Il Professore : ... ... Giova ricordare , peraltro , IL Che Personaggio Il proprietario del bene confiscato , in partiture OCCASIONE delle elezioni sosteneva Amministrativo Il Candidato della lista "Rinascita Isolana " Rosario Rappa .

venerdì 24 giugno 2016

Sigilli al patrimonio del costruttore Alamia. “Ha fatto carriera grazie a Cosa nostra” Alamia e il giallo dei Maiorana "... fare sparire due persone"


MAIORANA CALLIOPE VARIANTE SEQUESTRO ABITABILITA' di isolapulita




 Sigilli al patrimonio del costruttore Alamia. “Ha fatto carriera grazie a Cosa nostra”



Sigilli al patrimonio del costruttore Alamia. “Ha fatto carriera grazie a Cosa nostra”



I pentiti lo indicano come socio e prestanome dell'ex sindaco Vito Ciancimino, di cui fu anche assessore al Turismo. E' stato in affari con l’imprenditore Maiorana, scomparso con il figlio nel 2007. Sequestrati 100 immobili e tre imprese che valgono 15 milioni di euro. Altri sei milioni sequestrati dai carabinieri a un fiancheggiatore dei boss



Sigilli al patrimonio del costruttore Alamia. “Ha fatto carriera grazie a Cosa nostra”


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/06/23/news/sigilli_al_patrimonio_del_costruttore_alamia_la_finanza_ha_fatto_carriera_grazie_a_cosa_nostra_-142689164/


Alamia e il giallo dei Maiorana  "... fare sparire due persone"

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Il nome dell'imprenditore salta fuori nell'indagine sull'omicidio dei due costruttori scomparsi nel nulla.


PALERMO - La mattina del 3 agosto 2007 si perdono le tracce di Antonio e Stefano Maiorana, padre e figlio.Pochi mesi fa dal buco nero che ha ingoiato i costruttori sono emerse delle tracce. Per la precisione, la suola in gomma di una scarpa e un sacco con delle macchie di colore rosso. Non conosciamo l'esito delle analisi scientifiche dei carabinieri del Ris. Presto, però, potrebbe arrivare la svolta investigativa. Se così fosse saremmo di fronte alla più macabra delle conclusioni: i Maiorana sarebbero stati ammazzati.

La scarpa e il sacco sono stati trovati in un terreno non lontano da Palermo di cui non è trapelata mai la localizzazione. Un particolare, però, è saltato subito all'occhio degli inquirenti coordinati dai pubblici ministeri Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. La suola e il sacco erano coperti da una grossa quantità di ghiaia, di quella usata per il calcestruzzo. Ghiaia “pulita”, cioè mai utilizzata. Qualcuno, dunque, potrebbe avrebbe potuto utilizzare il materiale nella speranza di consegnare all'oblio i segni di un omicidio.

Come sono arrivati i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo, che avevano già scavato fra Carini, Villagrazia di Carini e Isola delle Femmine, fino al logo del ritrovamento? Ed è in questo contesto che è saltato fuori il nome di Francesco Paolo Alamia. Il dichiarante Massimo Ciancimino e il pentito Francesco Campanella hanno contribuito a indirizzare le indagini sul mondo degli affari, ma la svolta sarebbe arrivata da altri.

Il figlio dell'ex sindaco di Palermo, morto nel 2002, ha raccontato dei propri legami con Antonio Maiorana nella cooperativa Coreca 2000 e della paura che l'imprenditore gli avrebbe manifestato un mese e mezzo prima della scomparsa: temeva che gli accadesse qualcosa. Alamia e Maiorana si conoscevano dagli Ottanta, quando erano soci nella Progea, proprietaria anche del residence “Baia dei sette emiri” di Cefalù. Ed ancora Alamia era pure presente nella Calliope srl, la società che stava costruendo alcune villette a Isola delle Femmine.

Il cantiere della Calliope è l'ultimo posto in cui furono visti i due costruttori. La loro auto, una Smart, fu poi ritrovata nel parcheggio dell'aeroporto di Palermo, ma dai controlli risultò che i due non avevano preso alcun volo. L'inchiesta è stata chiusa e riaperta. E adesso si indaga per omicidio.

Dieci giorni prima della scomparsa, Alamia e la famiglia Bandiera, proprietaria del terreno, avevano firmato la cessione delle quote della Calliope a Dario Lopez, che ne deteneva già il 50%, e da questi a Karina Andrè, ex compagna di Maiorana padre.

