Il Professore : ... ... Giova ricordare , peraltro , IL Che Personaggio Il proprietario del bene confiscato , in partiture OCCASIONE delle elezioni sosteneva Amministrativo Il Candidato della lista "Rinascita Isolana " Rosario Rappa .

martedì 11 gennaio 2011

OPERAZIONE ADDIOPIZZO 5. DI BELLA, D’ANNA E BRUNO I CAPIMAFIA DEL NOSTRO COMPRENSORIO

OPERAZIONE ADDIOPIZZO 5. DI BELLA, D’ANNA E BRUNO I CAPIMAFIA DEL NOSTRO COMPRENSORIO


Avevo un dubbio, Signor Sindaco Professor Gaspare Portobello, che il giorno 28 Settembre 2009 Lei avesse avuto una premonizione sui rischi circa la presenza mafiosa sul nostro territorio, Lei HA parlato  dello zio dell’assessore Cutino ammettendo  un suo fattivo e partecipativo contributo nelle elezioni amministrative.

 “Giova ricordare, peraltro, che il personaggio proprietario del bene confiscato, in occasione delle scorse elezioni politiche sosteneva il candidato della lista “Rinascita Isolana” Rosario Rappa.

Purtroppo Isola delle Femmine aveva già vissuto nel suo passato politico amministrativo questa situazione che come Lei certamente ricorderà (allora aveva come avversario politico il geometra Dionisi) culminò con le dimissioni di un Assessore.

Signor Sindaco professore Gaspare Portobello penso che la Sua convinzione di Isola delle Femmine come Isola Felice, in questi giorni abbia avuto una clamorosa sconfessione.

Ho cercato in lungo e in largo una Sua dichiarazione sugli avvenimenti, che dalle prime notizie di stampa stanno delineando il quadro  della  presenza di una rete ben strutturata di un'organizzazione mafiosa anche sul nostro territorio. E LEI come al solito TACE.

Spero   che nelle prossime ore si decida a convocare URGENTEMENTE una seduta del Consiglio Comunale per comunicare atti deliberativi atti ad arginare, preservare e verificare   possibili rischi di infiltrazione mafiosa nella  macchina amministrativa del nostro paese.

OPERAZIONE ADDIOPIZZO 5. DI BELLA, D’ANNA E BRUNO I CAPIMAFIA DEL NOSTRO COMPRENSORIO


14 dicembre 2010 - 14:44

Arresti dei Capimandamenti di Isola Terrasini e......

Caricato da isolapulita. - I nuovi video di oggi.



