esaurimento della capienza, avrebbe stilato un documento con le contro deduzioni.
Il prossimo 2 settembre a Palermo è stata convocata una conferenza dei servizi alla quale è stato invitato anche il comune di Furnari, che ottiene finalmente il riconoscimento delle proprie ragioni.
Un appuntamento che potrebbe essere fondamentale: se le criticità riscontrate non dovessero essere risolte, la Regione esprimerà parere negativo al rinnovo delle autorizzazioni.
Ma i passi successivi sono messi in dubbio dall’avvicendamento di Marino con Salvatore Calleri, considerato vicino agli ambienti di Confindustria.
Il “modello Marino” prevedeva di togliere il monopolio delle discariche ai privati e fare i controlli sui prezzi di conferimento in discarica.
Ed è proprio sui rifiuti che nei mesi scorsi l’ex assessore si è scontrato con Giuseppe Catanzaro, che di Confindustria è vicepresidente, lanciando pesanti accuse sui presunti intrecci con Cosa nostra scatenando una reazione fatta di querele e richieste di risarcimento milionarie.
I timori degli abitanti di Furnari risiedono tutti in questo legame tra il leader toscano del Megafono e Confindustria. Associazione legata a doppio filo con il nome del gruppo Catanzaro.
Come agirà la Regione, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione ispettiva?
Calleri bloccherà l’iter o – come sperano i cittadini – agirà in continuità amministrativa? 
Mazzette alla Regione 
Negli stessi giorni in cui all’assessorato si avviava l’iter del procedimento di diniego delle autorizzazioni, la procura di Palermo portava a termine l’operazione “Terra Mia”, ordinando l’arresto proprio dell’amministratore delegato di Tirrenoambiente, Giuseppe Antonioli, insieme ad altri tre imprenditori della “munnizza” (Domenico Proto della Oikos di Misterbianco, Calogero e Nicolò Sodano, titolari della discarica Soambiente di Agrigento e del funzionario dell’assessorato regionale al Territorio e ambiente, Gianfranco Cannova, figura chiave di un sistema di corruzione messo in atto per raggirare il sistema di autorizzazioni allo smaltimento dei rifiuti. 
Gravi i danni ambientali 
Secondo gli investigatori il quadro di corruzione emerso è molto grave, in quanto ha messo a repentaglio la salute pubblica e alla preservazione del territorio da gravi danni ambientali.
Nel corso delle indagini, polizia e Noe dei carabinieri, hanno constatato che «questo settore amministrativo è caratterizzato da una stratificazione normativa e da un complesso e macchinoso apparato burocratico che ha consentito al funzionario infedele, pur non rivestendo un ruolo apicale, di “giostrare” nella gestione delle procedure connesse al rilascio dei provvedimenti, agevolando gli imprenditori e preservandoli dall’ordinaria attività di controllo e monitoraggio della pubblica amministrazione consentendo loro in questo modo di superare indenni tutti i controlli.
Cannova, secondo l’accusa, gestiva il suo ufficio come un feudo, ricevendo regalie e ingenti somme di denaro dai diversi imprenditori che attendevano dal suo ufficio le autorizzazioni amministrative per l’esercizio delle discariche e che si vedevano garantire una corsia preferenziale per le loro pratiche. Il funzionario, inoltre, avvertiva in anticipo le imprese dei controlli o le informava del risultato di riunioni in assessorato. 
Quell’Audi sospetta 
Nei confronti del dipendente regionale l’ex assessore regionale al Territorio Mariella Lo Bello aveva presentato lo scorso marzo un esposto. Il funzionario: aveva predisposto un atto che bloccava l’autorizzazione a una discarica di Gela. A quel punto l’assessore Lo Bello, insospettita dallo “strano” comportamento, avvia una serie di verifiche e salta fuori la storia di una conferenza dei servizi convocata nel settembre 2008 e presieduta dallo stesso Cannova che aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale per l’ampliamento della discarica di Mazzarrà Sant’Andrea, omettendo la vicinanza al centro abitato di Furnari.
Nell’ottobre del 2008 il funzionario acquista un’Audi A6 in Lombardia, in una concessionaria che faceva riferimento all’amministratore delegato della società alla quale era stata rilasciata l’autorizzazione. «Abbiamo così trasferito il funzionario e presentato una denuncia sospettando un giro di tangenti per oliare alcune pratiche piuttosto che altre, il tutto in un assessorato noto per le sue lentezze e le improvvise accelerazioni», commentava la Lo Bello.

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REGIONE, BANCOMAT DELLA CORRUZIONE: IN UN ANNO CENTO MILIONI DI TANGENTI

Dalla pubblicità all'energia: ecco perché nell'Isola dilaga il malaffare

di ANTONIO FRASCHILLA





TANGENTI e malaffare per oltre 100 milioni di euro in poco più di un anno nell'isola del tesoro. Nel mirino la Regione, che si sta rivelando sempre di più il cuore di un sistema che garantisce truffe da capogiro tra mazzette e scarsi controlli. Seguono a ruota Comuni e altri enti locali: complessivamente, negli ultimi sedici mesi soltanto la Guardia di finanza ha segnalato frodi per 520 milioni e danni erariali per 826 milioni. Rifiuti, energia, formazione, sanità, finanziamenti Ue sono i settori più aggrediti perché bancomat perfetti per affari milionari. "Una nuova tangentopoli, il regno della manciugghia", ha detto il governatore Rosario Crocetta. Un malaffare che continua però a espandersi, in particolare proprio nei corridoi dell'amministrazione regionale, con funzionari coinvolti in indagini e vicende poco chiare tutti rimasti spesso al loro posto nonostante annunci mediatici di rotazioni e trasferimenti, e con politici, più che chiacchierati, che siedono in maggioranza.


Una cosa comunque è certa: i numeri forniti dal comando regionale della Guardia di finanza guidato dal generale Ignazio Gibilaro sono impressionanti e lanciano l'allarme sulla corruzione in Sicilia, che vede la Regione cuore pulsante di questo mondo nero. Basta leggere le cronache delle indagini principali in corso delle Procure dell'isola sui fondi del Ciapi utilizzati per pagare i politici, le tangenti versate da imprenditori a deputati regionali per oliare le pratiche in materia di energia, le mazzette garantite dai re dei rifiuti per avere le autorizzazioni ambientali, gli enti di formazione in mano agli onorevoli e, nel mezzo, funzionari e dipendenti pubblici corrotti, nella peggiore della ipotesi, distratti nella migliore. Mentre la politica sembra confusa e annuncia riforme su riforme senza andare al dunque: lo scenario migliore per chi vuole continuare a fare affari illeciti all'ombra di Palazzo d'Orleans e dei Comuni dell'Isola. Cioè dei siciliani.