Nel fascicolo dei pm c'è poi l'intreccio di sms e telefonate il giorno della scomparsa: Stefano e Antonio Maiorana, rispettivamente alle 5.51 e alle 5.21, si trovavano in via Primo Carnera a Capaci. Hanno chiamato e ricevuto un sms da Alamia. Alle 6.23 Alamia entrò in contatto con Lopez. La telefonata durò 200 secondi. Non è tutto. L'auto dei Maiorana, una Smart, fu ritrovata nel parcheggio dell'aeroporto tanto da giustificare, almeno a primo acchito, l'ipotesi dell'allontanamento volontario dei due imprenditori. Un personaggio tra quelli vicini ai Maiorana, un'ora e mezzo dopo (alle 7.52), attivò con il suo telefono la stessa cella che copre la bretella autostradale in uscita dall'aerostazione di Punta Raisi. Poco dopo, alle 8.11, venne filmato mentre prendeva un caffè dalle telecamere di un rifornimento di benzina Erg lungo la statale 113 tra Isola e Sferracavallo. E se fosse partito dall'aeroporto dove è stata ritrovata la Smart?

Infine c'è il capitolo intercettazioni. Uno dei primi telefoni a finire sotto controllo è stato quello di Alamia. Che il 4 ottobre 2007 lasciava intendere ad un amico che Antonio Maiorana poteva essere stato vittima del racket, rifiutandosi di pagare il 3% dei lavori ai boss (“E poi presto veniva lui... lo scienziato che era... ci sono andati a parlare di soli... no nascondili nella tasca... a te che ti costa il 3%? Mettiti d'acco... che hanno i coglioni più grossi di lui... basta fare 4 fatture... quattro cose... per raccogliere... avrebbe avuto”).

Alamia non escludeva una lupara bianca: “Una cosa così grave... fare sparire due persone... una che poverino non c'entrava niente... ma perché devo andare a fare queste cose... significa essere belve umane... quindi se il male è proporzionato all'errore che ha fatto, quanto deve essere questo errore?”. Poi aggiungeva che c'erano problemi da risolvere: “C'è merce da pagare... centinaia di milioni di contravvenzioni di cose...”.

Gli investigatori, a quel punto, misero il naso nel mondo dei fornitori. E scoprirono che nel cantiere di Isola avevano lavorato i fratelli Giuseppe e Antonio Di Maggio e Pietro Cinà, considerati vicini ai Lo Piccolo. A ciò si aggiungeva che alcuni sms anonimi, inviati al telefonino di Marco Maiorana, secondogenito di Antonio che decise di togliersi la vita, annunciavano che padre e fratello erano stati ammazzati dal boss di San Lorenzo. Del cantiere di Isola si parlava in una lettera trovata nel covo di Salvatore Lo Piccolo a Giardinello. Pietro Cinà, che si firmava Alfa, scriveva al capomafia per incassare un credito di 74 mila euro per i lavori fatti nel cantiere di Isola. I carabinieri interrogarono i pentiti. Uno di loro, Andrea Bonaccorso, disse: “Con riferimento alla scomparsa dei Maiorana so che i Lo Piccolo avevano fatto pervenire un biglietto da recapitare a Franco Zizo, socio dei Maiorana, per avere informazioni. Ma Zizo aveva risposto dicendo che non ne sapeva nulla. Lo Piccolo non si spiegava l'episodio visto che il cantiere era già a posto. Non era a conoscenza di nulla, precisano che probabilmente si trattava di problemi all'interno del cantiere”.

Nel corso delle indagini saltò fuori anche una lettera scritta da un'altra donna con cui Maiorana aveva intrattenuto una relazione sentimentale. La donna avvertiva la Andrè che il costruttore stava lavorando ad un progetto per un villaggio turistico a Selinunte. Per risolvere alcuni problemi burocratici, aveva cercato agganci con l'amministrazione comunale di Castelvetrano, con un deputato regionale della zona e pure con Giuseppe Grigoli, uomo Despar in Sicilia occidentale, braccio economico di Matteo Messina Denaro. Il ruolo di Maiorana nell'affare di Selinunte è rimasto finora poco chiaro. È emerso che la società incaricata a trattare era stata la Me Svil di cui Maiorana è stato amministratore unico fino al 2004. Successivamente le quote societarie sono passate ad un'altra proprietà. I nuovi soci hanno raccontato di non avere avuto mai a che fare con Maiorana.