FONTE: GIORNALE DI SICILIA

Giuseppe Di Bella, il cinquantaduenne monteleprino arrestato ieri dalla polizia nell’operazione “addio pizzo 5” che ha smantellato la rete dei fiancheggiatori dei boss Salvatore e Sandro lo Piccolo, sarebbe stato il punto di riferimento della mafia nella zona di Montelepre. Ad indicarlo come uomo d’onore, il pentito carinese Gaspare Pulizzi, che lo cita tra le persone presenti alla sua cerimonia di combinazione. Di Bella, era già stato condannato a due anni per associazione mafiosa per il periodo fino al 26 marzo 1998. Il nome di Giuseppe Di Bella, inoltre, compare in un pizzino trovato nell’ultimo covo dei Lo Piccolo a Giardinello. Secondo gli investigatori, i padrini di San Lorenzo, avevano incaricato Di Bella di riscuotere il pizzo sui lavori di completamento di una rete fognaria di Capaci, diretti da un imprenditore di Borgetto, Domenico D’Arrigo. “Di Bella G. deve portare i soldi di D’Arrigo per i lavori di Capaci”, recita –tra le altre cose- il pizzino. Dunque a permettere di smantellare la rete del pizzo, oltre agli imprenditori che hanno trovato il coraggio di denunciare, sono stati i collaboratori di giustizia. Per quanto riguarda Salvatore D’Anna 50 anni, capomafia di Terrasini, rilevanti sono state le dichiarazioni del pentito Michele Seidita, già reggente del mandamento di Partinico, il quale ha raccontato che a volere D’Anna a capo della famiglia di Terrasini è stato proprio Salvatore Lo Piccolo che tra l’altro consegnava i proventi dell’estorsioni della cittadina marinara a D’Anna, circostanza svelata dal pentito cinisense Francesco Briguglio. A comandare su Capaci ed Isola delle Femmine era invece Pietro Bruno, 64 anni, anche lui caduto sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Franzese e Gaspare Pulizzi. Maurizio Spataro invece ha parlato di Bruno come referente di Cosa Nostra, già dal 1998. A lui, i Lo Piccolo si rivolsero per superare alcuni ostacoli a Capaci con Francesco Catania, finito in manette ieri tra i 63 arrestati dalla polizia. Su scuole, cantieri, ville, hotel, ristoranti centri estetici e tanto altro ancora, veniva pagato il racket. Dall’operazione “addio pizzo 5” ad esempio emerge che da oltre un quarto di secolo i fratelli Azzolini di Terrasini, titolari degli omonimi alberghi di Terrasini e Villagrazia di Carini, versano la messa a posto a Gaspare Di Maggio, figlio dello storico boss di Cinisi Procopio e prima ancora ad Angelo Conigliaro di Carini. E sempre a Terrasini, Cosa Nostra chiese a Massimiliano e Carmelo Chiappara titolari di un pontile nautico, ben 6000 mila euro. Loro però si rifiutarono di pagare ed allora furono intimiditi prima col fuoco e poi addirittura con una mazza da baseball, sì, uno dei fratelli Chiappara fu pestato a sangue da Sandro Lo Piccolo. Questi agghiaccianti scenari sono stati raccontati dal pentito Francesco Briguglio, ma i Chiappara hanno detto ai magistrati di non aver mai subito richieste esplicite di pizzo. Costretti a pagare per lavorare in pace anche i titolari della ditta Candela che nel 2001 si occupò della dismissione della vecchia aerostazione di Punta Raisi. Sempre Briguglio, dice che versarono 8 o 10 milioni delle vecchie lire. E pagarono pure per le opere di ristrutturazione della caserma Beghelli di Palermo, regista dell’operazione Gaspare Di maggio, il boss di Cinisi. I Candela, hanno confermato di aver versato le somme richieste dalla mafia. La ditta di un altro costruttore, invece, Luigi Spallina, che doveva occuparsi della realizzazione di una scuola materna a Cinisi fu costretto non solo a pagare ma anche a fare delle assunzioni, ha raccontato l’imprenditore agli inquirenti. Insomma, con le cinque operazioni “addio pizzo”, gli uomini della squadra mobile hanno complessivamente arrestato 184 persone, individuato i responsabili di 87 estorsioni, ascoltato 232 cittadini in qualità di parti offese o informate sui fatti, raccolto la collaborazione di 61 operatori economici, sequestrato 15 società con fatturati di svariati milioni di euro. Numeri imponenti nell’azione di contrasto a Cosa Nostra. Adesso la speranza è che le vittime del racket trovino il coraggio di denunciare.