Affari, tangenti e lobby il sistema rifiuti nell'Isola costa un miliardo l'anno


ANTONIO FRASCHILLA



ECCO il risultato di anni di mala gestio in un comparto chiave per la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente: un sistema di smaltimento poco compatibile e un costo che è pari a 200 euro a siciliano, neonati compresi, contro i 190 del Lazio e i 111 euro della Lombardia. Il tutto mentre non ci sono abbastanza impianti per la differenziata, che non a caso vede l'Isola ultima nel Paese con meno del 10 per cento, con conseguente rischio di condanne dell'Unione europea.
Al di là delle indagini giudiziarie, che stanno alzando il velo su tangenti, legami pericolosi con la politica e pressioni sull'amministrazione, e hanno portato agli arresti di due amministratori di discariche, dell'Oikos e della Tirreno ambiente, il sistema dei rifiuti in Sicilia dopo quasi quindici anni di cattiva gestione è adesso quasi al collasso e non è più economicamente sostenibile. Al momento i rifiuti siciliani per il 90 per cento finiscono in quattro discariche: oltre a quelle citate, vanno nei siti della Sicula Trasporti e della Catanzaro. La Sicilia è attraversata da compattatori stracolmi di rifiuti. A esempio, da Termini Imerese i mezzi partono alla volta di Mazzarà Sant'Andrea (dove per conferire la tariffa è di 90 euro a tonnellata) oppure a Motta San'Anastasia (102 euro a tonnellata), compiendo più di 300 chilometri tra andata e ritorno. A Bagheria da qualche giorno gli autocompattatori carichi di rifiuti vanno a scaricare a Siculiana nel sito gestito dalla ditta Catanzaro Costruzioni. «Il servizio reso a Siculiana ha un costo di 78 euro per tonnellata di rifiuto contro il costo sostenuto per andare a scaricare a Catania di 140 euro per tonnellata», ha detto il sindaco grillino Patrizio Cinque. In media comun- que il costo per conferire i rifiuti nelle quattro discariche siciliane private costa 100 euro a tonnellata.
Considerando i rifiuti prodotti ogni hanno dai siciliani, pari a 2,5 milioni di tonnellate, e che di questi ben il 90 per cento finisce sotto terra, il costo complessivo è di 250 milioni di euro all'anno. A questa cifra occorre aggiungere la spesa per i 13 mila addetti al servizio, in gran parte assunti negli anni d'oro degli Ato che, chiaramente, hanno accumulato un miliardo di euro di debiti. Nell'Isola c'è un operatore ogni 398 abitanti, contro l'uno ogni mille di Treviso e una media nazionale di un addetto per 680 abitanti.
Dal 2003 è scattata una corsa folle ad assumere personale, spesso a ridosso di tornate elettorali, e i nodi sono venuti al pettine negli ultimi anni. Oggi questi stipendi costano circa 520 milioni di euro all'anno.
Ma le spese del sistema rifiuti siciliano non finisco qui. A queste cifre occorre aggiungere anche il 30 per cento di spese che va per oneri di gestione, manutenzione e acquisti di attrezzature: altri 200 milioni di euro all'anno. Il totale fa 970 milioni di euro all'anno, circa un miliardo. A fronte di questa mole di costi, i tributi riscossi dagli enti locali per lo smaltimento dei rifiuti Tarsu o Tia, ammontano a 650 milioni di euro. Quindi ogni anno il sistema accumula debiti per oltre 300 milioni di euro: oggi tra Ato e Comuni, il debito nei confronti delle imprese pubbliche e private che lavorano nel comparto è salito così a 1,5 miliardi di euro, nonostante i 600 milioni di euro di fondi regionali bruciati negli ultimi anni attraverso il cosiddetto fondo di rotazione istituito proprio per aiutare i Comuni.
Insomma, costi elevati e una macchina mangiasoldi perfetta. Ecco il sistema della spazzatura in Sicilia, mentre la magistratura indaga sulle tangenti e il ruolo della politica. Nel frattempo il piano rifiuti rimane in gran parte incompiuto: i Comuni non hanno i soldi per avviare la differenziata e dopo la fine dell'emergenza, con annesso commissariamento affidato alla Regione, dovrebbero essere le nuove Srr ad investire negli impianti. Sì, ma con quali fondi? Fino a quando i rifiuti andranno a finire solo nelle discariche? Il governo Crocetta ha dichiarato guerra ai privati coinvolti nelle indagini e minaccia di requisire le discariche. Ma quali sono i programmi del governo per cambiare questo sistema?
Dopo gli ultimi arresti il governo Crocetta ha dichiarato guerra ai privati Ogni dodici mesi si accumulano debiti per trecento milioni di euro
GLI OPERATORI
In Sicilia c'è un operatore ogni 398 abitanti Da sinistra, una discarica e Palazzo d'Orleans

APPALTI E INCHIESTE, IL RITARDO DELLA POLITICA

Salvo Toscano


Con le indagini su discariche e fotovoltaico, gli inquirenti arrivano prima della politica, malgrado i tanti campanelli d'allarme suonati in questi anni. Serve un intervento deciso sulla burocrazia. Ma anche le imprese hanno qualcosa su cui riflettere, a partire dalla "convenienza" della legalità


PALERMO – L'ultimo annuncio in ordine di tempo risale a oggi, quando il presidente Rosario Crocetta ha detto che sarà creata “una banca dati on line, il cui accesso sarà riservato alle forze dell'ordine e alla magistratura, con tutte le informazioni relative agli appalti pubblici della Regione". Ma la settimana horribilis per la Regione, con due inchieste che hanno fatto tremare il Palazzo, quella sulle discariche e quella sul fotovoltaico, promette strascichi. Le indagini hanno svelato presunti incroci pericolosi tra burocrazia e affari, storie di tangenti e promiscuità – tutte, sia chiaro, ancora da dimostrare in sede giudiziaria – che gettano più di un'ombra sulla burocrazia regionale. Storie che affondano le proprie radici in quella matassa ingarbugliata di norme e codicilli, in quel labirinto nel quale non perdersi, per cittadini e imprese, è pratica non semplice, in quel pantano in cui le poche certezze fanno il gioco di disonesti e avidi a scapito del diritto.
Colpisce, nelle cronache di questi giorni, la corsa dei politici per piazzarsi primi nel gioco del “l'avevo detto io”. Tanti si sono iscritti, eppure resta il fatto che fino all'intervento della magistratura, lo status quo, per esempio sulla vicenda delle discariche, era rimasto quasi intatto. “La Procura è arrivata a conclusioni che la politica non ha saputo trarre: ha fatto prima delle istituzioni politiche”, ha sintetizzato in un'intervista a Livesicilia il deputato del Pd Anthony Barbagallo.

Eppure, i campanelli d'allarme erano suonati abbondanti, dentro e fuori dal Palazzo. Sul fronte delle energie alternative, ad esempio, una relazione dell'assessorato all'Energia aveva sollevato già forti perplessità sulle procedure per l'autorizzazione per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, dipingendo un quadro a dir poco caotico degli uffici. Quanto alla vicenda rifiuti, basta sfogliare le collezioni dei giornali. Solo pochi mesi fa, a marzo, era stata la Fit Cisl a chiedere maggiore trasparenza nel settore, invitando la commissione Antimafia “a rendere pubblico subito l'esito dei controlli antimafia sulle imprese che gestiscono le discariche in Sicilia, a partire da quelle pubbliche guidate da politici che pertanto devono dare per primi l'esempio”. Prima ancora c'erano state le esternazioni – con tanto di polemiche interne alla giunta – degli assessori Nicolò Marino e Mariella Lo Bello. Già a dicembre del 2010, sul Sole 24 Ore la Confindustria siciliana denunciava come nell'Isola si rilasciassero autorizzazioni in materia di protezione ambientale senza accertarsi che le aziende richiedenti avessero le carte in regola per averle. Passava un anno, e nel settembre del 2011 lo stesso vicepresidente degli industriali Giuseppe Catanzaro, imprenditore del settore, tornava alla carica, parlando al Giornale di Sicilia di “resistenze di pezzi malati di burocrazia e della politica che impediscono il cambiamento”, denunciando ritardi nell'informatizzare le procedure e a lasciare traccia di ciò che si è fatto. Nella stessa intervista Catanzaro lamentava: “Si spendono i fondi europei per comperare un sistema informatico di gestione delle pratiche, il Sivvi, di cui ad oggi non c’è alcuna applicazione”, aggiungeva l'imprenditore.

Il Sivvi è un sistema informativo di valutazione di impatto ambientalerealizzato da Sicilia e-Servizi e Sicilia e-innovazione con i fondi europei, presentato in pompa magna nel giugno 2009 con una conferenza stampa a cui presero parte tra gli altri l'allora assessore Pippo Sorbello e la dirigente Rossana Interlandi. Doveva assicurare trasparenza nelle procedure. Lo si è cominciato usare solo nel 2011, ma in assessorato non pare sia troppo apprezzato, malgrado – spiega il dirigente generale del dipartimento Ambiente Gaetano Gullo – “all'epoca vi furono spesi 900 mila euro”. La digitalizzazione, spiega lo stesso Gullo, comunque c'è, sia attraverso Sivvi, sia per mezzo di un software realizzato da risorse interne che permette consultando quest'indirizzo di seguire l'iter delle pratiche su pagine excel.

Software o non software, il quadro emerso dalle ultime inchieste richiede alla politica una tempestività e una decisione nell'intervenire che fin qui non si è vista a sufficienza. E questo al di là dei proclami e dei data base da mettere a servizio degli investigatori. Servono piuttosto misure che davvero semplifichino gli iter burocratici garantendo trasparenza e criteri oggettivi e certi, interventi volti a evitare che si creino “regni” troppo lunghi negli uffici pubblici per mezzo di rotazioni mirate (che non degenerino nel caos), ogni sforzo possibile volto a evitare occasioni di contatti diretti tra uffici e ditte, e in ultimo sanzioni severe per i dipendenti infedeli, premiando invece i meritevoli e preservando questi ultimi da generalizzazioni. Insomma, occorre che la politica ristabilisca il suo primato sulla burocrazia, che da tempo ormai s'è ridotto invece alla sola attività di spartizione delle poltrone più pesanti secondo criteri di appartenenza.

Ma d'altra parte, anche per le imprese (e non solo per la politica) le inchieste di questa settimana offrono senz'altro spunti di riflessione. Un passaggio interessante dell'ordinanza è la conversazione tra due imprenditori coinvolti nell'indagine, Calogero e Giovanni Sodano. Parlando di presunte richieste di denaro da Gianfranco Cannova, il funzionario al centro dell'inchiesta, i due commentavano: “Ora il dottore (Cannova, ndr) ci racconta le solite minchiate... che vuole soldi... non dobbiamo dare più niente noi... non ci credo che Catanzaro molla una lira per... per... per avere queste discariche... neanche una lira...”. “Sì...”. “E il primo che si permette a dirgli dammi mille lire quello lo denuncia... noi troppo esagerati siamo stati...”. Un passaggio che fa riferimento al già citato vicepresidente degli industriali siciliani e che sembra dar forza alla scuola di pensiero, forse ancora minoritaria, della "legalità conveniente", per la quale - proprio come accade nei confronti degli estorsori di Cosa nostra - la denuncia alle autorità è la migliore e più efficace difesa per tenere alla larga eventuali corrotti e concussori.