http://livesicilia.it/2016/06/24/maiorana_762057/



Giallo Maiorana, svolta nelle indagini: indagati i 2 soci

Accusati di omicidio dalla procura Dario Lopez e Francesco Paolo Alamia, soci dei Maiorana del cantiere di Capaci dal quale scomparvero il 3 agosto del 2007
Giallo Maiorana, svolta nelle indagini:  indagati i 2 soci
ANTONIO MAIORANA 
È la svolta che si attendeva da tempo. La scomparsa degli imprenditori Antonio e Stefano Maiorana è un caso di omicidio. È con quest'accusa che la procura ha indagato Dario Lopez e Francesco Paolo Alamia, soci dei Maiorana del cantiere di Capaci dal quale scomparvero il 3 agosto del 2007. Una svolta sulla quale trapela molto poco. Di certo c'è che carabinieri e magistrati hanno le idee abbastanza chiare.







A portarli sulla strada giusta sarebbe stata un'intuizione felice che avrebbe aperto le porte del movente. L'omicidio sarebbe maturato nell'ambito di contrasti per grossi affari legati ai cantieri edili. Si tratta di contrasti per grosse somme e nei quali si sarebbero inserite anche questioni private. Una storia molto cruda sulla quale è importante lasciare spazio al silenzio, per adesso, per non compromettere le indagini. Gli accertamenti del Ris su una suola di gomma e un sacco, ritrovati a Villagrazia di Carini a gennaio, sono state rinviate a giugno per motivi d'indagine.





L'inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dai pm Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia, sarebbe molto complessa e non è escluso nemmeno che ci sia anche la mano della mafia dietro al delitto. Alamia, socio in affari di Maiorana dagli anni Ottanta, è stato anche assessore comunale a Palermo e avrebbe avuto rapporti d'affari con l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Indagato per concorso in associazione mafiosa insieme a Dell'Utri e Berlusconi, la sua posizione venne archiviata nel 1997. Dario Lopez, invece, sarebbe stato uomo di mediazione, colui che garantiva la tranquillità del cantiere.


Giacomo Frazzitta, l'avvocato che difende l'ex moglie di Maiorana, Rossella Accardo, aveva offerto spunti investigativi sui soci delle due vittime: messaggi e contatti telefonici sospetti. Gli approfondimenti poi si erano inabissati e l'indagine era stata archiviata. Della pista che portava al cantiere nel 2008 parlò anche il pentito Gaspare Pulizzi, ex braccio destro del boss Salvatore Lo Piccolo: «Lo Piccolo mi aveva detto che la scomparsa dei Maiorana è stata determinata da contrasti interni al cantiere».


Nel  gennaio del 2009, poi, si suicida il fratello di Stefano, Marco. Si ricostruì che il ragazzo non aveva retto al dolore, adesso sembra chiaro che era depositario dei segreti del padre e del fratello. D'altronde in una copia di un Topolino era stata trovata anche questa frase: «Con Karina (la donna del padre, ndr) abbiamo distrutto la memoria del pc…Sapevo che quella mattina mio fratello andava a discutere qualcosa di grave e non sono riuscito a trattenerlo».


 

Pulizzi, ritenuto uno dei collaboratori più stretti di Lo Piccolo, in pratica ha ricostruito le strategie del boss, le alleanze e gli obiettivi 
Il pentito rivela anche i retroscena della sparizione dell'imprenditore edile Antonio Maiorana e del figlio Stefano, spariti il 3 agosto scorso. Dietro la scomparsa non ci sarebbe la mano della mafia, ma dei contrasti sorti nell'ambito lavorativo. Pulizzi racconta che "Lo Piccolo aveva detto che la scomparsa dei Maiorana è stata determinata da contrasti interni al cantiere". 

L'imprenditore e il figlio stavano realizzando alcune palazzine a Isola delle Femmine, nel Palermitano, e il 3 agosto si erano allontanati dal cantiere. 
continua su.... 

Comitato Cittadino Isola Pulita 

01/02/2008 
http://www.lasiciliaweb.com/index.php?id=1305 

http://la-rinascita-a-isola-delle-femmine.blogspot.com/2008/01/calliope-italcementi-prefabbricati-nord.html#links 

















http://liberaisoladellefemmine.blogspot.it/2016/03/maiorana-calliope-variante-sequestro.html



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