Un colpo all' armata Lo Piccolo in carcere 63 soldati del racket

Repubblica — 14 dicembre 2010 pagina 2 sezione: PALERMO

DAL centro città fino a Cinisi gli eredi di Salvatore e Sandro Lo Piccolo continuavano a imporre estorsioni e a investire i proventi graziea insospettabili prestanome, sempre pronti a suggerire nuovi business. L' ultimoè stato quello dei centri benessere. Ma il destino dei Lo Piccolo era ormai segnato: nei mille e più pizzini ritrovati in una borsa "The Bridge" al momento dell' arresto (5 novembre 2007) c' erano i loro segreti. I poliziotti della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile e i pm della Procura li esaminano ormai da due anni: più di duecento persone sono state già arrestate. Nella notte fra domenica e lunedì sono finiti in manette altri 37 fedelissimi dei Lo Piccolo. Il provvedimento firmato dal gip Maria Pino riguarda anche ventisei indagati che sono già in carcere con l' accusa di aver gestito altre estorsioni. Nell' elenco degli arrestati ci sono pure i prestanome. Sono gli imprenditori edili Michele Acquisto, Mario Biondo, Giuseppe e Isidoro Lo Cascio, Mario e Antonino Lucia. L' ultimo affare del clan sarebbe stato invece gestito da Filippo Catania, gestore del notissimo centro benessere "O sole mio" di via Libertà. Il pizzo fu pagato anche per alcuni lavori all' aeroporto Falcone e Borsellino. Questo è quanto emerge dalle indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Lia Sava, Gaetano Paci, Annamaria Picozzie Marcello Viola, nonché dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia. Una tangente sarebbe stata versata anche dalla ditta che ha ristrutturato la caserma Bichelli dell' Esercito. Pagarono pure gli imprenditori che si erano aggiudicati l' appalto per la realizzazione di una scuola materna a Cinisi: quella volta i boss non pretesero soldi, ma imposero alcune ditte di fiducia nei subappalti. Il taglieggiamento dei capimafia era esteso ai cantieri per la costruzione di palazzine private e ai distributori di benzina di via dell' Olimpo e via La Malfa. Sono 19 le estorsioni contestate. Quattordici imprenditori hanno confermato quanto emergeva dalle indagini, ammettendo di aver pagato. Il gip non ritiene invece che l' imprenditore Vincenzo Rizzacasa abbia pagato il pizzo a Lo Piccolo per un cantiere a Tommaso Natale, come ipotizzava la Procura: secondo il giudice, Rizzacasa sarebbe invece un prestanome dell' imprenditore mafioso Salvatore Sbeglia, e con questa accusa era stato arrestato nei mesi scorsi. I segreti dei Lo Piccolo sono emersi anche dal nastro di una macchina per scrivere elettrica utilizzata da Sandro Lo Piccolo. La Scientifica è risalita a dieci pagine di pizzini. Alcuni erano in codice. E sono stati i pentiti a decifrarli. Così sono emersi anche i nomi dei capimafia che i Lo Piccolo avevano posto in provincia: a Capaci e Isola governava Pietro Bruno. A Torretta, Salvatore D' Anna. Gli altri arresti riguardano esponenti delle famiglie di Carini (Salvatore Cataldo e Giuseppe Di Maggio), Montelepre (Giuseppe Di Bella), Tommaso Natale (Salvatore Liga, classe 1964; Filippo Lo Piccolo e Giuseppe Messina), Sferracavallo (Salvatore Randazzo), Cardillo (Carlo Puccio), Resuttana (Gioacchino Morisca, già detenuto) e Passo di Rigano (Giovanni Corrao). Lorenzo Fazzone è invece accusato di aver fatto da postino dei Lo Piccolo. Giuseppe Enea e Giuseppe Nicoletti avrebbero fornito i loro documenti ai boss Sandro Lo Piccolo e Francesco Franzese. Gli altri arrestati sono Angelo Conigliaro, Alberto Evola, Francesco Puglisi, Salvatore Randazzo, Salvatore Vitale e Giuseppe Di Bella. L' ordinanza ha raggiunto in carcere Domenico Ciaramitaro, Pietro Cinà, Giovanni Cusimano, Gaspare e Lorenzo Di Maggio, Salvatore Liga (dell' 85), Giuseppe Lo Verde, Tommaso Macchiarella, Giovanni Niosi, Vito Palazzolo, Calogero Pillitteri, Vincenzo Pipitone, Giovanni Razzanelli, Nunzio Serio, Massimo Troia, Filippo Zito, Salvatore Baucina.

- SALVO PALAZZOLO  

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/12/14/un-colpo-all-armata-lo-piccolo-in.html

 

  1. http://www.teleoccidente.it/wp/?p=15172
  2. http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/15-novembre-2010/mafia-sequestro-22-milioni-cosca-madonia-di-trapani-1804171279466.shtml 

Beni confiscati:

Aziende

Beni immobili

Localizzazioni

Tema: Beni confiscati criminalità

Legge 20 novembre 2008, n. 15

Legge regionale 3 maggio 2001, n. 6 art. 50

Leggi regionali

PalermoTel. 091.338111Fax. 091.331309-338376 prefettura.palermo@interno.it

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Protocolli e intese

Relazione annuale 2008

Scrivi al Commissario


Sequestro beni indagine Rebus. Palermo: i carabinieri del R.O.S. hanno eseguito il sequestro di beni per un valore di circa 15 milioni di euro .
Sequestrati beni per 10 milioni di euro all’ex consigliere regionale Crea Pignatone: «Il sequestro è frutto di scrupolose indagini avviate nel 2001»
Sequestrati i beni a Mimmo Crea per svariati milioni di euro Melito di Porto Salvo, sequestrati beni per oltre 10 milioni di euro a Domenico Crea
‘Ndrangheta: beni per tre milioni di euro sequestrati dalla DIA di Catanzaro.
“Ndrangheta: Operazione “Shark”, 25 gli arresti eseguiti nella Locride, decimato il clan dei Cordì
Operazione della Dia nel Sud Milano: così la ‘ndrangheta ha provato a mettere le mani sul castello di Cusago
Guardia di Finanza : Sequestrati beni alla ‘ndrangheta per 2 milioni di euro.
Lo Giudice. Sequestrati beni per circa 14 milioni di euro

http://www.melitoonline.it/2009/10/23/palermo-sequestrati-alla-mafia-beni-per-oltre-2-milioni-di-euro/