Rifiuti ed energia, tangentopoli di Sicilia
di Rosario Battiato

Gli ultimi due capitoli: l'operazione Terra Mia e le presunti tangenti per la costruzione del parco fotovoltaico di Monreale. Nei due settori gli interessi di criminalità  organizzata, malaffare e corruzione. Un sistema denunciato da anni e mai colpito

PALERMO – In Sicilia, i rifiuti e l'energia sono due panieri ricchi di risorse e braccati da interessi milionari non sempre trasparenti. Nessuno stupore, pertanto, se proprio in questi settori si sono annidati gli scandali della nuova tangentopoli siciliana. La storia dell'Isola è ricca di esempi, ma i fatti più recenti hanno riguardato l'inchiesta Terra Mia e l'affare del parco fotovoltaico di Monreale.


Come tanti altri avevano fatto prima di lui, anche l'assessore regionale all'Energia, Salvatore Calleri, ha tuonato contro la corruzione nella Pubblica amministrazione e ha ribadito l'impegno dei suoi uffici nel solco tracciato dal suo predecessore, Nicolò Marino, che in maniera incisiva aveva agito per rimodulare il potere delle discariche private nella direzione della legalità e della trasparenza e per normare un settore strategico per l'energia verde come l'eolico.


Prima di lui anche Giosuè Marino e Pier Carmelo Russo, entrambi assessori all'Energia durante il governo Lombardo, avevano espresso diverse e, in alcuni casi, ben documentate perplessità. Lo stesso governatore aveva sottolineato nel febbraio del 2010 in audizione alla Commissione parlamentare sui rifiuti, e poi in aprile all'Ars, che c'era un forte appetito della mafia “intorno alla gestione dei rifiuti”. E le operazioni che si sono susseguite in questi anni hanno confermato un lato oscuro sin troppo conosciuto: dall'affare dei termovalorizzatori alle discariche abusive nelle miniere abbandonate di Sicilia, dall'operazione "Trash" di Bronte del 2008 fino alla “Nuova Ionia” del 2013.


Solo qualche esempio pescato nel mare del malaffare che ruota attorno ai rifiuti e che nei giorni scorsi ha portato alla luce l'ennesimo scandalo che arriverebbe fino alla Regione con l'operazione Terra Mia, un certosino lavoro di intercettazioni che fa risalire alcune delle registrazioni più importanti al 2012.


Salvatore Calleri, che viene proprio da una roccaforte di legalità come la Fondazione Caponnetto, non ha voluto essere da meno dei suoi predecessori e nei giorni scorsi ha rilanciato. “Per quanto riguarda la discariche il mio assessorato - ha spiegato - ho disposto la chiusura della Oikos Spa di Motta Sant'Anastasia. Entro pochi mesi abbiamo le gare d'appalto per le discariche pubbliche. Abbiamo, inoltre, revocato l'autorizzazione alla ditta So Ambiente srl di Agrigento, dove avevamo avuto un'informazione prefettizia negativa. Per quanto riguarda Tirreno Ambiente, che si trova vicino Barcellona, siamo intervenuti”. Altri interventi hanno riguardato la discarica di Sant'Agata di Militello “per situazioni di cui sono venuto a conoscenza che potrebbero avere rilievi penali” e dei quali sarebbe stato interessato il procuratore Leonardo Agueci”.


Azioni lodevoli, ma c'è evidentemente un problema di funzionamento della macchina burocratica. Lo ha ammesso implicitamente lo stesso Rosario Crocetta rispondendo risposto ai cronisti che chiedevano le motivazioni del rientro al posto originario in circa un mese e mezzo del funzionario dell'assessorato al Territorio, Gianfranco Cannova, da venerdì ai domiciliari in quanto coinvolto nell'inchiesta, che era stato trasferito ad altro ufficio così come disposto dal governo regionale lo scorso anno con il provvedimento di rotazione dei dirigenti. Netta la riposta: “Avevo dato disposizione che i dirigenti trasferiti non dovevano tornare nei settori dai quali erano stati provenivano”. Perché chi doveva eseguire questo ordine non l'ha fatto?


Capitolo energia. Anche qui la Sicilia non si è mai fatta mancare nulla: dall'operazione “Broken wings” che ha messo nel mirino il re dell'eolico Nicastri ritenuto vicino al superlatitante Matteo Messina Denaro al primo scandalo fotovoltaico, il processo è in corso, che ha coinvolto i deputati Vitrano e Bonomo. Il fotovoltaico si è concesso un bis nei giorni scorsi dopo che la Guardia di Finanza di Napoli, nell'ambito di un'indagine sulla maxi evasione fiscale di due imprenditori toscani, aveva intercettato un giro di mazzette che riguardava la realizzazione del parco fotovoltaico di Monreale. Coinvolti l'ex assessore, oggi deputato coi democratici riformisti, Pippo Gianni, e il dirigente Martino Russo, indagati per corruzione, e Francesco Marcenò, dirigente regionale indagata per abuso d'ufficio. Per i funzionari previsto un provvedimento di sospensione.









ASSESSORI CONTRO DURO SCONTRO TRA M marino-e-lo-bello-14-marzo-2014 



 CUFFARO ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE RIFIUTI SPROPOSITA



CUFFARO ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE RIFIUTI... di isolapulita Cuffaro Genchi Pellerito e i 4 Termovalorizzatori
Cuffaro Genchi Pellerito e i 4 Termovalorizzatori di isolapulita Comm.Parlamentare RIfiuti Cuffaro Genchi 





Cannova conversando telefonicamente con sua moglie Valeria Paduano le confidava che aveva la disponibilità di un’autovettura “Della ditta”, una locuzione riferita alla “ditta” del Proto esternata in modo così confidenziale da ingenerare qualche confusione persino nella stessa moglie dell’indagato benché fosse anche lei a conoscenza della “familiarità” dei rapporti del marito con l’imprenditore catanese: 
V: E poi a Rimini come ci vai? 
G: C'è una macchina che mi aspetta. 
V: Di chi? G: Della Ditta. 
V: Quale Ditta? 
G: Di tua sorella... minchia.. ! 
V: Quale Ditta è? G: Sei scema? 
V: Che Ditta è non lo so.
 G: Quella di Mimmo.!”. 

Cannova di sfruttare la sua “compromettente” amicizia con il Proto anche per “sistemare”, almeno in un prossimo futuro, il figlio Paolo: 
G: Infatti è probabile, probabile che poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
 V: Si tu sei convinto, lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora non si sa niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a lavorare. 
G: Sarebbe una buona oppurtunità..
 V: Per ora fagli prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
 G: Poi a casa, anche quando va a Catania, è a due ore di strada..

GRAND HOTEL RIMINI allegata in atti, che attesta che la società OIKOS s.p.a. ha sborsato per il soggiorno del Cannova la somma complessiva di euro 717,00   carta   credito Master Card n. 5529 7500 7810 4933 intestata a Domenico Proto.

P: Senti, ma Mimmo almeno qualcosa te la esce per questa cosa che hai fatto?....Quanto? ..Te li ha dati? ..DIECI? … Meno male che c’è lui!!perche’ con questo……Quanto ti costano questi, omissis.”, ricevendo dal marito la seguente emblematica riposta di assenso: “
G: Se ne fotte lui dei soldi.”.

Hotel Baja Verde, di cui sopra si è detto: 
P: Io mi spavento.. io ti ho sempre detto stai attento con Mimmo perché io sono sicura che lui ha troppe attività, troppe cose, io..eee.. quando una prende soldi facili, prima o poi le paghi… 
G: Ma che vuoi dire? 
P: A me dispiace per lui ma prescindere perché con noi si è sempre comportato bene. 
G: Che vuoi dire non ho capito.. 
P: Che mi spaventa l’arresto.. 
G: Spaventati! 
P: Che hai i cazzi pure tu, cominciano a fare.. ci sono intercettazioni che andiamo al Baia Verde, andiamo qua.. andiamo là.. anche ste cose, io proprio oggi pensavo mi sarebbe piaciuto andare a Taormina, ora anche ora, a Capo Taormina, però ci dobbiamo un po’ limitare, tu sei troppo leggero nelle tue cose. 
G: Limitati, ci vado solo 
P: Dove? 
G: A Capo Taormina.

La preoccupazione della moglie del Cannova di giustificare il loro tenore di vita va anche posto in relazione al fatto che dall’accertamento bancario esperito sui conti correnti del Cannova e di Paduano Valeria  tra l’altro risulta che nel 
conto Unicredit, n. 300508486, 
intestato alla Paduano, 
il saldo finale a giugno 2012 ammontava ad euro 200.732,10, 
mentre negli anni precedenti risultavano i seguenti saldi: 
anno 2011 euro 459.335,25; 
anno 2010 euro 35.918,18; 
anno 2009 euro 8.301,80; 
anno 2008 euro 56.960,04; 
anno 2007 euro 11.637,98

Lo scellerato patto criminale viene, come da trascrizioni telefoniche che seguono, consumato, nella specie, con la rivelazione di segreti d’ufficio da parte del CANNOVA al PROTO e, di converso, con la dazione, da parte dell’imprenditore, di denaro contante, regalie di vario tipo al funzionario infedele per le sue indebite prestazioni finalizzate ad agevolarlo negli atti amministrativi che riguardano la sua società. Si specifica che gli atti oggetto del mercimonio sono di competenza dell’ufficio regionale del CANNOVA, il quale sperava nella futura assunzione del figlio adottivo Paolo nelle società del PROTO al compimento della maggiore età, come poi lo stesso CANNOVA rivelerà a sua moglie Paduano Valeria.

