Il Professore : ... ... Giova ricordare , peraltro , IL Che Personaggio Il proprietario del bene confiscato , in partiture OCCASIONE delle elezioni sosteneva Amministrativo Il Candidato della lista "Rinascita Isolana " Rosario Rappa .

domenica 9 gennaio 2011

Belmonte Mezzagno e' terra di conquista

*Isola delle Femmine Disposto il divieto di dimora al comandante e al suo vice
Isola delle Femmine: **Isola delle Femmine Consiglio Comunale Bilancio Previsione 2010 6 maggio 2010




Belmonte Mezzagno e' terra di conquista
 di Aaron Pettinari - 
Palermo. Con l’operazione Perseo sono stati azzerati i vertici del mandamento di Belmonte Mezzagno ed una nuova guerra intestina per la successione al potere potrebbe scatenarsi a Misilmeri. E’ questo il quadro che si presenta dopo l’omicidio di Pietro Lo Bianco, ventiseienne venditore ambulante di frutta e verdura ucciso lo scorso 21 gennaio.

 

Gli investigatori sono portati a considerare l'omicidio di stampo mafioso. Unico testimone è stato il fratello della vittima, Agostino. I killer sono arrivati in piazza Nassirya a bordo di un’automobile. Pietro Lo Bianco, di spalle, è stato freddato da una serie di fucilate all’addome più una alla testa, che non ha lasciato scampo. Un omicidio compiuto in una piazza piena di gente dove nessuno ha però visto niente. Nel 2007 Lo Bianco era stato denunciato per porto abusivo di una pistola ma da qualche tempo era sospettato di essere parte di qualche famiglia mafiosa di Misilmeri. Lo zio, Francesco Lo Gerfo, era l’autista del boss Salvatore Sciarabba, arrestato qualche anno addietro e ritenuto reggente del clan di Misilmeri. Nel 2005 Lo Gerfo figurava nelle carte dell’operazione antimafia “Grande Mandamento” contro i fedelissimi dell’allora latitante Bernardo Provenzano. Stando alle prime indicazioni raccolte dai carabinieri, suo nipote Pietro, soprattutto negli ultimi mesi, stava provando ad allargare il proprio raggio d’azione all’interno del mandamento. Ciò deve aver dato fastidio a qualcuno, lo stesso che ha poi decretato l’omicidio. La Punto grigia utilizzata dai killer è stata ritrovata bruciata lo scorso venerdì, vicino alle case popolari di Misilmeri: era stata rubata un mese fa a Bagheria. Non è la prima volta che a Belmonte Mezzagno suona il rumore delle armi e non sarà certo l’ultima. La storia di uno dei mandamenti storici di Cosa Nostra è piena di vicende simili. Nei primi anni’ 90 la "famiglia mafiosa" di Belmonte Mezzagno era capeggiata da Benedetto Spera e faceva capo al mandamento di Misilmeri, retto da Pietro Ocello, uomo molto vicino ai corleonesi. Il 7 settembre 1991 quest’ultimo venne ucciso determinando l’immediata reazione dei vertici di Cosa nostra. Riina diede ordine a Pietro Lo Bianco, successore designato omonimo del giovane ucciso nei giorni scorsi, l’ordine di individuare e quindi eliminare i responsabili della morte del capo mandamento. In questo periodo di ricerca questi è stato temporaneamente sostituito nell’incarico di reggente da Benedetto Spera. Così ebbe luogo la cosìddetta faida di Misilmeri con una sequenza di omicidi che si concluse nel ’93. Ciò però non determinò la fine delle ostilità nel mandamento. Si crearono due fazioni. Da una parte il Lo Bianco, appoggiato da Brusca, Graviano e Bagarella, dall’altra Benedetto Spera, sostenuto da Provenzano, che non voleva cedere il proprio posto di comando. Ebbero così luogo una serie di omicidi soprattutto di appartenenti alla famiglia dello Spera. Omicidi legati ad un gruppo emergente, ovvero quello facente capo a Rosario Casella, che fu successivamente eliminato dopo una tregua tra le due fazioni interne a Cosa Nostra. Tregua che non durò a lungo, tanto che nei primi del 1995 ripresero gli omicidi contro il gruppo Spera. Il 31 agosto dello stesso anno poi venne ucciso Pietro Lo Bianco, ma anche questo non bastò ad interrompere lo scorrimento di sangue. A contrapporsi a Spera fu Ciccio Pastoia che già in precedenza si era avvalso del gruppo di fuoco di Casella per perseguire i propri scopi. Un fatto questo confermato solo recentemente grazie alle rivelazioni del pentito Giacomo Greco. La guerra tra le due famiglie ha avuto seguito fino all’arresto di Benedetto Spera, nel  gennaio 2001, anche se già da qualche tempo era intervenuto lo stesso Provenzano per porre fine alla sanguinosa faida. Pertanto dal 2001 cominciava l’incontrastata ascesa di Francesco Pastoia che, come emerse dal procedimento 'Grande Mandamento', progettava una scalata fino al vertice di Cosa Nostra. Qualche giorno successivo all’arresto Pastoia si suicidò in carcere. Seguono anni di confusione con il controllo del mandamento che passa da Giacomo Greco a Benedetto Tummina fino ad arrivare ad oggi dove ad aver recuperato l’egemonia è ancora la famiglia Spera. E’ proprio Giacomo Greco a spiegare questi passaggi: “Benedetto Tummina ha assunto le redini della famiglia coadiuvato da suo figlioccio Salvatore Barrale, suo figlio Michele, suo nipote Michele Parisi e Giuseppe Ciancimino (…) spalleggiato e protetto da Giovanni Spera, figlio di Benedetto, che gli aveva dato mandato di gestire la famiglia mafiosa”. A fine 2006 poi viene scarcerato Pietro Calvo, che assume la reggenza della famiglia di Belmonte Mezzagno occupandosi dei così detti “affari interni”. Come capomandamento quindi emerge la figura di Antonino Spera, nipote di Benedetto che, secondo quanto rivelano le carte dell’operazione Perseo, nelle riunioni di discussione riguardo la nuova commissione parla anche a nome di Corleone e San Giuseppe Jato. Sarebbe quindi il binomio Calvo-Spera a gestire gli affari di famiglia. Il primo con un ruolo territoriale: infatti si occupa anche del coordinamento della gestione di affari come quello delle “macchinette” o del traffico d’armi. Il secondo come figura politica verso l’esterno, gestendo le relazioni con gli altri mandamenti. Un ruolo riconosciuto anche dagli altri capi di Cosa Nostra. Non per caso infatti il mandamento di Porta Nuova, così come raccontato da Giovanni Adelfio nella riunione del 15 novembre 2008 con Sandro Capizzi e Giuseppe Scaduto, richiedeva la presenza di Antonino Spera come garante nell’incontro per decidere sulla nuova commissione: “…hanno detto espressamente … dice: “noi vogliamo che c’è Nino” … Nino lo vedono come una garanzia a Nino…”.http://www.antimafiaduemila.com/content/view/12524/84/1/1/



FOTO Romano giura al Quirinale davanti a Napolitano

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/03/23/news/l_erede_di_mannino_e_cuffaro_indagato_per_mafia_e_corruzione-13998064/
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/palermo-la-mafia-nel-metro/2153200//1
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-bc36d360-aed8-4059-8cb9-93d501f43ffc.html 
  
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