*Candidato alle elezioni amministrative anche un nipote del boss
*Consiglio Comunale Isola delle Femmine "infiltrazioni mafiose nella Pubblica Amministrazione"
*Bilancio di previsione 2010 proroga al 30 giugno
*La solidarietà dalle Valle dei Templi
*Isola Ecologica di Isola finanziata dalla C.E., Ditta Zuccarello, AL.TA. Borgetto, ATO/PA1? Dr. Croce, Bruno, geologo Cutino,Puglisi, Ing. Francavilla Arch Licata, M.A.M. s.n.c., geom Dionisi.........
*CONSULENZE e..............
*I PACCHI DELL'AMBIENTALISTA rosso-verde-arancione
*M.A.M. s.n.c. PALazzotto Pizzerie verde e Isola ecologiche
*M.A.M. s.n.c. Progetto di Variante ed Elezioni Amministrative *Consiglio Comunale Su ATO rifiuti e Ripubblicizzazione Acqua Bene Comune
*Angela Corica
*LA CRICCA DEGLI APPALTI
*La munnezza di Isola delle Femmine vale tanto oro quanto pesa
*DELIBERE DELLA GIUNTA PORTOBELLO 2010
*DELIBERE CONSIGLIO COMUNALE
*Rapporto ecomafia 2008 - Sicilia, ciclo dei rifiuti, la monnezza è “Cosa Nostra”


4. BRUNO Pietro di Giuseppe nato a Isola delle Femmine (PA) 18.11.1946 sottoposti ad indagine in ordine ai seguenti reati:
BRUNO Pietro, D'ANNA Salvatore
1) per il delitto di direzione di associazione mafiosa (art. 416 bis, commi I, II, III, IV, VI, 61 n. 6 c. p.) per avere fatto parte dell‟associazione mafiosa "Cosa Nostra", promuovendone, organizzandone e dirigendone le relative illecite attività, e per essersi, insieme, avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà che ne deriva, per commettere delitti contro la vita, l‟incolumità individuale, la libertà personale,il patrimonio, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici, per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé e gli altri, per intervenire sulle istituzioni e la pubblica amministrazione, e più in particolare: BRUNO Pietro,
per avere diretto le famiglie mafiose di Capaci ed Isola delle Femmine; per avere mantenuto molteplici contatti finalizzati alla gestione degli affari illeciti in tema di estorsioni con esponenti di altri mandamenti mafiosi;
D’ANNA Salvatore
per avere diretto la famiglia mafiosa di Terrasini; per avere mantenuto molteplici contatti finalizzati alla gestione degli affari illeciti in tema di estorsioni con esponenti di altri mandamenti mafiosi;
Con la recidiva specifica , infraquinquennale, reiterata per BRUNO Pietro (art.99 commi 1 e 2 nr. 1 e 2; commi 3, 4 e 6) In Palermo, Capaci, Isola delle Femmine e Terrasini ed altrove fino alla data odierna per BRUNO Pietro a decorrere dal 21.12.2000.  
Ritiene questo Giudice di dover subito ribadire che le acquisizioni istruttorie hanno consentito di ulteriormente delineare l’assetto del mandamento di San Lorenzo – Tommaso Natale, di individuare taluni esponenti di vertice e di accertare l’organico inserimento, in seno a quella articolazione territoriale, di numerosi tra gli odierni indagati.
Con specifico riguardo alla struttura di vertice della famiglia mafiosa di Capaci ed Isola delle Femmine, plurime coerenti acquisizioni danno contezza della persistente appartenenza a cosa nostra di BRUNO Pietro (2) e della funzione direttiva dallo stesso assunta ed in fatto svolta in seno alla suindicata articolazione territoriale del sodalizio mafioso in argomento.  
L’appartenenza di Bruno Pietro alla associazione mafiosa denominata cosa nostra, ed in particolare alla famiglia di Isola delle Femmine (famiglia rientrante nel mandamento di San Lorenzo), è stata affermata con sentenza del G.U.P. di Palermo emessa in data 20.12.000, divenuta irrevocabile il 7.10.2003.  Franzese Francesco, Nuccio Antonino, Pulizzi Gaspare e Spataro Maurizio hanno concordemente indicato Bruno Pietro quale soggetto organico a
cosa nostra.
Franzese ha affermato di avere appreso direttamente da Lo Piccolo Salvatore e Lo Piccolo Sandro che
"Bruno Pietro era il responsabile del territorio di Capaci e Isola delle Femmine" 


Briguglio, BRUNO;MAFIA; ISOLA DELLE FEMMINE, capaci, Catania, Chiappara, COPACABANA, D'Anna, Di Bella, Franzese, LO PICCOLO, MAFIA;Cosa Nostra, Pipitone, pulizzi, Punta Raisi, saracen, Seidita

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