In particolare, CANNOVA, una volta venuto a conoscenza dell’intenzione di revocare l’A.I.A. alla società del PROTO, immediatamente rivelava la notizia al diretto interessato affinché questi potesse correre ai ripari, muovendo eventualmente proprie conoscenze e amicizie, tra cui quella con l’allora Governatore della Regione, Raffaele Lombardo (in quel periodo Commissario Straordinario all’emergenza rifiuti per la Sicilia), il quale lo riceverà privatamente, come poi racconterà il PROTO stesso in un intercettazione più avanti riportata.

Ovviamente PROTO, come è stato documentalmente accertato (vedi infra) ha pagato gran parte delle spese di viaggio   sostenute a Rimini da CANNOVA, a mezzo di carta di credito a lui stesso intestata (Mastercard nr.5529 75007810 4933 con scadenza del 05.2013).

Nella specie, Domenico PROTO si è fatto carico delle spese sostenute da CANNOVA durante la permanenza a Rimini (dal 09/11/2011 all’11/11/2011), ed particolare:

− l’autonoleggio di un’autovettura marca Passat 2000 TDI SW, targata EH 746 YG, costata nel periodo di riferimento al Proto € 229,45, di cui € 149,46 a mezzo voucher pagato dal PROTO e € 79,99 dal CANNOVA con carta di credito, autovettura direttamente data in consegna al CANNOVA, il quale nella bolla di consegna figura quale “dipendente della Oikos Spa ”
− i costi alberghieri sostenuti, pagati da PROTO con la carta di credito sopra riportata, spendendo stavolta complessivamente per il solo CANNOVA € 717,  dichiarazione a firma del direttore dell’Albergo “Grand Hotel” di Rimini);
− le spese del biglietto aereo del CANNOVA da Palermo a Bologna A/R compagnia Alitalia, del costo complessivo di € 486,46, pagato con carta di credito di PROTO   


In una conversazione Cannova ha avvisato PROTO della prossima emissione del decreto di annullamento dell’AIA per la sua società; CANNOVA, poi, violando qualsiasi dovere di segretezza d’ufficio, si preoccupava di inviare all’imprenditore catanese il documento a mezzo fax, cosa che poi di fatto non avveniva poiché, in conversazione telefonica successiva, CANNOVA diceva a PROTO che il documento lo avrebbe portato con sé e glielo avrebbe fatto leggere in occasione del viaggio a Rimini.

P: PROTO Domenico
S: SUDANO Domenico
S: Pronto?
P: Senatore!
S: Pronto? Ehi, Mimmuzzo!
P: Come stai, senatore, come stai?
S: Come stai tu? Mi fanno battagliare... mi fanno battagliare, Mimmo, però va' bene và..!
P: Come, come, come ti fanno...
S: Come stai tu?
P: Chi è costui, che lo uccido! chi è costui, che lo uccido!
S: Eh eh eh.. no, abbiamo predisposto già la risposta e martedì la firma Berlusconi, quindi, da martedì in poi, nel giro di dieci giorni, otto giorni, dovremmo chiudere sta partita, dai, se Dio vuole...
P: Ah ah ah ah....! Avanti, dai! Ci facciamo il SANTO NATALE, eh eh eh..
S: Avanti, va' bene, ve bene. Tutto bene tu?
P: Tutto bene, si si, tutto bene, volevo sentire la tua voce e la volevo sentire bella, carica, come la sto sentendo ora!
S: Si si si,.. (incompr.).. io sono lottatore, Mimmo, dai!
P: Nel giusto! Noi, nel giusto sempre!
S: Nel giusto! Sempre nel giusto...
P: Nel giusto!
S: Sempre nel giusto… Sempre nel giusto. Va' bene Mimmuzzo (incompr.)
P: Un bacio grosso,un bacio grosso, allora, ok?
S: Grazie, ci vediamo, ciao gioia, ciao, un bacio ciao.

C:CANNOVA GIANFRANCO (CHIAMANTE)
P:PROTO DOMENICO (CHIAMATO)
P: Gianfranco?
C: Ehilà! Mimmuzzo!
P: Allora, ti hanno mandato il messaggino?
C: No!
P: Non ti è apparso...
C: No!
P: Ti ho messo partenza da Catania, vedi... perché se no dovevi...
C: incomprensibile
P: Ho messo partenza da Catania se no dovevi partire all'una, mi sembra, alle dodici e trenta...
C: Si... eh... aspé un minuto Mimmo però... io posso partire mercoledì!
P: Ah!
C: Perché tu mi avevi detto che partivamo mercoledì e invece ora Veronica mi ha detto che partite merco... martedì!
P: Noi si mercoledì...
C: incomprensibile
P: ... noi, vabbé e ti par... parti un altro giorno allora, scusa.
C: E questo infatti volevo post...
P: Fai una cosa, parla con Veronica, eh.... dagli... dagli l'input qual'è la disponibilità e ti faccio cambiare tutte cose.
C: Oh! Un'altra cosa e... a questo punto rientriamo giovedì tutti assieme oppure noi ci tratteniamo fino a venerdì? Tu come sei messo?
P: No, io venerdì mattina c'ho, alla Sicilia a Catania, appuntamento con.... giornale, dobbiamo fare delle dichiarazioni.
C: Ho capito!
P: Se no incomprensibile ...
C: Mimmo?
P: Si, ti sento!
C: Senti, vedi che è arrivato l'altro documento che praticamente parla di nuovo di e.... annullamento del decreto AIA nei confronti di OIKOS... ora faccio i fax e glieli faccio arrivare a Veronica, quindi questa cosa continua, è quella del direttore, pensavo fosse finita e invece continua. Hai capito?... Pronto?... Pronto?...
(VOL. II aff. 131 ss) 

C: CANNOVA Gianfranco (CHIAMANTE)
P: PROTO Domenico (CHIAMATO)
P: Gianfranco?
C: Ehi, Mimmo, ti stavo dicendo, ti devo trasmett...
P: In ufficio, dico? Sei in ufficio?
C: No, per ora no, sono... ora devo rientr... ora rientro, comunque, perchè devo andare a fare questi fax……….eve arrivare…..
P: Mmh... Da parte di chi arriva questo documento?
C: Da parte del direttore, che, praticamente, gli ha scritto l'ufficio di gabinetto dell'assessore, perchè ha avuto la richiesta da parte della Prefettura. Ufficio di presidenza, segreteria tecnica, da parte del presidente..ehm... della.. della regione.
P: Ma è il direttore che scrive?
C: Si!
P: Cioè, ZUCCARELLO Scrive?
C: No! ZUCCARELLO non è direttore, non cominciamo!
P: Allora chi è, scusa?
C: Scrive ARNONE! Perchè vuole risposta la MONTEROSSO, Patrizia MONTEROSSO6, ch'è il capo di gabinetto di LOMBARDO.
P: Ho capito! Va' beh, questo... questo...
C: Te lo faccio arrivare tramite fax.. ehm... stasera vattelo a prendere in ufficio.
P: Va' bene.
C: Va' bene?
P: Va' bene Gianfranco.
 Quindi, di seguito la telefonata e l’sms che il segretario particolare di Domenico PROTO, Giuseppe Arcidiacono, fa a CANNOVA per confermargli gli orari di partenza per Rimini. In questa conversazione telefonica il Cannova chiedeva che gli venisse messa a disposizione un’autovettura.
A: Giuseppe ARCIDIACONO (CHIAMANTE)
C: Gianfranco CANNOVA (CHIAMATO)
C: Giuseppe!
A: Si, architetto, buongiorno!
C: Buongiorno.
A: Ha ricevuto il messaggio? Io ho chiuso perche le stavo scrivendo il messaggio, in pratica.
C: No, Giusè, non è arrivato ancora.
A: Comunque, gliel'ho inviato ora. In pratica è confermata quella partenza che mi diceva lei, nove-undici, va' bene?
C: Eh! Nove-undici... L'orario?
A: Parte il nove e rientra l'undici, l'orario quello che diceva lei. Va' bene?
C: Ah, va' bene. Va' bene, ok.
A: Ok? c'è messo numero di prenotazione e tutto....
C: La macchina, Giuseppe? Per la macchina?
A: Per la macchina poi... poi si senta col presidente
C: Eh e quando, lui...
A: O la vuole prenotata? Non lo so, per me è come dice lei.
C: Lui che ha detto?
A: Non lo so, io a lui non... Ora, ora ... ora ne parlo col presidente e glielo faccio sapere, va' bene?
C: Eh, me lo faccia sapere, perchè se no sono a piedi, poi...
A: Va' bene, ok, va' bene...
C: E' lì il presidente?
A: No, il presidente non c'è. Dovrebbe venire, non lo so...
C: E deve venire, perche probabilmente deve prendere a cosa...a Veronica
A: Va' bene?
C: Ok, aspetto a lei, allora, Giuseppe
A: Ok, grazie. Arrivederci.
C: Arrivederci

A seguire una conversazione tra CANNOVA e sua moglie Paduano Valeria, in cui il primo confida nella possibilità che un giorno il figlio Paolo possa lavorare per il Proto:
(VOL. II aff. 141 ss)
Progressivo n°: 6064 Data : 09/11/2011 Ora : 16:05:38 Durata : 0:02:52
G: CANNOVA Gianfranco (CHIAMANTE)
V: PADUANO Valeria (CHIAMATA)
V: Pronto.
G: Vale..
V: Ma sei partito, dove sei?
G: In piscina... non devo collocare tutti e due prima..
V: Ma parti alle cinque?Sei in ritardo.
G: No alle cinque in aereoporto.
V: E a che ora parti?
G: Alle sette meno dieci.
V: Come?
G: Sette meno dieci.
V: Sette meno dieci?
G: Si.
V: Cioè arrivi là alle dieci... il tempo che arrivi..Arrivi a Bologna?.. Palermo, Bologna?
G: Si si.
V: E poi a Rimini come ci vai?
G: C'è una macchina che mi aspetta.
V: Di chi?
G: Della Ditta.
V: Quale Ditta?
G: Di tua sorella... minchia.. !!!!!!!!!!
V: Quale Ditta è?
G: Sei scema?
V: Che Ditta è non lo so.
G: Quella di Mimmo.! [Domenico PROTO]
V: Che ti aspetta, perchè lui si è portato la ditta appresso, cioè la macchina appresso..
G: Si c'ha delle macchine affittate là..
V: E dopodichè andate lì, e poi c'è la cena e tu stasera.. allora tu mi vuoi fare credere che tu non andrai in questi locali? Insieme a mimmo?
G: Nooo, stasera (inc.)
V: Vabbè quelli chiudono alle sei di mattina..
G: Facciamo pure la cena, infatti facciamo pure la cena..
 V: E tu mi vuoi fare credere che sei là e tu e Mimmo da solo tu non andrai mai in questi locali?
G: Si da solo, siamo docidi persone.. da solo.c'è suo figlio, sua figlia..
V: Suo figlio, sua figlia? E come mai?
G: Perchè se li porta, per queste cose di lavoro, se li porta.
V: Se li porta.
G: Per queste cose fuori.. che gli dice che gli servono per imparare il mestiere.
V: Ho capito. Vabbè ci devo credere. no io non ci credo. Io glielo chiederò..
G: Chiama a Mimmo e glielo chiedi.
V: Gianfranco prima di partire, ora ci sentiamo. Io devo andare ora dal notaio. Va bene.
G: Infatti è probabile, probabile che poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
V: Si tu sei convinto, lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora non si sa niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a lavorare.
G: Sarebbe una buona oppurtunità..
V: Per ora fagli prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
G: Poi a casa, anche quando va a Catania, è a due ore di strada..
V: E lo so.. però...
G: Va là a dormire, e poi..
V: Io ho, ho obiettivi molto migliori per lui se se ne andasse in Svizzera sarebbe la cosa..
G: Andare in Svizzera..
V: Si.
G: A fare il cameriere..
V: Vabbè, fammi posteggiare..sto andando dal notaio..ora tra un pò ci sentiamo..

G: Ciao.

La conversazione telefonica che segue iniziava con un’esclamazione dialettale di CANNOVA: “Agghiurno’?!”, cui seguiva la conferma dell’interlocutore, quindi CANNOVA raccomandava PROTO per un prossimo incontro con il Direttore Generale dell’Assessorato, Giovanni Arnone, in quanto dal tenore della telefonata sembrerebbe che l’Arnone non aveva gradito la visita fatta presso gli uffici dell’Assessorato da PROTO [dobbiamo muoverci diversamente con ..con il direttore]. CANNOVA consigliava di farsi preannunciare la sua visita presso gli uffici dell’ARTA ” da una telefonata preventiva”, poi i due alludevano ad alcuni viaggi già fatti e da farsi a Roma dal PROTO, e quindi al probabile intervento di un non meglio identificato politico.

C: Cannova Gianfranco= Chiamato
P: Proto Domenico = Chiamante
C: Mimmo "agghiurnò" finalmente?
P: "agghiurnò agghiurnò"!
C: "agghiurnò" meno male!
Dalle ore 07:55:46 alle ore alle ore 08:01:12 omississ
C: Ah senti a proposito. La prossima volta, e.....
P: ..si..!
C: ..dobbiamo muoverci diversamente con ..con il direttore. Perchè ieri che eravamo assieme, mi fece una battuta. Mi fa, si mette accanto a me e mi fa dice: "Ma quello di ieri che mi ha salutato chi era? Io non lo conosco!" .
P: Cosa...cosa cosa?..Non ho capito!
C: Ieri....
P: ..si!...
C: ...ero assieme ad Emanuele,....
P: ..si!...
C: ...si mette accanto a me e mi fa: "Cannova ma quello di ieri che mi ha salutato chi era? Che io non lo conosco a quello! Eh… no… Il presidente dell'Oikos, si ricorda che aveva il problema... si, si lo so ma io a questo non lo conosco e mi ha baciato pure! quindi la prossima volta, siccome tutte questi..questi personaggi sono tutti spaventati, una telefonata preventiva. 
P: Ah! Certo, ho capito, ho capito|!
C: Hai capito?
P: (incompr.)
C: per evitare che continua a fare il cretino.
P: Ah! Ha detto che non mi conosce.
C: Si!..."ma chi è ? Io a questo non lo conosco! Mi ha salutato pure." .. lo so (incompr.)! ma io non lo conosco, dissi, gli stavo dicendo, ma come? Ci sei andato a mangiare insieme e non lo conosci?
P: Tu digli......digli ..ricordargli di ..Roma!
C: No, Mimmo!...una telefonata preventiva...
P: … se le scorda le cose?
C: Si, se li scorda le cose. Una telefonata preventiva cosi la prossima volta....
P: ....la settimana prossima mi faccio prendere l'appuntamento.
C: No! Ma infatti, il fatto di scendere una volta a settimana, vedi che non è sbagliato.
P: Eh, no, lo sò, lo sò. Poi mi faccio ...(incompr.)...da me.
C: Poi ho parlato nuovamente per la questione che aveva sollevato lui ed in pratica...
P: ...si...
C: ...........il risultato dovrebbe essere che lui si piglia la tariffa e l'a.i.a. rimane quà.
P: Ah!
C: Capito?
P: Ho capito, dai!
C: E' questa cosa dovrebbe essere un provvedimento che poi va in giunta di governo..
P: ...ho capito.
C: Va be Mimmuzzu!
P: ottimo, ottimo, ottimo... 

CANNOVA ben sapeva che la carica ricoperta dal suo Dirigente Generale, Giovanni Arnone, fosse espressione della volontà politica dell’allora Governatore della Regione Lombardo a cui PROTO, come si vedrà nel seguito, faceva riferimento per tentare di risolvere le sue traversie amministrative: ciò spiega perché entrambi si auguravano che il “provvedimento” di loro interesse andasse poi in giunta di governo.

Sibillina, e di dubbia interpretazione rimane la frase che il CANNOVA pronunciava [il risultato dovrebbe essere che lui si piglia la tariffa e l'a.i.a. rimane qua]: cosa intenda dire CANNOVA quando asserisce “Lui si piglia la tariffa non è dato saperlo; non è emerso, infatti, dalle indagini nulla a carico del Direttore Generale dell’Assessorato al Territorio. L’affermazione, comunque, risulta sintomatica del modo di pensare e di intendere l’esercizio della propria funzione da parte di CANNOVA.

Di seguito, altra conversazione telefonica tra CANNOVA e PROTO che ribadisce il loro continuo rapporto basato esclusivamente sugli interessi economici dell’imprenditore catanese, che CANNOVA, in spregio a qualsiasi senso di correttezza e probità che dovrebbe essere proprio di un pubblico funzionario, cerca sempre di favorire.

In particolare, CANNOVA si preoccupava di dare le opportune istruzioni a PROTO per la trattazione delle pratiche amministrative gestite presso l’Assessorato ove lavorava e nelle quali era personalmente coinvolto. Infatti, PROTO faceva riferimento al fatto che era CANNOVA a “convocare” le persone, alludendo con chiarezza alla convocazione della Conferenza dei servizi che rientrava tra le mansioni di CANNOVA quale funzionario istruttore:

P: PROTO Domenico
C: CANNOVA Gianfranco
P: Gianfranco!
C: Ehilà, Mimmuzzo!!
P: Senti, rimandiamo, oggi, beddu!
C: Non ho capito, dimmi.
P: Rimandiamo oggi. Rimandiamo oggi il pranzo.
C: Va' bene, ok.
P: Spostiamolo a domani.
C: Va' bene, come vuoi.
P: Io domani ti porto un po' di documenti, e analizziamo a fondo quella documentazione.
C: L'hai letto il messaggio che ti ho mandato, poi, ieri?
P: Si, si, si, l'ho letto e stamattina l'ho discusso, gli ho detto di preparare la pratica, così come dico io e di non mandarla, né di là e né di là, poi sei tu che chiami....
C: Ma infatti, infatti. Minchia, uh... appena facciamo una cosa del genere, nell'arco di cinque minuti lo saprebbe tutta Catania!
P: Certo. Sei tu che chiami RACITI, chiami Tizio, chiami Caio e li convochi!
C: E infatti! Va' bene....
P: Ok?
C: Ok Mimmuzzo!

Ora, da tale conversazione deve necessariamente essere messo in evidenza quel “facciamo” pronunciato da CANNOVA, che manifesta come il medesimo perseguisse pienamente gli stessi interessi di PROTO, ed ancora la menzione ad una “convocazione” e a Raciti non lasciano dubbi sul fatto che l’argomento attenga all’attività amministrativa afferente le prerogative del funzionario infedele. 

Si ricorda che CANNOVA (cfr. sit di Zuccarello, vedi VOL. III aff. 6) è colui che rappresenta l’Amministrazione Regionale nelle conferenze dei servizi, per l’appunto “convocate”, e che il Raciti si identifica in Salvatore Raciti dirigente dell’Assessorato Provinciale all’Ambiente di Catania.
 Dalla telefonata che segue, non può non rilevarsi la spregiudicatezza di CANNOVA nell’ordinare al segretario di PROTO, Giuseppe Arcidiacono, di prenotargli l’albergo “Baia Verde”, categoria 5 stelle, di Aci Castello, ove poi soggiornerà con la moglie: le spese alberghiere saranno poi ovviamente sostenute da PROTO.
(VOL. II aff. 188 ss)

Progressivo n°: 9407 Data : 28/12/2011 Ora : 19:32:09 Durata : 0:01:51

C: CANNOVA GIANFRANCO
A: ARCIDIACONO GIUSEPPE
A: Pronto?
C: Giuseppe, buonasera, Cannova.
A: Buonasera architetto, come va?
C: Bene, grazie Giuseppe tutto a posto lì?
A: Si, si tutto a posto.
C: Giusé notizie del principale ne ha?
A: Principale... oggi pomeriggio l'ho visto.
C: Non le ha detto niente?
A: No.
C: Non le ha detto niente. Senta Giuseppe, una cortesia mi deve prenotare... domani, dal tre al sette con partenza l'otto.
A: Si.
C: va bene? Glielo dica...
A: D'accordo.
C: Che ne abbiamo parlato.
A: Ah?
C: Glielo dica che ne avevo parlato con lui.
A: Quindi tre...
C: Dal tre, tra notte al sette notte con partenza l'otto.
A: Ho capito, ma dove?
C: Al Baia Verde.
A: Va bene.
C: Mi da la conferma poi, Giuseppe?
A: Certo, ora le do la conferma, certo.
C: Va bene, grazie e... Giuseppe per una matrimoniale e una doppia.
A: Una matrimoniale?
C: ... e una doppia.
A: Va bene, ok.
C: Ci sentiamo dopo Giuseppe, grazie.
A: Niente, buonasera.
C: Arrivederci.
Il pagamento delle spese alberghiere a carico di CANNOVA deve seguire una contabilità separata e nascosta, in quanto il funzionario pubblico non può apparire nei bilanci della società. Come si vedrà dal contenuto della telefonata di seguito, erroneamente il suddetto pagamento stava per essere contabilizzate a carico della società OIKOS, ma un’impiegata accorta della società, Grazia Marletta7, avvedutasi per tempo dell’errore, immediatamente chiamava PROTO per riparare al problema:


G: CANNOVA Gianfranco (CHIAMANTE)
V: PADUANO Valeria (CHIAMATA)
V: Pronto.
G: Vale..
V: Ma sei partito, dove sei?
G: In piscina... non devo collocare tutti e due prima..
V: Ma parti alle cinque?Sei in ritardo.
G: No alle cinque in aereoporto.
V: E a che ora parti?
G: Alle sette meno dieci.
V: Come?
G: Sette meno dieci.
V: Sette meno dieci?
G: Si.
V: Cioè arrivi là alle dieci... il tempo che arrivi..Arrivi a Bologna?.. Palermo, Bologna?
G: Si si.
V: E poi a Rimini come ci vai?
G: C'è una macchina che mi aspetta.
V: Di chi?
G: Della Ditta.
V: Quale Ditta?
G: Di tua sorella... minchia.. !!!!!!!!!!
V: Quale Ditta è?
G: Sei scema?
V: Che Ditta è non lo so.
G: Quella di Mimmo.! [Domenico PROTO]
V: Che ti aspetta, perchè lui si è portato la ditta appresso, cioè la macchina appresso..
G: Si c'ha delle macchine affittate là..
V: E dopodichè andate lì, e poi c'è la cena e tu stasera.. allora tu mi vuoi fare credere che tu non andrai in questi locali? Insieme a mimmo?
G: Nooo, stasera (inc.)
V: Vabbè quelli chiudono alle sei di mattina..
G: Facciamo pure la cena, infatti facciamo pure la cena..

V: E tu mi vuoi fare credere che sei là e tu e Mimmo da solo tu non andrai mai in questi locali?
G: Si da solo, siamo docidi persone.. da solo.c'è suo figlio, sua figlia..
V: Suo figlio, sua figlia? E come mai?
G: Perchè se li porta, per queste cose di lavoro, se li porta.
V: Se li porta.
G: Per queste cose fuori.. che gli dice che gli servono per imparare il mestiere.
V: Ho capito. Vabbè ci devo credere. no io non ci credo. Io glielo chiederò..
G: Chiama a Mimmo e glielo chiedi.
V: Gianfranco prima di partire, ora ci sentiamo. Io devo andare ora dal notaio. Va bene.
G: Infatti è probabile, probabile che poi Paolo lo mettiamo a lavorare lì.
V: Si tu sei convinto, lo devi mettere a lavorare lì...vediamo le cose come vanno... ancora non si sa niente... la crisi tu già pensi a Paolo dove lo devi mettere a lavorare.
G: Sarebbe una buona oppurtunità..
V: Per ora fagli prende sto diploma...che è ancora all'inizio, ho paura che..
G: Poi a casa, anche quando va a Catania, è a due ore di strada..
V: E lo so.. però...
G: Va là a dormire, e poi..
V: Io ho, ho obiettivi molto migliori per lui se se ne andasse in Svizzera sarebbe la cosa..
G: Andare in Svizzera..
V: Si.
G: A fare il cameriere..
V: Vabbè, fammi posteggiare..sto andando dal notaio..ora tra un pò ci sentiamo..
G: Ciao.
Formidabile riscontro di quanto sopra detto è rappresentato dall’ attestazione delle spese fatte dal Cannova Gianfranco redatta dal Direttore della struttura alberghiera “Grand Hotel di Rimini”:



Evidenti motivi di segretezza delle indagini hanno impedito di effettuare più mirati accertamenti, che dovranno comunque disporsi, quale l’individuazione del televisore e degli accessori, compendio della corruzione.

La conferma dell’intervento del PROTO nell’acquisto dell’impianto si ricava, senza nessuna ombra di dubbio, da un passo del colloquio in auto avvenuto qualche giorno dopo tra CANNOVA e la moglie Paduano Valeria, la quale, evidentemente a conoscenza della corruttela del marito, esclama:

CANNOVA GIANFRANCO successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a ore 20:21:11

P: Senti, ma Mimmo almeno qualcosa te la esce per questa cosa che hai fatto?....Quanto? ..Te li ha dati? ..DIECI? … Meno male che c’è lui!!perche’ con questo……Quanto ti costano questi, omissis.
G: Se ne fotte lui dei soldi.

omissis da ore 20:21:35 sino alla fine
La cosa che ha fatto il marito è stata l’acquisto del televisore, e PROTO ha dato (qualcosa te la esce per questa cosa che hai fatto?) € 10.000 (Quanto? ..Te li ha dati? ..DIECI?), a pieno riscontro di quanto, nel corso dell’ambientale con CANNOVA prima riportata, lo stesso PROTO diceva Eravamo rimasti “a chisti ciamma a fare avire autri 10000 euro” in più tu gli devi pagare la tua tv: quindi il televisore lo ha pagato CANNOVA, l’impianto stereo PROTO.

Si segnala la preoccupazione della Paduano per il costo del loro tenore di vita, infatti i due stavano proprio parlando dei costi da dover affrontare e la donna ringraziava il fatto di poter sempre contare sull’amico catanese Meno male che c’è lui.

L’indagine ha permesso, inoltre, di dimostrare come la corruzione del pubblico ufficiale abbia concretamente giovato al privato, permettendogli di assicurare alla sua società un ingente introito di denaro.
In particolare, la Squadra Mobile aveva modo di sentire, la prima e l’ultima settimana di aprile 2012, alcune conversazioni tra PROTO o la sua collaboratrice Puglisi Veronica (responsabile del piano sorveglianza e controllo della discarica della OIKOS10) e CANNOVA particolarmente interessanti, relative ad un guasto dell’impianto.

Nella prima settimana si rilevava la necessità di contattare CANNOVA in quanto l’ARPA, intervenuta sul posto per un controllo di routine, aveva constatato il fermo impianto e chiedeva che la società facesse una comunicazione formale agli organi di controllo, ovvero la Regione – l’ufficio del CANNOVA -, l’ARPA e la Provincia di Catania; nell’ultima settimana si verificava nuovamente il guasto e al solito CANNOVA interveniva per risolvere i problemi burocratici.

Poiché le sole intercettazioni non erano in grado di far comprendere pienamente i fatti e necessitando, di conseguenza, specifiche cognizioni tecnico-normative sulla materia ambientale, si è ottenuta la disponibilità dei Carabinieri del N.O.E., che, a seguito dell’analisi puntuale delle intercettazioni e della documentazione acquisita direttamente dalla OIKOS Spa (riguardante sia le autorizzazioni agli impianti che il flusso dei rifiuti ricevuti/prodotti e/o smaltiti/recuperati dalla società), ha relazionato sull’intera vicenda, come di seguito viene rappresentato.


L’attività di gestione dei rifiuti da parte della società OIKOS consiste nella ricezione, per lo smaltimento definitivo, di ingenti quantitativi di rifiuti urbani indifferenziati, aventi codice CER12 200301, con una media giornaliera di 700 tonnellate, prodotti dai Comuni della Sicilia orientale ed ivi conferiti dagli A.T.O. (Ambito Territoriale Ottimale)13 e/o da società incaricate.

Gli stessi rifiuti, prima del loro smaltimento definitivo in discarica, devono essere sottoposti ad un’operazione di selezione/trattamento, conformemente al D.lgs. n°36/200314.

La società OIKOS Spa11, con sede in Motta S.Anastasia (CT), gestisce gli impianti, complementari tra loro:

- di pretrattamento/selezione, denominato (IPPC)
- di discarica per rifiuti non pericolosi
entrambi siti in contrada Tiritì del Comune di Motta S.Anastasia.

Un’ulteriore esigua quantità di altre tipologie di rifiuti (rifiuti proventi dalla pulizia delle strade) viene invece conferita, sempre dagli A.T.O. e/o società incaricate, per essere smaltita direttamente nella stessa discarica, senza alcun obbligo di preventivo trattamento.

Per lo smaltimento di tutti i rifiuti ricevuti, la società OIKOS applica, nei confronti dei conferitori (A.T.O. e società di privati) e a seconda della destinazione dei rifiuti (verso l’impianto di trattamento o direttamente in discarica), due distinte tariffe: quella relativa al trattamento preventivo, pari a € 72,57 a tonnellata, e quella relativa allo smaltimento definitivo in discarica, pari a € 9,25 a tonnellata.

Nel corso del primo sopralluogo del 24 maggio 2012 (VOL. III aff. 592 ss) veniva accertata, in una porzione d’area della discarica, la presenza di rifiuti la cui tipologia non era consentito conferire ai sensi dell’art. 7 d.lgs. 36/03, o meglio:

- alcuni rifiuti che necessitavano in forza della loro tipologia, di essere sottoposti a pretrattamento, che non avevano, invece, sostenuto;
- altri rifiuti (per esempio traversine in cemento armato, materiale in legno, plastica e ferro, vedi foto da 21 a 25, VOL. III aff. 600-601) non potevano invece proprio essere smaltiti in quella discarica, perché per tale tipologia è necessario uno specifico pretrattamento con un impianto particolare, di cui la società OIKOS non dispone, per il successivo conferimento in discarica per i rifiuti inerti.

Le deduzioni fondate erano: 1) che non tutti i rifiuti transitassero dall’impianto di trattamento preliminare; 2) che non si attuassero idonee misure di sorveglianza e verifica dei flussi di rifiuti in ingresso; 3) che consapevolmente si smaltissero in discarica tipologie di rifiuti non consentite.
Veniva acquisita quindi la documentazione ambientale ed in particolare i registri di carico e scarico e le bindelle di pesa.


Nella stessa giornata CANNOVA conversava all’interno della propria autovettura con la moglie, Paduano Valeria, riferendole che la Polizia in mattina era stata nel suo ufficio, acquisendo documenti inerenti la società del Proto. La Paduano si mostrava molto preoccupata di un probabile arresto del PROTO e consigliava il marito di limitare i loro soggiorni presso l’Hotel Baja Verde, temendo che possibili intercettazioni potevano svelare che tali soggiorni fossero sempre interamente spesati dal PROTO (come poi effettivamente già è stato accertato); la Paduano rimproverava, infatti, il CANNOVA di essere sin troppo leggero, raccomandandogli maggiore cautela:

(VOL. II aff. 25 ss)
numero progressivo n°2674, nel brogliaccio di ascolto delle relative operazioni tecniche, registrata alle ore 16.00 del 29/05/2012, durata 60 minuti.

CANNOVA GIANFRANCO successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a ore 16.55.59

P: Io mi spavento.. io ti ho sempre detto stai attento con Mimmo (ndr Proto Domenico) perché io sono sicura che lui ha troppe attività, troppe cose, io..eee.. quando una prende soldi facili, prima o poi le paghi…
G: Ma che vuoi dire?
P: A me dispiace per lui ma prescindere perché con noi si è sempre comportato bene.
G: Che vuoi dire non ho capito..
P: Che mi spaventa l’arresto..
G: Spaventati!
P: Che hai i cazzi pure tu, cominciano a fare.. ci sono intercettazioni che andiamo al Baia Verde, andiamo qua.. andiamo là.. anche ste cose, io proprio oggi pensavo mi sarebbe piaciuto andare a Taormina, ora anche ora, a Capo Taormina, però ci dobbiamo un po’ limitare, tu sei troppo leggero nelle tue cose.
G: Limitati, ci vado solo!
P: Dove?
G: A Capo Taormina.
omissis da ore 16:56:50 sino alla fine
CANNOVA, nella conversazione immediatamente successiva, spiegava alla moglie l’escamotage utilizzato dal PROTO per i pagamenti delle spese da loro sostenuti presso i vari Hotel.

Secondo lui, per mascherare siffatti pagamenti presso le strutture alberghiere, PROTO userebbe la carta di credito di una sua

impiegata, Grazia Marletta, ma si sbaglia, come già accertato prima: i pagamenti alle strutture ricettive o per i viaggi del CANNOVA sono sempre stati eseguiti tramite bonifico bancario dalla Oikos S.p.a. o direttamente con carta di credito del PROTO:

CANNOVA GIANFRANCO successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA successivamente indicato con la lettera “P”

omissis dall’ inizio a ore 23.02.23

P: Ma il mio problema coi costumi sai qual è, è che ne ho due milioni per andare quando a mare.
G: Vuoi andare da Giglio?
P: Si. Li uso solo quando vado Baia Verde, quando vado a Taormina, quest’anno ce lo facciamo almeno un fine settimana a Taormina, all’Atlantis al coso, chi vuole venire viene. Non me ne fotte niente. A spese di Mimmo [!!!!!!!!!!!!!!!!]. Con te parlo.
G: Vale anche se le cose diventano sempre più difficili, perché dice che ora ti controllano pure..
P: .. Cosa?
G: Le vacanze. Dove le fai.
P: Va bè un, ma noi ce li abbiamo le nostre entrate siamo sempre là, che fa’ non le abbiamo io ho tutto dichiarato, tu magari ma tu hai a me, hai la villa che già è dichiarata, abbiamo la nostra professione..
G: Valeria intanto ti controllano e poi ti giustifichi..
P: Ma infatti io, se vuoi risparmiare qualcosa, ma tu infatti, è Mimmo che se paga non deve dire, figurare perche sennò t’inchiummano! [!!!!!!!!!!!!!!!!]
G: Mimmo non paga mai.. con carte Oikos o cose varie..
P: .. e con le sue personali non è peggio? [!!!!!!!!!!!!!!!!]
G: Gliela dà , gliela dà a quella come si chiama..
P: Con quella sua personale non è peggio?
G: No ma quale personale.. gliela dà a quella, la sua impiegata quella..
P: Si ma la sua impiegata..
G: Come si chiama Nancy..
P: .. Non lo so chi è..
G: Quella di là.. l’hai vista..
P: Si ma, cioè gli dà la carta di credito dell’impiegata?
G: Gli fa’ pagare con la sua carta di credito e poi Mimmo gli restituisce i soldi.
P: Si ma non ha senso, un impiegata come se lo permette di pagare una vacanza do 6000 euro per una settimana? Perché tanto noi consumiamo.. [!!!!!!!!!!!!!!!! Seimila euro a settimana]
G: Lo può fare.
P: Un impiegata lo può fare? Perché quanto guadagna?
G: Lo può fare nel senso che è la Ditta che le offre il premio del soggiorno.
P: Mi sembra una stronzata. E se questa un giorno se la canta come quella di Bossi? Lui non deve dare..lui non deve dare..
G: Questa.. ma stai scherzando..
P: Ma chi è quella incinta, che era incinta.. ?
G: No quella grossa Nancy, Grace, Grace.. ecco!
P: Ma io questa non l’ho mai conosciuta?
G: Si l’hai conosciuta..
P: Va bè ma anche quando, tu, scusami, tu non puoi far figurare che gli hai fatto lavori.. che tu.. cioè per forza deve essere come..
G: La Finanza comincia a controllare pure le vacanze dove si fanno, un cinque stelle..
P: E le scuole. E le scuole..
omissis da ore 23:04:54 sino alla fine

A proseguire, nella medesima conversazione, innocentemente la Paduano affermava che il marito era completamente stipendiato dal PROTO e aveva paura che il loro alto tenore di vita, a seguito di un possibile arresto del PROTO, potesse subirne gravi conseguenze.

Singolare è che la donna non si pone alcun problema relativamente alla condotta del marito e alle possibili conseguenze penali.



Anche CANNOVA ammetteva alla moglie di essere assolutamente dipendente, dal punto di vista economico, dal PROTO; poi, per tranquillizzarla, sosteneva che qualora fosse venuto a mancare l’apporto economico fornito dal PROTO, avrebbero alienato unità immobiliari della moglie.

Si intuisce che i due hanno un forte bisogno di denaro poichè stanno progettando l’acquisto di una casa il cui valore economico supera il milione di euro.

CANNOVA GIANFRANCO successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a ore 17.08.54

P: Chi è che ti ha chiamato, Gianfranco?
G: L’ingegnere Zuccarello..
P: E che ti ha detto?
G: Che c’è la Procura ancora là..
P: E ti ha detto di andarci?
G: Si. Dice ma le avevo detto di venire dopo avere preso i ragazzi da scuola..
P: Ma questo ancora non se ne è andato?
G: Ma veramente no..
P: Ma che sei ai suoi ordini? Ma questo ancora non se n’è andato?
G: E il responsabile sono io.. anzi..
P: Io vorrei capire una cosa, allora noi dove stiamo andando adesso?
G: In Agenzia..
P: Si dov’è? Dov’è?
G: Via Autonomia Siciliana..
P: Qui.. a due passi..bene allora io dico questo, a maggiore ragione che c’è pure questa cosa di Mimmo, come facciamo fronte ad una spesa del genere?
G: Qual è il nesso fra Mimmo e questa..
P: Che Mimmo ti dava soldi!! E con questo ti aiutava a pagare..
G: E perché non me li dà più?
P: Gianfranco se Mimmo c’ha un’ indagine, una cosa, lo arrestano..
G: Ma che arrestano!!! Ma che dici!!
P: Ma tu sei sicuro che Mimmo è pulito?
G: Per Favore.
P: Ma tu sei sicuro che Mimmo è pulito?
G: Sarà sicuramente uno strascico di quello che è successo… certo che è pulito perché c’ho le indagini.. le cose antimafia a casa, le le… in ufficio… le informazioni antimafia.
P: Va bè quanti ce ne sono che c’hanno le informazioni antimafia e tutto insieme leggi nel giornale che l’hanno arrestato?
G: Noi abbiamo informazioni atipiche se ci sono procedimenti in corso noi lo sapp.. siamo i primi a saperlo.
P: Io ti dico sempre Gianfranco, di essere prudente, è un campo brutto, non solo bisogna..
G: E po ti sto dicendo che sto lavorando per essere indipendente da Mimmo.
P: Si ma stai lavorando… perché tu sei dipendente da Mimmo, scusa?
G: Per ora si!
P: Perché?
G: Però se Mimmo si ferma, minchia,
P: Attento
G: Tutti i fondi… vengono messi in crisi.
P: Si ma comunque Mimmo o non Mimmo… il discorso è uno, stai lavorando o non stai lavorando non sono cose che arrivano da un momento all’altro.
G: Ma anche… anche quando, ammesso e non concesso noi, ti ho detto, abbiamo i rimedi di come fare.
P: E quali sono?
G: Via Ausonia e Mondello.
P: No. Cioè che ci andiamo a vendere quattro case?
G: Possiamo valutare tutto.
P: …incomp… dopo che io ho faticato per avere quello che ho… non solo mi devo vendere via Cadorna e… e via casa…. Via Monti Iblei, mi vendo pure Mondello.
G: Ma prendiamo…
P: Ma stiamo scherzando?
G: Ma se siamo in crisi ti tieni tutte cose e rimaniamo in crisi?
P: C’era scritto LI VORSI?
G: Vendiamo Mondello…
P: L’hai letto LI VORSI?
G: Si.
P: Ma Mondello ti sembra così facile vendere ora?
G: L’anno scorso…
P: Perché una vuole vendere piglia e vende?
G: Questa tipologia di casa si.
P: Va bene.
G: L’anno scorso hanno avuto una perdita di 4 milioni di euro LI VORSI.
P: Lo so.
G: Hanno deciso, ci mangiamo i soldi che abbiamo.
L’interesse poi per l’acquisto di una casa emerge anche dalla trascrizione della conversazione ambientale, tra CANNOVA e la moglie, che segue, ove la Paduano chiedeva al CANNOVA se avesse altri 50.000 euro da dare “in nero” al costruttore: denaro che la moglie suggeriva, in caso di verifica fiscale, di far emergere dall’affitto della villa di Mondello, in quel momento locata al giocatore di calcio del Palermo, Barreto Edgar:
(VOL. II aff. 23 ss)
numero progressivo n°2611, nel brogliaccio di ascolto delle relative operazioni tecniche, registrata alle ore 01.00 del 27/05/2012, durata 60 minuti.
CANNOVA GIANFRANCO successivamente indicato con la lettera “G”
PADUANO VALERIA successivamente indicato con la lettera “P”
omissis dall’ inizio a ore 01.40.54
P: Tu devi farti un conto corrente, dove metti i soldi del.. un conto corrente una cosa a parte, dove metti i soldi della villa… un domani ti troverai…di Barreto, un domani ti troverai un gruzzolo e tocchi gli altri, le altre cose, non puoi mettere fondo sempre a questi 3 mila euro.. perché tu ci devi pagare il mutuo e l’altra metà te li metti da parte, mi senti quello quando parlo? Eh che ho detto?
G: Che parte del mutuo poi rivediamo la questione…
P: Perchè ancora non è partito il mutuo della villa?
G: Abbiamo fatto mutuo per la villa?
P: A maggior ragione mettendoteli da parte…
G: Per fare il mutuo devi fare l’atto..
P: Ma già in un anno non hai 50.000 euro in più da dargli a questo? Eh.. ce li hai? Te li sei messi da parte?
G: Certo, li sto mettendo…
P: … sicuro? E quando glieli dai?
G: A questo chi?
P: A questo del costruttore.. a questo che gli devi pagare la casa.. che gli hai dati soldi in nero.. non glieli puoi dare altri 50? Che sono quelli di Barreto che ti ha dato in un anno, è una anno ormai..
G: No Vale…
P: Ma perché.
G: Perché la casa dobbiamo dichiararla per forza 300.. perché al di sotto, non diventa più credibile.
P: Quindi in nero non gli puoi dare più niente?
G: Non diventa più credibile.

I suddetti elementi di prova forniscono, per l’attendibilità delle dichiarazioni, definitivo riscontro alla piena integrazione del reato contestato e prova dell’allarmante danno sociale provocato dal patto scellerato tra CANNOVA e PROTO

In occasione dell’invito fatto all’ing. Zuccarello Natale dalla Polizia per il giorno 01 giugno 2012, al fine di essere sentito a sit, questi, prontamente chiamava CANNOVA per chiedere informazioni.
Emerge che lo Zuccarello, sovraordinato rispetto al CANNOVA, non ha assolutamente alcuna idea sulla situazione della discarica di C/a Tiritì dell’OIKOS, e che CANNOVA ha buon gioco nel confondergli le idee.


G: Cannova Gianfranco
V: Paduano Valeria
Omississ dalle ore 20:34:20 alle ore 20:35:35
Poi:
V: Con Paolo ora parliamo....
G: Salutalo a Mimmo ora se ne va...
V: Come?
G: Salutalo..salutalo...
V: Cè Mimmo? a casa?
G: Si!
V: Ah! Tu eri a casa con Mimmo?
G: Si!
V: Eh...perchè non ci mangiamo una cosa fuori?
G: Perchè c'è un altro appuntamento e quindi non sa a che ora si
sbriga.
V: Lui, ha un altro appuntamento. Ho capito. Senti una cosa. Digli che aspetta che sto arrivando......Ehi! lo voglio salutare. Mi senti Gianfranco?
G: Si!...mi stava dicendo che potrebbe pure rimanere...
V: Potrebbe pure rimanere?
G: Uhm!
V: Se lui rimane possiamo andarci a prendere un boccone. ma una cosa così niente di informale.
G: No anche perchè non può fare tardi.
V: A loro gli prendiamo due cose al Mc Donald e noi ci andiamo a
mangiare una cosa fuori
G: Va bene!
V: Ma anche un'insalata.....ah?
G: Va bene!....va bene ora mi organizzo in questo modo. dai!
Omississ dalle ore 20:36:41 alle ore 20:38:24



a cura del Comitato Cittadino Isola Pulita di Isola delle Femmine